Un anello per il Rifugio Mambretti
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Meta molto conosciuta, ma con percorso "allungato". Si tratta di unire i due accessi al rifugio (uno normale e percorso da tutti; l'altro teoricamente più interessante, ma trascurato e a tratti poco visibile) con due lunghe corse - all'inizio e alla fine dell'escursione - che rendono affrontabile la lontananza dei non-coincidenti punti di partenza e di arrivo. Gita certamente suggestiva, ma che necessita di buona/ottima visibilità per garantirsi l'orientamento (assenza, distanza, vetustà e illeggibilità dei segnali a vernice) e per poter osservare lo spettacolo suggestivo delle cime vicine ed incombenti.
Dal parcheggio presso il piccolo bacino idroelettrico, si sceglie sulla destra il percorso pianeggiante corrispondente al tracciato della ex-decauville: la stradetta segue fedelmente il profilo della montagna oltrepassando gli ostacoli con ponti o lunghe e oscure gallerie (meglio avere a disposizione una fonte di luce) fino a raggiungere la centrale di Vedello. Qui si incontra nuovamente la strada asfaltata e la si percorre verso sinistra con qualche tornante: lasciata a destra la deviazione per la contrada di Ambria, si prosegue fino ad Agneda, annunciata dall'antica chiesa di S.Agostino. Segue un vasto ripiano erboso dove termina la carrozzabile aperta anche ai non autorizzati; si procede quindi con una serie di ripidissimi tornanti che porta all'altezza del piede della diga: qui si imbocca sulla sinistra - indicazioni - la mulattiera che sale al livello del coronamento. Lasciate le case dei guardiani, seguendo il perimetro del lago, si passano le Case di Scais e si supera un gradino boscoso per raggiungere il vasto ripiano dell'Alpe Caronno. Inoltrandosi verso il termine del pascolo, dove si converge in una ripida valletta, il sentiero torna ben evidente e - con curve sempre più ravvicinate - si avvicina al bordo destro del canale, lungo una costola a radi larici che conduce fino al termine altitudinale della vegetazione. In poche decine di metri si raggiunge facilmente la caratteristica inconfondibile costruzione del Rifugio Mambretti. Per il ritorno, occorre trascurare i ben visibili e altrettanto ben segnalati sentieri che si staccano dal ripiano del rifugio; si imbocca invece una vaga traccia nell'erba che volge nettamente a nord: qualche antico e sbiadito segnale a vernice (alternato raramente - in modo inspiegabile - a pennellate recenti) conduce a saliscendi ad attraversare lungamente un pendio sempre più ripido e franoso. Raggiunta una costolatura con terreno ben saldo, si scende nel ripiano paludoso che ospita la baita delle Möie di Rodes; da qui riprende un lungo traverso ascendente - su traccia non sempre ben visibile - che conduce al Dosso Giumella (punto culminante dell'itinerario), dove si trova una inaspettata e superflua area-picnic (!). Si continua nella traversata - qui prevalentemente discendente - fra canaloni erbosi e costolature rocciose: la traccia alterna tratti nascosti nel pascolo a brandelli di antica mulattiera (acciottolati, scalinate...) e a lunghi segmenti di sentiero che il pendio sta lentamente riconquistando. Il bosco gradualmente si spiana in radure con pochi larici: in questo punto - senza segnaletica - si confluisce con incrocio a "T" in un ottimo sentiero: evitando la deviazione a sinistra (punto dell'errore nel file GPS), si volge a destra fino a inoltrarsi negli amplissimi ripiani del maggengo La Pessa, che sono raggiunti da una ripida e molto malagevole pista per mezzi motorizzati speciali. Il percorso si fa un po' monotono nel seguire la carrareccia, ma, nello stesso tempo, è ben visibile e veloce. L'Alpe Legnomarcio, con le sue baite trasformate in case di vacanza, segna un miglioramento del fondo stradale e una diminuzione della pendenza: finalmente si può correre per bene! Seguendo la pista forestale si arriva all'ultimo tornante della strada Gaggio-Le Piane (carrozzabile a pedaggio): si volge a sinistra e il tragitto sarebbe interminabile, ma provvidenziali scorciatoie indicate da artigianali frecce di legno consentono di raggiungere in breve il tratto asfaltato nei pressi del bacino idroelettrico di Gaggio, a pochi passi dal punto di partenza.
