Gli alpeggi del Monte Massone
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Sul Monte Massone ci eravamo già stati parecchi anni fa con partenza più addomesticata dall'Alpe Cortevecchio ( https://www.inalto.org/relazioni/escursionismo/cima-eyenhorn-e-monte-massone-da-alpe-cortevecchio ). La scelta di questo percorso, che ricalca nella parte superiore il tracciato scialpinistico, è invece dettata dal desiderio di conoscenza di un territorio più anticamente e tradizionalmente frequentato per la presenza di numerosi alpeggi, mentre dal lato ossolano si tratta soprattutto di un approntamento della Linea Cadorna. Purtroppo, dal nostro punto di vista turistico, di originale negli alpeggi e nelle vie di comunicazione è rimasto poco o nulla, con rifacimenti delle baite a case di vacanza e piste carrozzabili addirittura sovradimensionate.
Rimane comunque un pregevole ambiente isolato e poco frequentato, con suggestive visuali sulla parete est del Monte Rosa e sulle susseguenti quinte di monti verso Valsesia e Valsessera; meno frequente la possibilità di allargare i panorami sulle nebbiose rive del Lago d'Orta.
Chesio (frazione di Loreglia), punto di partenza dell'escursione, è un piccolissimo abitato - circa 100 residenti - di antiche origini testimoniate da edifici civili e religiosi datanti anche dal '500; fino all'inizio del secolo scorso sede di attività artigianali, ora è puramente sede residenziale e di villeggiatura.
Interessanti anche i resti di miniere attive certamente dall'epoca sforzesca (e forse addirittura romana) per l'estrazione di minerali di ferro, nichel, rame e definitivamente abbandonate fra 1907 e 1910 (fonte locale).
Dal parcheggio si sale tramite una scaletta alla strada superiore, per invertire subito direzione alla base del campanile (bella statua in cotto di San Rocco) svoltando in Via XX settembre; scorrendo fra bei palazzetti e più anonime abitazioni, si raggiunge a sinistra la scalinata di Via Boggetti: la si risale anche quando diventa Via delle Alpi e, tramite questa, si esce dalla frazione. Si prosegue su pista sterrata attraverso un ambiente non del tutto accattivante, fra resti di abbattimenti forestali e bassa vegetazione incolta, fino ad oltrepassare un'ampia vasca di raccolta di acque ad uso idroelettrico (sono parecchie in bassa Valle Strona le centraline che da inizio '900 producevano la poca energia necessaria alle attività artigianali e quasi industriali che stavano nascendo ad Omegna); poco oltre, una piccola segnalazione indirizza ad un sentierino che si stacca a sinistra e subito attraversa un limitato franamento per poi iniziare la vera salita nel rado bosco di latifoglie miste. Una lunga ma comoda sequenza di curve e tornanti porta quindi, oltrepassata la Cappelletta del Gisiöl, a raggiungere la vasta apertura dei prati dell'Alpe Loccia Inferiore, sparsi di un insieme di baite molto ammodernate, ma senza alcuna pretesa di bellezza o di ornamento: il sentiero fin qui, anticamente bollato ma evidentemente poco percorso, è stato quasi dimenticato a favore di una carrozzabile che termina alle porte dell'alpeggio. Attraversando fra case, orti e balconate, si sale al bellissimo poggio panoramico della Chiesa della Visitazione, dove il sentiero prosegue in piano fino al più piccolo agglomerato dell'Alpe Loccia Superiore. Rientrando nel bosco lungo un altrettanto pianeggiante traverso nel ripido pendio, attraversato un gruppetto di roccioni aggettanti, si arriva alle due baite dell'Alpe Vegia e poi si varca una valletta con torrente stagionale; sul versante opposto riprende la salita in ambiente di boscaglia arida