Bivacco Btg Ortles e Cima di Vallumbrina


Published by cai56 , 5 August 2024, 12h17. Text and phots by the participants

Region: World » Italy » Lombardy
Date of the hike:31 July 2024
Hiking grading: T3 - Difficult Mountain hike
Waypoints:
Geo-Tags: I 
Height gain: 884 m 2900 ft.
Height loss: 897 m 2942 ft.
Route:Parzialmente circolare 12,29 km
Access to start point:Milano - Bormio - Santa Caterina Valfurva - Passo di Gavia. Piazzali di parcheggio presso il Rifugio Berni.

Viste le previsioni per una giornata limpida e soleggiata, decidiamo di salire un po' di quota (la strada del Passo di Gavia aiuta parecchio) per dare un'occhiata ad una zona che abbiamo in passato frequentato - a torto - ben poco. Il grosso dei turisti non si allontana dalla statale e dalle sale-ristorante dei rifugi e quindi, nonostante la stagione già abbondantemente da vacanze, la montagna è pressochè deserta: silenzio e larghissimi panorami su montagne storiche sono in primo piano. Ed in effetti queste cime, al di là del pur non secondario aspetto alpinistico, storiche lo sono davvero: ci si trova al centro dei luoghi di prima linea negli scontri della Grande Guerra, e vette e creste sono punteggiate da cospicui resti di camminamenti, reticolati, baracche, casermette, piazzole di tiro e punti di osservazione. Mentre si cammina per raggiungere bivacco e cima, ci si ritrova a ricalcare posizioni dove i soldati riposavano (resti di baracche), mangiavano (scatolette di conserve di vario genere), si difendevano o assalivano (filo spinato e feritoie), morivano (frammenti ossei da esplosione). 
Nel 1974 una delle baracche fu recuperata e risistemata a bivacco con lavoro meticoloso e meritorio: attualmente la struttura resiste ancora, ma i segni di cedimento sono molti e solo un tetto in condizioni sufficienti impedisce un ulteriore rapido degrado. Degrado che, per altri versi, molti escursionisti non si preoccupano di alimentare, lasciando immondizie e detriti vari in quantità rilevante.


