Pizzo Tresero 3594 Punta Pedranzini 3599 Cima Dosegù 3560
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Ritornato al Passo Gavia, stavolta da solo. Parcheggiato sul versante valtellinese.
Dal Rifugio Berni si scende a un ponticello in legno, si passa sotto un ex rifugio e con molti saliscendi si arriva al Ponte dell'Amicizia 2516 , in ferro e posto su una stretta gola. Il sentiero sale ben segnalato, passa vicino a un piccolo lago, e poi arriva in vista del bivacco. Qui la traccia è incerta e ci sono 2 varianti. Quindi ci sono dei passaggi su placche lisce e non appigliate. La migliore possibilità e scendere sul ghiacciaio, ormai pulito e crepacciato. Ho i ramponi nello zaino, ma preferisco non usarli, passando dove c'è qualche sasso incastrato nel ghiaccio o dove il terriccio lo ricopre e fa presa. In un crepaccio si vede un bastoncino da trekking.
Si va poi a transitare su una fascia di massi da crollo e si prende poi la costa ( 3480 m ) con corde che fà salire una liscia piodata. ( mi sembra cambiato molto rispetto a 10 anni fà ) e porta sulla cresta Sud-Ovest molto più a monte del bivacco. Quindi di cresta senza problemi su al Pizzo Tresero 3594 m. Fin qui però ero già arrivato anni fà quando un malore a mio figlio mi fece rinunciare già alla prima vetta alla traversata delle 13 cime.
Ma ora da solo e molto più incosciente ho deciso di proseguire un pezzo su quel crinale, anche se le previsioni meteo non sono del tutto incoraggianti. Giù quindi senza problemi a una sella a circa 3540 m, e mi avvicino all'apparente ardito castello della Punta Pedranzini, ma poi seguendo i segni delle ramponate e con passaggi che non vanno oltre il 2° grado arrivo alla croce di vetta quasi senza accorgermi. Daltronde è anche abbastanza vicina. Ruderi di una casermetta nei pressi e la croce è fatta da 2 pali presi da essa. Ora la prossima meta è molto più lontana, come pure la sella è ben più profonda. La discesa inizialmente molto facile, poi si arriva a un punto lambito dal Ghiacciaio dei Forni a sinistra, quindi dopo alcuni tratti rocciosi a saliscendi si arriva al punto più basso a 3475 m circa. Alla fine tutti i passaggi affrontati con la dovuta concentrazione si risolvono senza problemi, si passa in una specie di frattura in un torrione, e a volte si aggira a destra o a sinistra le difficoltà maggiori. I segni dei ramponi sulla roccia sono di grande aiuto a indicare la via. Un'altra baracca di legno è sotto la vetta. In breve sono anche sulla Cima Dosegù 3560 m. Grande croce in ferro e libro di vetta. Sono esattamente a metà via di cresta per il San Matteo, ma oltre ci vogliono di sicuro ramponi e piccozza. Il tempo cambia e nuvole minacciose cominciano ad avvolgere le prime cime e devo ritornare sui miei passi. Sceso a ritroso alla Sella più bassa, qui si potrebbe facilmente scendere a sinistra sul ghiacciaio del Dosegù che è si crepacciato ma quassù abbastanza bonario, il problema è la discesa della sua fronte ripida e senza neve, quindi vado ancora alla risalita della Pedranzini ( + 130 m oltre ai saliscendi ) e ancora al Pizzo Tresero ormai avvolto nella nebbia. Dalla normale stà salendo un altro alpinista ( avrò compagnia almeno in discesa ). La mia idea di sondare la discesa passando dalla Punta del Segnale sulla costa ovest è scartata purtroppo, senza visibilità e sentiero. Sarebbe stato un bel poker di 3000.
Scendo quindi come all'andata, con minime varianti , passando ancora sotto il Bivacco Seveso, e dal Ponte dell'Amicizia.
Conclusione, oggi sono salito 2 volte al Tresero 2 volte alla Pedranzini e 1 volta al Dosegù, se avessi avuto un compagno e una corda facevo prima a salire il San Matteo e scendere dal ghiacciaio.
