Un passaggio da contrabbandieri fra Villa di Chiavenna e Castasegna
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A dire del tutto la verità, non so spiegarmi per bene il motivo per cui le escursioni a scavalco di un confine mi incuriosiscano e mi attraggano così tanto, ma, per esempio, l'addensarsi di sentieri più o meno marcati nei pressi dei punti di passaggio obbligati e il ritrovamento di resti di antichi ricoveri o appostamenti destano sempre il mio interesse. Questa volta, guardando le mappe cartacee od on-line, mi accorgo che nei pressi delle zone di una nostra vecchissima gita ad anello (Dogana-Passo del Turbine-Savogno-Villa di Chiavenna) vengono ancora riportati i diversi sentieri che valicano il torrente Lovero, che costituisce la linea di confine fra la Bregaglia italiana e quella svizzera; sono passati talmente tanti anni che non ci dispiacerà ripeterla almeno in parte, per andare a dare un'occhiata. Dal versante italiano i sentieri, pur accuratamente indicati ad ogni bivio, oltrepassato il livello dei maggenghi, sono evidentemente poco frequentati dagli escursionisti e la traccia - già scarsamente ed anticamente bollata - specialmente nell'attraversamento delle aree prative è in pratica del tutto scomparsa; non aiutano il fatto che il Sentiero Panoramico Savogno-Soglio risulti chiuso per frana dal lato svizzero ed il fatto che un'ordinanza del 2020 del sindaco di Villa di Chiavenna decreti chiuso ufficialmente il sentiero per il Passo del Turbine causa frana (della quale peraltro non c'è la benchè minima traccia...). Dal versante svizzero, anche se per disuso non si può parlare inizialmente di un vero sentiero, la direzione è perfettamente bollata ed indicata.
Dal punto di vista paesaggistico, credo si tratti di una delle posizioni migliori per poter ammirare tutta la sfilata di vette compresa fra Uschione e la Valle dell'Albigna, con naturalmente un primo piano su Sciore, Cengalo e Badile.
Ultima considerazione, fa piacere vedere che un giovane pastore carica di nuovo con qualche decina di capre l'alpeggio di Malinone che, in occasione del nostro precedente passaggio (una ventina d'anni fa), era decisamente abbandonato.
Dal parcheggio si abbandona a destra la moderna strada che si dirige al valico di confine automobilistico per salire in centro alla frazione di Dogana a cercare l'imbocco del sentiero, posto fra le caserme dei Carabinieri e della Guardia di Finanza; si comincia subito - e si proseguirà per un bel tratto - con il classico "stile bregagliotto": pendio ripido affrontato per la linea di massima pendenza con interminabili gradinate, quasi sempre ben intagliate e meglio conservate. Dopo la prima rampa rettilinea, la mulattiera si addentra nel bosco e con qualche risvolto raggiunge le abitazioni di Guaita, ancora in vista dei tetti di Dogana e Castasegna; si prosegue attraverso il ripido versante e si percorre una panoramica cengia che infine accompagna fino al terrazzo erboso di Somasascia, dove si trovano, sparsi nei prati, vari gruppi di baite. A questa quota, come anche sull'opposto versante, la Val Bregaglia presenta una successione di terrazzi morenici, che nei secoli sono stati gradualmente adattati dalle popolazioni locali alle attività agricole e di piccolo allevamento: di conseguenza la nostra salita prosegue alternando in sequenza aree più scoscese e rocciose (con vegetazione arborea ed arbustiva) ad altre mantenute a prato da sfalcio o pascolo. Si oltrepassano i casolari di Campasc e Ghesc per arrivare ad Azal, dove si trova - dismesso - il vecchio stabile della caserma della GdF; la si contorna a monte per raggiungere il bivio con il Sentiero Panoramico (attualmente indistinguibile a causa della mancanza di passaggio e del conseguente inerbimento). Ancora un breve tratto boschivo, poi si arriva alla radura di Ragone, con poche cascine e qualche rudere; la salita, ora non eccessivamente ripida, percorre in traverso a sinistra un pendio che in questa stagione è colorato e profumato da una moltitudine di cespugli di biancospino e ginestra. Dopo aver incontrato le poche baite - più ruderi che altro - di Prà la Vaca, Prà la Feda e Mezza la Via, si attraversa una fascia boscosa e si raggiunge il pulpito di Preginal; da qui il sentiero, con ancora molte scalinate, si impenna per circa 300 metri di dislivello andando a raggiungere i pascoli di Malinone che, appena separati da un rivo, si continuano verso ovest con quelli di Sciucco, questo con baite meglio conservate e scenograficamente appostate sulla valle. Appare subito evidente il proseguimento del sentiero verso il