Pizzo Galleggione
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Lunga salita in territorio grigionese poco oltre il confine.
Il percorso è interamente segnalato, con discrezione nella parte bassa, più
accuratamente in quella alta.
Itinerario veramente interessante per ciò che concerne paesaggi e sentieri, diventa
un po' noioso fuori dal limite dei boschi.
Lasciata l'auto a Castasegna, mi avvio per una stradina asfaltata, poi sterrata, fino
all'inizio del sentiero a q. 780m.
Esso sale dapprima deciso grazie ad una serie di gradini, ma arrivato a Caslacc,
la pendenza diminuisce (forse anche troppo) e rimane così fin quasi al Passo.
Superati i nuclei di Dascium, Mott de Maröll e Däir, vedo (con una certa preoccupazione)
quanto mi manca per raggiungere la vetta. Fatto scorta di acqua dopo l'ultima cascina
(non se ne trova altra), riparto deciso. Giunto al torrente mi inoltro nella parte soliva della
valle. Raggiungo l'Alpe Leira uscendo dal limite dei boschi. La temperatura si fa molto più
elevata e, nella prima parte, anche senza alcuna brezza a lenire la calura. L'idea di essere
solo a metà strada con 1200m ancora da risalire non invita al buon umore.
La traccia si fa più esile ma ottimamente segnalata. Superata la località Scalota, stretto
ma facile passaggio tra qualche roccia appena affiorante, proseguo nel lungo calvario di
salita. Complice il caldo, il tratto un poco noioso (vedere il passo sopra la testa sempre
troppo lontano, non aiuta), e la fatica, vado in rosso.
Decido quindi di contare venti passi per poi fermarmi pochi secondi e così via, per
attenuare lo sforzo, finchè (finalmente) arrivo nel tratto più esposto del percorso. Un paio di
catene e qualche roccia mi riportano a galla: di lì a poco raggiungo il Pass da la Prasgnola.
A SX della palina, un ometto ben visibile, indica la via di salita per la vetta (che non ha un
vero percorso obbligato). Superata a DX un'escavazione mi immetto nel largo pendio detritico
che conduce in cima. Noto che ci sono due serie di ometti, uno rimane al centro della
larga parete E, l'altra ne costeggia il bordo DX fino a raggiungere la cresta N e in breve
la vetta. Opto per la prima soluzione e, con molta lentezza, mi arrabatto per l'infida pietraia.
A centocinquanta metri dalla fine del calvario, ho un malore dovuto alla quota (di cui
soffro molto), che fortunatamente è di breve durata.
Rimasto in vetta anche più del mio solito, riprendo conoscenza.
Ora mi aspetta il lungo ritorno e millecinquecento metri di quota in discesa per raggiungere
la fontana di Däir, l'acqua scarseggia: il mio sogno è bere con i piedi a mollo
nell'acqua fredda!
Il percorso è interamente segnalato, con discrezione nella parte bassa, più
accuratamente in quella alta.
Itinerario veramente interessante per ciò che concerne paesaggi e sentieri, diventa
un po' noioso fuori dal limite dei boschi.
Lasciata l'auto a Castasegna, mi avvio per una stradina asfaltata, poi sterrata, fino
all'inizio del sentiero a q. 780m.
Esso sale dapprima deciso grazie ad una serie di gradini, ma arrivato a Caslacc,
la pendenza diminuisce (forse anche troppo) e rimane così fin quasi al Passo.
Superati i nuclei di Dascium, Mott de Maröll e Däir, vedo (con una certa preoccupazione)
quanto mi manca per raggiungere la vetta. Fatto scorta di acqua dopo l'ultima cascina
(non se ne trova altra), riparto deciso. Giunto al torrente mi inoltro nella parte soliva della
valle. Raggiungo l'Alpe Leira uscendo dal limite dei boschi. La temperatura si fa molto più
elevata e, nella prima parte, anche senza alcuna brezza a lenire la calura. L'idea di essere
solo a metà strada con 1200m ancora da risalire non invita al buon umore.
La traccia si fa più esile ma ottimamente segnalata. Superata la località Scalota, stretto
ma facile passaggio tra qualche roccia appena affiorante, proseguo nel lungo calvario di
salita. Complice il caldo, il tratto un poco noioso (vedere il passo sopra la testa sempre
troppo lontano, non aiuta), e la fatica, vado in rosso.
Decido quindi di contare venti passi per poi fermarmi pochi secondi e così via, per
attenuare lo sforzo, finchè (finalmente) arrivo nel tratto più esposto del percorso. Un paio di
catene e qualche roccia mi riportano a galla: di lì a poco raggiungo il Pass da la Prasgnola.
A SX della palina, un ometto ben visibile, indica la via di salita per la vetta (che non ha un
vero percorso obbligato). Superata a DX un'escavazione mi immetto nel largo pendio detritico
che conduce in cima. Noto che ci sono due serie di ometti, uno rimane al centro della
larga parete E, l'altra ne costeggia il bordo DX fino a raggiungere la cresta N e in breve
la vetta. Opto per la prima soluzione e, con molta lentezza, mi arrabatto per l'infida pietraia.
A centocinquanta metri dalla fine del calvario, ho un malore dovuto alla quota (di cui
soffro molto), che fortunatamente è di breve durata.
Rimasto in vetta anche più del mio solito, riprendo conoscenza.
Ora mi aspetta il lungo ritorno e millecinquecento metri di quota in discesa per raggiungere
la fontana di Däir, l'acqua scarseggia: il mio sogno è bere con i piedi a mollo
nell'acqua fredda!
Hike partners:
Gabrio
Communities: Hikr in italiano
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