Sasso Grande, Oress, Mosè e Fojorina in invernale da Sonvico
È la prima uscita lunga che compio da quando sono iscritto a hikr partendo dal villaggio in cui sono cresciuto.
È anche la mia prima escursione in invernale sul crinale Denti della Vecchia - Fojorina e, in particolare, sul Sasso Grande innevato.
In breve
Da Sonvico ho raggiunto varie cime toccando prima il Sasso Grande, poi seguendo il crinale a E/NE fino al Fojorina includendo alcune cime intermedie. Al Pairolo ho incontrato mia sorella Letizia con sua figlia e abbiamo percorso una parte di crinale assieme. Sono ritornato dalla stessa via fino al Pairolo e disceso da Cioascio.
Avvicinamento
Partenza da Sonvico alle 06.20. Mi sono diretto in località Lüss, lungo la strada principale per Villa Luganese, dove inizia il sentiero. Precisamente questo inizia dopo il ponte sul Franscinone, sulla sinistra, e il toponimo indicato sulla mappa è Pairago.
È ancora notte, ho il frontale. Qui normalmente è dove lascio la macchina (sul ciglio della strada). Ma questa volta ho deciso di partire proprio dal paese.
Inizio a risalire le pendici della montagna addentrandomi nella zona campagnola di Pairago e presto imbocco la strada in terra battuta per i monti di Murio. Lassù, dopo aver attraversato alcuni boschi, posso ammirare i Denti della Vecchia durante l'aurora. Sono imponenti e vicinissimi in linea d'aria.
In cima al prato, dopo le ultime cascine, c'è l'incrocio con il sentiero che arriva dalla Creda. Io proseguo dritto, ci sono i segnalini. Gradualmente guadagno quota dirigendomi verso E/NE. Ad un certo punto, intorno a quota 1130 m, piego a destra. La traccia non ufficiale è ben individuabile, anche con la neve. Il sentiero principale proseguirebbe verso il Pairolo. Quello che prendo invece porta al Canalone.
Il Canalone
Guarda a N/NE pertanto lo si risale camminando verso S/SW.
Fino alla cima del canalone ho camminato senza ciaspole o ramponi.
L'imbocco è quotabile intorno ai 1250 m. Il culmine, presso il Passo Streccione, è quotato 1400 m. È ripido, erboso e, a tratti, roccioso, sovrastato lateralmente dalle grandi pareti del Sasso Palazzo e di altre antistanti al Sasso Grande. Dentro è molto silenzioso, ci si affaccia su Cioascio, si vedono la cresta SW del Gazzirola e il Camoghè. Per cui non è raggiunto dai rumori della città o delle vie di comunicazione. La connessione telefonica, nel mio caso, è stata assente fino in cima al Sasso Grande. Probabilmente le rocce fanno da schermo.
Nei passaggi rocciosi, che da piccolo svolgevo arrampicando (grado 1), sono recentemente state apposte delle scalette di metallo e dei cavi. In estate le avevo un po' disprezzate perché rendevano meno wild un area che era poco frequentata nei decenni scorsi. Ma in invernale le ho gradite.
Ho camminato su neve battuta e dura da Murio fino a metà canalone. Più in su man mano la neve diventa molle e cedevole. Con gli scarponi inizio ad affondare più in profondità, mi incasino in alcuni buchi creatisi intorno a rocce o cespugli e scivolo spesso indietro con gli scarponi perché in pendenza il manto cede. Le condizioni in alto sono in quel momento quasi primaverili e mi rallentano molto. Alla fine del canalone mi arrendo e indosso le ciaspole per dirigermi verso il Sasso Grande.
Sono le 08.45. Il sole è sorto già da un po'.

L'imbocco del Canalone per il Denti della Vecchia
Il Sasso Grande
Nella mia vita sono stato tante volte in cima al Denti della Vecchia. È la montagna di casa.
Conosco 2 vie di accesso alla vetta. Il canalino che si trova a est rispetto il Sasso Grande, oppure il versante S/SE, piuttosto scosceso, tra rocce, cespugli ed erba.
Essendo la prima volta con la neve ho valutato e deciso sul posto in base alle condizioni, e ho scelto il canalino.
Mi avvicino seguendo i bolli gialli, in direzione W/NW. Risalgo un'altura e mi affaccio su un canale parallelo al canalone. Non devo scendere da lì ma aggirarne la parte alta tramite una piccola cengia innevata.
