Monte Pidaggia dorsale Ovest + Sasso di Cusino - Val Cavargna
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Bellissima salita al Monte Pidaggia dal selvaggio, nibbiesco versante Ovest, seguendo le precise indicazioni presenti sul sito di Itineralp, dove si vede anche una bella foto proprio del versante di salita.
Il percorso risale integralmente l'impervio costone Ovest a partire dall'oratorio di Sant'Ambrogio concatenando tracce di animali su terreno che si presenta ripido e aperto fin dai primi passi. E' uno dei rari casi in cui la montagna inizia subito, nel momento stesso in cui chiudiamo lo sportello dell'automobile, senza avvicinamenti o indugi.
Scenderò a Nord in modo da salire anche il Sasso di Cusino, prendendo come riferimento la CNS, visto che non è chiaro quale sia esattamente la cima che porta questo nome. La CTR infatti lo situa sulla bellissima, vertiginosa cima, senza nome su CNS con la quota di 1279 m, mentre la relazione del Bellinzani sul sito di Vie Normali colloca il Sasso di Cusino sulla più settentrionale delle dorsali che scendono dal Monte Pidaggia, come la Carta Svizzera (che lo nomina e lo quota 1328 m).
Io darò credito a questa seconda versione, tra l'altro confermata anche da un signore del posto incontrato al termine del giro, senza però capire quale sia il dente con la fessura di III+ di cui parla la relazione del Bellinzani.
Annotazioni
Nel percorso di salita la difficoltà principale consiste nell'orientamento e, in questa stagione, nella scivolosa paglia secca. I traversi esposti non si contano e scarseggiano le piante a cui attaccarsi. In queste condizioni ho trovato utilissimi i ramponi. Per fortuna i passaggi su roccia sono pochi ed elementari, visto che si presenta molto degradata.
Nell'aggirarsi tra i risalti del Sasso di Cusino bisogna fare attenzione a dove si posano le mani perché qua e la ci sono brandelli di filo spinato. Le singole cime non presentano difficoltà particolari.
Ben più impegnativi sarebbero alcuni torrioni secondari, ma sono fuori dalla mia portata.
Salita
Aggiro sulla sinistra (Nord) l'oratorio di Sant'Ambrogio e la recinzione della proprietà attigua da cui proviene l'abbaiare di un cane, che fortunatamente non incontrerò. Un sentierino con dei tagli sale con giro in senso orario per traversare a Est entrando nel vallone di Sant'Ambrogio. Lo abbandono per salire con percorso libero la dorsale alla mia sinistra. Il terreno è da subito ripido e scivoloso. Traverso a destra (Sud) attratto da una sorta di sella affacciata sul vallone di Sant'Ambrogio, pensando che possa essere il terrazzo citato nella relazione di Itineralp ma la quota è ancora troppo bassa e capisco di essere fuori percorso. Per ritornare verso Nord devo affrontare un breve tratto in discesa e metto subito i ramponi. Salgo in un ripido canalino e, appena mi affaccio sul versante Nord della dorsale, incontro una bella traccia di animali che traversa e poi cambia direzione prima di raggiungere il terrazzo della relazione. Per il mio altimetro sono a 920 m.
Da qui risalgo la dorsale direttamente, con qualche passaggio su facili roccette, quindi traverso sul fianco Nord su traccia nella paglia per poi salire nuovamente a riprendere il filo della dorsale, che in questo tratto è molto larga e priva di difficoltà. La traccia più evidente prosegue traversando sul fianco Nord, anche se la logica di salita e la relazione portano a risalire la dorsale.
Provo comunque a dar credito agli animali e, al termine di un esposto traverso, la traccia sale in un ripido canalino. Il terreno è franoso e mi muovo con una buona dose di apprensione, cercando di non sbagliare nulla. La roccia è marcia e le piante secche: si può solo caricare al meglio gli appoggi e andare, dove è possibile, di opposizione. In cima al canale mi ritrovo al colletto alle spalle della quota 1146, che si lascia salire facilmente. In questo tratto il percorso di Itiineralp è sicuramente preferibile rispetto al mio.
