Rifugio Vincino da Brenzio
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Bella gita autunnale proprio a cavallo del confine convenzionale fra Prealpi ed Alpi: dal Passo di San Jorio scende l'omonimo torrente che, seguendo la faglia della cosiddetta Linea Insubrica, proprio qui le separa.
Si percorre per un lungo tratto la quarta (ed ultima) tappa della Via dei Monti Lariani, quasi sempre ben segnalata (ora si sono aggiunte le piastrine rinnovate del Sentiero Italia nella variante settentrionale), ma palesemente poco frequentata. Tutta l'escursione patisce un poco la diffusa presenza di un reticolo di piste forestali che connettono ogni più piccolo nucleo di baite (praticamente tutte case di vacanza) e soprattutto il tragitto di ritorno che avviene lungo la carrozzabile dal Ponte di Maiavacca a Brenzio. Per il resto ci si muove attraverso meravigliosi boschi di faggio e, più insolitamente, grandi estensioni di aceri: notevoli alcuni esemplari monumentali.
Dalla chiesa si entra fra gli stretti vicoli del paese per portarsi fra le abitazioni più in alto (procedere a tentativi: nessuna indicazione); alla fine si trova un sentiero che si allontana in direzione dei boschi nelle vicinanze di una cappella votiva. Il percorso è lungo e di scarsa pendenza: si procede fra i castagni attraversando i numerosi rivoli che percorrono ogni minima valletta ed incontrando un paio di contrade ormai del tutto ridotte a rudere; infine il sentiero si trova sbarrato dalla recinzione di una moderna abitazione ("Baita Nonno Domenico"), ma, aggirando dal basso, si riesce a passare sul viottolo di accesso e poco oltre su di una carrozzabile asfaltata che sale da Stazzona (ci troviamo poco a monte della contrada Sciee). Qui si incrociano i segnali della Via dei Monti Lariani; si segue la strada per breve tratto, finchè, alle prime case di Nessa, si entra nei prati del "monte" per poi tornare nel bosco. Continuando la salita si arriva quindi all'ampia radura di L'Agnone, con numerose costruzioni sparse; di nuovo si ritorna nel bosco per raggiungere dopo breve tratto la località Badalucco, con poche abitazioni rimodernate ed uno splendido nucleo originale; da qui il sentiero inizia dapprima a scendere e poi a mantenersi in quota fino ad arrivare al Ponte di Bodanghen, un antico arco di pietra che scavalca il Torrente San Jorio. La salita riprende più intensa attraverso un versante inizialmente più scosceso, oltrepassa la contrada abbandonata di Margine e poi prosegue fino a convergere in una pista sterrata dove si trovano un paio di teleferiche per il soprastante villaggio di Belmonte; si segue la strada e poi un sentiero fino ai prati della contrada Marlone dove, al termine della vastissima radura, in corrispondenza di una piazzola di giro, parte il sentiero per la Bocchetta di Camedo: esiste qualche sporadica indicazione e i bivii non sono mai segnalati. Sempre presenti però le frecce gialle della Pro-loco di Consiglio di Rumo a favore del proprio Rifugio Vincino. Il sentiero quindi prosegue in traverso assecondando un paio di valloni minori, poi attraversa su di una passerellale acque della Val Piana e risale alle baite di Piazza: qui si svolta a sinistra in salita su di un acciottolato (mulattiera militare) fino a Vincino; in alto, al limite del bosco già si nota la classica costruzione porticata (ex-caserma GdF) del Rifugio Vincino: per raggiungerla occorre proseguire a margine di un rimboschimento fino ad incontrare una deviazione che sale a tornanti nella faggeta.
Al ritorno evitiamo il giro in direzione della Valle Fiumetto (Camedo) e scendiamo direttamente a Vincino attraverso prati degradati ed ormai paludosi; da qui ripercorriamo la via di salita fino alla piazzola di giro ed iniziamo il lunghissimo percorso della carrozzabile fino a Brenzio. Dapprima per ripida cementata si scende a Ceresa, poi con qualche largo tornante si arriva al Ponte di Maiavacca che attraversa il Torrente San Jorio in prossimità della sua confluenza nel Liro. Qui la strada (di libera percorrenza ma priva di parcheggi), dopo una cospicua risalita, con un lunghissimo traverso torna al punto di partenza.