Passo del Turbine con un lungo traverso ascendente verso sinistra; sulla verticale delle baite di Sciucco si devia nettamente a destra (qualche residua traccia di vernice su di un sasso) per imboccare la traccia più evidente diretta al passaggio verso la Svizzera: si cammina su minimi segni di passaggio nell'erba del pascolo che spesso si sovrappongono alle peste degli animali. Oltrepassato un largo tratto di terreno smosso, apparentemente dovuto alla veloce discesa delle greggi ai recinti di Malinone, con un paio di risvolti si prende quota sulle pendici dell'erboso Mot dei Galli, che da qui sotto si confonde in prospettiva con la parete sud del Pizzo Gallegione. La salita prosegue regolare fino a raggiungere una sorta di conca pascoliva compresa fra la Q2260, il pendio del Gallegione e la valletta che scende a confluire nel solco principale - linea geografica di confine - del Lovero. Qui si trova - e ne usufruiamo per il pranzo - un riparo delle pattuglie della GdF: una piccola panca in muro a secco coperta e mimetizzata da una pioda che funge da tetto e riparo alla vista da monte; la scelta della traccia da seguire per lo sconfinamento lascia più di un dubbio: si va per esclusione tralasciando una netta direttiva che tende al sentiero svizzero per il Passo della Prasignola e, soprattutto, varie deviazioni che tendono a calare nel Lovero a valle del passaggio facile affrontando - non so come - una forra franosa. Si percorre quindi in lieve discesa la testata di un valloncello secondario attraversando una ganda, per poi andare a seguire una ripida costolatura erbosa che si avvita a sinistra raggiungendo il fondo di un rivo secondario che confluisce nel Lovero pochi metri sotto il valico; si segue una cengia pianeggiante posta a fronte di una parete di lastroni friabili ed infine si scende nel torrente Lovero: nessun segno di confine dalla parte italiana, bandierina e sigla CH da quella svizzera. La valle del torrente Lovero parte molto più in alto poco sotto la cima del Pizzo Gallegione e, compiendo un arco verso est, si allarga a frana di sassi e ghiaie, per poi trasformarsi in stretta forra a cascate subito sotto il passaggio transnazionale. Entrati in Svizzera la traccia appare subito debolissima quando non completamente assente, ma la bollatura frequentissima indirizza al meglio attraverso un pendio fittamente ricoperto da ginepri striscianti; lasciato a sinistra un baitello isolato con grosso ometto di pietre, ci si avvicina gradualmente al bosco di conifere, dove si trova finalmente un bel sentiero. Scendendo fra gli alberi, si lascia a sinistra il sentiero principale Soglio-Prasignola e poi si sbuca al margine di una lunghissima radura che copre quasi 300 metri di dislivello: si oltrepassano le cascine di Läira, quelle di Vest (poco più in basso una bellissima cascata) e finalmente si arriva ai vasti spazi di Däir: le abitazioni sono frequentate solo occasionalmente per lavori agricoli o di piccolo allevamento, ma tutto è ben tenuto ed i sentieri fra le baite sono ripuliti col decespugliatore. Dopo un tratto quasi pianeggiante si rientra nel bosco e si procede fino a trovare - indicazioni - la deviazione diretta per Castasegna [sarebbe comunque possibile proseguire fino a Soglio e rientrare con la Via da Stoll, molto bella ed interessante, ma lunghissima]. Il sentiero scende a larghe curve attraverso un bosco di latifoglie arido e caldissimo, oltrepassa le due baite di Mott dal Maroel per poi arrivare ai prati e agli allevamenti di Das-ciun, all'incrocio col Sentiero Panoramico; si prosegue nel folto castagneto che ospita qua e là i ruderi di vecchie baite, arrivando quindi al nucleo agricolo di Caslacc, dal quale il sentiero esce con una stupenda scalinata disposta a chiocciola che compie quasi un giro completo. Si prosegue su traccia molto larga con un lieve spostamento verso est per evitare le pareti rocciose (piccola falesia attrezzata) incombenti sulla centrale elettrica EWZ di Castasegna, poi si raggiunge la spianata del Castagneto di Brentan, dove belle stradine turistiche attraversano i prati sparsi di numerosissimi esemplari di castagno, quasi come una collezione di vari cultivar. In breve si raggiunge l'abitato di Castasegna, con i suoi negozi, due chiese ed i palazzi settecenteschi allineati sulla Via Principale, resa tranquilla e quasi solo pedonale dalla deviazione moderna della strada cantonale. Oltrepassata la caserma della polizia grigione, si attraversa di nuovo il torrente Lovero tramite un ponte pedonale e si ritorna a Dogana proprio nei pressi delle caserma all'inizio della salita.