Qui lascio lo zaino e procedo con la piccozza, senza ramponi o ciaspole perché la neve è molle. Superata la cengia risalgo il pendio di alcuni metri su neve in cattive condizioni, piena di buchi nascosti e cedevole. Raggiungo la base della parete E del Sasso Grande e decido di salire dal canalino, privo di esposizione. La difficoltà per me è la presenza di neve che si sta sciogliendo sulle placche. La roccia libera è bagnata e scivolosa, la neve residua non è portante. Pertanto cerco quegli appigli solidi che ricordo fin da piccolo e mi arrampico stile boulder (non so se è corretta l'espressione ma l'ho spesso sentita usare in questo modo). Più avanti la neve aumenta e libero alcuni appigli con la piccozza. Procedo quindi nella parte finale e scavo alcune tacche per mettere i piedi e raggiungere il culmine. Qui evito di affacciarmi perché l'esposizione è importante. Su neve ora molto più compatta, solida e profonda risalgo l'ultima parte in direzione sud aiutandomi con la piccozza e senza mai sentirmi esposto nè a rischio di scivolamento. Mi trovo in vetta che sono ormai le 09.20. La cima è in condizioni invernali con un bel manto bianco, le uniche tracce che vedo sono quelle degli animali. La vista imbattibile. Osservo il crinale per il Fojorina, mi rendo conto che è lungo, ma è presto e l'energia a disposizione molta. Pertanto non indugio e mi preparo a scendere.

Il crinale che mi appresto a percorrere. In fondo si vede il Fojorina (visto dal Sasso Grande)
Il crinale, le cime dell'Oress e Mosè
Non ricordavo che fosse così lungo il sentiero per arrivare al Pairolo. Là mi aspetta mia sorella che è salita da Cimadera. Sono molto in ritardo e non riesco a comunicare con il telefono. Riesco tuttavia a informarla dalla vetta del mio ritardo e fornirle una stima sull'orario del mio arrivo.
Disarrampico il Sasso Grande con molta meno difficoltà. Tuttavia negli scarponi mi si accumula una quantità industriale di neve. Procedo lungo il sentiero per il Pairolo, a tratti perdo la traccia, ma la ritrovo sempre con swisstopo (app). Soltanto al Pairolo la perdo e scendo troppo presto, ritrovandomi nella bucolica conca troppo basso rispetto alla capanna. Individuo mia sorella a monte della Capanna e con una serie di vocali le suggerisco di avviarsi e di portarsi sul crinale a monte del Passo Pairolo.
Mi riporto in alto con faticosi traversi e ripidi pendii e mi prendo una pausa. Devo mangiare. Sono passate già più di 4 ore.
Quindi, dopo essermi rifocillato, riparto e taglio dritto nel bosco sopra la Capanna fino ad incontrare il sentiero normale. Incontro mia sorella Letizia. Per lei è la prima ciaspolata in assoluto. Ha poco tempo e quindi mi accompagna solo per un breve tratto.
Qui si costeggia il Riale delle Spine in direzione E per poi piegare a dx e portarsi sul confine di stato. Ora si procede sul crinale.
Con lei salgo sulla Cima dell'Oress, la neve è buona, con le ciaspole raggiungiamo il culmine sul ripido pendio. Evitiamo di affacciarci dall'altra parte perché ci sono le cornici. Ci separiamo, lei ritorna e io continuo per il Fojorina. Con vari saliscendi tocco alcune cime senza nome quotate 1700 m e la Cima Mosè, che è molto simile alla sua vicina. Camminare in cresta per me è preferibile, rispetto al sentiero che costeggia il crinale sul lato italiano. Qui infatti con le ciaspole è più faticoso e spesso ci sono buchi.
Mi trovo finalmente poco dopo le 13.00 al Passo di Pianca Bella che è sommerso dalla neve.
Manca poco. Ancora una cimetta (P. 1725) e una Bocchetta (P.1714) pure sepolta dalla neve.
Il Fojorina
Quindi mi resta il Fojorina, che a questo punto è inevitabile per me. Seguo la cresta SW, è una pista da sci. Ma ad un certo punto devo scegliere tra via svizzera o via italiana. Ebbene opto per la via svizzera che avevo già percorso in estate. È esposta sul ripido pendio che scende in Valcolla, ma la neve è in buone condizione e le ciaspole aderiscono. Dopo una serie di rocce c'è un passaggio molto ripido da arrampicare, ma qualcuno ha scavato alcuni buchi dove infilo le punte delle ciaspole. Aiutandomi con le mani e la piccozza supero, senza voltarmi, il passaggio e dopo una breve camminata in cresta sono al Fojorina.
