Pizzo Redorta - 3038 m
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Ci sono montagne che, almeno una volta nella vita (da sottolinearsi UNA), vanno salite con gli sci; vuoi per il nome, vuoi per la fama della montagna stessa, vuoi anche per una piccola soddisfazione personale.
Anche se questo significa percorrere una vallata selvaggia e infinita (dove al ritorno bisogna improvvisarsi pure fondisti), macinare chilometri e metri di dislivello e, nonostante ciò, vedere la meta sempre lontana e irraggiungibile.
Più o meno consapevoli di tutto ciò, partiamo decisi sci ai piedi dalla fredda località di Vedello. La valle si rivela subito affascinante, ma allo stesso tempo interminabile.
Dopo quasi 3 ore, finalmente raggiungiamo il Rifugio Mambretti, dove ci concediamo una sosta rigenerante e notiamo 5 puntini che ci sembra di conoscere e che sono diretti al Pizzo della Brunone.
Il sole comincia a scaldare mica male, così decidiamo di affrettarci e riprendiamo la nostra "Via Crucis" (cit. del Teo in un momento di sconforto) verso il Redorta.
Dopo un traverso non troppo bello ci addentriamo nel Vallone di Scais. Davanti a noi si apre una vallata impervia e meravigliosamente selvaggia, contornata da guglie di roccia non troppo rassicurante (roccia Orobica DOCG) e da ripidi canaloni; alle nostre spalle, risaltano solo le nostre tracce che solcano il manto nevoso e che mi fanno pensare a quanto è bello lasciare per primi la propria impronta.
Teo e Marco si danno il cambio a tracciare: un compito che lascio mooooolto volentieri ai maschietti.
Eccoci alla base del ripido canalino finale che porta alla cresta. Qui il vento inizia a soffiare abbastanza prepotente e le mani si intorpidiscono un poco dal freddo. Veloci saliamo sci in spalla in cima al canalino, dove ramponiamo e proseguiamo a piedi fino alla piccola croce della vetta del Redorta.
L'emozione è ai massimi livelli, ma a causa del forte vento che ci schiaffeggia in volto la neve e il freddo, ci concediamo giusto il tempo di una foto di vetta e di una stretta di mano e poi subito giù al deposito sci.
Come spesso accade quando realizzo un piccolo sogno che ho nel cassetto, solamente al calduccio della macchina mi rendo conto di avercela fatta, nonostante le ginocchia doloranti e la forma fisica non proprio al top...
Anche la discesa a valle si rivela infinita ma... Dopo il Redorta spero che nessun'altra gita di scialpinismo ci sembrerà così lunga!
Grazie ragazzi!
Da Vedello (q. 1050 m), seguire la strada (circa 1km) che sale ad Agneda (q. 1230 m). Oltrepassare il piccolo abitato ed immettersi nella lunga piana (al ritorno bisogna spingere...) che porta ai piedi della Diga di Scais. Prendendo quota abbastanza velocemente, seguire la stradina della diga fino a q. 1400 m circa, dove la si abbandona in corrispondenza di un ponticello sulla sinistra e di un segnavia per la Capanna Mambretti. Attraversare il ponte e risalire il ripido e fitto bosco e, seguendo il sentiero estivo, raggiungere la casa del guardiano della diga.
Facendo molta attenzione, traversare alti sopra la diga (sponda di sinistra faccia a monte) e, in corrispondenza di alcune case (q. 1500 m circa) che sorgono quasi al termine del bacino idrico, deviare decisamente verso sinistra.
Risalire il bosco su dolci pendenze, sino a raggiungere un'ampia valletta nei pressi delle Baite di Caronno (q. 1612 m).
Attraversare la valletta in direzione SE, quindi risalire il pendio soprastante tenendosi sul margine del rado bosco fino ad uscire in prossimità del Rifugio Mambretti (q. 2004 m).
Raggiunto il Rifugio, compiere un lungo traverso in direzione E-SE su pendi abbastanza ripidi (molto pericoloso in caso di neve non assestato/alte temperature), fino a guadagnare la base dell'ampio vallone di Scais, posto tra l'omonimo Pizzo e il Pizzo della Brunone.
Risalire il vallone tenendosi piuttosto al suo centro e, su pendenze via via sempre più sostenute, mettere piede sulla Vedretta di Scais posta alla base della vetta del Redorta.
A questo punto, puntare all'evidente colletto posto tra la Punta Scais (sinistra) e il Pizzo Redorta (destra) e, senza raggiungerlo, portarsi alla base del ripido canalino che consente l'accesso alla cresta finale.
Sci in spalla (utili picca e ramponi), risalire il ripido canalino (circa 40° per 50 metri) fino a guadagnare la cresta NE del Redorta: svoltare a destra e superare alcune facili roccette (esposto), quindi proseguire per il facile crestone di neve fino alla croce di vetta del Pizzo Redorta (q. 3038 m).
Discesa come per la salita. Una volta rientrati alla base del Vallone di Scais, il traverso per tornare alla Capanna Mambretti è fortemente sconsigliato: meglio scendere dritti e, passando per una suggestivo canyon, raggiungere il fondovalle (qui si trovano le tracce di salita per il Pizzo della Brunone - questo tratto può essere percorso anche in salita nel caso in cui il traverso dopo la Mambretti risulta essere poco sicuro).
TEMPI DI PERCORRENZA:
VEDELLO - AGNEDA: 30 minuti
AGNEDA - DIGA DI SCAIS: 50 minuti
DIGA DI SCAIS - BAITE DI CARONNO: 30 minuti
BAITE DI CARONNO - RIFUGIO MAMBRETTI: 1,00 ora
RIFUGIO MAMBRETTI - PIZZO REDORTA: 3,00 ore
PIZZO REDORTA - VEDELLO: 2,30 ore
con Teo, Marco e Mattia
Anche se questo significa percorrere una vallata selvaggia e infinita (dove al ritorno bisogna improvvisarsi pure fondisti), macinare chilometri e metri di dislivello e, nonostante ciò, vedere la meta sempre lontana e irraggiungibile.