fino alle due vecchie baite dell'Alpe Frera, dove vengono segnalati resti di antiche miniere. Dopo un ulteriore tratto all'aperto, si entra in un'alta faggeta che in breve spiana nella conca della Bocchetta di Frera: tralasciato a destra il sentiero per la visibile Alpe Bagnone, si prende la larga groppa pascoliva a sinistra che si avvia verso la vetta del Monte Massone (già da qui sono ben individuabili i segni della strada militare che sale dalla Bocchetta Q1904 all'Eyehorn ed al Massone). La traccia nell'erba serpeggia dove più comodo attraverso il largo pendio seguendo liberamente la linea di alti ometti di pietre (pietre ferrose, scure, sormontate da un blocco di bianco quarzo compatto): lasciamo a sinistra la vaga direzione pianeggiante diretta per l'Alpe Campallero e proseguiamo fino alla quota di circa 1700 metri, dove inizia una pur discontinua copertura di neve fradicia; la voglia di bagnarsi non è attraente e quindi, in un punto dove il profilo della non lontana Alpe Nuova si staglia contro un vicinissimo Monte Rosa, ci fermiamo. Visto che il pendio è facilmente percorribile, scendiamo per linea diretta alla sottostante Alpe Campallero, da cui, non immediatamente individuabile accanto ad una teleferica per carico di materiali, si imbocca un ripido sentierino che scende zigzagando fra le roccette della "Costa" fino a raggiungere il termine di una pista sterrata. Il recente tracciato (non ancora mappato su OSM) aggira le poche costruzioni dell'Alpe Colle Superiore e raggiunge l'imbocco di una grossa miniera: attorno diverse discariche di materiale ferroso ossidato ed i resti di un carrellino per il trasporto del minerale, a testimonianza di una certa vastità delle perforazioni; l'ingresso è praticabile e, oltre una grossa frana di lame di roccia, sembra scendere in una galleria molto bagnata e fredda. Si continua quindi a seguire la pista, affiancando le baite dell'Alpe Colle Inferiore e dell'Alpe Busca; in corrispondenza di un monumento devozionale la strada si fa asfaltata e scende, con molti tornanti ritmati da numerose stazioni di una sorta di Via Crucis estesa, fino a raggiungere l'Alpe Vertasca, quasi come una frazione di Luzzogno; raggiunto poi l'inizio del paese, lo si sfiora girando attorno ad un'area sportiva per andare ad imboccare a sinistra una sterrata pianeggiante che si dirige verso Chesio: si tratta della Vecchia Strada di Valle Strona, prima comunicazione veicolare fra Omegna e Campello Monti. Il percorso è piuttosto lungo, assecondando tutte le pieghe della montagna che qui presenta diverse convalli secondarie; l'ingresso in Chesio è segnalato dalla presenza del moderno Tempio della Vittoria: da qui si torna al campanile della parrocchiale, non senza osservare i bei palazzetti borghesi che affiancano la via centrale.
Rimane comunque un pregevole ambiente isolato e poco frequentato, con suggestive visuali sulla parete est del Monte Rosa e sulle susseguenti quinte di monti verso Valsesia e Valsessera; meno frequente la possibilità di allargare i panorami sulle nebbiose rive del Lago d'Orta.
Chesio (frazione di Loreglia), punto di partenza dell'escursione, è un piccolissimo abitato - circa 100 residenti - di antiche origini testimoniate da edifici civili e religiosi datanti anche dal '500; fino all'inizio del secolo scorso sede di attività artigianali, ora è puramente sede residenziale e di villeggiatura.
Interessanti anche i resti di miniere attive certamente dall'epoca sforzesca (e forse addirittura romana) per l'estrazione di minerali di ferro, nichel, rame e definitivamente abbandonate fra 1907 e 1910 (fonte locale).
