Mazzaspitz 3163 m - in invernale
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Il "passaggio chiave" del Mazzaspitz è ciò che lo contraddistingue e lo rende impegnativo.
Ho scelto la meta un po' a tavolino guardando la mappa: cercavo un itinerario su neve dopo che in Ticino, in dicembre, ho letteralmente ravanato. Ho cercato in Grigioni, dove l'innevamento è maggiore, ho individuato la valle di Avers, letto da camptocamp di questo itinerario, valutato con un amico (Enea) le varie possibilità e scelto infine questa cima.
Descrizione
- Trasferta: Enea è di Gordevio, io di Lugano, ci troviamo alle 05.30 al campo di calcio di Sementina - Monte Carasso. Lì ci sono parcheggi gratuiti ed è una zona comoda.
Alle 07.00 siamo a Juf.
- Juf: è il villaggio più alto di Europa se si considerano gli abitanti residenti permanentemente. Alto 2126 m è un ottimo punto di partenza per escursioni tra i 2000 e i 3000 m.
Juf visto dal pendio a settentrione
- Avvicinamento: lui con gli sci, io con le ciaspole, lasciamo il parcheggio e seguiamo la traccia estiva in direzione nord-est. Attraversiamo un ponte su uno dei torrentelli e ci innalziamo verso la quota 2300 m. Nel frattempo albeggia.
Il primo freddo ci sorprende, da subito il mio camelbag è inutilizzabile. Ci saranno circa meno 10 gradi.
La luce, dapprima violetta, poi rosa ci regala una stupefacente visione di Juf e della vallata di Avers.
Aumenta la pendenza per un breve tratto e la neve si fa scarna lungo gli erti pendii solivi. Quindi pieghiamo decisamente a nord-ovest di nuovo su terreno ben innevato.
Eseguiamo un lungo traverso che gradualmente ci innalza da quota 2400m a quota 2700 m. Esso segue parallelamente il costone di roccia posto a nord e punta diretto verso il Mazzaspitz già ben visibile.
Enea ha problemi con uno sci, la cui pelle non resta attaccata. Inoltre è affaticato da problemi digestivi. Io sento pure la fatica, non sono affatto energico. Procediamo lenti.
Alle 09.00 raggiungiamo la piana posta alla base della montagna e io decido di pranzare. Eh sì c'ho una gran fame...

Il Mazzaspitz come si presenta da quota 2700 m
- Accesso alla cresta sud del Mazzaspitz: dalla piana posta a quota 2700 m dobbiamo risalire alla bocchetta quotata 2940 metri. Da lontano sembra ripido. Man mano che saliamo però la percezione si ridimensiona. Certo non è banale negli ultimi 100 m. Ci si trova in un traverso piuttosto scosceso. Le ciaspole reggono. Ma a saperlo mi sarei già ramponato prima. Così avrei diminuito le difficoltà successive che ora andrò a descrivere.
- Lo scalino / il passaggio chiave: è posto sulla bocchetta e di fronte ad un grande spuntone di roccia. Lascio le ciaspole in bocchetta. Enea è indietro. So che è un uomo che si sposta selvaggiamente da solo e ovunque, staccandosi da altre persone senza problemi, pertanto mi appresto ad affrontare da solo la cresta sapendo che presto mi raggiungerà.
Da lontano sembra semplice ma mi trovo un bel muraglione di diversi metri da scavalcare. Tento un approccio, poi mi sposto più a destra e riesco a salire. La roccia è asciutta e libera. Appena sopra dovrei sollevarmi ulteriormente ma non trovo appigli validi per le mani, ci sono lingue di neve, roccia instabile e lo spazio per i piedi è scarso. Rimuovendo la neve alla ricerca di appigli comprometto un possibile ritorno perché sotto di me le rocce si coprono di uno strato di neve. Lo zaino voluminoso mi sbilancia.
Intanto vedo Enea. È in cresta ad aspettarmi. Ha sfruttato il canale posto a destra del gradino. Gli comunico di essermi un po' impantanato. Mi chiede se sono in grado di salire o scendere. Bella domanda. Gli dico di aspettare e darmi tempo.
Valuto con calma tutte le possibilità, provo vari spostamenti ma alla fine non riesco a spostarmi, ho paura di cadere giù. Decido allora di mettere i ramponi. Non è semplice: non posso chinarmi bene, devo tirarli fuori dallo zaino, evitare di far cadere giù zaino e piccozza. Impiego una ventina di minuti per il riassettarmi. Con le punte che si infilzano nel terreno mi sento di nuovo sicuro e mi arrampico, raggiungo la neve con i piedi, mi sposto a destra e risalgo una lingua di neve ripidissima. La cornice riesco ad evitarla restando attaccato alle rocce laterali (vedi foto). Fossi partito con i ramponi ai piedi sarebbe stato tutto più semplice. Ma da sotto non vedevo la neve e non pensavo di trovarne lungo la parte esposta.
Finalmente sbuco al di sopra dello scalino, il terreno spiana, innalzo la piccozza in segno di esultanza ed Enea mi manda rinforzi positivi.