In cima c'è una bella croce, il libro di vetta e come mi aspettavo una bella vista. Il cielo si sta coprendo. Mi fermo per una seconda pausa e mangio.

La traccia sul versante svizzero per salire al Fojorina
Il ritorno a Sonvico
Sfrutto di nuovo il crinale perché le condizioni sono tutto sommato sicure e devo cercare una borraccia persa da Letizia (che non trovo). Sarei sceso a Cimadera ma punto al Pairolo sperando in una birra in Capanna. Ma trovo chiuso per la stagione invernale. A questo punto la via diretta per Sonvico è Cioascio. Presso questo monte ammiro ancora una volta la più bella cima della giornata: il Denti della Vecchia.
Tolgo le ciaspole. Seguo la strada sterrata e raggiungo Pont, quindi la strada cantonale e infine Sonvico.
Spero ancora nel Crai per la birretta ma è già chiuso. Fortunatamente ho un fratello a cui la birra non manca mai. Così come una bella doccia. Grazie
jair.
Considerazioni sulle difficoltà
- WT3 per le ciaspole: il crinale richiede attenzione per alcuni punti in pendenza, soprattutto a salire sul Fojorina ma non ci sono punti particolarmente esposti, ed è tutto sommato facile orientarsi, con i segnalini bianco-rossi. Non ho usato le ciaspole sul Sasso Grande dove invece la difficoltà sarebbe maggiore.
- T5 l'escursione per la parte che include il Sasso Grande (punto esposto in cima al canalino, segnaletica solo parzialmente presente con dei bolli gialli, terreno difficile, passaggi di terzo grado di arrampicata)
- PD+ e grado III: sempre per il Sasso Grande: mi sono allineato alle valutazioni del Brenna, ma ho aggiunto un + per la presenza della neve nel canalino e nella parte finale per la vetta che mi hanno aumentato la difficoltà (terreno molto scivoloso, progressione più difficile).
Il Denti della Vecchia in invernale non è facile e ha i suoi pericoli. Come sempre del resto.
Ma ha il suo perché.
È anche la mia prima escursione in invernale sul crinale Denti della Vecchia - Fojorina e, in particolare, sul Sasso Grande innevato.
In breve
Da Sonvico ho raggiunto varie cime toccando prima il Sasso Grande, poi seguendo il crinale a E/NE fino al Fojorina includendo alcune cime intermedie. Al Pairolo ho incontrato mia sorella Letizia con sua figlia e abbiamo percorso una parte di crinale assieme. Sono ritornato dalla stessa via fino al Pairolo e disceso da Cioascio.
Avvicinamento
Partenza da Sonvico alle 06.20. Mi sono diretto in località Lüss, lungo la strada principale per Villa Luganese, dove inizia il sentiero. Precisamente questo inizia dopo il ponte sul Franscinone, sulla sinistra, e il toponimo indicato sulla mappa è Pairago.
È ancora notte, ho il frontale. Qui normalmente è dove lascio la macchina (sul ciglio della strada). Ma questa volta ho deciso di partire proprio dal paese.
Inizio a risalire le pendici della montagna addentrandomi nella zona campagnola di Pairago e presto imbocco la strada in terra battuta per i monti di Murio. Lassù, dopo aver attraversato alcuni boschi, posso ammirare i Denti della Vecchia durante l'aurora. Sono imponenti e vicinissimi in linea d'aria.
In cima al prato, dopo le ultime cascine, c'è l'incrocio con il sentiero che arriva dalla Creda. Io proseguo dritto, ci sono i segnalini. Gradualmente guadagno quota dirigendomi verso E/NE. Ad un certo punto, intorno a quota 1130 m, piego a destra. La traccia non ufficiale è ben individuabile, anche con la neve. Il sentiero principale proseguirebbe verso il Pairolo. Quello che prendo invece porta al Canalone.
Il Canalone
Guarda a N/NE pertanto lo si risale camminando verso S/SW.
Fino alla cima del canalone ho camminato senza ciaspole o ramponi.
