Rifugio V Alpini Mt.2877
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Qualche sera precedente la ns.escursione al rifugio Quinto Alpini, siamo andati ad una serata dedicata alla montagna, che si e tenuta a Santa Caterina. Con ns.grande sorpresa abbiamo trovato come relatore Davide Chiesa, alpinista e scrittore piacentino, che abita dalle ns. parti.
Conosciamo le sue imprese, anche in Himalaya, ma non sapevamo che la sua passione era nata proprio sulle montagne del gruppo Ortles Cevedale.
In questa serata ha presentato il suo libro, L'anima del Gran Zebrù, dove racconta tutti i misteri che ruotano attorno a questa montagna,che è stata anche teatro di combattimenti durante la guerra 15-18.
Dalle sue parole traspare un grande amore per questa montagna, che ha scalato per ben 10 volte.
Una curiosità che voglio raccontare è l'origine del nome del monte Zebrù che è legata ad una leggenda medioevale.
Il sovrano Zebrusius deve lasciare la propria amata per andare a combattere la guerra santa.
Al suo ritorno la donna è stata data dal padre in sposa ad un altro.
Zebrusius disperato si ritirerà a vita solitaria proprio in val Zebru.
Recentemente si è scoperto che sulla cima di Pale Rosse, è visibile il volto di un uomo, si può riconoscere l'occhio, la sopracciglia e il baffo, naturalmente si dice che sia Zebrusius.
Noi abbiamo avuto fortuna e con la luce giusta siamo riusciti a fotografarlo.
Quindi si parte...... con meta il rifugio Quinto Alpini.
Da Santa Caterina, in direzione Bormio, si giunge a San Nicolò Valfurva, dove si seguono i cartelli gialli indicanti il Parco nazionale dello Stelvio e rifugio 5^ Alpini.
Si svolta a destra per Madonna dei Monti e si giunge dopo pochi km nella frazione Niblogo,dove si può parcheggiare l'auto nell'ampio parcheggio.
Da qui a piedi si continua lungo la carrareccia che guadagna lentamente quota attraverso caratteristici nuclei di baite, raggiungendo poi il rifugio Campo.
Proseguendo,si arriva presso la baita del Pastore, da qui la strada prosegue con una serie di tornanti che fanno guadagnare quota e il paesaggio muta, allargandosi in verdi prati adibiti a pascolo, per arrivare alla grande e varia morena della valle Rio Marè.
La strada sterrata prosegue, fino a diventare sentiero che porterà al rifugio, ben visibile con il suo tetto giallo sul costone roccioso ai piedi del monte Zebrù, con sullo sfondo l'imponente cresta dell'Ortles.
Inutile dire che partendo da Niblogo è stato un giro lungo lungo con tanti km da macinare e chi lo conosce sa bene di cosa parlo, ma quando arrivi in questo nido d'aquila sei contento e soddisfatto per avercela fatta, e non ti toglieresti più di dosso la polvere e neanche il sudore.
Nadia
Conosciamo le sue imprese, anche in Himalaya, ma non sapevamo che la sua passione era nata proprio sulle montagne del gruppo Ortles Cevedale.
In questa serata ha presentato il suo libro, L'anima del Gran Zebrù, dove racconta tutti i misteri che ruotano attorno a questa montagna,che è stata anche teatro di combattimenti durante la guerra 15-18.
Dalle sue parole traspare un grande amore per questa montagna, che ha scalato per ben 10 volte.
Una curiosità che voglio raccontare è l'origine del nome del monte Zebrù che è legata ad una leggenda medioevale.
Il sovrano Zebrusius deve lasciare la propria amata per andare a combattere la guerra santa.
Al suo ritorno la donna è stata data dal padre in sposa ad un altro.
Zebrusius disperato si ritirerà a vita solitaria proprio in val Zebru.
Recentemente si è scoperto che sulla cima di Pale Rosse, è visibile il volto di un uomo, si può riconoscere l'occhio, la sopracciglia e il baffo, naturalmente si dice che sia Zebrusius.
Noi abbiamo avuto fortuna e con la luce giusta siamo riusciti a fotografarlo.
Quindi si parte...... con meta il rifugio Quinto Alpini.
Da Santa Caterina, in direzione Bormio, si giunge a San Nicolò Valfurva, dove si seguono i cartelli gialli indicanti il Parco nazionale dello Stelvio e rifugio 5^ Alpini.
Si svolta a destra per Madonna dei Monti e si giunge dopo pochi km nella frazione Niblogo,dove si può parcheggiare l'auto nell'ampio parcheggio.
Da qui a piedi si continua lungo la carrareccia che guadagna lentamente quota attraverso caratteristici nuclei di baite, raggiungendo poi il rifugio Campo.
Proseguendo,si arriva presso la baita del Pastore, da qui la strada prosegue con una serie di tornanti che fanno guadagnare quota e il paesaggio muta, allargandosi in verdi prati adibiti a pascolo, per arrivare alla grande e varia morena della valle Rio Marè.
La strada sterrata prosegue, fino a diventare sentiero che porterà al rifugio, ben visibile con il suo tetto giallo sul costone roccioso ai piedi del monte Zebrù, con sullo sfondo l'imponente cresta dell'Ortles.
Inutile dire che partendo da Niblogo è stato un giro lungo lungo con tanti km da macinare e chi lo conosce sa bene di cosa parlo, ma quando arrivi in questo nido d'aquila sei contento e soddisfatto per avercela fatta, e non ti toglieresti più di dosso la polvere e neanche il sudore.
Nadia
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