Un sordomuto sul Blinnenhorn
|
||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Prefazione:
"Zioooo!!!
Zio Gio! Mi porti sul Blinnenhorn? Ci sono stati alcuni miei amici, che foto stupende
mi hanno mandato.....dev'essere un posto meraviglioso!"
Bene! Sono tre le cose che NESSUNO dovrebbe fare:
a) dar retta a mio nipote quando pretende di salire una vetta più alta di tremila metri
b) parlarne a FrancescoR
c) andare con entrambi sul Blinnenhorn.
Sabato 10 Agosto ore 6:00 superstrada nei pressi di Domodossola:
Ben consapevole di aver contravvenuto a tutti e tre i principi fondamentali, a cui avrei
dovuto attenermi per salvare la mia integrità psico-fisica, viaggiavo in auto verso la mèta
che non ero sicuro volessi raggiungere.
"Lo zio si comporta da zio anche quando il nipote dovrebbe tacere!(?)" stavo pensando.
In fianco a me FrancescoR aveva tirato fuori da chissà quale tasca il suo "odiato palmare".
Molto simile a me, solo in talune circostanze contravveniva al nostro principio che un
telefonino è buono solo se l'hai schiacciato sotto un sasso, questa era l'eccezione a lui
più cara: "Cibo!"
"Se prendiamo questa uscita, possiamo andare a fare colazione in un'ottima pasticceria!"
"Come?" gli avevo risposto "hai preteso che partissimo prestissimo perchè dovevamo essere
a tutti i costi al posteggio della diga del Lago Morasco entro (e non oltre) le 6.45, pena
code infinite, ed ora vuoi farmi perdere almeno trenta minuti?!"
"Ma io ho fame e lì ci sono tante cose buone da mangiare! E poi se guidi tu, delle code chi
se ne frega!"
"Sarà anche un pozzo di scienza" mi ero detto "però il suo stomaco mi sembra ben più
profondo. Beh! Per una volta che mastichi un po' di nervoso, perchè col cavolo se lo
accontento!"
Facendo la scena del sordo-muto seriale avevo proseguito imperterrito per la mia strada.
Però, neppure vederlo sconvolto (perchè dolci e leccornie si stavano, inesorabilmente,
allontanando da lui), aveva lenito le preoccupazioni che, fin dalla sera precedente, proprio
R mi aveva perfidamente inculcato nella mente. Malato "terminale" di dislivelli estremi,
egli mi aveva prospettato una serie infinita di possibilità per fare il quadruplo della fatica.
"Ci sono varie opzioni" mi aveva infatti detto " la prima sarebbe..............................................."
Prima opzione:
"............salire per il sentiero ufficialmente chiuso che sale a fianco del canale in cui scorre
il Rio del Sabbione e raggiungere la diga del Lago del Sabbione, attraversarla e dopo
poco, volendo ci sarebbe la seconda opzione"
"Come no!" avevo detto nell'attimo stesso in cui me l'aveva ricordata. Stanco e depresso,
come solo io riesco ad esserlo quando cammino senza neanche vedere un albero, mi stavo
lasciando prendere dallo scoramento. Fino a quel momento, avevo visto ben poco che
potesse catturare la mia attenzione. Al Lago del Sabbione, il corollario di cime e ghiacciai,
era sicuramente bello da vedere ma altre erano le mie aspettative.
Anche per R lo erano, perchè raggiunto il rifugio Claudio e Bruno, prima ancora che
appoggiassi lo zaino in terra, lui era già seduto al suo interno intento a strafogarsi di cibo.
Così, mentre il mio compagno di tante (dis)avventure demoliva (con disarmante voracità)
tutto quanto gli portavano, e il mio nipotino prediletto ripeteva a cantilena: "ma che bel
posto, ma che bel posto!" l'unico in balia di pensieri funesti ero io.
"Ancora seicento metri di dislivello, non ce la posso fare!" mi ripetevo disperato.
Più chiavica di altri giorni "NO", stavo sentendo la quota debilitarmi sempre di più!
"Proprio non riesco ad imparare dai miei sbagli" mi dicevo, trenta minuti dopo quando,
arrancando penosamente, tentavo di raggiungere l'agognata cima.
"Stiamo battendo la fiacca o sbaglio?"
"Hai ragione Francesco, lo stavo giusto per dire anch'io!!"
Frase mal digerita se detta da una sola persona, sentirla in coro da "quei due lì" essa
aveva prodotto nella mia povera testa l'unico effetto devastante possibile!