Ridiscendo al colletto e mi ritrovo davanti un versante in parte roccioso solcato da canalini, il tratto più impegnativo secondo la relazione. Anche in questo caso provo a fidarmi degli animali e mi concedo una seconda variante: seguo una traccia evidente che traversa a destra (Sud), nella Valle di Sant'Ambrogio. Inizialmente sembra un vero e proprio sentiero con un buon calpestio, poi la traccia si perde su una ripida costa erbosa dove non mi rimane altro che salire su terreno ripido, passando in prossimità di un piccolo smottamento. Arrivo così in un pascolo per camosci sotto le pareti della cresta, dove ritrovo una traccia che volge a Ovest verso un risalto a forma di fungo. Sotto il fungo il percorso svolta a destra e guadagna un colletto dove si trova un faggio isolato a circa 1300m. Qui arriva anche una bella traccia dal vallone a Nord. Seguo il percorso degli animali che sale dapprima sul colmo e poi aggira a Nord alcuni torrioni, fino ad un colletto alle spalle della quota 1443 CTR. Salgo ancora la dorsale rivolta a Sud e, giunto alla base delle rocce, traverso a destra (Est) nel vallone che scende verso la Valle di Sant'Ambrogio e ne risalgo la parte sommitale, arrivando così in cresta a Ovest della cima. Il sentiero degli animali sale sul fianco rivolto a Nord e in breve, con qualche passaggio esposto ma non difficile, raggiunge la sommità del Monte Pidaggia.
Discesa
Scendo a Nord con percorso libero nella facile faggeta cerando di stare in prossimità del bordo della profonda Val Pioda per ammirare le pareti e le torri circostanti, uno scenario dantesco che non capita di vedere spesso da così vicino. Giungo così sul risalto di quota 1330 m sulla CNS da dove appare il Sasso di Cusino con le sue varie punte. Dal colletto che le precede traverso alla base dei primi torrioni sul versante Nord seguendo una facile traccia e arrivo a Est di quello che appare come il gruppo di punte più alte. Senza difficoltà particolari mi porto alla base del dente centrale e lo salgo (un passaggio di I grado), trovando ben poco spazio sulla minuscola cima di rocce spaccate dai fulmini. Si tratta sicuramente del punto più alto, anche se di poco. Per la CTR è la quota 1324.7. La cima più alta per la CNS è più a Ovest e dovrebbe essere di pochi metri più alta (1328m) ma dalla vetta appare evidente che cime più alte in quella direzione non ce ne sono.
Ritorno al colletto e scendo nel bosco a Nord, aggiro la parete della cima appena salita e risalgo in cresta, un po' troppo a Ovest rispetto alla cima della CNS. Mi porto allora sull'ultimo risalto della cresta verso Nord Ovest, l'unico da cui si vede il paese di Cusino. La quota è circa 1300 m e nessuna carta lo indica ma è l'unico risalto che parrebbe giustificare il toponimo di Sasso di Cusino.
Per non perdermi nulla, scendo e salgo la cima intermedia, quella più vicina a dove la colloca la CNS, corrispondente alla quota 1304,9 m della CTR.
Le difficoltà per queste cime secondarie sono contenute e i passaggi non sono obbligati.
Senza particolari difficoltà mi calo nella faggeta a Nord della cresta, raggiungo un rudere non segnato sulle mappe al colmo di un'ampia dorsale che discendo con percorso libero fino ad arrivare alla baite di Cavia, nei pressi della strada. Raggiungo quindi Cusino tagliando i tornanti sui segmenti superstiti della vecchia mulattiera selciata. Da Cusino a San'Ambrogio mi aspetta un breve tratto su asfalto in cui ripensare al bellissimo giro appena concluso.
Per il ritorno ho impiegato circa 3 ore, così suddivise:
Difficoltà: T4- tra i denti del Sasso di Cusino, il resto T3/T2.
