Sbagliare o perseverare: questo è il dilemma!
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Lumino. Ore 7:30, nel parcheggio alla partenza della cabinovia per i Monti Savorù.
Arrivato in anticipo, sto aspettando alcuni componenti del Gruppo Grignone di Michea.
Mentre mi preparo, penso agli odierni miei compagni di giornata:
«JOAO, autentica forza della natura, cammina e arrampica sopra la norma con
sorprendente disinvoltura.
LEISJE, è un gradino sotto a lui(?) ma dieci sopra al mio.
LETIZIA, non le è molto da meno, diventata famosa due settimane fa per avermi
defraudato del mio bellissimo cappello bianco, mi aspetto che se la rida
ancora al pensiero: dovrò ricordarmi di starle lontano durante le soste!
MARA, (quella delle melerossebuonedolcietentatrici) sarà arrabbiata con me, per
non essere riuscita, due settimane fa, a farmene ingoiare una?
"Con questi presupposti, quante sono le probabilità che tutto vada per il verso giusto?"
mi domando perplesso.»
Arrivati tutti i partecipanti, vado a "tastare il polso" a quella che reputo la persona più
"pericolosa" del gruppo:
"Mara" dico "hai mai visto Biancaneve con la barba lunga e brizzolata? Dunque,
secondo te, perchè me la sono fatta crescere? Chi vuol capire, capisca...."
Senza attenderne la risposta, saluto le altre persone incrociando le dita:
che debba aspettarmi pesanti ritorsioni, da lei, ai miei danni?
"Bòm! Si va" mi dico perplesso.
Da poco partiti, Liesje mi affianca e sottovoce sussurra: "Joao va troppo forte e io oggi
non ho molta voglia di correre, meglio prendersela con calma, sto davanti io".
"Ci sarà da fidarsi?" mi chiedo "non era lei quella a cui ero antipatico?"
Finita la stradina, comincia il sentiero, prima pianeggiante, poi in leggera salita, poi con
maggior pendenza, poi si fa dura e poi mi si annebbia la vista: ma perchè mai?
Neanche fosse all'autodromo di Monza, incoerente con i suoi buoni propositi, la girl
mi rifila "un giro" più veloce dell'altro.
"Come volevasi dimostrare!" mi ritrovo a dire.
Con il respiro che si fa sempre più affannoso, capisco (una volta di più) che non si può
inventare nulla quando si tratta di prestazioni sportive: il poco allenamento si paga, sempre!
Alla fine, quasi alla mia fine, le metto una mano sulla spalla; forse la stringo troppo....
Senza più un filo di voce sollevo l'arto. Raddrizzo il mio dito indice (se non è un inizio di
paresi, poco ci manca) muovendolo a destra e a sinistra mentre faccio "NO" con la testa.
Il dito, giratosi, colpisce più volte il mio petto, sposto in malo modo Liesje: spero capisca
che voglio stare davanti io, anche se oramai è troppo tardi!
Acciaiato, in apnea, visibilmente in affanno cerco di limitare i danni mentre vado su di quota.
Alla Capanna dell'Alp de Martum comincio a riprendermi incurante di chi mi fotografa,
oramai ci sto facendo l'abitudine.
"Dai, che quasi ci siamo!" mi dico, comunque felice di ritrovarmi in un bellissimo luogo.
"Bòm!! Si riparte...." sussurro a fil di voce.
Joao, messosi in testa, se ne va deciso. Lui non cammina sul sentiero: ci vola! E meno male
che di salita ce n'è poca da fare, altrimenti....
in coda al gruppo, non mi do pena nel farmi distanziare.
"Neanche ci fosse Sharon Stone, ventenne, ad attenderlo alla Capanna Brogoldone".
penso con un sospirone.
Poco prima del rifugio, sulla destra, ci sono alcune paretine attrezzate, si ferma a guardarle.
"Che siano altri, gli Stone a cui è interessato? Evidentemente si!" devo convenire.
"Cinque +" dice lui ad alta voce "dopo torno qui e porto su la corda".
"Siii!!" le risponde entusiasta Mara, a cui fa eco il "ci sono anch'io" di Liesje.
Sarà, ma perchè allora, dopo un po', sono IO quello imbragato ai piedi della parete?
Considerando i secoli passati dall'ultima volta che mi sono appeso su qualche via in falesia,
le suola delle mie scarpe consumate e bagnate dalla neve che c'è intorno, come posso
sperare di cavarmela bene su questo monotiro?
Difatti, come era ovvio che fosse, non riesco neppure a sollevarmi da terra limitandomi a
ballonzolare qua e là come un fesso!
Fossi stato un orango che balla il tango, su questa placca rocciosa avrei (probabilmente)
fatto miglior figura.
"Vuoi che ti metta le mani sul sedere, così ti spingo su" mi chiede Mara.
Prima ancora che possa darle una risposta, sento che mi spinge da dietro. Per un attimo
mi domando non sia il caso che rimanga così per qualche ora, ma poi ci ripenso....
