Piz de Groven, Cima W (m.2675)
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NOTA. Trattandosi di una montagna pochissimo frequentata (a leggere il libro di vetta della Cima W potremmo anche dire di essere stati i primi dall'inizio del 2022) crediamo di aver notato - tracce GPS docet - qualche discrepanza tra la CNS e la situazione reale di questa complicata e selvaggia Montagna che non è peraltro nostra intenzione mettere in discussione in quanto come sappiamo la topografia è una materia non priva di margini d'errore, come moltissime altre cose del resto. Pertanto in questa breve "nota d'avvertimento" esponiamo ciò che ci è parso in contrasto con la carta, pur mantenendo nella presente relazione le quote riportate su CNS. La nostra escursione che, per eccesso di cautela, si è limitata alla Cima W è comunque incompleta causa mancata visita della Cima E principale (m.2694) per temuto, ma non avvenuto, peggioramento delle condizioni meteo, e dunque manca una completa conferma di quanto qui asserito.
La traccia GPS evidenzia che la quota m.2675 tradizionalmente assegnata alla Cima W del Piz de Groven in realtà andrebbe attribuita all'attigua anticima W, separata dalla vetta vera e propria da una breve depressione fortemente caratterizzata dalla presenza di uno spettacolare gendarme. La Cima W, in cui si trova la croce, andrebbe "sollevata" di una quindicina di metri, circa m.2690, ad una quota quindi appena inferiore alla più alta e poco discosta Cima E (m.2694).
Da Selma (m.977; due piccoli parcheggi di cui il più a valle richiede 30/40 metri ulteriori di dislivello) si segue il sentiero nel bosco che in breve conduce ai bel nucleo di Bersach (m.1332), dal quale - incrociata in un paio di punti la strada asfaltata - si sale con pendenza più decisa in una pineta seguendo le stinte marcature CAS: sentiero si direbbe non molto frequentato e tendenzialmente inerbato (tolta qualche zecca...) che risale un erto pendio incrociando il Sentiero Alpino Calanca poco sotto l'evidente forcella di Motta del Perdül (m.2003), luogo da cui ha anche inizio la lunga e tormentata cresta N/NW del Piz de Groven. Anzichè affrontarla da qui occorre perdere una cinquantina di metri verso le rovine dell'Alp d'Aion per poi abbandonare il percorso marcato in favore dei primi blocchi tra i prati deviando a destra (Sud).
Un errore di valutazione, costata circa tre quarti d'ora, ci fa tuttavia risalire un primo evidente e ripido canale/colatoio che pare spegnersi contro una cresta turrita e impervia, quando in realtà occorre seguire tutta l'ampia spianata detritica della Marscia d'Aion sino al superamento dell'evidente promontorio, che invita a spostarsi poi tutto a destra in vista dell'evidente Bocchetta senza nome m.2478.
Dalla Bocchetta, raggiunta senza particolari problemi, ha inizio la parte più dura, con immediata impennata tra rocce e blocchi in un ambiente che invita subito all'avventura e che nonostante la severità offre più possibilità da valutare metro per metro, tra canalini franosi, primi passaggini facili e qualche insidioso traverso esposto su cengia. Quando la cresta s'allarga in una specie di complesso anfiteatro la musica non cambia, ma gradualmente l'uso delle mani e qualche tratto d'arrampicata (II°) abbastanza esposto comincia ad imporsi, culminando in una sorta di camino semi-verticale ma ben gradinato ed appigliato che adduce ora più facilmente alla quota m.2675, in realtà anticima della Cima W del Piz de Groven, separata da una breve ma ardita depressione in cui con provvidenziale e aerea cengia rocciosa si aggira a sinistra un grosso gendarme, per poi risalire i metri finali. La Cima W del Piz de Groven è sormontata da una piccola, strana croce metallica con libro di vetta e la distanza dalla più alta Cima E (m.2694) non pare poi molta, e neanche complicatissima (ma potremmo sbagliare): purtroppo, temendo peggioramenti, non ci fidiamo a proseguire e preferiamo tornare sui nostri passi. Questa Cima selvaggia avrebbe meritato ben altra giornata e ben altri panorami (più intuiti ed immaginati che altro) di oggi, ma va bene comunque...
