Sulla trave di questo cascinino ho lasciato scritto tanti miei pensieri. Parole dette al vento in
una vita intera, udite solo da camosci e abeti. Suoni diventati simboli, scolpiti nel legno per
non essere dimenticati. Io, Giovanni M. li ho scritti perchè le mie azioni non cadano nell'oblio.
Ogni tanto li rileggo...e mi commuovo. Incisi tanti anni fa, nel silenzio della mia solitudine che
mi faceva star solo bene. Tanto ho ricevuto, qualcosa ho dato, ne vado fiero.
Beh! certo, a volte avrei voluto essere giù al piano con gli amici.
Con loro seduto a bere, scherzare e a parlare di donne.
Nella pace e nel silenzio, rotto solo dal sibilo del vento o dallo scampanellìo delle pecore,
ho comunque trovato il mio equilibrio. Ho goduto della vastità degli orizzonti, ogni qual volta
sono salito a monte. Verso il Piz Pombi o al Motasc, i miei occhi si sono riempiti di luce, la
luce abbagliante di questa superba natura che mi circonda.
Ho visto passare tante stagioni, tanto diverse anche se uguali. Ho goduto, se pur di rado,
della compagnia dei pochi che hanno avuto il coraggio di venire a trovarmi.
Nei momenti più duri, anche se passeggeri, sono sceso all'Alp de Crasteira a farmi cullare
dalle voci amiche che lì trovavo. Però il bisogno, e la voglia, di stare solo nei miei silenzi
hanno sempre avuto il sopravvento.
Momenti meravigliosi, vissuti e passati come un lampo in un temporale estivo!
Il suono del tuono è durato di più, imprigionato nella mia testa, ma è sparito anch'esso. Poi
sono rimasti solo i ricordi, il mio corpo sconfitto dall'età, mi ha relegato al piano con i vecchi
miei coetanei. Non ho mai veramente accettato questo inevitabile ciclo umano:
una "sconfitta" che prima o poi sapevo sarebbe arrivata.
Oohh! Passato che non torni più! Quanti ricordi, tanti pensieri che il mio spirito indomito,
non ha mai voluto dimenticare. Così, contro ogni logica, ho deciso quale doveva essere
il "mio finale"!! Forse raccontandoti parte del mio passato, mi auguro tu possa dare un
diverso senso al "tuo presente": alla tua meravigliosa sconfitta!!
Ogni giorno passato da vecchio con i vecchi, mi sembrava una punizione non meritata!
Avevo sempre camminato a testa alta, volevo morire alla stessa maniera!
Così una mattina, stanco ed acciaccato, senza dire niente a nessuno, ero salito in valle.
L'alpetto del Corn mi stava aspettando, ne ero certo. Tutti quanti lasciamo dietro di noi la
scia del "nostro vissuto", c'era tanto di me in quel posto: era giunto il momento di una
riunione eterna!
Senza incontrare anima viva, lento dolorante e col fiatone, in quattro ore ero giunto a
Crestaira. Con le lacrime agli occhi, sconvolto dalla fatica, avevo ripensato alla
gioventù perduta. Con quel tempo, quarant'anni prima, avrei raggiunto le cime, invece ero
solo qui. L'inverno era alle porte, il maggengo era privo di vita. Mi ero riposato a lungo,
sapevo che mancava il pezzo più duro, il più ripido, disperavo di riuscirci!
Dopo troppo tempo mi ero rialzato, la stanchezza non era per niente passata, mi ero
avviato comunque. Sceso ai tre ponticelli, era cominciata la salita nel Bosch del Corn.
Più di cinquecento metri di erti pendii, senza tregua, senza respiro, senza più forze per
il vecchio qual ero. Con soste continue e indicibile sforzo, metro dopo metro, passo dopo
passo, ero giunto nei pressi della mia vecchia abitazione. Pochi metri sopra di me, mure
amiche stavano vibrando infreddolite. Il vento che calava gelido dalla Gagna del Pombi,
si stava facendo sentire nell'incombenza della sera.
Allo stremo delle forze, con dolori ai vecchi muscoli atrofizzati, infine avevo ceduto.
Scivolato a terra, come il sacco vuoto che ero diventato, in breve avevo perso conoscenza.
Il giorno era finito così. La pallida luce del tramonto se ne era andata all'arrivo del buio.
Non posso dire quanto sono rimasto inerme a terra. Fossi tornato il giovane e forte di un
tempo, in dieci minuti sarei giunto alla mèta: dovevo quindi morire ad un passo dal Corn?
Il bosco, la natura, aiutano chi vive in simbiosi con loro. Io ero fra quelli, gli abeti spinti dal
vento, sapendolo avevano urlato "si" al mio più intimo desiderio: mi ero svegliato!