Il percorso risale integralmente l'impervio costone Ovest a partire dall'oratorio di Sant'Ambrogio concatenando tracce di animali su terreno che si presenta ripido e aperto fin dai primi passi. E' uno dei rari casi in cui la montagna inizia subito, nel momento stesso in cui chiudiamo lo sportello dell'automobile, senza avvicinamenti o indugi.
Scenderò a Nord in modo da salire anche il Sasso di Cusino, prendendo come riferimento la CNS, visto che non è chiaro quale sia esattamente la cima che porta questo nome. La CTR infatti lo situa sulla bellissima, vertiginosa cima, senza nome su CNS con la quota di 1279 m, mentre la relazione del Bellinzani sul sito di Vie Normali colloca il Sasso di Cusino sulla più settentrionale delle dorsali che scendono dal Monte Pidaggia, come la Carta Svizzera (che lo nomina e lo quota 1328 m).
Io darò credito a questa seconda versione, tra l'altro confermata anche da un signore del posto incontrato al termine del giro, senza però capire quale sia il dente con la fessura di III+ di cui parla la relazione del Bellinzani.
Annotazioni
Nel percorso di salita la difficoltà principale consiste nell'orientamento e, in questa stagione, nella scivolosa paglia secca. I traversi esposti non si contano e scarseggiano le piante a cui attaccarsi. In queste condizioni ho trovato utilissimi i ramponi. Per fortuna i passaggi su roccia sono pochi ed elementari, visto che si presenta molto degradata.
Nell'aggirarsi tra i risalti del Sasso di Cusino bisogna fare attenzione a dove si posano le mani perché qua e la ci sono brandelli di filo spinato. Le singole cime non presentano difficoltà particolari.
Ben più impegnativi sarebbero alcuni torrioni secondari, ma sono fuori dalla mia portata.
Salita
Aggiro sulla sinistra (Nord) l'oratorio di Sant'Ambrogio e la recinzione della proprietà attigua da cui proviene l'abbaiare di un cane, che fortunatamente non incontrerò. Un sentierino con dei tagli sale con giro in senso orario per traversare a Est entrando nel vallone di Sant'Ambrogio. Lo abbandono per salire con percorso libero la dorsale alla mia sinistra. Il terreno è da subito ripido e scivoloso. Traverso a destra (Sud) attratto da una sorta di sella affacciata sul vallone di Sant'Ambrogio, pensando che possa essere il terrazzo citato nella relazione di Itineralp ma la quota è ancora troppo bassa e capisco di essere fuori percorso. Per ritornare verso Nord devo affrontare un breve tratto in discesa e metto subito i ramponi. Salgo in un ripido canalino e, appena mi affaccio sul versante Nord della dorsale, incontro una bella traccia di animali che traversa e poi cambia direzione prima di raggiungere il terrazzo della relazione. Per il mio altimetro sono a 920 m.
Da qui risalgo la dorsale direttamente, con qualche passaggio su facili roccette, quindi traverso sul fianco Nord su traccia nella paglia per poi salire nuovamente a riprendere il filo della dorsale, che in questo tratto è molto larga e priva di difficoltà. La traccia più evidente prosegue traversando sul fianco Nord, anche se la logica di salita e la relazione portano a risalire la dorsale.
Provo comunque a dar credito agli animali e, al termine di un esposto traverso, la traccia sale in un ripido canalino. Il terreno è franoso e mi muovo con una buona dose di apprensione, cercando di non sbagliare nulla. La roccia è marcia e le piante secche: si può solo caricare al meglio gli appoggi e andare, dove è possibile, di opposizione. In cima al canale mi ritrovo al colletto alle spalle della quota 1146, che si lascia salire facilmente. In questo tratto il percorso di Itiineralp è sicuramente preferibile rispetto al mio.
