Sasso Rosso e Sasso della Mano - Valsolda
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Due settimane fa, guardando in basso dalla cima del Monte Bronzone, avevo notato uno sperone isolato, la cui cima sporge nel vuoto sopra una parete a strapiombo.
Le mappe non lo indicano ma, facendo una ricerca in internet, ho scoperto che un supergruppo di hikrs già aveva calcato la solitaria torre (qui), la cui salita viene descritta da Oliviero Bellinzani su vienormali.it come "selvaggio itinerario d'altri tempi"...
Si tratta del Sasso Rosso (1320 m), non segnato sulle mappe, chiamato localmente così per la colorazione che assume al tramonto. Sarà l'occasione per sperimentare un avvicinamento alternativo e per raggiungere anche l'ultimo vertiginoso avancorpo del Pizzo Ravò verso occidente: il Sasso della Mano (1261 m), cima selvatica precipite da ogni lato, seguendo la "via normale" documentata su Itineralp.
Al ritorno allungherò il giro per vedere anche il lato Nord del Sasso della Mano. Le dimensioni ridotte della Valsolda e un'ottima rete di sentieri segnalati, consentono di completare l'esperienza della salita senza troppi sforzi.
Annotazioni
Secondo la CTR, c'è un altro Sasso Rosso tra la Bocchetta di Pessina e il Passo Stretto (CNS s.n. quota 1396 m). Quello di cui si tratta in questa relazione si trova invece a Sud della cima del Monte Bronzone (vedere coordinate del waypoint).
Percorso per lo più senza sentiero, con qualche passaggio esposto. Le difficoltà obbligatorie non superano il I grado.
Il percorso
Da Dàsio si prende il sentiero delle 4 valli N° 3. A Rancò si prosegue verso la Forcola fino a circa 1000 m di quota, poco dopo una caratteristica sorgente sotto un grande masso, per salire con percorso libero il ripido versante in direzione NE puntando al Sasso Rosso, prima nel bosco, poi su erba. Giunti alla base della parete, la si contorna in senso orario su una traccia di animali che risale una ripida rampa fino ad un colletto affacciato sul canale che scende a Ovest del Sasso Rosso. Per entrare nel canale la traccia si abbassa verso Nord, sempre su terreno ripido, e attraversa in discesa un breve pendio di rocce degradate e pietrisco, moderatamente esposto, che richiede passo sicuro. Giunti sul fondo del canale, si sale, sempre su terreno ripido, in prevalenza erboso, fino al colletto situato a Nord del Sasso Rosso, dove convergono anche gli altri itinerari di avvicinamento. Da qui si percorre la breve cresta aggirando le rocce prima a Ovest, poi a Est, per sbucare sulla panoramica sommità del Sasso Rosso dopo un passaggio esposto a Est in cui ci si aiuta con un alberello. Fino qui 2 ore da Dasio.
Bellissimo panorama, visione aerea verso le frazioni di Valsolda e il Lago di Lugano, e la sensazione di essere proprio al centro della Val Cava, come il Bellinzani chiama il vallone della Forcola.
Ripercorsa in discesa la crestina, si sale verso la cima del Monte Bronzone aggirando sul fianco Est i primi risalti rocciosi (esigua traccia su erba) e poi si punta con percorso libero al colletto tra le due cime. Vale la pena questa risalita perché solo da qui appare evidente che la cima del Sasso Rosso sporge letteralmente nel vuoto.
Dopo una visita alla deposta croce di vetta del Monte Bronzone (1434 m) si può scendere lungo la cresta Ovest aggirando le prime asperità (traccia). Giunti ad un colletto caratteristico per la presenza di un faggio isolato, si scende brevemente un ripido canalino erboso rivolto a SO e si risale in cresta su ripida traccia dopo avere contornato la base di una parete. Ci si abbassa quindi sul ripido ma ampio colmo erboso fino all'inizio del bosco. Qui si traversa per pochi metri a sinistra (Sud) e ci si abbassa, inizialmente su terreno ripido con qualche roccetta, in modo da raggiungere nuovamente la cresta in corrispondenza ad un colletto, dove inizia un'ultima serie di risalti rocciosi. E' presente un cartello del parco e il colletto è raggiunto da un sentiero (non segnalato) che arriva dal versante Nord. Traversando a Sud alle base delle pareti si giunge in breve al colletto o forcella (1234 m) a Est del castello sommitale del Pizzo Ravò.