Il passaggio chiave: la mia traccia è visibile sulla neve, il gradino rimane appena sotto e dietro
- La cresta: percorro la cresta con facilità, ci sono passaggi da arrampicare, tratti leggermente esposti, ma, dopo quello che ho appena trascorso, tutto mi sembra facile pur mantenendo alta la concentrazione. Enea, dopo essersi accertato che fossi fuori dai guai, è salito in vetta. Seguo in parte le sue tracce. Lui cammina senza ramponi, senza piccozze. È un personaggio particolare, si muove agilmente senza nessun ausilio.
Pertanto sfrutto maggiormente parti nevose mentre lui sceglie la roccia. Anche io però devo arrampicare alcune rocce, essendo passaggi obbligati. Ma nulla di difficile. Infine lo raggiungo in vetta. Ormai è mezzogiorno.
Ci prendiamo una bella pausa ammirando lo spettacolare paesaggio. Ben visibili sono le cime del Bernina. Ad ovest svetta il Platta. La vista si perde fino ai remoti Appennini. Anche la nostra stessa cresta è piacevole da ammirare.
- Discesa alternativa tramite canalino: il salto iniziale è evitabile. Ma avevo letto che sarebbe stato più sicuro sfruttare il salto roccioso piuttosto che il canale. Ebbene Enea mi dice che il canale è in buone condizioni e facile. Pertanto non ci resta che ripercorrere a ritroso la cresta e a pochi metri dallo scalino imboccare sulla sinistra un canale. La pendenza massima stimata è tra i 40% e i 45 % in alcuni tratti. Disarrampichiamo senza problemi e in pochi minuti sono vicino alla bocchetta dove risalgo a recuperare racchette e bastoncini. In seguito la discesa è lungo la medesima via, con qualche piccola variazione per cercare il terreno migliore.
È stato il mio ultimo 3000 del 2021. Un anno molto ricco di soddisfazioni.
Auguro a voi tutti un buon Natale!
Ho scelto la meta un po' a tavolino guardando la mappa: cercavo un itinerario su neve dopo che in Ticino, in dicembre, ho letteralmente ravanato. Ho cercato in Grigioni, dove l'innevamento è maggiore, ho individuato la valle di Avers, letto da camptocamp di questo itinerario, valutato con un amico (Enea) le varie possibilità e scelto infine questa cima.
Descrizione
- Trasferta: Enea è di Gordevio, io di Lugano, ci troviamo alle 05.30 al campo di calcio di Sementina - Monte Carasso. Lì ci sono parcheggi gratuiti ed è una zona comoda.
Alle 07.00 siamo a Juf.
- Juf: è il villaggio più alto di Europa se si considerano gli abitanti residenti permanentemente. Alto 2126 m è un ottimo punto di partenza per escursioni tra i 2000 e i 3000 m.

- Avvicinamento: lui con gli sci, io con le ciaspole, lasciamo il parcheggio e seguiamo la traccia estiva in direzione nord-est. Attraversiamo un ponte su uno dei torrentelli e ci innalziamo verso la quota 2300 m. Nel frattempo albeggia.
Il primo freddo ci sorprende, da subito il mio camelbag è inutilizzabile. Ci saranno circa meno 10 gradi.
La luce, dapprima violetta, poi rosa ci regala una stupefacente visione di Juf e della vallata di Avers.
Aumenta la pendenza per un breve tratto e la neve si fa scarna lungo gli erti pendii solivi. Quindi pieghiamo decisamente a nord-ovest di nuovo su terreno ben innevato.
Eseguiamo un lungo traverso che gradualmente ci innalza da quota 2400m a quota 2700 m. Esso segue parallelamente il costone di roccia posto a nord e punta diretto verso il Mazzaspitz già ben visibile.
Enea ha problemi con uno sci, la cui pelle non resta attaccata. Inoltre è affaticato da problemi digestivi. Io sento pure la fatica, non sono affatto energico. Procediamo lenti.
Alle 09.00 raggiungiamo la piana posta alla base della montagna e io decido di pranzare. Eh sì c'ho una gran fame...