Dal punto di vista paesaggistico, credo si tratti di una delle posizioni migliori per poter ammirare tutta la sfilata di vette compresa fra Uschione e la Valle dell'Albigna, con naturalmente un primo piano su Sciore, Cengalo e Badile.
Ultima considerazione, fa piacere vedere che un giovane pastore carica di nuovo con qualche decina di capre l'alpeggio di Malinone che, in occasione del nostro precedente passaggio (una ventina d'anni fa), era decisamente abbandonato.
Dal parcheggio si abbandona a destra la moderna strada che si dirige al valico di confine automobilistico per salire in centro alla frazione di Dogana a cercare l'imbocco del sentiero, posto fra le caserme dei Carabinieri e della Guardia di Finanza; si comincia subito - e si proseguirà per un bel tratto - con il classico "stile bregagliotto": pendio ripido affrontato per la linea di massima pendenza con interminabili gradinate, quasi sempre ben intagliate e meglio conservate. Dopo la prima rampa rettilinea, la mulattiera si addentra nel bosco e con qualche risvolto raggiunge le abitazioni di Guaita, ancora in vista dei tetti di Dogana e Castasegna; si prosegue attraverso il ripido versante e si percorre una panoramica cengia che infine accompagna fino al terrazzo erboso di Somasascia, dove si trovano, sparsi nei prati, vari gruppi di baite. A questa quota, come anche sull'opposto versante, la Val Bregaglia presenta una successione di terrazzi morenici, che nei secoli sono stati gradualmente adattati dalle popolazioni locali alle attività agricole e di piccolo allevamento: di conseguenza la nostra salita prosegue alternando in sequenza aree più scoscese e rocciose (con vegetazione arborea ed arbustiva) ad altre mantenute a prato da sfalcio o pascolo. Si oltrepassano i casolari di Campasc e Ghesc per arrivare ad Azal, dove si trova - dismesso - il vecchio stabile della caserma della GdF; la si contorna a monte per raggiungere il bivio con il Sentiero Panoramico (attualmente indistinguibile a causa della mancanza di passaggio e del conseguente inerbimento). Ancora un breve tratto boschivo, poi si arriva alla radura di Ragone, con poche cascine e qualche rudere; la salita, ora non eccessivamente ripida, percorre in traverso a sinistra un pendio che in questa stagione è colorato e profumato da una moltitudine di cespugli di biancospino e ginestra. Dopo aver incontrato le poche baite - più ruderi che altro - di Prà la Vaca, Prà la Feda e Mezza la Via, si attraversa una fascia boscosa e si raggiunge il pulpito di Preginal; da qui il sentiero, con ancora molte scalinate, si impenna per circa 300 metri di dislivello andando a raggiungere i pascoli di Malinone che, appena separati da un rivo, si continuano verso ovest con quelli di Sciucco, questo con baite meglio conservate e scenograficamente appostate sulla valle. Appare subito evidente il proseguimento del sentiero verso il Passo del Turbine con un lungo traverso ascendente verso sinistra; sulla verticale delle baite di Sciucco si devia nettamente a destra (qualche residua traccia di vernice su di un sasso) per imboccare la traccia più evidente diretta al passaggio verso la Svizzera: si cammina su minimi segni di passaggio nell'erba del pascolo che spesso si sovrappongono alle peste degli animali. Oltrepassato un largo tratto di terreno smosso, apparentemente dovuto alla veloce discesa delle greggi ai recinti di Malinone, con un paio di risvolti si prende quota sulle pendici dell'erboso Mot dei Galli, che da qui sotto si confonde in prospettiva con la parete sud del Pizzo Gallegione. La salita prosegue regolare fino a raggiungere una sorta di conca pascoliva compresa fra la Q2260, il pendio del Gallegione e la valletta che scende a confluire nel solco principale - linea geografica di confine - del Lovero. Qui si trova - e ne usufruiamo per il pranzo - un riparo delle pattuglie della GdF: una piccola panca in muro a secco coperta e mimetizzata da una pioda che funge da tetto e riparo alla vista da monte; la scelta della traccia da seguire per lo sconfinamento lascia più di un dubbio: si va per esclusione tralasciando una netta direttiva che tende al sentiero svizzero per il Passo della Prasignola e, soprattutto, varie deviazioni che tendono a calare nel Lovero a valle del passaggio facile affrontando - non so come - una forra franosa. Si percorre quindi in lieve discesa la testata di un valloncello secondario attraversando una ganda, per poi andare a seguire una ripida costolatura erbosa che si avvita a sinistra raggiungendo il fondo di un rivo secondario che confluisce nel Lovero pochi metri sotto il valico; si segue una cengia pianeggiante posta a fronte di una parete di lastroni friabili ed infine si scende nel torrente Lovero: nessun segno di confine dalla parte italiana, bandierina e sigla CH da quella svizzera. La valle del torrente Lovero parte molto più in alto poco sotto la cima del Pizzo Gallegione e, compiendo un arco verso est, si allarga a frana di sassi e ghiaie, per poi trasformarsi in stretta forra a cascate subito sotto il passaggio transnazionale. Entrati in Svizzera la traccia appare subito debolissima quando non completamente assente, ma la bollatura frequentissima indirizza al meglio attraverso un pendio fittamente ricoperto da ginepri striscianti; lasciato a sinistra un baitello isolato con grosso ometto di pietre, ci si avvicina gradualmente al bosco di conifere, dove si trova finalmente un bel sentiero. Scendendo fra gli alberi, si lascia a sinistra il sentiero principale Soglio-Prasignola e poi si sbuca al margine di una lunghissima radura che copre quasi 300 metri di dislivello: si oltrepassano le cascine di Läira, quelle di Vest (poco più in basso una bellissima cascata) e finalmente si arriva ai vasti spazi di Däir: le abitazioni sono frequentate solo occasionalmente per lavori agricoli o di piccolo allevamento, ma tutto è ben tenuto ed i sentieri fra le baite sono ripuliti col decespugliatore. Dopo un tratto quasi pianeggiante si rientra nel bosco e si procede fino a trovare - indicazioni - la deviazione diretta per Castasegna [sarebbe comunque possibile proseguire fino a Soglio e rientrare con la Via da Stoll, molto bella ed interessante, ma lunghissima]. Il sentiero scende a larghe curve attraverso un bosco di latifoglie arido e caldissimo, oltrepassa le due baite di Mott dal Maroel per poi arrivare ai prati e agli allevamenti di Das-ciun, all'incrocio col Sentiero Panoramico; si prosegue nel folto castagneto che ospita qua e là i ruderi di vecchie baite, arrivando quindi al nucleo agricolo di Caslacc, dal quale il sentiero esce con una stupenda scalinata disposta a chiocciola che compie quasi un giro completo. Si prosegue su traccia molto larga con un lieve spostamento verso est per evitare le pareti rocciose (piccola falesia attrezzata) incombenti sulla centrale elettrica EWZ di Castasegna, poi si raggiunge la spianata del Castagneto di Brentan, dove belle stradine turistiche attraversano i prati sparsi di numerosissimi esemplari di castagno, quasi come una collezione di vari cultivar. In breve si raggiunge l'abitato di Castasegna, con i suoi negozi, due chiese ed i palazzi settecenteschi allineati sulla Via Principale, resa tranquilla e quasi solo pedonale dalla deviazione moderna della strada cantonale. Oltrepassata la caserma della polizia grigione, si attraversa di nuovo il torrente Lovero tramite un ponte pedonale e si ritorna a Dogana proprio nei pressi delle caserma all'inizio della salita.
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