Nei pressi del Rifugio Berni si trova una sterrata che scende con due tornanti ad attraversare un recente ponte a scavalco del torrente Gavia; sulla riva opposta, passando non lontano dall'edificio abbandonato dell'ex-Rifugio Gavia (e dai resti di un fabbricato militare), si segue il sentiero che viene indicato per il Bivacco Btg Ortles ed il Passo della Sforzellina. La traccia sale dolcemente con un traverso a monte del Pian Bormino (via di ritorno) avviandosi ad oltrepassare il promontorio di Q 2637 discendente dalla Punta della Sforzellina; da qui si cala abbastanza rapidamente nella valle del Rio Dosegù, fino a raggiungerne il larghissimo greto morenico martoriato da smottamenti e da colate di sabbie e sassi delle piene più violente. La segnaletica, smossa assieme al pietrame, a volte latita un po', ma occorre mantenersi sulla destra delle cascate di fondovalle superando alcune impennate e guadando un paio di torrenti salendo fino al pianoro ex-base del circo glaciale, dove si trova un bivio: lasciata a sinistra (indicazioni obsolete e dismesse) la vecchia traccia per la Punta San Matteo e la Cima Dosegù (che saliva facilmente attraverso il ghiacciaio, quando questo esisteva e non si presentava al suo posto una barriera di rocce come ora), si svolta a destra lungo ripide distese di pietrame, nella valletta discendente dal Passo Dosegù compresa fra il dossone occidentale della Cima di Vallumbrina e una infilata di laghetti glaciali, che quest'anno sono ancora per la gran parte ghiacciati. Senza raggiungere l'ampia conca del passo, sempre su lunghe distese di pietrame, si inizia un largo giro antiorario che, sfruttando qua e là tratti residui di un sentiero militare, gradualmente accosta la dorsale spartiacque culminante nella Q 3140: fra basamenti di numerose baracche, della cui struttura abitativa rimangono solo pochi frammenti di legno, si raggiunge la spianata dell'insediamento principale, la cui unica costruzione agibile è il Bivacco "Baracca Battaglione Alpini Skiatori Monte Ortles" (che tutti abbreviano nella ormai quasi ufficialità di "Bivacco Btg Ortles"). Il sentiero prosegue scendendo di pochi passi ad una bocchetta, dove si trova una piazzola per elicotteri e l'arrivo del sentiero che sale dalla valle di Peio (Valle Ombrina o Vallumbrina o Valle Umbrina), a suo tempo difeso da una duplice cerchia di filo spinato, per la gran parte ancora presente; la cresta ulteriore, percorribile peraltro con maggior impegno sul filo, si ascende comodamente tramite un sentiero militare che si mantiene sottocosta, con diramazioni varie dirette agli sparsi edifici, di cui rimane come al solito il solo basamento o al più qualche muro. Si raggiunge infine la vetta della Cima di Vallumbrina che, artificialmente spianata, ospita tuttora cospicui resti di una casamatta in pietrame a secco, ben articolata e con vari punti di osservazione sulla cresta glaciale Dosegù - San Matteo. Senza ripassare dal bivacco, tornati alla piazzola di soccorso, intraprendiamo poi la cresta completa fino al Passo Dosegù: appena alle spalle del ricovero scavalchiamo la Q 3140 (con crocifisso e campanella) e poi procediamo fra sfasciumi di grossa pezzatura, qualche limitato franamento e segmenti di sentiero di collegamento fra baracche. Le guide - peraltro datate - in mio possesso sono univoche nel descrivere la cresta come di agevole passaggio, ma questo a mio avviso non è del tutto corretto: mantenendo il filo, che per la verità non è mai assolutamente affilato, occorre destreggiarsi fra cengette talora esposte e qualche brevissimo passo di grado II°-; tutt'altra faccenda è mantenersi molto più in basso, al livello dei baraccamenti dove scorre una traccia di sentiero (vecchi bolli conducevano fino al Passo Dosegù, dove si poteva trovare un proseguimento verso Peio, con traccia ora dismessa dalla SAT). Poco sopra il passo si mantegono in ottime condizioni una piazzola di tiro (probabilmente mitragliatrice) ed un ostacolo di travi di legno a chiudere un orribile camino-canale terroso e franoso, evidentemente considerato a rischio di infiltrazione. Sull'opposto versante del Passo Dosegù le opere di difesa proseguono con linee di filo spinato, trincee, una torretta di avvistamento ed un fortino con linee di feritoie raggiunto da una mirabile scalinata di pietra (Q 3081m). Dal passo si scende - solo un paio di tornanti riconoscibili all'inizio - su terreno libero e molto franoso fino alla riva dei laghetti glaciali, che si seguono mantenendosene sulla destra fino a ritrovare il percorso di salita; lo seguiamo fino al punto in cui si accosta al Rio Dosegù, dove si trova un'indicazione a vernice bianca su di un masso che suggerisce una variante per il Rifugio Berni passando dal Ponte dell'Amicizia (variante molto logica ed in effetti più sensata della via di andata, evitando la salita-discesa del dosso Q2637). Da qui il sentiero prosegue in saliscendi attraverso o a margine del largo greto alluvionale fino a salire sul promontorio roccioso che ospita il ponte (che non si deve attraversare) posto a sbalzo su di una suggestiva forra percorsa da acque impetuose; si continua quindi attraversando in lieve salita i vasti pascoli del Pian Bormino, fino a ritrovarsi accanto all'ex-Rifugio Gavia, ormai in vista della statale del Passo di Gavia. 

Hike partners: cai56, chiaraa
Communities: Hikr in italiano


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Comments (2)


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Sent 7 August 2024, 06h49
Una zona in cui torno tutti gli anni . Il degrado del bivacco è qualcosa che non si puo accettare cosi come vergognoso è il comportamento beota di chi non ha rispetto per gli edifici e per gli altri utenti. detto cio su quelle miìontagne si possono legger storie di tribolazioni, di freddo ,di ingegneria e architettura ma sopratutto dell insensatezza delle guerre. ma non lo abbiamo ancora capito sembra :-(

cai56 says: RE:
Sent 7 August 2024, 13h52
Contro il degrado socio-culturale non c'è niente da fare: in queste situazioni non sembrano essere efficaci nemmeno i social media. E questo, vistane la potenza universale, è grave.
Quanto alle guerre, si tratta dell' incomprensibile caratteristica peculiare della specie umana: per qualunque comportamento animale - più o meno facilmente - si arriva a trovare una spiegazione. Ma in questo caso proprio no.


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