Monte Berlinghera ad anello
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Cronaca di un'escursione che poteva essere una passeggiata semplicissima e che si è tramutata invece in una fatica tremenda, sicuramente ingigantita da un paio di errori di valutazione sia prima sia in corso d'opera.
Il Monte Berlinghera è uno dei terrazzi più rinomati del Lario e il raggiungimento della sua cima per i versanti occidentale e meridionale è privo di difficoltà tecniche.
Allora perché non provare a risalirne il versante orientale? Sulla cartina notiamo una promettente traccia marcata come "Cresta NE del Monte Berlinghera": optiamo per fare dunque un anello che preveda la salita per questo versante e la discesa per la via Normale passando per la Bocchetta di Chiaro.
Dal parcheggio di San Bartolomeo, con Francy, partiamo subito su bel sentiero inerpicandoci fino al primo bivio utile, dove seguiamo le indicazioni per l'Alpe Godone. Il sentiero è sempre semplice e ben segnalato, e così sarà fino anche alla tappa successiva rappresentata dall'Alpe Derschen.
Da qui la musica cambia totalmente. Subito dopo l'Alpe Derschen ci affacciamo verso un vallone scosceso in cui si ha davvero difficoltà ad intuire il passaggio della traccia.
Procediamo davvero a fatica su terreno infido e con esposizioni poco rassicuranti.
Finalmente riusciamo a trovare una labile traccia in grado di farci giungere nei pressi dei ruderi dell'Alpe di Pero, ancora più dissestata della precedente Alpe Derschen (non è rimasto davvero nulla).
Due domande ci frullano in testa: come facevano a caricare il bestiame in un tale posto ma, soprattutto, vale la pena di proseguire?
Fino a questo momento abbiamo impiegato decisamente più tempo rispetto a quanto preventivato, e di fronte a noi della traccia indicata sulla cartina non c'è proprio niente, nemmeno un accenno.
La vetta è lì davanti a noi, poco distante (sono meno di 200 metri di dislivello) ma non riusciamo proprio ad intuire il percorso di salita.
Ed è qui che commettiamo l'errore di seguire il percorso secondo noi più intuitivo: attacchiamo direttamente la cresta, raggiunta alla buona dopo una ripida salita, ma ci accorgiamo che questa in diversi punti è completamente ricoperta di ghiaccio.
Probabilmente l'ipotetica traccia si sarebbe dovuta mantenere sotto cresta sul lato meridionale, ma non trovando niente optiamo per provare comunque ad arrampicarla (calzando i provvidenziali ramponcini che ci eravamo portati "just in case", e che si sono rivelati essenziali).
In molti punti è decisamente esposta e il senso di sicurezza è veramente minimo, in più il terreno ghiacciato non aiuta. Procediamo lentamente cercando di intuire la via migliore e limitando il più possibile gli strappi di arrampicata difficoltosi. Con un po' di attenzione ci si mantiene al massimo all'interno del II° in libera.
Tiriamo un sospiro di sollievo solo quando vediamo sopra di noi due persone affacciarsi dall'edificio sommitale, che raggiungiamo in breve tempo su terreno ora più tranquillo.
Troviamo la vetta gremita di gente di ogni tipo e ci concediamo una lunga sosta: ormai le difficoltà sono finite.
Ritroviamo un po' di serenità circondati da uno splendido panorama primaverile: il Sasso Canale è magnifico, così come il lago, circondato dalle Orobie e dalle montagne chiavennasche ancora innevate.
Affrontiamo la discesa, dopo una lunga pausa, per il versante occidentale che scende alla Bocchetta di Chiaro, dove sorge una bella altalena con vista sul Lario. Su questo lato troviamo ancora qualche accumulo nevoso.
Dalla Bocchetta si procede rapidamente su largo sentiero fino alla sottostante Alpe Pescedo, un bel nucleo di baite ottimamente tenuto, e da qui senza ulteriori difficoltà chiudiamo l'anello riabbassandoci verso San Bartolomeo.