Era buio pesto, intirizzito dal freddo, a fatica mi ero rialzato. C'era voluto un po' per capire
dove ero, anziani si diventa e le conseguenze si pagano. Tornato lucido, senza luce ma
guidato dal mio istinto, mi ero avviato. Tre volte ero caduto malamente, ma altrettante i miei
adorati alberi mi avevano rivisto in piedi. In un lungo calvario notturno ero infine giunto al
Corn. La cascina era chiusa, le chiavi non le avevo. Mangiato e bevuto quel poco che avevo,
mi ero riposato ancora. Dopo un tempo che mi era parso eterno, oramai completamente
privo di energia, con sforzo supremo mi ero drizzato in piedi.
Avevo toccato la trave in legno su cui avevo inciso i miei pensieri. Lacrime infreddolite erano
scese giù fino alla mia barba incolta.
Alla fine, completamente esausto, ero crollato sull'erba gelata. L'alba era dunque giunta con
me disteso a terra in ipotermia.
L'anemico sole era spuntato da dietro il Motasc. Nel mio ultimo scampolo di vita, riscaldato
appena dai raggi solari, avevo rivisto le mure amiche, un attimo solo per poi spirare.
Con la folle, cocciuta testardaggine (del vecchio quale ero), avevo raggiunto il mio obiettivo:
morire dove avevo vissuto tutta la mia vita da uomo libero!!
Come tutti coloro che hanno la fortuna di esalare l'ultimo respiro all'aria aperta senza
essere subito trovati, anche il mio spirito aveva potuto staccarsi da me. Liberatosi
dell'involucro che lo teneva vincolato alla carne, si era elevato sopra di esso.
Tornato cosciente, avevo proseguito la mia "esistenza" ad un livello superiore.
E così, anni e decenni erano passati. Avevo visto estati ed inverni.
Caldo gelo acqua neve vento si erano susseguiti in un ciclo continuo. Il paesaggio sempre
uguale non mi aveva mai stancato. La profonda pace interiore generatasi dal distacco del
mio corpo, mi aveva permesso di apprezzare ancora di più quello che vedevo.
Avevo lottato strenuamente per concludere la vita in questo luogo di pace:
avevo vinto morendo!!
Tanto tempo è passato, tanto ho visto, te compreso! Sei comparso in silenzio, titubante ma
deciso. Hai esplorato la zona tenendo a bada la tua paura, il selvatico ti ha urlato addosso
senza troppo ferirti. Come fossi una spugna, hai assorbito tutto ciò che hai visto con piacere.
Sei tornato ancora, spavaldo, per affrontare la sfida salendo in vetta al Piz Pombi.
Da subito ho capito quanto fossimo simili: stesso amore per il bosco, stesso bisogno di
muoverti nei vasti spazi. Subito in sintonia, ti ho penetrato la carne con la mia pace interiore.
Non hai capito come, ma è grazie a me se sei sempre tornato felice.
Oggi ti ho rivisto, non sei solo. Un tuo simile, in tutto e per tutto, ti sta accompagnando.
Lo stesso indomito desiderio di libertà muove i suoi passi.
Mi ci è voluto poco per capire quanto sei cambiato, forse un fatto transitorio, ma oggi è così.
Hai assorbito la mia energia in modo blando confermando i miei dubbi.
Ma è al tuo ritorno che tutto mi è diventato chiaro:
volevi accompagnare qualcuno su di una vetta che non volevi salire!
Stanco e demotivato hai rovinato la giornata al tuo "socio". Ti senti in colpa, forse ti credevi
un dio, pensando che bastasse il carattere per giungere in vetta. Non è così, questi sono
posti duri per gente allenata, nulla è lasciata al caso. Hai pagato a caro prezzo questo tuo
errore, il tuo orgoglio urla il suo disappunto, e tu provi vergogna. Ci vuole rispetto per le
persone con cui cammini, la superficialità non aiuta nessuno!
Hai condotto qui qualcuno che rinuncia di rado, la cui frase che maggiormente usa è
"avanti così!!" E' preparato e motivato, in questi posti egli si trova a suo agio:
te lo sei scordato?
Ricordati però che io ho lottato per morire al Corn, perchè arrivare quassù non è mai una
sconfitta, e tu lo sai. Hai superato il limite dei boschi, è roba per pochi.
La selvaggia bellezza di questo luogo fa la differenza, chi è con te ora e di cui non
conosco il nome, ha visto. E chi vede apprezza....o pensi il contrario?
Dunque, qual è il tuo problema?
La vetta non è il solo premio che ricevi camminando.
Che ne sarà di te, lo deciderai da solo.
Io, etereo spirito dei boschi, sono la fonte in cui dissetare la tua sete di libertà...
...non dimenticarmi!!
NB: Questo racconto di fantasia è un piccolo omaggio a Giovanni Migliorati,
pastore di pecore che ha passato molti anni fra queste splendide montagne!
PS: Il percorso è stato disegnato su cartina senza usare la traccia GPS.
L'attendibilità, dove non c'è sentiero, è davvero poca!
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