Monte Pisello (m 2272) da Albaredo
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L’escursione di oggi ci porta nelle Orobie valtellinesi e ha come meta il Monte Pisello. Nulla a che fare con i legumi, si tratta di una italianizzazione del termine dialettale alpèsel: piccola alpe.
È un’elevazione della cresta che parte più a sud dal Monte Fioraro (o Azzarini) e, passando per il Monte Lago, costituisce lo spartiacque fra la Valle del Bitto di Albaredo e la Valle Tartano.
Il Monte Pisello è considerato il monte di Talamona, nel territorio del quale è posto, ma è meno faticoso salirci in cima partendo da Albaredo.
LOCALITA' DI PARTENZA. Albaredo per San Marco, parcheggio in fondo al tratto percorribile della carrareccia che porta a Baitridana, Alpe Piazza (m 1515).
ATTREZZATURA.
Quella standard da escursionismo. Consigliate scarpe alte.
DIFFICOLTÀ.
Complessivamente l’escursione è classificabile T2 (E secondo la classificazione CAI). Facile escursione fino all’Alpe Pedroria; oltre stradine e larghi sentieri lasciano il posto a sentierini e tracce di sentiero, che fanno più “escursione di montagna”. Comunque, anche nei brevi tratti in cui il sentiero si trasforma in una semplice traccia, i segnavia rendono agevole l’orientamento. Solo un brevissimo tratto lievemente esposto.
QUOTA MASSIMA: m 2272, alla vetta del Monte Pisello.
QUOTA MINIMA: m 1515, al parcheggio.
SVILUPPO: km 10,2.
TEMPO EFFETTIVO DI MARCIA: ore 04:15.
TEMPO DI SALITA: ore 02:25;
tempi parziali di salita:
TEMPO DI DISCESA:ore 01:50
tempi parziali di discesa:
DESCRIZIONE PERCORSO.
Dal parcheggio, sul lato destro, si diramano in direzione sud un sentiero che sale lievemente nel bosco, e una larga pista carrozzabile (sembrerebbe di recente costruzione) che si sviluppa parallela al sentiero, ma leggermente più alta; un cartello indica questa per il Rifugio Alpe Piazza. Decido di impegnare il bel sentiero, ma dopo un breve tratto, sbucati in una radura, lo troviamo sbarrato da una recinzione con cancello chiuso e un cartello che indica che si tratta di una proprietà privata: non forziamo il “blocco”: la pista è pochi sopra di noi, e la raggiungiamo con un breve tratto in off-road. Quindi proseguiamo lungo la pista transitando sopra Corte Grassa fino al suo termine, dove si devia per un sentiero che sale sulla destra (indicazioni) conducendo in breve alla Corte Grande (m 1615) con i suoi vasti maggenghi. Arrivati alla parte superiore della Corte, troviamo un terrazzo erboso con una fontana e un’ampia vista che spazia dalla Costiera dei Cech, alla bassa Valtellina, passando per la Val Gerola. Ignoriamo la traccia sulla sinistra e perseguiamo lungo il sentiero che sale nel bosco e, dopo circa un quarto d’ora, arriviamo sulla pista carrozzabile in prossimità del vasto e ubertoso alpeggio di Baitridana (m 1734): un cartello ci segnala che siamo a 10 minuti da Baitridana e a 20 dall’Alpe Piazza. Seguiamo la pista e, effettivamente, in una quindicina di minuti siamo al Rifugio Alpe Piazza (m 1835).
Ritorniamo sui nostri passi per qualche decina di metri e, al baitello che precede il rifugio, dove un cartello con il logo del FAI (Fondo Ambiente Italia) ci indica la direzione per l’Alpe Pedroria percorrendo il Sentiero Stefano Tirinzoni. Imbocchiamo questo sentiero che fra radi larici sale dolcemente fino ad un bivio dove svoltiamo a destra proseguendo lungo il crinale raggiungiamo un calécc (struttura primitiva a pianta quadrata o rettangolare, delimitata da bassi muretti a secco sui quali, all’occorrenza montare un telone di copertura per formare un riparo per pastori), dove deviamo verso sinistra e, percorrendo un canale erboso, raggiungiamo il crinale dove è posta una palina segnaletica. Dopo un breve tratto in discesa sul versante opposto, percorriamo un lungo traverso che, in leggera pendenza, ci porta all’Alpe Pedroria (m 1930).
Dal pannello informativo installato in loco, si apprende che l’Alpe Pedroria, insieme ai pascoli dell’Alpe Madrera è della Baita Eterna, nel 2011 è stata lasciata in eredità al Fondo Ambiente Italiano (FAI) dall’architetto Stefano Tirinzoni, affinché fosse tutelata e valorizzata nel rispetto delle produzioni agricole pastorali e ambientali.
Effettuata una prima fase di analisi, ora si stanno studiando gli interventi migliorativi per il recupero dei pascoli, della sentieristica e il restauro delle baite. Per quanto si può osservare, per quanto riguarda le baite dell’Alpe Predoria, il restauro si è già concretizzato.