Il Monte Berlinghera è uno dei terrazzi più rinomati del Lario e il raggiungimento della sua cima per i versanti occidentale e meridionale è privo di difficoltà tecniche.
Allora perché non provare a risalirne il versante orientale? Sulla cartina notiamo una promettente traccia marcata come "Cresta NE del Monte Berlinghera": optiamo per fare dunque un anello che preveda la salita per questo versante e la discesa per la via Normale passando per la Bocchetta di Chiaro.
Dal parcheggio di San Bartolomeo, con Francy, partiamo subito su bel sentiero inerpicandoci fino al primo bivio utile, dove seguiamo le indicazioni per l'Alpe Godone. Il sentiero è sempre semplice e ben segnalato, e così sarà fino anche alla tappa successiva rappresentata dall'Alpe Derschen.
Da qui la musica cambia totalmente. Subito dopo l'Alpe Derschen ci affacciamo verso un vallone scosceso in cui si ha davvero difficoltà ad intuire il passaggio della traccia.
Procediamo davvero a fatica su terreno infido e con esposizioni poco rassicuranti.
Finalmente riusciamo a trovare una labile traccia in grado di farci giungere nei pressi dei ruderi dell'Alpe di Pero, ancora più dissestata della precedente Alpe Derschen (non è rimasto davvero nulla).
Due domande ci frullano in testa: come facevano a caricare il bestiame in un tale posto ma, soprattutto, vale la pena di proseguire?
Fino a questo momento abbiamo impiegato decisamente più tempo rispetto a quanto preventivato, e di fronte a noi della traccia indicata sulla cartina non c'è proprio niente, nemmeno un accenno.
La vetta è lì davanti a noi, poco distante (sono meno di 200 metri di dislivello) ma non riusciamo proprio ad intuire il percorso di salita.
Ed è qui che commettiamo l'errore di seguire il percorso secondo noi più intuitivo: attacchiamo direttamente la cresta, raggiunta alla buona dopo una ripida salita, ma ci accorgiamo che questa in diversi punti è completamente ricoperta di ghiaccio.
Probabilmente l'ipotetica traccia si sarebbe dovuta mantenere sotto cresta sul lato meridionale, ma non trovando niente optiamo per provare comunque ad arrampicarla (calzando i provvidenziali ramponcini che ci eravamo portati "just in case", e che si sono rivelati essenziali).
In molti punti è decisamente esposta e il senso di sicurezza è veramente minimo, in più il terreno ghiacciato non aiuta. Procediamo lentamente cercando di intuire la via migliore e limitando il più possibile gli strappi di arrampicata difficoltosi. Con un po' di attenzione ci si mantiene al massimo all'interno del II° in libera.
Tiriamo un sospiro di sollievo solo quando vediamo sopra di noi due persone affacciarsi dall'edificio sommitale, che raggiungiamo in breve tempo su terreno ora più tranquillo.
Troviamo la vetta gremita di gente di ogni tipo e ci concediamo una lunga sosta: ormai le difficoltà sono finite.
Ritroviamo un po' di serenità circondati da uno splendido panorama primaverile: il Sasso Canale è magnifico, così come il lago, circondato dalle Orobie e dalle montagne chiavennasche ancora innevate.
Affrontiamo la discesa, dopo una lunga pausa, per il versante occidentale che scende alla Bocchetta di Chiaro, dove sorge una bella altalena con vista sul Lario. Su questo lato troviamo ancora qualche accumulo nevoso.
Dalla Bocchetta si procede rapidamente su largo sentiero fino alla sottostante Alpe Pescedo, un bel nucleo di baite ottimamente tenuto, e da qui senza ulteriori difficoltà chiudiamo l'anello riabbassandoci verso San Bartolomeo.
Tourengänger:
Mezmerize

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