Inforcata di cime nella selvaggia Val Solda
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Val Solda. L'ultima relazione di Emiliano
Poncione ha dato il colpo definitivo ad un cuore già traballante di suo; l'ambiente selvaggio, le cime impervie e una sentieristica complessa, sono musica punk per le mie gambe e per la mia testa già poco equilibrata di suo.
Partiamo dalla bella località di Dasio con il tempo che è più clemente di quello previsto e senza tirarci troppo il collo ci avviciniamo verso il bivio che ci porterà ripidamente verso la cresta che in maniera articolata raggiunge il M. dei Pizzoni. Il sentiero è tutto bollato, ma qua e là alcuni passaggi danno il quid ad un giro già bello e complesso di suo. Dalla cima la vista è stupenda e sotto di noi abbiamo un'immagine parziale del restante cammino da portare a termine.
Scendiamo dal M. dei Pizzoni, ripercorrendo a ritroso la traccia sino all'intaglio che disarrampichiamo, aggiriamo il Pizzoni stando attenti al breve tratto esposto e un poco innevato, poi con voglia esplorativa saliamo al Pizzoni Orientale ed a una seconda cima (era presente una croce) non ancora waypuntata su Hikr.
Stando sempre attenti all'infame nevischio ora ci portiamo al Passo Forcola, probabilmente la zona più tranquilla e rilassante del giro, poi da qua, con pendenze accettabili raggiungiamo il M. Bronzone dove ci fermiamo per pranzare. Ho detto pranzare, non bere, l'acqua "nascosta" nello zaino è centellinata visto che abbiamo dimenticato entrambi borraccia e affini. Geni.
Finito il pranzo comincia quello che dovrebbe essere il secondo e nuovo tratto da esplorare, cioè la crestina che dal Bronzone scende verso la Sella posta ai piedi del Pizzo Ravò. Emi detta il passo, cerca passaggi più o meno imbrobabili, seguiamo una sorta di traccia disegnata dagli animali poi Emi si ferma, ci fermiamo. Un piccolo salto di roccia impone maggiore prudenza e una breve calata in sicurezza. Retromarcia. Sarà per la prossima volta, sicuro.
Ritorniamo al Bronzone, poi scendiamo nel ripido bosco cercando di mantenere intatto il cocige, una volta raggiunta la Capanna Bonardi/Mazzoleni, ove sono presenti 4 persone intente a gozzovigliare, ci spingiamo sino alla Sella dove buttiamo un occhio non solo al Pizzo Ravò, ma anche alla cresta che scende dal Bronzone. Ci siamo fatti un'idea per il futuro, Emi già scalpita...
Via! Comincia la salita all'ultima e più impegnativa cima della giornata.
Emi parte spedito ma "cicca" di netto il punto d'attacco, " eh eh, al contrario di quello che sembra bisogna stare da questa parte"! Ah, si? E com'è che io sto seguendo una traccia che sale e tu ti sei schiantato con le insommortabili pareti rocciose?
Riprendiamo il trenino con Emi sempre davanti cercando di ricordare i giusti passaggi, e io dietro a controllare che il "valgannese" non s'inventi nuove e impossibili "vie alternative tra le vie alternative". Guadagnamo la breve crestina, assai esposta ma tutto sommato praticabile nonostante il nevischio presente. Gattoniamo. La difficoltà ora qua non sta nei passaggi da scoprire, ma nell'ascoltare il capo-cordata che mi ricorda in continuazione che alla nostra destra c'è un salto (nel vuoto) di ben 500 metri! Come sa tranquillizzare lui le persone... nessun altro. :)))
Siamo finalmente sul Ravò, è una bella soddisfazione, non c'è dubbio. Siamo contenti. Emi lo è di più per avermi fatto scoprire questo fantastico angolo di Val Solda. Parte il valzer delle fotografie, luminose quelle verso nord, nebulose quelle verso sud, dove oramai il Lago di Lugano è semi nascosto dalla foschia. Dai, scendiamo. Stavolta imbrocchiamo la giusta via al primo colpo... e siamo di nuovo alla sella e subito dopo alla Capanna.
Ora è tutto più rilassante, il sentiero che scende verso Rancò è di quelli stile "chillout". Passiamo i ruderi dell'Alpe Serte Nuova, e pian piano che perdiamo quota lo spazio ritorna ancora ad aprirsi; un ultimo colpo d'occhio immortala figure verticali da "palato fino", insomma, un piede sul presente e uno sguardo al futuro da pensare. Ma in grande.
Poi eccoci di nuovo all'auto. Super soddisfatto per il gran giro, ma meno felice quando non mi resta che "docciarmi" alla fontanella del paese in vista della cena serale ad Erba dove mi aspettano Max Big Elephant e compagnia mangiante. Un finale di giornata da T6. Il T8 è il numero di bicchieri di Valdobbiadene che mi sono sparato come aperitivo per la grande arsura guadagnata "grazie" alla carenza da h2o.
P.s.
Un grazie spaziale a Emi per avermi ospitato, e per avermi fatto scoprire questo bel Parco decisamente selvaggio a cavallo tra Italia e Svizzera.
A' la prochaine! Menek

Tornare ancora in Valsolda, oltretutto per mostrarne le bellezze a chi sa assaporarle non ha prezzo. Grazie a Domenico per la compagnia e la fiducia. E grazie alle tre cime oggi percorse per le emozioni intense che sanno sempre regalare.
Avanti così.
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