Passo Gavia (2621 m) - EMTB
|
||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Fantastica pedalata nella Valle di Gavia in un paesaggio paradisiaco, avvalorato dalle ottime condizioni meteo.
Un tempo il valico era percorso in qualsiasi stagione, tra mille pericoli e rischi, come i repentini cambiamenti meteorologici, la nebbia fitta, le bufere di neve e le slavine, al punto da essere soprannominato “Passo della Testa di Morto”.
Il Gavia è diventato famoso grazie al passaggio del Giro d’Italia il 5 giugno 1988 sotto una forte nevicata. È stata una delle corse più epiche e drammatiche della storia del ciclismo, con distacchi abissali in classifica e corridori al limite dell’assideramento.
L’etimologia di Gavia deriva dall’accadico “gab’u” e significa cima, elevazione, ciò che emerge.
Bene ho fatto ad iniziare la salita di buon mattino, quando la strada è ancora quasi deserta.
Inizio dell’escursione: ore 7.15
Fine dell’escursione: ore 10.00
Temperatura alla partenza: 7,5°C
Temperatura all’arrivo: 24,5°C
Velocità media del vento: 7 km/h
Sorgere del sole: 5.32
Tramonto del sole: 21.13
Partenza da Bormio alle 6:42, arrivo a Santa Caterina Valfurva (1734 m), dopo 12,2 km d’auto alle 7:00.
Alle 7:15 monto in sella e inizio la salita, dopo aver scattato una foto sotto l’arco con la scritta Passo Gavia (2621 m), dist. 13,25 km, disl. 883 m. Il fondo stradale è perfetto, il traffico è praticamente nullo, le condizioni meteo sono ottime ed il paesaggio è incantevole: che volere di più?
Osservo le piste da sci perfettamente ricoperte dal pascolo; in altri comprensori la striscia della pista è priva d’erba e sommersa dal ghiaietto o dal terriccio. Sui tornanti vedo dei pannelli pubblicitari che invitano a prendersi il tempo per visitare ristori o agriturismi.
Nel tratto boscoso alcuni scoiattoli attraversano il campo stradale, più in alto vedo delle marmotte in piena attività. Lo sguardo si allarga sulle cime innevate del versante orografico destro della Valle di Gavia.
Dopo 1 h e 15 min dalla partenza arrivo al “Monumento ai Caduti”, eretto nel 1927 e dedicato ai numerosi caduti della zona durante la I Guerra mondiale. Si tratta di una piramide di granito sormontata da un’aquila in bronzo con le ali dispiegate. Dalla parte opposta della strada si erge la bella Chiesetta Alpina, edificata nel 1938, a pochi passi dal Rifugio Arnaldo Berni (2541 m). Ad un chilometro e mezzo di distanza, sulla riva settentrionale del Lago Bianco (2606 m), mi fermo a fotografare un crocifisso ligneo.
L’artistico manufatto venne fatto apporre in questa posizione da un giovane in segno di ringraziamento per essere riuscito a sopravvivere ad un’improvvisa bufera di neve che lo colse di sorpresa mentre transitava con l’auto dal Passo con la moglie e la madre.
Usciti miracolosamente indenni dalla tormenta i tre viandanti riuscirono a raggiungere l’abitato di Ponte di Legno senza alcuna conseguenza. L’accaduto, avvenuto il 2 ottobre del 1929, spinse il giovane ad erigere questo grande crocifisso votivo in segno di gratitudine per lo scampato pericolo.
Pedalo ancora per 500 m ed eccomi arrivato al Passo Gavia (2621 m). Come spesso capita, c’è la coda per scattare la foto ricordo davanti al cartello con il nome del Passo. In questo caso, è proprio di fronte al Rifugio Bonetta, che stranamente indica una quota di ben 2652 m, trentun metri in più di quanto le cartine topografiche riportano: mistero!

Passo Gavia (2621 m)
Come su tutti i valichi alpini importanti, i monumenti, le lapidi commemorative e le statue abbondano. Su una collinetta nei pressi del passo è stata posata la statua della “Madonna delle vette”, protettrice dei ciclisti. Ai suoi lati, due busti di discutibile pregio artistico onorano Vincenzo Torriani e Fausto Coppi.
Il Lago Bianco, in fase di disgelo, rende onore al proprio nome. Grazie agli ambientalisti, questo stupendo laghetto, situato nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, un paio di mesi fa è stato salvato dal progetto speculativo, del gruppo di imprenditori che volevano trasformarlo in un bacino, per poi convogliare le sue acque fino a Valfurva e preparare neve artificiale per le piste di sci di fondo.
Malgrado la strettezza della carreggiata, la discesa dal valico fino a Santa Caterina è una goduria assoluta. Grazie al manto stradale di asfalto fine e allo scarso traffico, posso mollare i freni. Sarà una delle più piacevoli discese che ho fatto su strada.
Il Passo Gavia mi ha entusiasmato! La salita e la discesa sul versante della Valfurva è di alto contenuto panoramico e paesaggistico. È un itinerario irrinunciabile per tutti i cicloamatori.
Tempo trascorso: 2 h 45 min
Dislivello in salita: 875 m
Quota massima: 2633 m
Quota minima: 1734 m
Sviluppo complessivo: 27,75 km
Difficoltà: F
Pendenza media: 6,5%
Pendenza max: 14%
Consumo complessivo della batteria da 630 Wh: 50%
Pedalate: 4728
Cadenza media: 71 rpm
FC media: 88 bpm
FC max: 112 bpm
Copertura della rete cellulare: buona
Soccorso sanitario: 118
Numero d’emergenza unico europeo: 112
Polizia: 113.
Kommentare