Senza neanche degnarmi di rispondere (ero sordo e anche muto: giusto?) mi ero fatto da
parte. I due ingrati erano spariti presto dalla mia vista lasciandomi inesorabilmente solo.
Ripreso il ritmo che mi si addiceva, un secolo dopo ero giunto anch'io in vetta:
non era stato facile fare il sordo muto per raggiungere una cima cieca, ma alla fine c'ero
riuscito.
"Era ora!" mi aveva fatto notare il mio adorato nipotino.
Sempre molto tenero nei miei confronti, si stava dimenticando che era solo grazie a me
se si trovava dov'era.
"L'Ale va molto forte, potrebbe andare bene anche su un quattromila!"
"Ci devi venire anche tu zio!"
"Prego????!!!" era stata la mia risposta.
Se il mio sguardo avesse il potere di uccidere qualcuno, avrei fatto (seduta stante) una
strage. Limitatomi a girare la testa di lato, mi ero seduto a mangiare.
Mi stava tornando il buon umore, ora non restava che scendere, cosa ne avrei fatto dei
miei compagni di viaggio ancora non lo sapevo.
Passati venti minuti in sofferenza, senza capire se fosse meglio mangiare o vomitare, mi
ero saputo imporre: in fin dei conti le chiavi dell'auto le avevo io.
"Ora si scende" avevo infatti detto.
"Come? Di già?!!!" si era lamentato ERRE.
"E' già mezz'ora che siamo qui..."
"A volte ci rimango anche per due ore"
"Fantastico! Accomodati pure!!!" gli avevo risposto mettendo in spalla lo zaino.
Senza più curarmi di nessuno era cominciata la MIA discesa. Non potevo negare che
il posto fosse molto bello, ma soffrire per il mal di quota era qualcosa che la mia testa
non riusciva più a tollerare.
"Ecco! Qui c'è il bivio per la terza opzione!"
Spaventato a morte dall'improvviso suono della voce di Francesco c'era mancato poco
che mi trasformassi....(beh! non ho idea in cosa), però il sordo grugnito che mi era uscito
direttamente dall'intestino, lasciava intuire si sarebbe trattato di qualcosa di orribile!
"Era meglio se sordo lo fossi stato davvero" toccato ferro mentre lo pensavo, mi ero voltato
in direzione dell'indigesta voce che aveva rotto un bellissimo silenzio.
"Se volete possiamo andare a SX verso il Rifugio 3A e poi proseguire per.........................
Terza opzione:
"Andiamo a SX fino a raggiungere il Rifugio 3A. Scendiamo per un nevaio (resto di un
ghiacciaio praticamente estinto in cui si sciava) dove, facilmente, arriviamo Al Rifugio
Città di Busto. Ci fermiamo a mangiare"
"Ci fermiamo?" gli avevo chiesto.
"Beh! MI fermo a mangiare, cucinano benissimo, poi seguiamo il sentiero che porta al
Griespass. Prima di raggiungerlo saliamo la Punta dei Camosci, ridiscesi al passo
andiamo a Battelmatt così mi prendo un bel pezzo di formaggio.
Invece, la quarta opzione...."
"Pensa a mangiare!" gli avevo risposto con voce atona, mentre (allibito) lo vedevo
svuotare (con voracità) il piatto che fino ad un attimo primo era stracolmo di cibarie.
Passare dal Città di Busto, non comportava particolari prolungamenti del percorso ma
(per una volta in sintonia con mio nipote) della terza e quarta opzione, sia io che lui, non
ne volevamo neanche sentir parlare.
Fatto stretching per trenta minuti, il tempo che gli era occorso a R per rimpinguarsi, le
mie ginocchia doloranti erano pronte per il resto della discesa.
"Ecco!" aveva detto Francesco, con gli angoli della bocca ancora sporchi di cibo
"Adesso andiamo a SX e attraversiamo la piana. Il sentiero si vede benissimo. Non la
trovate attraente anche voi la Punta dei Camosci?"
Non sentita alcuna risposta, R si era voltato ma, non vedendo nessuno, mi aveva chiamato
con voce rotta dall'ansia, voltandosi sia destra che a sinistra.
"I tuoi amici sono andati di là" le aveva detto una bella donna che aveva assistito alla scena.
Senza degnarla di uno sguardo era partito a razzo nella stessa nostra direzione.
"Non stare a ringraziarmi" si era limitata a dire l'offesa escursionista.
