Piz Alv
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Non è difficile comprendere la popolarità di questa facile cima: il colore bianco del calcare che la compone si stacca e differenzia da tutte le altre vette nelle immediate vicinanze, poi il panorama verso il gruppo del Bernina non è certamente da meno rispetto ad affacci più rinomati (si riesce a scorgere persino una minima porzione del Piz Roseg); per ultime sono da considerare le comodità di una fermata del Treno Rosso del Bernina e del parcheggio gratuito degli impianti del Lagalb. Noi abbiamo scelto un approccio un poco più lungo e molto più rappresentativo degli ambienti tipici d'alta montagna di questa area compresa fra la Val Bernina e le valli di Livigno: rocce, laghi, pascoli pianeggianti e, non ultima, la probabilità - come testimoniato da molte foto, anche di questo sito - di incontrare branchi di stambecchi. Come sia finita quest'ultima aspettativa si potrà vedere nelle fotografie allegate.
La difficoltà escursionistica indicata (T3) si riferisce al solo canalone di discesa verso la Val da Fain; per tutto il resto T2.
Passando alle spalle del Rifugio Tridentina (in realtà bar-ristorante) e dei suoi locali di servizio, si imbocca un largo sentiero - molto frequentato anche dai ciclisti - che, affiancati due laghetti, porta ad attraversare il confine (sono visibili solo alcuni cippi) per tornare in Svizzera. Si prosegue con traverso blandamente discendente, passando a monte della carrozzabile per Livigno, in direzione della sommità dei Gess, quella formazione calcarea solcata da canaloni di erosione la cui base si accosta alla strada del passo; poi si cambia direzione verso destra raggiungendo l'ampia dorsale di confine comunale fra Poschiavo e Pontresina: il punto più basso è la Fuorcla Minor, da cui si scende in Val Minor. La vallata, molto ampia e prevalentemente pianeggiante, è percorsa da un ottimo sentiero che, dopo aver accostato due bellissimi laghetti (Lej Minor e Puoz Minor) e qualche bacinetto temporaneo, segue fedelmente il torrente di valle - Ova da Minor - fino ad una zona più marcatamente pascoliva. Quando ci si trova alla base della più marcata valletta - Val Verda - scendente dalla destra, non occorre aspettare di incontrare il masso con indicazioni citato in tutte le relazioni delle escursioni con partenza dal parcheggio del Lagalb: osservando con attenzione il conoide della valletta si potrà notare un sentierino traverso che da sinistra sale ad entrare nel solco franoso. Quindi, salendo facilmente senza traccia fra erba, rocce e cespugli nani, si arriva ad incrociare gli ometti provenienti dal masso citato. Il sentiero, che in modo del tutto sorprendente è ignorato dalla cartografia ufficiale, dopo aver scavalcato una recente franetta terrosa, si addentra a risalire il fondo del canale fra massi e tratti più agevoli; in breve la salita diminuisce e la traccia sbuca sui prati in lieve pendenza del Plaun Verd. Gli ometti, anche se se ne possono distinguere almeno tre direttive, accompagnano tutti ad aggirare la base dello zoccolo calcareo del Piz Alv e in ultimo, con una breve impennata sempre più sassosa, si raggiungono le ghiaie della Fuorcl'Alva. Il panorama si allarga a comprendere la Val da Fain e le notevoli cime a nord: Piz Albris, Piz Languard, Piz Pischa e Piz dal Fain. A questo punto non rimane che seguire la larghissima e candida dorsale del Piz Alv: è quasi sempre presente una traccia di sentiero e comunque non mancano i soliti ometti; la sommità è una piccola spianata con un cumulo di sassi recante infisso un bastone e, nascosto in un anfratto, il libro di vetta. Ci si trova circa alla stessa quota del Diavolezza e il panorama comprende tutte le vette racchiuse fra il Piz Cambrena ed il Piz Morteratsch, parlando naturalmente solo delle principali e più celebrate. Tornati alla Fuorcl'Alva, per il rientro, ci si presentano due possibilità: rifare la via di andata oppure scendere al Lagalb per poi portarsi a risalire tutta la lunghissima Val da Fain; nessuna delle due ci appare particolarmente attraente e quindi, guardando con attenzione il versante settentrionale, ci sembra possibile concatenare canali e terrazzi fino al fondovalle. Ci spostiamo gradualmente verso il Lej Suot da Fuorcl'Alva (il Lej Superiur è quasi riassorbito) e, in direzione della sponda orientale, ci accorgiamo di non aver inventato nulla: qualche rarissimo ometto di sassi indirizza a scendere in un canalone di pietrame assai smosso e poi a raggiungere i primi pascoli proprio di fronte alle costruzioni dell'Alp la Stretta, sul fondo della Val da Fain.
Scender fin là e poi risalire ad intercettare il sentiero di valle comporterebbe inutile fatica, quindi decidiamo di mantenerci in quota con un lunghissimo traverso senza sentiero sul versante sinistro orografico, non particolarmente disagevole. In corrispondenza dei Pascul da la Stretta guadiamo facilmente l'Ova da la Val da Fain e ci congiungiamo al sentiero nei pressi di due laghetti paludoso-temporanei. Ci troviamo nuovamente in vicinanza del confine presso il passo della Stretta, presidiato da una capanna militare chiusa; una lieve discesa porta al vero confine in località La Colma, con un incrocio di sentieri: tralasciati quelli per il Monte Breva, per la direzione di Livigno e per il Gras degli Agnelli, si sale verso destra a raggiungere, sulla sommità di un dosso, un nuovo bivio: a destra si prosegue per i Laghi della Forcola ed a sinistra ci si avvia a tornare alla Forcola di Livigno. Seguiamo naturalmente quest'ultima direzione ed iniziamo a percorrere un buon sentiero, comodo e molto frequentato, ma indubbiamente assai esposto sui ripidissimi pendii affacciati sul lontanissimo fondovalle. Si oltrepassano alcuni tornanti, qualche tratto in contropendenza e alcune catene poste a corrimano, fino a giungere in vista del Rifugio Tridentina alla Forcola di Livigno: l'ultimo tratto di sentiero lo raggiunge agevolmente.