La discesa avviene, con qualche piccola variante prima della bocchetta, per la stessa via; sul Sentiero Alpino Calanca incontriamo casualmente un volontario svizzero-tedesco munito di decespugliatore per la pulizia di quest'ultimo percorso che collega quattro capanne lungo le pittoresche creste calanchine.
Gabrio
Sabato 19 Agosto 2009 ero solo, proprio qui, ad Aion Vec.
Oggi come allora, l'obiettivo è raggiungere il Piz de Groven.
Il mio compito ora è fare da "guida" a chi non ne ha proprio bisogno: difatti sbaglio!!
Seguendo ricordi non veritieri risalgo pietraie e ripidi pendii erbosi con rocce bagnate, verso
la quota 2352m, della cresta N/W del Groven.
Con i piedi a mollo in un posto di m... finalmente mi rinsavisco. Torno umile e vigile quanto
basta per capire l'errore: "Mi sono giocato la cima?"
Io l'ho già salita, ma che dire ai due che sono con me?
Un breve consulto tra noi e la CNS, basta per capire dove passare. Scesi con cautela il ripido
versante, ci immettiamo nella pietraia, fin quasi oltre lo sperone roccioso.
Mentre aspetto i miei "soci" ripenso alle previsioni meteo di giornata:
"Verso sera temporali, localmente anche di forte entità!" E' questo che ci aspetta, niente cima
dunque? Nuvole scure arrivate in anticipo, sembrerebbero confermarlo.
"Un passo alla volta!" Mi dico, mentre aspetto Emiliano e Antonio. Indicata loro la via, in
tacito accordo, proseguiamo decisi. Fino alla bocchetta, nuvole basse e cupe, continuano a
ballarci in tondo. Come a rincarare la dose, dal versante S/W della bocchetta, folte nebbie
salgono a coprire la cresta. Sono minacciose....io più di loro.
Arrivato nel "mio terreno ideale", mi sento come un mastino a cui è stato tolto il collare.
"Scodinzolo" più felice che mai. Mollo zaino e bastoncini, non vedo l'ora di "annusare" la via
di salita. Il tempo sembra tenere, non pensavo di arrivare fin qui, viste le premesse.
"Andata e ritorno senza sosta" quasi impongo ad Emiliano ed Antonio.
L'uomo prudente campa due volte, "dico" senza emettere alcun suono.
Mi avvio senza tentennare, districandomi fra rocce e profondi, incisi, canali.
Il mio adorato terreno "F" non troppo difficile, ma mai banale, mi chiama a gran voce.
Ora a destra, ora a sinistra, vado alla ricerca del passaggio migliore, inseguendo la mia
vocazione per questo tipo di ambiente.
Lascio ometti per il ritorno, con le nebbie che vanno e vengono, è d'obbligo farlo.
Raggiungo l'antecima W, la vetta è lì che mi guarda! Scendo di pochi metri, evito un pinnacolo
roccioso sul suo lato sinistro e sono in vetta, gli altri sono appena dietro.
Come un bimbo che per tanto tempo ha desiderato un gioco, ora che ce l'ho "fra le mani", della
vetta non mi importa quasi più nulla!
Adesso è la discesa è il mio unico interesse. Penso al mio zaino lasciato in attesa alla
bocchetta. Il tempo resta incerto, non vedo l'ora di andare giù.
Due foto, qualcosa da mettere sotto i denti e poi si torna indietro.
Piano piano, un passo alla volta. Attaccato ad erba e rocce, con i dirupi pronti ad "ingoiarmi"
ovunque guardo, quasi mi dimentico di non essere solo.
Sviato dal "mio terreno", penso solo al modo migliore per affrontarlo.
Tengo d'occhio gli ometti lasciati lungo la via, nulla sembra essere scontato ed evidente
mentre ho la faccia rivolta a valle...!!!
Raggiungo lo zaino, aspetto gli altri, insieme discendiamo la lunga pietraia fino ad Aion Vec.
Seduto su di una pioda, ho liberato i miei piedi da scarpe e calze.
E' uscito il sole, ora mangiamo: alla discesa penseremo poi!!
Antonio59 !
Non saprei cosa altro aggiungere alle già minuziose e simpatiche relazioni di Emiliano e Gabrio.