Fino qui circa 30' dalla cima del Bronzone, 1 ora dal Sasso Rosso.
Per arrivare al Sasso della Mano, dalla forcella ci si abbassa pochi metri sul versante Sud e si traversa a Ovest su traccia di animali alla base delle rocce. Si attraversa un ripido impluvio puntando inizialmente verso un caratteristico dito roccioso, che si lascia alla propria sinistra per superare un salto di roccia (I) e guadagnare una prima nervatura. Si attraversa un successivo impluvio, si scavalca una seconda nervatura per perdere leggermente quota e risalire a superare una terza e ultima nervatura, da cui è visibile la cima del Sasso della Mano. Si punta ad un colletto a sinistra (Ovest) della cima e si entra in un breve canalino stretto tra le rocce che si risale sino al suo termine. L'affaccio verso Nord risulta a dir poco vertiginoso. Da ultimo una paretina sulla destra (Est) con buoni appigli (I) permette di raggiungere la solitaria cima del Sasso della Mano.
Fino qui circa 20' dal colletto.
Ritornati al colletto a Est del Pizzo Ravò (1234 m), per il ritorno si presentano diverse opzioni. La più rapida è la discesa, facile ma senza sentiero, del versante Sud, sperimentata la volta scorsa. Una piacevole alternativa, seguita in questa occasione, è il sentiero, non segnalato ma evidente, che traversa sul versante Nord e in breve porta all'Alpe Pessina. Poi ci si può indirizzare sul sentiero ufficiale verso il Passo Stretto, seguire le indicazioni per l'Alpe Mapel e, poco prima di arrivare all'alpe, scendere a Dasio.
Tempo per il ritorno: circa 2 ore. Nessuna difficoltà.
Le mappe non lo indicano ma, facendo una ricerca in internet, ho scoperto che un supergruppo di hikrs già aveva calcato la solitaria torre (qui), la cui salita viene descritta da Oliviero Bellinzani su vienormali.it come "selvaggio itinerario d'altri tempi"...
Si tratta del Sasso Rosso (1320 m), non segnato sulle mappe, chiamato localmente così per la colorazione che assume al tramonto. Sarà l'occasione per sperimentare un avvicinamento alternativo e per raggiungere anche l'ultimo vertiginoso avancorpo del Pizzo Ravò verso occidente: il Sasso della Mano (1261 m), cima selvatica precipite da ogni lato, seguendo la "via normale" documentata su Itineralp.
Al ritorno allungherò il giro per vedere anche il lato Nord del Sasso della Mano. Le dimensioni ridotte della Valsolda e un'ottima rete di sentieri segnalati, consentono di completare l'esperienza della salita senza troppi sforzi.
Annotazioni
Secondo la CTR, c'è un altro Sasso Rosso tra la Bocchetta di Pessina e il Passo Stretto (CNS s.n. quota 1396 m). Quello di cui si tratta in questa relazione si trova invece a Sud della cima del Monte Bronzone (vedere coordinate del waypoint).
Percorso per lo più senza sentiero, con qualche passaggio esposto. Le difficoltà obbligatorie non superano il I grado.
