Val Zebrù
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Escursione nel Parco Nazionale dello Stelvio, con partenza da Niblogo in Valfurva.
La leggenda narra che sotto la Cima della Miniera si nasconda la tomba di Johannes Zebrusius, meglio conosciuto come “Gran Zebrù”, cavaliere che, di ritorno da una Crociata in Terra Santa, trovò la sua amata Armelinda sposata ad un altro uomo. Zebrusius preso dallo sconforto si ritirò come un eremita nella solitudine della Val Zebrù.
Inizio dell’escursione: ore 10.20
Fine dell’escursione: ore 15.40
Velocità media del vento: 5 km/h
Sorgere del sole: 5.29
Tramonto del sole: 21.14
Partenza da Bormio alle 9:45, arrivo al parcheggio di Niblogo (1595 m) dopo 6,3 km d’auto alle 10:00.
Trovo l’ultimo posto libero di fronte al bar del Centro Informazioni Turistiche. Tra i vari segnavia scegliamo il percorso 529, Baite di Campo, a 2 h 20 min di cammino.
Il transito sulla sterrata gippabile è consentito solo agli automezzi autorizzati, tra i quali quelli del servizio navetta.
Nel primo tratto la valle è stretta, con lineamenti aspri e versanti caratterizzati da scoscendimenti e depositi alluvionali. Più avanti la vallata si allarga e si addolcisce.
Ai lati della strada vediamo pannelli didattici, cappelle, crocifissi, aree picnic, fontane e belle baite di legno. Abbiamo l’opportunità di immergerci in un ambiente di alta quota ricco di biodiversità e caratterizzato da una flora alpina pregevole e variegata. I fiori maschili dei pini mughi si associano alle pigne, poste all’apice dei giovani rami. Gli strobili impiegano due anni a maturare. La loro fragranza è particolarmente piacevole all’olfatto.
Apprezzo molto che ad ogni alpeggio, anche quando è costituito da una sola baita, si trovi un pannello di legno che ne indica il nome con la quota; è la giusta dignità che questi luoghi meritano.

Val Zebrù
Per la prima volta vedo una struttura atta a catturare gli ungulati. Presumo che venga utilizzata per scopi scientifici, ovviamente non per fini venatori, visto che ci troviamo nel Parco Nazionale dello Stelvio.
Dopo un paio di ore di piacevole cammino arriviamo al primo ristoro, la Baita di Campo di Fuori (1947 m). La nostra meta è poco più avanti, si tratta del Rifugio Campo di Val Zebrù (2000 m), già molto ben frequentato.
Ci gustiamo un piatto caldo e dopo un’oretta riprendiamo il cammino per il ritorno a Niblogo. La sorpresa è legata all’ingrossamento dei torrenti, che crea qualche difficoltà agli escursionisti, in particolare nel superamento di quello che si incontra ad 1 km dal rifugio. Qualcuno sceglie di guadare a piedi nudi il corso d’acqua, tenendo calze e scarponcini in mano. Noi decidiamo di aggirare il punto chiave e di oltrepassare le acque torrentizie in un luogo più a monte, aggrappandoci ai rami di un pino mugo caduto.
Bellissima passeggiata nella suggestiva Val Zebrù, sulle orme di Johannes Zebrusius, che riposa nei pressi del Gran Zebrù, il monte che già nel nome cela la sua segreta natura. Deriva forse, infatti, dalla radice celtica “se” (“spirito buono”), congiunta con “bru” (abbreviazione di “brugh”, che significa “rocca”, “luogo fortificato”).
Tempo trascorso: 5 h 20 min
Tempo di salita: 2 h 25 min
Dislivello in salita: 442 m
Quota massima: 2000 m
Quota minima: 1595 m
Sviluppo complessivo: 14,86 km
Difficoltà: T1/T2
Copertura della rete cellulare: buona
Soccorso sanitario: 118
Numero emergenza unico europeo: 112
Polizia: 113.
Partecipanti: Lore e siso.

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