La difficoltà escursionistica indicata (T3) si riferisce al solo canalone di discesa verso la Val da Fain; per tutto il resto T2.
Passando alle spalle del Rifugio Tridentina (in realtà bar-ristorante) e dei suoi locali di servizio, si imbocca un largo sentiero - molto frequentato anche dai ciclisti - che, affiancati due laghetti, porta ad attraversare il confine (sono visibili solo alcuni cippi) per tornare in Svizzera. Si prosegue con traverso blandamente discendente, passando a monte della carrozzabile per Livigno, in direzione della sommità dei Gess, quella formazione calcarea solcata da canaloni di erosione la cui base si accosta alla strada del passo; poi si cambia direzione verso destra raggiungendo l'ampia dorsale di confine comunale fra Poschiavo e Pontresina: il punto più basso è la Fuorcla Minor, da cui si scende in Val Minor. La vallata, molto ampia e prevalentemente pianeggiante, è percorsa da un ottimo sentiero che, dopo aver accostato due bellissimi laghetti (Lej Minor e Puoz Minor) e qualche bacinetto temporaneo, segue fedelmente il torrente di valle - Ova da Minor - fino ad una zona più marcatamente pascoliva. Quando ci si trova alla base della più marcata valletta - Val Verda - scendente dalla destra, non occorre aspettare di incontrare il masso con indicazioni citato in tutte le relazioni delle escursioni con partenza dal parcheggio del Lagalb: osservando con attenzione il conoide della valletta si potrà notare un sentierino traverso che da sinistra sale ad entrare nel solco franoso. Quindi, salendo facilmente senza traccia fra erba, rocce e cespugli nani, si arriva ad incrociare gli ometti provenienti dal masso citato. Il sentiero, che in modo del tutto sorprendente è ignorato dalla cartografia ufficiale, dopo aver scavalcato una recente franetta terrosa, si addentra a risalire il fondo del canale fra massi e tratti più agevoli; in breve la salita diminuisce e la traccia sbuca sui prati in lieve pendenza del Plaun Verd. Gli ometti, anche se se ne possono distinguere almeno tre direttive, accompagnano tutti ad aggirare la base dello zoccolo calcareo del Piz Alv e in ultimo, con una breve impennata sempre più sassosa, si raggiungono le ghiaie della Fuorcl'Alva. Il panorama si allarga a comprendere la Val da Fain e le notevoli cime a nord: Piz Albris, Piz Languard, Piz Pischa e Piz dal Fain. A questo punto non rimane che seguire la larghissima e candida dorsale del Piz Alv: è quasi sempre presente una traccia di sentiero e comunque non mancano i soliti ometti; la sommità è una piccola spianata con un cumulo di sassi recante infisso un bastone e, nascosto in un anfratto, il libro di vetta. Ci si trova circa alla stessa quota del Diavolezza e il panorama comprende tutte le vette racchiuse fra il Piz Cambrena ed il Piz Morteratsch, parlando naturalmente solo delle principali e più celebrate. Tornati alla Fuorcl'Alva, per il rientro, ci si presentano due possibilità: rifare la via di andata oppure scendere al Lagalb per poi portarsi a risalire tutta la lunghissima Val da Fain; nessuna delle due ci appare particolarmente attraente e quindi, guardando con attenzione il versante settentrionale, ci sembra possibile concatenare canali e terrazzi fino al fondovalle. Ci spostiamo gradualmente verso il Lej Suot da Fuorcl'Alva (il Lej Superiur è quasi riassorbito) e, in direzione della sponda orientale, ci accorgiamo di non aver inventato nulla: qualche rarissimo ometto di sassi indirizza a scendere in un canalone di pietrame assai smosso e poi a raggiungere i primi pascoli proprio di fronte alle costruzioni dell'Alp la Stretta, sul fondo della Val da Fain.
Scender fin là e poi risalire ad intercettare il sentiero di valle comporterebbe inutile fatica, quindi decidiamo di mantenerci in quota con un lunghissimo traverso senza sentiero sul versante sinistro orografico, non particolarmente disagevole. In corrispondenza dei Pascul da la Stretta guadiamo facilmente l'Ova da la Val da Fain e ci congiungiamo al sentiero nei pressi di due laghetti paludoso-temporanei. Ci troviamo nuovamente in vicinanza del confine presso il passo della Stretta, presidiato da una capanna militare chiusa; una lieve discesa porta al vero confine in località La Colma, con un incrocio di sentieri: tralasciati quelli per il Monte Breva, per la direzione di Livigno e per il Gras degli Agnelli, si sale verso destra a raggiungere, sulla sommità di un dosso, un nuovo bivio: a destra si prosegue per i Laghi della Forcola ed a sinistra ci si avvia a tornare alla Forcola di Livigno. Seguiamo naturalmente quest'ultima direzione ed iniziamo a percorrere un buon sentiero, comodo e molto frequentato, ma indubbiamente assai esposto sui ripidissimi pendii affacciati sul lontanissimo fondovalle. Si oltrepassano alcuni tornanti, qualche tratto in contropendenza e alcune catene poste a corrimano, fino a giungere in vista del Rifugio Tridentina alla Forcola di Livigno: l'ultimo tratto di sentiero lo raggiunge agevolmente.
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