Il percorso
Da Dàsio si prende il sentiero delle 4 valli N° 3. A Rancò si prosegue verso la Forcola fino a circa 1000 m di quota, poco dopo una caratteristica sorgente sotto un grande masso, per salire con percorso libero il ripido versante in direzione NE puntando al Sasso Rosso, prima nel bosco, poi su erba. Giunti alla base della parete, la si contorna in senso orario su una traccia di animali che risale una ripida rampa fino ad un colletto affacciato sul canale che scende a Ovest del Sasso Rosso. Per entrare nel canale la traccia si abbassa verso Nord, sempre su terreno ripido, e attraversa in discesa un breve pendio di rocce degradate e pietrisco, moderatamente esposto, che richiede passo sicuro. Giunti sul fondo del canale, si sale, sempre su terreno ripido, in prevalenza erboso, fino al colletto situato a Nord del Sasso Rosso, dove convergono anche gli altri itinerari di avvicinamento. Da qui si percorre la breve cresta aggirando le rocce prima a Ovest, poi a Est, per sbucare sulla panoramica sommità del Sasso Rosso dopo un passaggio esposto a Est in cui ci si aiuta con un alberello. Fino qui 2 ore da Dasio.
Bellissimo panorama, visione aerea verso le frazioni di Valsolda e il Lago di Lugano, e la sensazione di essere proprio al centro della Val Cava, come il Bellinzani chiama il vallone della Forcola.
Ripercorsa in discesa la crestina, si sale verso la cima del Monte Bronzone aggirando sul fianco Est i primi risalti rocciosi (esigua traccia su erba) e poi si punta con percorso libero al colletto tra le due cime. Vale la pena questa risalita perché solo da qui appare evidente che la cima del Sasso Rosso sporge letteralmente nel vuoto.
Dopo una visita alla deposta croce di vetta del Monte Bronzone (1434 m) si può scendere lungo la cresta Ovest aggirando le prime asperità (traccia). Giunti ad un colletto caratteristico per la presenza di un faggio isolato, si scende brevemente un ripido canalino erboso rivolto a SO e si risale in cresta su ripida traccia dopo avere contornato la base di una parete. Ci si abbassa quindi sul ripido ma ampio colmo erboso fino all'inizio del bosco. Qui si traversa per pochi metri a sinistra (Sud) e ci si abbassa, inizialmente su terreno ripido con qualche roccetta, in modo da raggiungere nuovamente la cresta in corrispondenza ad un colletto, dove inizia un'ultima serie di risalti rocciosi. E' presente un cartello del parco e il colletto è raggiunto da un sentiero (non segnalato) che arriva dal versante Nord. Traversando a Sud alle base delle pareti si giunge in breve al colletto o forcella (1234 m) a Est del castello sommitale del Pizzo Ravò.
Fino qui circa 30' dalla cima del Bronzone, 1 ora dal Sasso Rosso.
Per arrivare al Sasso della Mano, dalla forcella ci si abbassa pochi metri sul versante Sud e si traversa a Ovest su traccia di animali alla base delle rocce. Si attraversa un ripido impluvio puntando inizialmente verso un caratteristico dito roccioso, che si lascia alla propria sinistra per superare un salto di roccia (I) e guadagnare una prima nervatura. Si attraversa un successivo impluvio, si scavalca una seconda nervatura per perdere leggermente quota e risalire a superare una terza e ultima nervatura, da cui è visibile la cima del Sasso della Mano. Si punta ad un colletto a sinistra (Ovest) della cima e si entra in un breve canalino stretto tra le rocce che si risale sino al suo termine. L'affaccio verso Nord risulta a dir poco vertiginoso. Da ultimo una paretina sulla destra (Est) con buoni appigli (I) permette di raggiungere la solitaria cima del Sasso della Mano.
Fino qui circa 20' dal colletto.
Ritornati al colletto a Est del Pizzo Ravò (1234 m), per il ritorno si presentano diverse opzioni. La più rapida è la discesa, facile ma senza sentiero, del versante Sud, sperimentata la volta scorsa. Una piacevole alternativa, seguita in questa occasione, è il sentiero, non segnalato ma evidente, che traversa sul versante Nord e in breve porta all'Alpe Pessina. Poi ci si può indirizzare sul sentiero ufficiale verso il Passo Stretto, seguire le indicazioni per l'Alpe Mapel e, poco prima di arrivare all'alpe, scendere a Dasio.
Tempo per il ritorno: circa 2 ore. Nessuna difficoltà.
Tourengänger:
atal

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