Dopo aver rinunciato per manifesta incapacità arrampicatoria, ritorno alla capanna.
Un bel sole caldo, posizionato in alto nel cielo, mi scalda piacevolmente:
magari si è divertito nel vedermi imbragato e appeso ad un sasso, io un po' di meno.
Evitando di approfondire la questione, a poco a poco mi rilasso mentre mangio le mie cose.
Alla mia destra, Letizia sta divulgando sul WEB il video con me che arrampico.
Poco più in là, Mara (a braccia aperte) guarda le sue mani senza sapere bene cosa farne:
toccare il lato B ad un italiano (anche se per giusta causa) che problemi le avrà causato?
Liesje, in fianco a lei, osserva tutti con pacata tranquillità.
Joao, scomparso per un attimo all'interno del locale invernale, ne esce con due lattine di
birra che posa sul tavolo.
Con gli occhi chiusi, un brusio appena accennato (che mi gironzola intorno senza darmi
alcun fastidio), penso all'inquinata Brianza e allo stress da lavoro che sta coinvolgendo
molti dei suoi abitanti.
"Bòm!!! si ridiscende!" dico a malincuore.
Abbandonato il sentiero ufficiale "spariamo" giù per la mia adorata scorciatoia.
A Savorù, Liesje (con una luce diversa nei suoi occhi) vuole scendere da Parusciana
e Motta. Tutti d'accordo imbocchiamo senza troppi patemi un sentiero segnalato giallo e
azzurro. Le battute su possibili presenze ucraine lungo l'ultimo tratto di percorso, fioccano
come neve in una tormenta. In realtà non ne vedrò neanche una che venga in mio soccorso
(causa le mie continue cadute) così, a malincuore, decido di calzare i ramponcini.
Rimasto indietro nell'ultimo tratto di discesa, cammino tranquillo con Liesje dietro di me:
Lumino non è distante.
La mia profonda conoscenza di molte lingue indoeuropee, fanno si che, all'arrivo,
la sfoggi con entusiasmo a conclusione dell'escursione.
"Well, bene, bòm!!!! Wir sind angerkommen (siamo arrivati)".
E' un sussurro sicuramente sentito solo dal vento di caduta che scende dalle cime.
"Ci vediamo presto!" dico ad alta voce e me ne vado.
Sono in Italia quando ricevo un W.A. da Michea, ne leggo il contenuto e sobbalzo:
"Guarda che Joao, Liesje, Letizia e Mara sono amici miei, non tuoi:
CERCA DI LASCIARLI IN PACE!!!!"
Forse camminare in compagnia è stato uno sbaglio, perseverare però, non sempre
è così diabolico...o no?
Arrivato in anticipo, sto aspettando alcuni componenti del Gruppo Grignone di Michea.
Mentre mi preparo, penso agli odierni miei compagni di giornata:
«JOAO, autentica forza della natura, cammina e arrampica sopra la norma con
sorprendente disinvoltura.
LEISJE, è un gradino sotto a lui(?) ma dieci sopra al mio.
LETIZIA, non le è molto da meno, diventata famosa due settimane fa per avermi
defraudato del mio bellissimo cappello bianco, mi aspetto che se la rida
ancora al pensiero: dovrò ricordarmi di starle lontano durante le soste!
MARA, (quella delle melerossebuonedolcietentatrici) sarà arrabbiata con me, per
non essere riuscita, due settimane fa, a farmene ingoiare una?
"Con questi presupposti, quante sono le probabilità che tutto vada per il verso giusto?"
mi domando perplesso.»
Arrivati tutti i partecipanti, vado a "tastare il polso" a quella che reputo la persona più
"pericolosa" del gruppo:
"Mara" dico "hai mai visto Biancaneve con la barba lunga e brizzolata? Dunque,
secondo te, perchè me la sono fatta crescere? Chi vuol capire, capisca...."
Senza attenderne la risposta, saluto le altre persone incrociando le dita:
che debba aspettarmi pesanti ritorsioni, da lei, ai miei danni?
"Bòm! Si va" mi dico perplesso.
Da poco partiti, Liesje mi affianca e sottovoce sussurra: "Joao va troppo forte e io oggi
non ho molta voglia di correre, meglio prendersela con calma, sto davanti io".
"Ci sarà da fidarsi?" mi chiedo "non era lei quella a cui ero antipatico?"
Finita la stradina, comincia il sentiero, prima pianeggiante, poi in leggera salita, poi con
maggior pendenza, poi si fa dura e poi mi si annebbia la vista: ma perchè mai?
Neanche fosse all'autodromo di Monza, incoerente con i suoi buoni propositi, la girl
mi rifila "un giro" più veloce dell'altro.
"Come volevasi dimostrare!" mi ritrovo a dire.
Con il respiro che si fa sempre più affannoso, capisco (una volta di più) che non si può
inventare nulla quando si tratta di prestazioni sportive: il poco allenamento si paga, sempre!
Alla fine, quasi alla mia fine, le metto una mano sulla spalla; forse la stringo troppo....