Dal parcheggio presso il piccolo bacino idroelettrico, si sceglie sulla destra il percorso pianeggiante corrispondente al tracciato della ex-decauville: la stradetta segue fedelmente il profilo della montagna oltrepassando gli ostacoli con ponti o lunghe e oscure gallerie (meglio avere a disposizione una fonte di luce) fino a raggiungere la centrale di Vedello. Qui si incontra nuovamente la strada asfaltata e la si percorre verso sinistra con qualche tornante: lasciata a destra la deviazione per la contrada di Ambria, si prosegue fino ad Agneda, annunciata dall'antica chiesa di S.Agostino. Segue un vasto ripiano erboso dove termina la carrozzabile aperta anche ai non autorizzati; si procede quindi con una serie di ripidissimi tornanti che porta all'altezza del piede della diga: qui si imbocca sulla sinistra - indicazioni - la mulattiera che sale al livello del coronamento. Lasciate le case dei guardiani, seguendo il perimetro del lago, si passano le Case di Scais e si supera un gradino boscoso per raggiungere il vasto ripiano dell'Alpe Caronno. Inoltrandosi verso il termine del pascolo, dove si converge in una ripida valletta, il sentiero torna ben evidente e - con curve sempre più ravvicinate - si avvicina al bordo destro del canale, lungo una costola a radi larici che conduce fino al termine altitudinale della vegetazione. In poche decine di metri si raggiunge facilmente la caratteristica inconfondibile costruzione del Rifugio Mambretti. Per il ritorno, occorre trascurare i ben visibili e altrettanto ben segnalati sentieri che si staccano dal ripiano del rifugio; si imbocca invece una vaga traccia nell'erba che volge nettamente a nord: qualche antico e sbiadito segnale a vernice (alternato raramente - in modo inspiegabile - a pennellate recenti) conduce a saliscendi ad attraversare lungamente un pendio sempre più ripido e franoso. Raggiunta una costolatura con terreno ben saldo, si scende nel ripiano paludoso che ospita la baita delle Möie di Rodes; da qui riprende un lungo traverso ascendente - su traccia non sempre ben visibile - che conduce al Dosso Giumella (punto culminante dell'itinerario), dove si trova una inaspettata e superflua area-picnic (!). Si continua nella traversata - qui prevalentemente discendente - fra canaloni erbosi e costolature rocciose: la traccia alterna tratti nascosti nel pascolo a brandelli di antica mulattiera (acciottolati, scalinate...) e a lunghi segmenti di sentiero che il pendio sta lentamente riconquistando. Il bosco gradualmente si spiana in radure con pochi larici: in questo punto - senza segnaletica - si confluisce con incrocio a "T" in un ottimo sentiero: evitando la deviazione a sinistra (punto dell'errore nel file GPS), si volge a destra fino a inoltrarsi negli amplissimi ripiani del maggengo La Pessa, che sono raggiunti da una ripida e molto malagevole pista per mezzi motorizzati speciali. Il percorso si fa un po' monotono nel seguire la carrareccia, ma, nello stesso tempo, è ben visibile e veloce. L'Alpe Legnomarcio, con le sue baite trasformate in case di vacanza, segna un miglioramento del fondo stradale e una diminuzione della pendenza: finalmente si può correre per bene! Seguendo la pista forestale si arriva all'ultimo tornante della strada Gaggio-Le Piane (carrozzabile a pedaggio): si volge a sinistra e il tragitto sarebbe interminabile, ma provvidenziali scorciatoie indicate da artigianali frecce di legno consentono di raggiungere in breve il tratto asfaltato nei pressi del bacino idroelettrico di Gaggio, a pochi passi dal punto di partenza.
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