Più o meno consapevoli di tutto ciò, partiamo decisi sci ai piedi dalla fredda località di Vedello. La valle si rivela subito affascinante, ma allo stesso tempo interminabile.
Dopo quasi 3 ore, finalmente raggiungiamo il Rifugio Mambretti, dove ci concediamo una sosta rigenerante e notiamo 5 puntini che ci sembra di conoscere e che sono diretti al Pizzo della Brunone.
Il sole comincia a scaldare mica male, così decidiamo di affrettarci e riprendiamo la nostra "Via Crucis" (cit. del Teo in un momento di sconforto) verso il Redorta.
Dopo un traverso non troppo bello ci addentriamo nel Vallone di Scais. Davanti a noi si apre una vallata impervia e meravigliosamente selvaggia, contornata da guglie di roccia non troppo rassicurante (roccia Orobica DOCG) e da ripidi canaloni; alle nostre spalle, risaltano solo le nostre tracce che solcano il manto nevoso e che mi fanno pensare a quanto è bello lasciare per primi la propria impronta.
Teo e Marco si danno il cambio a tracciare: un compito che lascio mooooolto volentieri ai maschietti.
Eccoci alla base del ripido canalino finale che porta alla cresta. Qui il vento inizia a soffiare abbastanza prepotente e le mani si intorpidiscono un poco dal freddo. Veloci saliamo sci in spalla in cima al canalino, dove ramponiamo e proseguiamo a piedi fino alla piccola croce della vetta del Redorta.
L'emozione è ai massimi livelli, ma a causa del forte vento che ci schiaffeggia in volto la neve e il freddo, ci concediamo giusto il tempo di una foto di vetta e di una stretta di mano e poi subito giù al deposito sci.
Come spesso accade quando realizzo un piccolo sogno che ho nel cassetto, solamente al calduccio della macchina mi rendo conto di avercela fatta, nonostante le ginocchia doloranti e la forma fisica non proprio al top...
Anche la discesa a valle si rivela infinita ma... Dopo il Redorta spero che nessun'altra gita di scialpinismo ci sembrerà così lunga!
Grazie ragazzi!
Da Vedello (q. 1050 m), seguire la strada (circa 1km) che sale ad Agneda (q. 1230 m). Oltrepassare il piccolo abitato ed immettersi nella lunga piana (al ritorno bisogna spingere...) che porta ai piedi della Diga di Scais. Prendendo quota abbastanza velocemente, seguire la stradina della diga fino a q. 1400 m circa, dove la si abbandona in corrispondenza di un ponticello sulla sinistra e di un segnavia per la Capanna Mambretti. Attraversare il ponte e risalire il ripido e fitto bosco e, seguendo il sentiero estivo, raggiungere la casa del guardiano della diga.
Facendo molta attenzione, traversare alti sopra la diga (sponda di sinistra faccia a monte) e, in corrispondenza di alcune case (q. 1500 m circa) che sorgono quasi al termine del bacino idrico, deviare decisamente verso sinistra.
Risalire il bosco su dolci pendenze, sino a raggiungere un'ampia valletta nei pressi delle Baite di Caronno (q. 1612 m).
Attraversare la valletta in direzione SE, quindi risalire il pendio soprastante tenendosi sul margine del rado bosco fino ad uscire in prossimità del Rifugio Mambretti (q. 2004 m).
Raggiunto il Rifugio, compiere un lungo traverso in direzione E-SE su pendi abbastanza ripidi (molto pericoloso in caso di neve non assestato/alte temperature), fino a guadagnare la base dell'ampio vallone di Scais, posto tra l'omonimo Pizzo e il Pizzo della Brunone.
Risalire il vallone tenendosi piuttosto al suo centro e, su pendenze via via sempre più sostenute, mettere piede sulla Vedretta di Scais posta alla base della vetta del Redorta.
A questo punto, puntare all'evidente colletto posto tra la Punta Scais (sinistra) e il Pizzo Redorta (destra) e, senza raggiungerlo, portarsi alla base del ripido canalino che consente l'accesso alla cresta finale.
Sci in spalla (utili picca e ramponi), risalire il ripido canalino (circa 40° per 50 metri) fino a guadagnare la cresta NE del Redorta: svoltare a destra e superare alcune facili roccette (esposto), quindi proseguire per il facile crestone di neve fino alla croce di vetta del Pizzo Redorta (q. 3038 m).
Discesa come per la salita. Una volta rientrati alla base del Vallone di Scais, il traverso per tornare alla Capanna Mambretti è fortemente sconsigliato: meglio scendere dritti e, passando per una suggestivo canyon, raggiungere il fondovalle (qui si trovano le tracce di salita per il Pizzo della Brunone - questo tratto può essere percorso anche in salita nel caso in cui il traverso dopo la Mambretti risulta essere poco sicuro).
TEMPI DI PERCORRENZA:
VEDELLO - AGNEDA: 30 minuti
AGNEDA - DIGA DI SCAIS: 50 minuti
DIGA DI SCAIS - BAITE DI CARONNO: 30 minuti
BAITE DI CARONNO - RIFUGIO MAMBRETTI: 1,00 ora
RIFUGIO MAMBRETTI - PIZZO REDORTA: 3,00 ore
PIZZO REDORTA - VEDELLO: 2,30 ore
con Teo, Marco e Mattia
Tourengänger:
irgi99

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