Dopo avere scambiato quattro chiacchere con il custode dell’alpe, riprendiamo la marcia trascurando il sentiero che parte alle sue spalle delle baite (lo useremo per il ritorno) e ci dirigiamo verso nord fino ad incrociare, poco distante, la traccia che sale da Talamona, che prendiamo a risalire descrivendo un tornante in direzione est. Superata una palina la traccia ci ricongiungiamo col sentierino che sale dalle spalle delle baite, per il quale iniziamo a risalire un largo canale sotto il Monte Culino: è il tratto più ripido dell’itinerario e ci fa guadagnare rapidamente quota con una serie di stretti tornanti. Raggiunta quota 2150, circa, la traccia svolta a sinistra e ci porta a percorrere in modesta salita il crinale erboso del Monte Culino fino a raggiungere il Passo Culìi (m 2221, anche denominato Passo del Culino). Da qui si può scendere verso la Val Budria, ma noi prosegua a sinistra risalendo la breve creste e, in un manicata di minuti, raggiungiamo la vetta del Pisello (m 2272), che è recintata e vi accediamo attraverso un cancelletto (“chiudete bene” raccomanda una scritta incisa sopra). La cima è contrassegnata da una grossa croce metallica, che custodisce il libro di vetta, e da un altare. Il panorama da quassù è molto ampio: verso est vediamo il paese di Tartano con la Val Lunga, la Valle di Lemma e la Val Budria; a nord spiccano i monti della Val Masino (Porcellizzo, Badile, Cengalo & c.), il Monte Disgrazia e, più a destra fra le nubi, si intravede il gruppo del Bernina; oltre, alla nostra sinistra, all’intera Costiera dei Cèch fino al Pian di Spagna.
Per la discesa ripercorriamo a ritroso l’itinerario di salita, con qualche variante di poco conto.
METEO.
Cielo sereno; nubi sulle cime più elevate sul versante nord (Disgrazia sgombro; Bernina coperto). Calma di Vento. Temperatura alla partenza 23°; in vetta 27°; al termine 25°.
FREQUENTAZIONE.
Il Rifugio Alpe Piazza era affollato (gran pienone), oltre scarsi incontri.
COMPAGNI: Paolo.
Note sitografiche:
È un’elevazione della cresta che parte più a sud dal Monte Fioraro (o Azzarini) e, passando per il Monte Lago, costituisce lo spartiacque fra la Valle del Bitto di Albaredo e la Valle Tartano.
Il Monte Pisello è considerato il monte di Talamona, nel territorio del quale è posto, ma è meno faticoso salirci in cima partendo da Albaredo.
LOCALITA' DI PARTENZA. Albaredo per San Marco, parcheggio in fondo al tratto percorribile della carrareccia che porta a Baitridana, Alpe Piazza (m 1515).
ATTREZZATURA.
Quella standard da escursionismo. Consigliate scarpe alte.
DIFFICOLTÀ.
Complessivamente l’escursione è classificabile T2 (E secondo la classificazione CAI). Facile escursione fino all’Alpe Pedroria; oltre stradine e larghi sentieri lasciano il posto a sentierini e tracce di sentiero, che fanno più “escursione di montagna”. Comunque, anche nei brevi tratti in cui il sentiero si trasforma in una semplice traccia, i segnavia rendono agevole l’orientamento. Solo un brevissimo tratto lievemente esposto.
QUOTA MASSIMA: m 2272, alla vetta del Monte Pisello.
QUOTA MINIMA: m 1515, al parcheggio.
SVILUPPO: km 10,2.
TEMPO EFFETTIVO DI MARCIA: ore 04:15.
TEMPO DI SALITA: ore 02:25;
tempi parziali di salita:
da | parcheggio | a | Rifugio Alpe Piazza: | 60 minuti; |
da | Rifugio Alpe Piazza | a | Alpe Pedroria: | 30 minuti; |
da | Alpe Predoria | a | Passo Culìi: | 50 minuti; |
da | Passo Culìi | a | Monte Pisello, cima: | 5 minuti. |
TEMPO DI DISCESA:ore 01:50
tempi parziali di discesa:
da | Monte Pisello, cima | a | Alpe Pedroria: | 45 minuti; |
da | Alpe Pedroria | a | Rifugio Alpe Piazza: | 20 minuti |
da | Rifugio Alpe Piazza | a | parcheggio: | 45 minuti. |
DESCRIZIONE PERCORSO.