Dopo quindici minuti, tutto trafelato, alla fine ci aveva raggiunti.
"Ma è da quella parte che dobbiamo andare" ci aveva urlato.
"Ah si? E che ci fai tu qui allora?"
"Ma! Non la volete quindi fare la terza opzione?"
Diventati improvvisamente sordi e muti entrambi, io e mio nipote ci eravamo
completamente disinteressati a lui.
Arrivati a Battelmatt, forse per consolarsi, R si era fermato ad acquistare l'agognato
formaggio.
Parzialmente soddisfatto, pensando più al cibo che a noi (ma non è una novità),
Francesco ci aveva parlato della quarta opzione, ben sapendo che oramai non
servisse più a nulla.
Quarta opzione:
"Arrivati al Passo del Gries, anzichè scendere verso Battelmatt, avremmo potuto
costeggiare il Griessee fino al Passo del Corno. Fatta la lunghissima Val Corno fino
al Passo S. Giacomo e, costeggiato il Lago Toggia ed il Rifugio Maria Luisa,
saremmo ridiscesi per la Val Toggia fino alla diga del Morasco giungendo all'auto.
Io lo faccio sempre, sai che bello arrivare al tramonto senza nessuno in giro, a gustarsi
in pace la fine dell'escursione!"
Non ricevendo alcuna risposta, un po' rattristito, si era seduto in auto rassegnato.
"Ma pensa questi" si era detto disgustato "non vogliono neanche fare SOLO 2820
metri di dislivello e 39,160 km per fare il giro completo.
Ma perchè quelli SCARSI me li devo pigliare sempre io?"
Epilogo:
Seduto fuori dalla gelateria di Crodo, cono in mano, stavo guardando mio nipote e ERRE.
Io muovevo la lingua per gustarmi il gelato, loro per progettare salite su ghiacciaio a 4000
metri di quota. Rabbrividendo per una simile prospettiva, in cui sicuramente avrebbero
tentato di coinvolgermi, avevo deciso quale (ed unica) contromisura adottare.
"Sordo, muto e cieco: il Blinnenhorn insegna!!!!" mi ero detto.
"Da qui fino all'inverno, per quei due non ci sarò per NESSUN MOTIVO!!!!!!"
"Zioooo!!!
Zio Gio! Mi porti sul Blinnenhorn? Ci sono stati alcuni miei amici, che foto stupende
mi hanno mandato.....dev'essere un posto meraviglioso!"
Bene! Sono tre le cose che NESSUNO dovrebbe fare:
a) dar retta a mio nipote quando pretende di salire una vetta più alta di tremila metri
b) parlarne a FrancescoR
c) andare con entrambi sul Blinnenhorn.
Sabato 10 Agosto ore 6:00 superstrada nei pressi di Domodossola:
Ben consapevole di aver contravvenuto a tutti e tre i principi fondamentali, a cui avrei
dovuto attenermi per salvare la mia integrità psico-fisica, viaggiavo in auto verso la mèta
che non ero sicuro volessi raggiungere.
"Lo zio si comporta da zio anche quando il nipote dovrebbe tacere!(?)" stavo pensando.
In fianco a me FrancescoR aveva tirato fuori da chissà quale tasca il suo "odiato palmare".
Molto simile a me, solo in talune circostanze contravveniva al nostro principio che un
telefonino è buono solo se l'hai schiacciato sotto un sasso, questa era l'eccezione a lui
più cara: "Cibo!"
"Se prendiamo questa uscita, possiamo andare a fare colazione in un'ottima pasticceria!"
"Come?" gli avevo risposto "hai preteso che partissimo prestissimo perchè dovevamo essere
a tutti i costi al posteggio della diga del Lago Morasco entro (e non oltre) le 6.45, pena
code infinite, ed ora vuoi farmi perdere almeno trenta minuti?!"
"Ma io ho fame e lì ci sono tante cose buone da mangiare! E poi se guidi tu, delle code chi
se ne frega!"
"Sarà anche un pozzo di scienza" mi ero detto "però il suo stomaco mi sembra ben più
profondo. Beh! Per una volta che mastichi un po' di nervoso, perchè col cavolo se lo
accontento!"
Facendo la scena del sordo-muto seriale avevo proseguito imperterrito per la mia strada.
Però, neppure vederlo sconvolto (perchè dolci e leccornie si stavano, inesorabilmente,
allontanando da lui), aveva lenito le preoccupazioni che, fin dalla sera precedente, proprio
R mi aveva perfidamente inculcato nella mente. Malato "terminale" di dislivelli estremi,
egli mi aveva prospettato una serie infinita di possibilità per fare il quadruplo della fatica.