Ridiscendo al colletto e mi ritrovo davanti un versante in parte roccioso solcato da canalini, il tratto più impegnativo secondo la relazione. Anche in questo caso provo a fidarmi degli animali e mi concedo una seconda variante: seguo una traccia evidente che traversa a destra (Sud), nella Valle di Sant'Ambrogio. Inizialmente sembra un vero e proprio sentiero con un buon calpestio, poi la traccia si perde su una ripida costa erbosa dove non mi rimane altro che salire su terreno ripido, passando in prossimità di un piccolo smottamento. Arrivo così in un pascolo per camosci sotto le pareti della cresta, dove ritrovo una traccia che volge a Ovest verso un risalto a forma di fungo. Sotto il fungo il percorso svolta a destra e guadagna un colletto dove si trova un faggio isolato a circa 1300m. Qui arriva anche una bella traccia dal vallone a Nord. Seguo il percorso degli animali che sale dapprima sul colmo e poi aggira a Nord alcuni torrioni, fino ad un colletto alle spalle della quota 1443 CTR. Salgo ancora la dorsale rivolta a Sud e, giunto alla base delle rocce, traverso a destra (Est) nel vallone che scende verso la Valle di Sant'Ambrogio e ne risalgo la parte sommitale, arrivando così in cresta a Ovest della cima. Il sentiero degli animali sale sul fianco rivolto a Nord e in breve, con qualche passaggio esposto ma non difficile, raggiunge la sommità del Monte Pidaggia.
- Tempo impiegato: 3 ore lorde da Sant'Ambrogio. Difficoltà T5+
Discesa
Scendo a Nord con percorso libero nella facile faggeta cerando di stare in prossimità del bordo della profonda Val Pioda per ammirare le pareti e le torri circostanti, uno scenario dantesco che non capita di vedere spesso da così vicino. Giungo così sul risalto di quota 1330 m sulla CNS da dove appare il Sasso di Cusino con le sue varie punte. Dal colletto che le precede traverso alla base dei primi torrioni sul versante Nord seguendo una facile traccia e arrivo a Est di quello che appare come il gruppo di punte più alte. Senza difficoltà particolari mi porto alla base del dente centrale e lo salgo (un passaggio di I grado), trovando ben poco spazio sulla minuscola cima di rocce spaccate dai fulmini. Si tratta sicuramente del punto più alto, anche se di poco. Per la CTR è la quota 1324.7. La cima più alta per la CNS è più a Ovest e dovrebbe essere di pochi metri più alta (1328m) ma dalla vetta appare evidente che cime più alte in quella direzione non ce ne sono.
Ritorno al colletto e scendo nel bosco a Nord, aggiro la parete della cima appena salita e risalgo in cresta, un po' troppo a Ovest rispetto alla cima della CNS. Mi porto allora sull'ultimo risalto della cresta verso Nord Ovest, l'unico da cui si vede il paese di Cusino. La quota è circa 1300 m e nessuna carta lo indica ma è l'unico risalto che parrebbe giustificare il toponimo di Sasso di Cusino.
Per non perdermi nulla, scendo e salgo la cima intermedia, quella più vicina a dove la colloca la CNS, corrispondente alla quota 1304,9 m della CTR.
Le difficoltà per queste cime secondarie sono contenute e i passaggi non sono obbligati.
Senza particolari difficoltà mi calo nella faggeta a Nord della cresta, raggiungo un rudere non segnato sulle mappe al colmo di un'ampia dorsale che discendo con percorso libero fino ad arrivare alla baite di Cavia, nei pressi della strada. Raggiungo quindi Cusino tagliando i tornanti sui segmenti superstiti della vecchia mulattiera selciata. Da Cusino a San'Ambrogio mi aspetta un breve tratto su asfalto in cui ripensare al bellissimo giro appena concluso.
Per il ritorno ho impiegato circa 3 ore, così suddivise:
- 50' Monte Pidaggia - Sasso di Cusino (quota 1324,7 CTR)
- 60' quota 1324,7 CTR - quota 1304,9 CTR
- 50' quota 1304,9 CTR - Cusino
- 20' Cusino - Sant'Ambrogio
Difficoltà: T4- tra i denti del Sasso di Cusino, il resto T3/T2.
Tourengänger:
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