Vorrei solo rimarcare che la cima raggiunta non è la quota 2675 della carta, ma una cima non quotata più alta, tanto che i posatori della croce hanno scritto su di essa la quota 2693, e coincidenza era la quota che leggevo sul mio Gps.
Personalmente preferisco le giornate un pò nuvolose, il sole spreme i ravanatori, ma forse oggi le previsioni erano troppo minacciose. Zecche abbondanti nella parte bassa, ma hanno trovato pane per i loro denti :))
PS: il mio Gps non ha registrato il primo tratto di salita fino a Bersach, che comunque è registrato al ritorno.
La traccia GPS evidenzia che la quota m.2675 tradizionalmente assegnata alla Cima W del Piz de Groven in realtà andrebbe attribuita all'attigua anticima W, separata dalla vetta vera e propria da una breve depressione fortemente caratterizzata dalla presenza di uno spettacolare gendarme. La Cima W, in cui si trova la croce, andrebbe "sollevata" di una quindicina di metri, circa m.2690, ad una quota quindi appena inferiore alla più alta e poco discosta Cima E (m.2694).
Da Selma (m.977; due piccoli parcheggi di cui il più a valle richiede 30/40 metri ulteriori di dislivello) si segue il sentiero nel bosco che in breve conduce ai bel nucleo di Bersach (m.1332), dal quale - incrociata in un paio di punti la strada asfaltata - si sale con pendenza più decisa in una pineta seguendo le stinte marcature CAS: sentiero si direbbe non molto frequentato e tendenzialmente inerbato (tolta qualche zecca...) che risale un erto pendio incrociando il Sentiero Alpino Calanca poco sotto l'evidente forcella di Motta del Perdül (m.2003), luogo da cui ha anche inizio la lunga e tormentata cresta N/NW del Piz de Groven. Anzichè affrontarla da qui occorre perdere una cinquantina di metri verso le rovine dell'Alp d'Aion per poi abbandonare il percorso marcato in favore dei primi blocchi tra i prati deviando a destra (Sud).
Un errore di valutazione, costata circa tre quarti d'ora, ci fa tuttavia risalire un primo evidente e ripido canale/colatoio che pare spegnersi contro una cresta turrita e impervia, quando in realtà occorre seguire tutta l'ampia spianata detritica della Marscia d'Aion sino al superamento dell'evidente promontorio, che invita a spostarsi poi tutto a destra in vista dell'evidente Bocchetta senza nome m.2478.
Dalla Bocchetta, raggiunta senza particolari problemi, ha inizio la parte più dura, con immediata impennata tra rocce e blocchi in un ambiente che invita subito all'avventura e che nonostante la severità offre più possibilità da valutare metro per metro, tra canalini franosi, primi passaggini facili e qualche insidioso traverso esposto su cengia. Quando la cresta s'allarga in una specie di complesso anfiteatro la musica non cambia, ma gradualmente l'uso delle mani e qualche tratto d'arrampicata (II°) abbastanza esposto comincia ad imporsi, culminando in una sorta di camino semi-verticale ma ben gradinato ed appigliato che adduce ora più facilmente alla quota m.2675, in realtà anticima della Cima W del Piz de Groven, separata da una breve ma ardita depressione in cui con provvidenziale e aerea cengia rocciosa si aggira a sinistra un grosso gendarme, per poi risalire i metri finali. La Cima W del Piz de Groven è sormontata da una piccola, strana croce metallica con libro di vetta e la distanza dalla più alta Cima E (m.2694) non pare poi molta, e neanche complicatissima (ma potremmo sbagliare): purtroppo, temendo peggioramenti, non ci fidiamo a proseguire e preferiamo tornare sui nostri passi. Questa Cima selvaggia avrebbe meritato ben altra giornata e ben altri panorami (più intuiti ed immaginati che altro) di oggi, ma va bene comunque...
La discesa avviene, con qualche piccola variante prima della bocchetta, per la stessa via; sul Sentiero Alpino Calanca incontriamo casualmente un volontario svizzero-tedesco munito di decespugliatore per la pulizia di quest'ultimo percorso che collega quattro capanne lungo le pittoresche creste calanchine.

Sabato 19 Agosto 2009 ero solo, proprio qui, ad Aion Vec.
Oggi come allora, l'obiettivo è raggiungere il Piz de Groven.
Il mio compito ora è fare da "guida" a chi non ne ha proprio bisogno: difatti sbaglio!!