Senza più un filo di voce sollevo l'arto. Raddrizzo il mio dito indice (se non è un inizio di
paresi, poco ci manca) muovendolo a destra e a sinistra mentre faccio "NO" con la testa.
Il dito, giratosi, colpisce più volte il mio petto, sposto in malo modo Liesje: spero capisca
che voglio stare davanti io, anche se oramai è troppo tardi!
Acciaiato, in apnea, visibilmente in affanno cerco di limitare i danni mentre vado su di quota.
Alla Capanna dell'Alp de Martum comincio a riprendermi incurante di chi mi fotografa,
oramai ci sto facendo l'abitudine.
"Dai, che quasi ci siamo!" mi dico, comunque felice di ritrovarmi in un bellissimo luogo.
"Bòm!! Si riparte...." sussurro a fil di voce.
Joao, messosi in testa, se ne va deciso. Lui non cammina sul sentiero: ci vola! E meno male
che di salita ce n'è poca da fare, altrimenti....
in coda al gruppo, non mi do pena nel farmi distanziare.
"Neanche ci fosse Sharon Stone, ventenne, ad attenderlo alla Capanna Brogoldone".
penso con un sospirone.
Poco prima del rifugio, sulla destra, ci sono alcune paretine attrezzate, si ferma a guardarle.
"Che siano altri, gli Stone a cui è interessato? Evidentemente si!" devo convenire.
"Cinque +" dice lui ad alta voce "dopo torno qui e porto su la corda".
"Siii!!" le risponde entusiasta Mara, a cui fa eco il "ci sono anch'io" di Liesje.
Sarà, ma perchè allora, dopo un po', sono IO quello imbragato ai piedi della parete?
Considerando i secoli passati dall'ultima volta che mi sono appeso su qualche via in falesia,
le suola delle mie scarpe consumate e bagnate dalla neve che c'è intorno, come posso
sperare di cavarmela bene su questo monotiro?
Difatti, come era ovvio che fosse, non riesco neppure a sollevarmi da terra limitandomi a
ballonzolare qua e là come un fesso!
Fossi stato un orango che balla il tango, su questa placca rocciosa avrei (probabilmente)
fatto miglior figura.
"Vuoi che ti metta le mani sul sedere, così ti spingo su" mi chiede Mara.
Prima ancora che possa darle una risposta, sento che mi spinge da dietro. Per un attimo
mi domando non sia il caso che rimanga così per qualche ora, ma poi ci ripenso....
Dopo aver rinunciato per manifesta incapacità arrampicatoria, ritorno alla capanna.
Un bel sole caldo, posizionato in alto nel cielo, mi scalda piacevolmente:
magari si è divertito nel vedermi imbragato e appeso ad un sasso, io un po' di meno.
Evitando di approfondire la questione, a poco a poco mi rilasso mentre mangio le mie cose.
Alla mia destra, Letizia sta divulgando sul WEB il video con me che arrampico.
Poco più in là, Mara (a braccia aperte) guarda le sue mani senza sapere bene cosa farne:
toccare il lato B ad un italiano (anche se per giusta causa) che problemi le avrà causato?
Liesje, in fianco a lei, osserva tutti con pacata tranquillità.
Joao, scomparso per un attimo all'interno del locale invernale, ne esce con due lattine di
birra che posa sul tavolo.
Con gli occhi chiusi, un brusio appena accennato (che mi gironzola intorno senza darmi
alcun fastidio), penso all'inquinata Brianza e allo stress da lavoro che sta coinvolgendo
molti dei suoi abitanti.
"Bòm!!! si ridiscende!" dico a malincuore.
Abbandonato il sentiero ufficiale "spariamo" giù per la mia adorata scorciatoia.
A Savorù, Liesje (con una luce diversa nei suoi occhi) vuole scendere da Parusciana
e Motta. Tutti d'accordo imbocchiamo senza troppi patemi un sentiero segnalato giallo e
azzurro. Le battute su possibili presenze ucraine lungo l'ultimo tratto di percorso, fioccano
come neve in una tormenta. In realtà non ne vedrò neanche una che venga in mio soccorso
(causa le mie continue cadute) così, a malincuore, decido di calzare i ramponcini.
Rimasto indietro nell'ultimo tratto di discesa, cammino tranquillo con Liesje dietro di me:
Lumino non è distante.
La mia profonda conoscenza di molte lingue indoeuropee, fanno si che, all'arrivo,
la sfoggi con entusiasmo a conclusione dell'escursione.
"Well, bene, bòm!!!! Wir sind angerkommen (siamo arrivati)".
E' un sussurro sicuramente sentito solo dal vento di caduta che scende dalle cime.
"Ci vediamo presto!" dico ad alta voce e me ne vado.
Sono in Italia quando ricevo un W.A. da Michea, ne leggo il contenuto e sobbalzo:
"Guarda che Joao, Liesje, Letizia e Mara sono amici miei, non tuoi:
CERCA DI LASCIARLI IN PACE!!!!"
Forse camminare in compagnia è stato uno sbaglio, perseverare però, non sempre
è così diabolico...o no?
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