"Ci sono varie opzioni" mi aveva infatti detto " la prima sarebbe..............................................."
Prima opzione:
"............salire per il sentiero ufficialmente chiuso che sale a fianco del canale in cui scorre
il Rio del Sabbione e raggiungere la diga del Lago del Sabbione, attraversarla e dopo
poco, volendo ci sarebbe la seconda opzione"
"Come no!" avevo detto nell'attimo stesso in cui me l'aveva ricordata. Stanco e depresso,
come solo io riesco ad esserlo quando cammino senza neanche vedere un albero, mi stavo
lasciando prendere dallo scoramento. Fino a quel momento, avevo visto ben poco che
potesse catturare la mia attenzione. Al Lago del Sabbione, il corollario di cime e ghiacciai,
era sicuramente bello da vedere ma altre erano le mie aspettative.
Anche per R lo erano, perchè raggiunto il rifugio Claudio e Bruno, prima ancora che
appoggiassi lo zaino in terra, lui era già seduto al suo interno intento a strafogarsi di cibo.
Così, mentre il mio compagno di tante (dis)avventure demoliva (con disarmante voracità)
tutto quanto gli portavano, e il mio nipotino prediletto ripeteva a cantilena: "ma che bel
posto, ma che bel posto!" l'unico in balia di pensieri funesti ero io.
"Ancora seicento metri di dislivello, non ce la posso fare!" mi ripetevo disperato.
Più chiavica di altri giorni "NO", stavo sentendo la quota debilitarmi sempre di più!
"Proprio non riesco ad imparare dai miei sbagli" mi dicevo, trenta minuti dopo quando,
arrancando penosamente, tentavo di raggiungere l'agognata cima.
"Stiamo battendo la fiacca o sbaglio?"
"Hai ragione Francesco, lo stavo giusto per dire anch'io!!"
Frase mal digerita se detta da una sola persona, sentirla in coro da "quei due lì" essa
aveva prodotto nella mia povera testa l'unico effetto devastante possibile!
Senza neanche degnarmi di rispondere (ero sordo e anche muto: giusto?) mi ero fatto da
parte. I due ingrati erano spariti presto dalla mia vista lasciandomi inesorabilmente solo.
Ripreso il ritmo che mi si addiceva, un secolo dopo ero giunto anch'io in vetta:
non era stato facile fare il sordo muto per raggiungere una cima cieca, ma alla fine c'ero
riuscito.
"Era ora!" mi aveva fatto notare il mio adorato nipotino.
Sempre molto tenero nei miei confronti, si stava dimenticando che era solo grazie a me
se si trovava dov'era.
"L'Ale va molto forte, potrebbe andare bene anche su un quattromila!"
"Ci devi venire anche tu zio!"
"Prego????!!!" era stata la mia risposta.
Se il mio sguardo avesse il potere di uccidere qualcuno, avrei fatto (seduta stante) una
strage. Limitatomi a girare la testa di lato, mi ero seduto a mangiare.
Mi stava tornando il buon umore, ora non restava che scendere, cosa ne avrei fatto dei
miei compagni di viaggio ancora non lo sapevo.
Passati venti minuti in sofferenza, senza capire se fosse meglio mangiare o vomitare, mi
ero saputo imporre: in fin dei conti le chiavi dell'auto le avevo io.
"Ora si scende" avevo infatti detto.
"Come? Di già?!!!" si era lamentato ERRE.
"E' già mezz'ora che siamo qui..."
"A volte ci rimango anche per due ore"
"Fantastico! Accomodati pure!!!" gli avevo risposto mettendo in spalla lo zaino.
Senza più curarmi di nessuno era cominciata la MIA discesa. Non potevo negare che
il posto fosse molto bello, ma soffrire per il mal di quota era qualcosa che la mia testa
non riusciva più a tollerare.
"Ecco! Qui c'è il bivio per la terza opzione!"
Spaventato a morte dall'improvviso suono della voce di Francesco c'era mancato poco
che mi trasformassi....(beh! non ho idea in cosa), però il sordo grugnito che mi era uscito
direttamente dall'intestino, lasciava intuire si sarebbe trattato di qualcosa di orribile!
"Era meglio se sordo lo fossi stato davvero" toccato ferro mentre lo pensavo, mi ero voltato
in direzione dell'indigesta voce che aveva rotto un bellissimo silenzio.