Dal Rifugio Berni si scende a un ponticello in legno, si passa sotto un ex rifugio e con molti saliscendi si arriva al Ponte dell'Amicizia 2516 , in ferro e posto su una stretta gola. Il sentiero sale ben segnalato, passa vicino a un piccolo lago, e poi arriva in vista del bivacco. Qui la traccia è incerta e ci sono 2 varianti. Quindi ci sono dei passaggi su placche lisce e non appigliate. La migliore possibilità e scendere sul ghiacciaio, ormai pulito e crepacciato. Ho i ramponi nello zaino, ma preferisco non usarli, passando dove c'è qualche sasso incastrato nel ghiaccio o dove il terriccio lo ricopre e fa presa. In un crepaccio si vede un bastoncino da trekking.
Si va poi a transitare su una fascia di massi da crollo e si prende poi la costa ( 3480 m ) con corde che fà salire una liscia piodata. ( mi sembra cambiato molto rispetto a 10 anni fà ) e porta sulla cresta Sud-Ovest molto più a monte del bivacco. Quindi di cresta senza problemi su al Pizzo Tresero 3594 m. Fin qui però ero già arrivato anni fà quando un malore a mio figlio mi fece rinunciare già alla prima vetta alla traversata delle 13 cime.
Ma ora da solo e molto più incosciente ho deciso di proseguire un pezzo su quel crinale, anche se le previsioni meteo non sono del tutto incoraggianti. Giù quindi senza problemi a una sella a circa 3540 m, e mi avvicino all'apparente ardito castello della Punta Pedranzini, ma poi seguendo i segni delle ramponate e con passaggi che non vanno oltre il 2° grado arrivo alla croce di vetta quasi senza accorgermi. Daltronde è anche abbastanza vicina. Ruderi di una casermetta nei pressi e la croce è fatta da 2 pali presi da essa. Ora la prossima meta è molto più lontana, come pure la sella è ben più profonda. La discesa inizialmente molto facile, poi si arriva a un punto lambito dal Ghiacciaio dei Forni a sinistra, quindi dopo alcuni tratti rocciosi a saliscendi si arriva al punto più basso a 3475 m circa. Alla fine tutti i passaggi affrontati con la dovuta concentrazione si risolvono senza problemi, si passa in una specie di frattura in un torrione, e a volte si aggira a destra o a sinistra le difficoltà maggiori. I segni dei ramponi sulla roccia sono di grande aiuto a indicare la via. Un'altra baracca di legno è sotto la vetta. In breve sono anche sulla Cima Dosegù 3560 m. Grande croce in ferro e libro di vetta. Sono esattamente a metà via di cresta per il San Matteo, ma oltre ci vogliono di sicuro ramponi e piccozza. Il tempo cambia e nuvole minacciose cominciano ad avvolgere le prime cime e devo ritornare sui miei passi. Sceso a ritroso alla Sella più bassa, qui si potrebbe facilmente scendere a sinistra sul ghiacciaio del Dosegù che è si crepacciato ma quassù abbastanza bonario, il problema è la discesa della sua fronte ripida e senza neve, quindi vado ancora alla risalita della Pedranzini ( + 130 m oltre ai saliscendi ) e ancora al Pizzo Tresero ormai avvolto nella nebbia. Dalla normale stà salendo un altro alpinista ( avrò compagnia almeno in discesa ). La mia idea di sondare la discesa passando dalla Punta del Segnale sulla costa ovest è scartata purtroppo, senza visibilità e sentiero. Sarebbe stato un bel poker di 3000.
Scendo quindi come all'andata, con minime varianti , passando ancora sotto il Bivacco Seveso, e dal Ponte dell'Amicizia.
Conclusione, oggi sono salito 2 volte al Tresero 2 volte alla Pedranzini e 1 volta al Dosegù, se avessi avuto un compagno e una corda facevo prima a salire il San Matteo e scendere dal ghiacciaio.
Tourengänger:
Antonio59 !

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