Dal parcheggio, sul lato destro, si diramano in direzione sud un sentiero che sale lievemente nel bosco, e una larga pista carrozzabile (sembrerebbe di recente costruzione) che si sviluppa parallela al sentiero, ma leggermente più alta; un cartello indica questa per il Rifugio Alpe Piazza. Decido di impegnare il bel sentiero, ma dopo un breve tratto, sbucati in una radura, lo troviamo sbarrato da una recinzione con cancello chiuso e un cartello che indica che si tratta di una proprietà privata: non forziamo il “blocco”: la pista è pochi sopra di noi, e la raggiungiamo con un breve tratto in off-road. Quindi proseguiamo lungo la pista transitando sopra Corte Grassa fino al suo termine, dove si devia per un sentiero che sale sulla destra (indicazioni) conducendo in breve alla Corte Grande (m 1615) con i suoi vasti maggenghi. Arrivati alla parte superiore della Corte, troviamo un terrazzo erboso con una fontana e un’ampia vista che spazia dalla Costiera dei Cech, alla bassa Valtellina, passando per la Val Gerola. Ignoriamo la traccia sulla sinistra e perseguiamo lungo il sentiero che sale nel bosco e, dopo circa un quarto d’ora, arriviamo sulla pista carrozzabile in prossimità del vasto e ubertoso alpeggio di Baitridana (m 1734): un cartello ci segnala che siamo a 10 minuti da Baitridana e a 20 dall’Alpe Piazza. Seguiamo la pista e, effettivamente, in una quindicina di minuti siamo al Rifugio Alpe Piazza (m 1835).
Ritorniamo sui nostri passi per qualche decina di metri e, al baitello che precede il rifugio, dove un cartello con il logo del FAI (Fondo Ambiente Italia) ci indica la direzione per l’Alpe Pedroria percorrendo il Sentiero Stefano Tirinzoni. Imbocchiamo questo sentiero che fra radi larici sale dolcemente fino ad un bivio dove svoltiamo a destra proseguendo lungo il crinale raggiungiamo un calécc (struttura primitiva a pianta quadrata o rettangolare, delimitata da bassi muretti a secco sui quali, all’occorrenza montare un telone di copertura per formare un riparo per pastori), dove deviamo verso sinistra e, percorrendo un canale erboso, raggiungiamo il crinale dove è posta una palina segnaletica. Dopo un breve tratto in discesa sul versante opposto, percorriamo un lungo traverso che, in leggera pendenza, ci porta all’Alpe Pedroria (m 1930).
Dal pannello informativo installato in loco, si apprende che l’Alpe Pedroria, insieme ai pascoli dell’Alpe Madrera è della Baita Eterna, nel 2011 è stata lasciata in eredità al Fondo Ambiente Italiano (FAI) dall’architetto Stefano Tirinzoni, affinché fosse tutelata e valorizzata nel rispetto delle produzioni agricole pastorali e ambientali.
Effettuata una prima fase di analisi, ora si stanno studiando gli interventi migliorativi per il recupero dei pascoli, della sentieristica e il restauro delle baite. Per quanto si può osservare, per quanto riguarda le baite dell’Alpe Predoria, il restauro si è già concretizzato.
Dopo avere scambiato quattro chiacchere con il custode dell’alpe, riprendiamo la marcia trascurando il sentiero che parte alle sue spalle delle baite (lo useremo per il ritorno) e ci dirigiamo verso nord fino ad incrociare, poco distante, la traccia che sale da Talamona, che prendiamo a risalire descrivendo un tornante in direzione est. Superata una palina la traccia ci ricongiungiamo col sentierino che sale dalle spalle delle baite, per il quale iniziamo a risalire un largo canale sotto il Monte Culino: è il tratto più ripido dell’itinerario e ci fa guadagnare rapidamente quota con una serie di stretti tornanti. Raggiunta quota 2150, circa, la traccia svolta a sinistra e ci porta a percorrere in modesta salita il crinale erboso del Monte Culino fino a raggiungere il Passo Culìi (m 2221, anche denominato Passo del Culino). Da qui si può scendere verso la Val Budria, ma noi prosegua a sinistra risalendo la breve creste e, in un manicata di minuti, raggiungiamo la vetta del Pisello (m 2272), che è recintata e vi accediamo attraverso un cancelletto (“chiudete bene” raccomanda una scritta incisa sopra). La cima è contrassegnata da una grossa croce metallica, che custodisce il libro di vetta, e da un altare. Il panorama da quassù è molto ampio: verso est vediamo il paese di Tartano con la Val Lunga, la Valle di Lemma e la Val Budria; a nord spiccano i monti della Val Masino (Porcellizzo, Badile, Cengalo & c.), il Monte Disgrazia e, più a destra fra le nubi, si intravede il gruppo del Bernina; oltre, alla nostra sinistra, all’intera Costiera dei Cèch fino al Pian di Spagna.
Per la discesa ripercorriamo a ritroso l’itinerario di salita, con qualche variante di poco conto.
METEO.
Cielo sereno; nubi sulle cime più elevate sul versante nord (Disgrazia sgombro; Bernina coperto). Calma di Vento. Temperatura alla partenza 23°; in vetta 27°; al termine 25°.
FREQUENTAZIONE.
Il Rifugio Alpe Piazza era affollato (gran pienone), oltre scarsi incontri.
COMPAGNI: Paolo.
Note sitografiche:
Tourengänger:
Alberto C.

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