Torre di Sant'Orso (3618 m)
|
||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Sono trascorsi quasi quattro anni dalla mia ultima visita in zona Cogne, una valle incantevole ma generalmente piuttosto affollata, soprattutto nei mesi estivi. Nonostante ciò è sufficiente allontanarsi un poco dai centri abitati per trovare angoli selvaggi e poco frequentati anche qui e il gruppo degli Apostoli ne è un esempio lampante. La Torre di Sant’Orso è la cima più settentrionale di questo gruppo; interamente rocciosa e verticale sul versante Valeille, offre dalla Valnontey una facile salita su ghiacciaio quasi sino in vetta. Il Bivacco Money, con soli 8 posti disponibili per il pernottamento, permette di spezzare in due giorni il lungo percorso dal fondovalle, che se viene affrontato in giornata richiede una buona preparazione fisica. Il panorama dalla cima e l’ambiente di salita ripagano comunque di ogni fatica.
Oggi sono con Ale. Giunti a Valnontey poco prima delle 5, riusciamo a lasciare l’auto in uno dei pochi parcheggi gratuiti e ci incamminiamo alla luce della frontale lungo la strada sterrata. Più o meno un chilometro dopo Valmiana, abbandoniamo il fondo del vallone per imboccare il sentiero che si stacca sulla sinistra, a circa 1800 m di quota. Saliamo su terreno ripido e abbastanza faticoso, avendo alle spalle sul versante opposto della valle la bella cascata che scende dal vallone sospeso di Gran Val e, più a sinistra, l’impressionante visione delle seraccate del Ghiacciaio della Tribolazione, che alla luce rosa dell’alba ci offrono un suggestivo spettacolo. Il sentiero, superate alcune balze rocciose, diventa quasi pianeggiante intorno ai 2250 m circa, quando si porta in mezzacosta verso Money passando nei pressi dell’alpeggio senza però transitarvi. Superato un ripido pendio, saliamo lungo il filo di una morena, dalla quale si scorge il Bivacco Money, giallo ed evidentissimo, posto sulla parete rocciosa proprio di fronte. Non dovendo ovviamente pernottare, ignoriamo la breve deviazione per raggiungerlo e proseguiamo in mezzo a grossi e instabili detriti morenici (qualche ometto) fino ad incontrare la prima neve. Calziamo i ramponi per alleggerire lo zaino e saliamo ancora un po’ fino a mettere finalmente piede sul ghiacciaio; ci leghiamo e procediamo all’apparenza con incedere più agevole ma ben presto, probabilmente a causa del parziale rigelo notturno, la salita si fa molto faticosa a causa dei numerosi sprofondamenti che ci rallentano non poco la marcia. Salendo in quota la situazione migliora leggermente e puntiamo all’evidente monolite detto Dito degli Apostoli, per poi piegare a destra e risalire il sempre più ripido pendio in direzione della selletta nevosa posta appena a destra dell’edificio sommitale. Dal colletto alla cima sembra breve ma ci aspetta ancora una cresta finale di roccia marcia resa delicata dalla neve caduta il giorno prima e nella quale perdiamo parecchio tempo con le varie manovre di corda.
Raggiunta la scomoda cima costituita da alcuni roccioni in bilico, il panorama si apre sulla pianura piemontese e la limpida giornata ci permette di apprezzarlo, seppur per breve tempo. Il Gran Paradiso ruba ovviamente la scena vista la sua vicinanza e lo sguarda viaggia anche più lontano, destando meraviglia e soddisfazione per una salita sudata ma piuttosto selvaggia e in ambiente stupendo.
Per scendere dalla cresta impieghiamo più tempo che a salire ma, ritornati alla selletta, ci abbassiamo rapidamente lungo il ghiacciaio senza farci mancare nuovamente i numerosi sprofondamenti, soprattutto nella parte bassa. Con gli scarponi e i piedi fradici giungiamo quindi all’asciutto, con davanti ancora la lunga discesa dell’andata fortunatamente mai noiosa. Avvistati numerosi camosci in zona (tutt’altro che timidi) e qualche escursionista che saliva al bivacco, cielo sereno e temperatura gradevole per tutta la giornata. Credo che non passi troppo tempo prima che torni da queste parti…

Kommentare (4)