Seguendo ricordi non veritieri risalgo pietraie e ripidi pendii erbosi con rocce bagnate, verso
la quota 2352m, della cresta N/W del Groven.
Con i piedi a mollo in un posto di m... finalmente mi rinsavisco. Torno umile e vigile quanto
basta per capire l'errore: "Mi sono giocato la cima?"
Io l'ho già salita, ma che dire ai due che sono con me?
Un breve consulto tra noi e la CNS, basta per capire dove passare. Scesi con cautela il ripido
versante, ci immettiamo nella pietraia, fin quasi oltre lo sperone roccioso.
Mentre aspetto i miei "soci" ripenso alle previsioni meteo di giornata:
"Verso sera temporali, localmente anche di forte entità!" E' questo che ci aspetta, niente cima
dunque? Nuvole scure arrivate in anticipo, sembrerebbero confermarlo.
"Un passo alla volta!" Mi dico, mentre aspetto Emiliano e Antonio. Indicata loro la via, in
tacito accordo, proseguiamo decisi. Fino alla bocchetta, nuvole basse e cupe, continuano a
ballarci in tondo. Come a rincarare la dose, dal versante S/W della bocchetta, folte nebbie
salgono a coprire la cresta. Sono minacciose....io più di loro.
Arrivato nel "mio terreno ideale", mi sento come un mastino a cui è stato tolto il collare.
"Scodinzolo" più felice che mai. Mollo zaino e bastoncini, non vedo l'ora di "annusare" la via
di salita. Il tempo sembra tenere, non pensavo di arrivare fin qui, viste le premesse.
"Andata e ritorno senza sosta" quasi impongo ad Emiliano ed Antonio.
L'uomo prudente campa due volte, "dico" senza emettere alcun suono.
Mi avvio senza tentennare, districandomi fra rocce e profondi, incisi, canali.
Il mio adorato terreno "F" non troppo difficile, ma mai banale, mi chiama a gran voce.
Ora a destra, ora a sinistra, vado alla ricerca del passaggio migliore, inseguendo la mia
vocazione per questo tipo di ambiente.
Lascio ometti per il ritorno, con le nebbie che vanno e vengono, è d'obbligo farlo.
Raggiungo l'antecima W, la vetta è lì che mi guarda! Scendo di pochi metri, evito un pinnacolo
roccioso sul suo lato sinistro e sono in vetta, gli altri sono appena dietro.
Come un bimbo che per tanto tempo ha desiderato un gioco, ora che ce l'ho "fra le mani", della
vetta non mi importa quasi più nulla!
Adesso è la discesa è il mio unico interesse. Penso al mio zaino lasciato in attesa alla
bocchetta. Il tempo resta incerto, non vedo l'ora di andare giù.
Due foto, qualcosa da mettere sotto i denti e poi si torna indietro.
Piano piano, un passo alla volta. Attaccato ad erba e rocce, con i dirupi pronti ad "ingoiarmi"
ovunque guardo, quasi mi dimentico di non essere solo.
Sviato dal "mio terreno", penso solo al modo migliore per affrontarlo.
Tengo d'occhio gli ometti lasciati lungo la via, nulla sembra essere scontato ed evidente
mentre ho la faccia rivolta a valle...!!!
Raggiungo lo zaino, aspetto gli altri, insieme discendiamo la lunga pietraia fino ad Aion Vec.
Seduto su di una pioda, ho liberato i miei piedi da scarpe e calze.
E' uscito il sole, ora mangiamo: alla discesa penseremo poi!!

Non saprei cosa altro aggiungere alle già minuziose e simpatiche relazioni di Emiliano e Gabrio.
Vorrei solo rimarcare che la cima raggiunta non è la quota 2675 della carta, ma una cima non quotata più alta, tanto che i posatori della croce hanno scritto su di essa la quota 2693, e coincidenza era la quota che leggevo sul mio Gps.
Personalmente preferisco le giornate un pò nuvolose, il sole spreme i ravanatori, ma forse oggi le previsioni erano troppo minacciose. Zecche abbondanti nella parte bassa, ma hanno trovato pane per i loro denti :))
PS: il mio Gps non ha registrato il primo tratto di salita fino a Bersach, che comunque è registrato al ritorno.
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