"Se volete possiamo andare a SX verso il Rifugio 3A e poi proseguire per.........................
Terza opzione:
"Andiamo a SX fino a raggiungere il Rifugio 3A. Scendiamo per un nevaio (resto di un
ghiacciaio praticamente estinto in cui si sciava) dove, facilmente, arriviamo Al Rifugio
Città di Busto. Ci fermiamo a mangiare"
"Ci fermiamo?" gli avevo chiesto.
"Beh! MI fermo a mangiare, cucinano benissimo, poi seguiamo il sentiero che porta al
Griespass. Prima di raggiungerlo saliamo la Punta dei Camosci, ridiscesi al passo
andiamo a Battelmatt così mi prendo un bel pezzo di formaggio.
Invece, la quarta opzione...."
"Pensa a mangiare!" gli avevo risposto con voce atona, mentre (allibito) lo vedevo
svuotare (con voracità) il piatto che fino ad un attimo primo era stracolmo di cibarie.
Passare dal Città di Busto, non comportava particolari prolungamenti del percorso ma
(per una volta in sintonia con mio nipote) della terza e quarta opzione, sia io che lui, non
ne volevamo neanche sentir parlare.
Fatto stretching per trenta minuti, il tempo che gli era occorso a R per rimpinguarsi, le
mie ginocchia doloranti erano pronte per il resto della discesa.
"Ecco!" aveva detto Francesco, con gli angoli della bocca ancora sporchi di cibo
"Adesso andiamo a SX e attraversiamo la piana. Il sentiero si vede benissimo. Non la
trovate attraente anche voi la Punta dei Camosci?"
Non sentita alcuna risposta, R si era voltato ma, non vedendo nessuno, mi aveva chiamato
con voce rotta dall'ansia, voltandosi sia destra che a sinistra.
"I tuoi amici sono andati di là" le aveva detto una bella donna che aveva assistito alla scena.
Senza degnarla di uno sguardo era partito a razzo nella stessa nostra direzione.
"Non stare a ringraziarmi" si era limitata a dire l'offesa escursionista.
Dopo quindici minuti, tutto trafelato, alla fine ci aveva raggiunti.
"Ma è da quella parte che dobbiamo andare" ci aveva urlato.
"Ah si? E che ci fai tu qui allora?"
"Ma! Non la volete quindi fare la terza opzione?"
Diventati improvvisamente sordi e muti entrambi, io e mio nipote ci eravamo
completamente disinteressati a lui.
Arrivati a Battelmatt, forse per consolarsi, R si era fermato ad acquistare l'agognato
formaggio.
Parzialmente soddisfatto, pensando più al cibo che a noi (ma non è una novità),
Francesco ci aveva parlato della quarta opzione, ben sapendo che oramai non
servisse più a nulla.
Quarta opzione:
"Arrivati al Passo del Gries, anzichè scendere verso Battelmatt, avremmo potuto
costeggiare il Griessee fino al Passo del Corno. Fatta la lunghissima Val Corno fino
al Passo S. Giacomo e, costeggiato il Lago Toggia ed il Rifugio Maria Luisa,
saremmo ridiscesi per la Val Toggia fino alla diga del Morasco giungendo all'auto.
Io lo faccio sempre, sai che bello arrivare al tramonto senza nessuno in giro, a gustarsi
in pace la fine dell'escursione!"
Non ricevendo alcuna risposta, un po' rattristito, si era seduto in auto rassegnato.
"Ma pensa questi" si era detto disgustato "non vogliono neanche fare SOLO 2820
metri di dislivello e 39,160 km per fare il giro completo.
Ma perchè quelli SCARSI me li devo pigliare sempre io?"
Epilogo:
Seduto fuori dalla gelateria di Crodo, cono in mano, stavo guardando mio nipote e ERRE.
Io muovevo la lingua per gustarmi il gelato, loro per progettare salite su ghiacciaio a 4000
metri di quota. Rabbrividendo per una simile prospettiva, in cui sicuramente avrebbero
tentato di coinvolgermi, avevo deciso quale (ed unica) contromisura adottare.
"Sordo, muto e cieco: il Blinnenhorn insegna!!!!" mi ero detto.
"Da qui fino all'inverno, per quei due non ci sarò per NESSUN MOTIVO!!!!!!"
Hike partners:
FrancescoR,
Gabrio


Communities: Hikr in italiano
Minimap
0Km
Click to draw, click on the last point to end drawing
Comments (11)