Il Mazzaspitz come si presenta da quota 2700 m
- Accesso alla cresta sud del Mazzaspitz: dalla piana posta a quota 2700 m dobbiamo risalire alla bocchetta quotata 2940 metri. Da lontano sembra ripido. Man mano che saliamo però la percezione si ridimensiona. Certo non è banale negli ultimi 100 m. Ci si trova in un traverso piuttosto scosceso. Le ciaspole reggono. Ma a saperlo mi sarei già ramponato prima. Così avrei diminuito le difficoltà successive che ora andrò a descrivere.
- Lo scalino / il passaggio chiave: è posto sulla bocchetta e di fronte ad un grande spuntone di roccia. Lascio le ciaspole in bocchetta. Enea è indietro. So che è un uomo che si sposta selvaggiamente da solo e ovunque, staccandosi da altre persone senza problemi, pertanto mi appresto ad affrontare da solo la cresta sapendo che presto mi raggiungerà.
Da lontano sembra semplice ma mi trovo un bel muraglione di diversi metri da scavalcare. Tento un approccio, poi mi sposto più a destra e riesco a salire. La roccia è asciutta e libera. Appena sopra dovrei sollevarmi ulteriormente ma non trovo appigli validi per le mani, ci sono lingue di neve, roccia instabile e lo spazio per i piedi è scarso. Rimuovendo la neve alla ricerca di appigli comprometto un possibile ritorno perché sotto di me le rocce si coprono di uno strato di neve. Lo zaino voluminoso mi sbilancia.
Intanto vedo Enea. È in cresta ad aspettarmi. Ha sfruttato il canale posto a destra del gradino. Gli comunico di essermi un po' impantanato. Mi chiede se sono in grado di salire o scendere. Bella domanda. Gli dico di aspettare e darmi tempo.
Valuto con calma tutte le possibilità, provo vari spostamenti ma alla fine non riesco a spostarmi, ho paura di cadere giù. Decido allora di mettere i ramponi. Non è semplice: non posso chinarmi bene, devo tirarli fuori dallo zaino, evitare di far cadere giù zaino e piccozza. Impiego una ventina di minuti per il riassettarmi. Con le punte che si infilzano nel terreno mi sento di nuovo sicuro e mi arrampico, raggiungo la neve con i piedi, mi sposto a destra e risalgo una lingua di neve ripidissima. La cornice riesco ad evitarla restando attaccato alle rocce laterali (vedi foto). Fossi partito con i ramponi ai piedi sarebbe stato tutto più semplice. Ma da sotto non vedevo la neve e non pensavo di trovarne lungo la parte esposta.
Finalmente sbuco al di sopra dello scalino, il terreno spiana, innalzo la piccozza in segno di esultanza ed Enea mi manda rinforzi positivi.

Il passaggio chiave: la mia traccia è visibile sulla neve, il gradino rimane appena sotto e dietro
- La cresta: percorro la cresta con facilità, ci sono passaggi da arrampicare, tratti leggermente esposti, ma, dopo quello che ho appena trascorso, tutto mi sembra facile pur mantenendo alta la concentrazione. Enea, dopo essersi accertato che fossi fuori dai guai, è salito in vetta. Seguo in parte le sue tracce. Lui cammina senza ramponi, senza piccozze. È un personaggio particolare, si muove agilmente senza nessun ausilio.
Pertanto sfrutto maggiormente parti nevose mentre lui sceglie la roccia. Anche io però devo arrampicare alcune rocce, essendo passaggi obbligati. Ma nulla di difficile. Infine lo raggiungo in vetta. Ormai è mezzogiorno.
Ci prendiamo una bella pausa ammirando lo spettacolare paesaggio. Ben visibili sono le cime del Bernina. Ad ovest svetta il Platta. La vista si perde fino ai remoti Appennini. Anche la nostra stessa cresta è piacevole da ammirare.
- Discesa alternativa tramite canalino: il salto iniziale è evitabile. Ma avevo letto che sarebbe stato più sicuro sfruttare il salto roccioso piuttosto che il canale. Ebbene Enea mi dice che il canale è in buone condizioni e facile. Pertanto non ci resta che ripercorrere a ritroso la cresta e a pochi metri dallo scalino imboccare sulla sinistra un canale. La pendenza massima stimata è tra i 40% e i 45 % in alcuni tratti. Disarrampichiamo senza problemi e in pochi minuti sono vicino alla bocchetta dove risalgo a recuperare racchette e bastoncini. In seguito la discesa è lungo la medesima via, con qualche piccola variazione per cercare il terreno migliore.
È stato il mio ultimo 3000 del 2021. Un anno molto ricco di soddisfazioni.
Auguro a voi tutti un buon Natale!
Tourengänger:
Michea82

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Kommentare (8)