Dal parcheggio si sale tramite una scaletta alla strada superiore, per invertire subito direzione alla base del campanile (bella statua in cotto di San Rocco) svoltando in Via XX settembre; scorrendo fra bei palazzetti e più anonime abitazioni, si raggiunge a sinistra la scalinata di Via Boggetti: la si risale anche quando diventa Via delle Alpi e, tramite questa, si esce dalla frazione. Si prosegue su pista sterrata attraverso un ambiente non del tutto accattivante, fra resti di abbattimenti forestali e bassa vegetazione incolta, fino ad oltrepassare un'ampia vasca di raccolta di acque ad uso idroelettrico (sono parecchie in bassa Valle Strona le centraline che da inizio '900 producevano la poca energia necessaria alle attività artigianali e quasi industriali che stavano nascendo ad Omegna); poco oltre, una piccola segnalazione indirizza ad un sentierino che si stacca a sinistra e subito attraversa un limitato franamento per poi iniziare la vera salita nel rado bosco di latifoglie miste. Una lunga ma comoda sequenza di curve e tornanti porta quindi, oltrepassata la Cappelletta del Gisiöl, a raggiungere la vasta apertura dei prati dell'Alpe Loccia Inferiore, sparsi di un insieme di baite molto ammodernate, ma senza alcuna pretesa di bellezza o di ornamento: il sentiero fin qui, anticamente bollato ma evidentemente poco percorso, è stato quasi dimenticato a favore di una carrozzabile che termina alle porte dell'alpeggio. Attraversando fra case, orti e balconate, si sale al bellissimo poggio panoramico della Chiesa della Visitazione, dove il sentiero prosegue in piano fino al più piccolo agglomerato dell'Alpe Loccia Superiore. Rientrando nel bosco lungo un altrettanto pianeggiante traverso nel ripido pendio, attraversato un gruppetto di roccioni aggettanti, si arriva alle due baite dell'Alpe Vegia e poi si varca una valletta con torrente stagionale; sul versante opposto riprende la salita in ambiente di boscaglia arida fino alle due vecchie baite dell'Alpe Frera, dove vengono segnalati resti di antiche miniere. Dopo un ulteriore tratto all'aperto, si entra in un'alta faggeta che in breve spiana nella conca della Bocchetta di Frera: tralasciato a destra il sentiero per la visibile Alpe Bagnone, si prende la larga groppa pascoliva a sinistra che si avvia verso la vetta del Monte Massone (già da qui sono ben individuabili i segni della strada militare che sale dalla Bocchetta Q1904 all'Eyehorn ed al Massone). La traccia nell'erba serpeggia dove più comodo attraverso il largo pendio seguendo liberamente la linea di alti ometti di pietre (pietre ferrose, scure, sormontate da un blocco di bianco quarzo compatto): lasciamo a sinistra la vaga direzione pianeggiante diretta per l'Alpe Campallero e proseguiamo fino alla quota di circa 1700 metri, dove inizia una pur discontinua copertura di neve fradicia; la voglia di bagnarsi non è attraente e quindi, in un punto dove il profilo della non lontana Alpe Nuova si staglia contro un vicinissimo Monte Rosa, ci fermiamo. Visto che il pendio è facilmente percorribile, scendiamo per linea diretta alla sottostante Alpe Campallero, da cui, non immediatamente individuabile accanto ad una teleferica per carico di materiali, si imbocca un ripido sentierino che scende zigzagando fra le roccette della "Costa" fino a raggiungere il termine di una pista sterrata. Il recente tracciato (non ancora mappato su OSM) aggira le poche costruzioni dell'Alpe Colle Superiore e raggiunge l'imbocco di una grossa miniera: attorno diverse discariche di materiale ferroso ossidato ed i resti di un carrellino per il trasporto del minerale, a testimonianza di una certa vastità delle perforazioni; l'ingresso è praticabile e, oltre una grossa frana di lame di roccia, sembra scendere in una galleria molto bagnata e fredda. Si continua quindi a seguire la pista, affiancando le baite dell'Alpe Colle Inferiore e dell'Alpe Busca; in corrispondenza di un monumento devozionale la strada si fa asfaltata e scende, con molti tornanti ritmati da numerose stazioni di una sorta di Via Crucis estesa, fino a raggiungere l'Alpe Vertasca, quasi come una frazione di Luzzogno; raggiunto poi l'inizio del paese, lo si sfiora girando attorno ad un'area sportiva per andare ad imboccare a sinistra una sterrata pianeggiante che si dirige verso Chesio: si tratta della Vecchia Strada di Valle Strona, prima comunicazione veicolare fra Omegna e Campello Monti. Il percorso è piuttosto lungo, assecondando tutte le pieghe della montagna che qui presenta diverse convalli secondarie; l'ingresso in Chesio è segnalato dalla presenza del moderno Tempio della Vittoria: da qui si torna al campanile della parrocchiale, non senza osservare i bei palazzetti borghesi che affiancano la via centrale.
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