Si percorre per un lungo tratto la quarta (ed ultima) tappa della Via dei Monti Lariani, quasi sempre ben segnalata (ora si sono aggiunte le piastrine rinnovate del Sentiero Italia nella variante settentrionale), ma palesemente poco frequentata. Tutta l'escursione patisce un poco la diffusa presenza di un reticolo di piste forestali che connettono ogni più piccolo nucleo di baite (praticamente tutte case di vacanza) e soprattutto il tragitto di ritorno che avviene lungo la carrozzabile dal Ponte di Maiavacca a Brenzio. Per il resto ci si muove attraverso meravigliosi boschi di faggio e, più insolitamente, grandi estensioni di aceri: notevoli alcuni esemplari monumentali.
Dalla chiesa si entra fra gli stretti vicoli del paese per portarsi fra le abitazioni più in alto (procedere a tentativi: nessuna indicazione); alla fine si trova un sentiero che si allontana in direzione dei boschi nelle vicinanze di una cappella votiva. Il percorso è lungo e di scarsa pendenza: si procede fra i castagni attraversando i numerosi rivoli che percorrono ogni minima valletta ed incontrando un paio di contrade ormai del tutto ridotte a rudere; infine il sentiero si trova sbarrato dalla recinzione di una moderna abitazione ("Baita Nonno Domenico"), ma, aggirando dal basso, si riesce a passare sul viottolo di accesso e poco oltre su di una carrozzabile asfaltata che sale da Stazzona (ci troviamo poco a monte della contrada Sciee). Qui si incrociano i segnali della Via dei Monti Lariani; si segue la strada per breve tratto, finchè, alle prime case di Nessa, si entra nei prati del "monte" per poi tornare nel bosco. Continuando la salita si arriva quindi all'ampia radura di L'Agnone, con numerose costruzioni sparse; di nuovo si ritorna nel bosco per raggiungere dopo breve tratto la località Badalucco, con poche abitazioni rimodernate ed uno splendido nucleo originale; da qui il sentiero inizia dapprima a scendere e poi a mantenersi in quota fino ad arrivare al Ponte di Bodanghen, un antico arco di pietra che scavalca il Torrente San Jorio. La salita riprende più intensa attraverso un versante inizialmente più scosceso, oltrepassa la contrada abbandonata di Margine e poi prosegue fino a convergere in una pista sterrata dove si trovano un paio di teleferiche per il soprastante villaggio di Belmonte; si segue la strada e poi un sentiero fino ai prati della contrada Marlone dove, al termine della vastissima radura, in corrispondenza di una piazzola di giro, parte il sentiero per la Bocchetta di Camedo: esiste qualche sporadica indicazione e i bivii non sono mai segnalati. Sempre presenti però le frecce gialle della Pro-loco di Consiglio di Rumo a favore del proprio Rifugio Vincino. Il sentiero quindi prosegue in traverso assecondando un paio di valloni minori, poi attraversa su di una passerellale acque della Val Piana e risale alle baite di Piazza: qui si svolta a sinistra in salita su di un acciottolato (mulattiera militare) fino a Vincino; in alto, al limite del bosco già si nota la classica costruzione porticata (ex-caserma GdF) del Rifugio Vincino: per raggiungerla occorre proseguire a margine di un rimboschimento fino ad incontrare una deviazione che sale a tornanti nella faggeta.
Al ritorno evitiamo il giro in direzione della Valle Fiumetto (Camedo) e scendiamo direttamente a Vincino attraverso prati degradati ed ormai paludosi; da qui ripercorriamo la via di salita fino alla piazzola di giro ed iniziamo il lunghissimo percorso della carrozzabile fino a Brenzio. Dapprima per ripida cementata si scende a Ceresa, poi con qualche largo tornante si arriva al Ponte di Maiavacca che attraversa il Torrente San Jorio in prossimità della sua confluenza nel Liro. Qui la strada (di libera percorrenza ma priva di parcheggi), dopo una cospicua risalita, con un lunghissimo traverso torna al punto di partenza.
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