L'imbocco è quotabile intorno ai 1250 m. Il culmine, presso il Passo Streccione, è quotato 1400 m. È ripido, erboso e, a tratti, roccioso, sovrastato lateralmente dalle grandi pareti del Sasso Palazzo e di altre antistanti al Sasso Grande. Dentro è molto silenzioso, ci si affaccia su Cioascio, si vedono la cresta SW del Gazzirola e il Camoghè. Per cui non è raggiunto dai rumori della città o delle vie di comunicazione. La connessione telefonica, nel mio caso, è stata assente fino in cima al Sasso Grande. Probabilmente le rocce fanno da schermo.
Nei passaggi rocciosi, che da piccolo svolgevo arrampicando (grado 1), sono recentemente state apposte delle scalette di metallo e dei cavi. In estate le avevo un po' disprezzate perché rendevano meno wild un area che era poco frequentata nei decenni scorsi. Ma in invernale le ho gradite.
Ho camminato su neve battuta e dura da Murio fino a metà canalone. Più in su man mano la neve diventa molle e cedevole. Con gli scarponi inizio ad affondare più in profondità, mi incasino in alcuni buchi creatisi intorno a rocce o cespugli e scivolo spesso indietro con gli scarponi perché in pendenza il manto cede. Le condizioni in alto sono in quel momento quasi primaverili e mi rallentano molto. Alla fine del canalone mi arrendo e indosso le ciaspole per dirigermi verso il Sasso Grande.
Sono le 08.45. Il sole è sorto già da un po'.

L'imbocco del Canalone per il Denti della Vecchia
Il Sasso Grande
Nella mia vita sono stato tante volte in cima al Denti della Vecchia. È la montagna di casa.
Conosco 2 vie di accesso alla vetta. Il canalino che si trova a est rispetto il Sasso Grande, oppure il versante S/SE, piuttosto scosceso, tra rocce, cespugli ed erba.
Essendo la prima volta con la neve ho valutato e deciso sul posto in base alle condizioni, e ho scelto il canalino.
Mi avvicino seguendo i bolli gialli, in direzione W/NW. Risalgo un'altura e mi affaccio su un canale parallelo al canalone. Non devo scendere da lì ma aggirarne la parte alta tramite una piccola cengia innevata.
Qui lascio lo zaino e procedo con la piccozza, senza ramponi o ciaspole perché la neve è molle. Superata la cengia risalgo il pendio di alcuni metri su neve in cattive condizioni, piena di buchi nascosti e cedevole. Raggiungo la base della parete E del Sasso Grande e decido di salire dal canalino, privo di esposizione. La difficoltà per me è la presenza di neve che si sta sciogliendo sulle placche. La roccia libera è bagnata e scivolosa, la neve residua non è portante. Pertanto cerco quegli appigli solidi che ricordo fin da piccolo e mi arrampico stile boulder (non so se è corretta l'espressione ma l'ho spesso sentita usare in questo modo). Più avanti la neve aumenta e libero alcuni appigli con la piccozza. Procedo quindi nella parte finale e scavo alcune tacche per mettere i piedi e raggiungere il culmine. Qui evito di affacciarmi perché l'esposizione è importante. Su neve ora molto più compatta, solida e profonda risalgo l'ultima parte in direzione sud aiutandomi con la piccozza e senza mai sentirmi esposto nè a rischio di scivolamento. Mi trovo in vetta che sono ormai le 09.20. La cima è in condizioni invernali con un bel manto bianco, le uniche tracce che vedo sono quelle degli animali. La vista imbattibile. Osservo il crinale per il Fojorina, mi rendo conto che è lungo, ma è presto e l'energia a disposizione molta. Pertanto non indugio e mi preparo a scendere.

Il crinale che mi appresto a percorrere. In fondo si vede il Fojorina (visto dal Sasso Grande)
Il crinale, le cime dell'Oress e Mosè
Non ricordavo che fosse così lungo il sentiero per arrivare al Pairolo. Là mi aspetta mia sorella che è salita da Cimadera. Sono molto in ritardo e non riesco a comunicare con il telefono. Riesco tuttavia a informarla dalla vetta del mio ritardo e fornirle una stima sull'orario del mio arrivo.
Disarrampico il Sasso Grande con molta meno difficoltà. Tuttavia negli scarponi mi si accumula una quantità industriale di neve. Procedo lungo il sentiero per il Pairolo, a tratti perdo la traccia, ma la ritrovo sempre con swisstopo (app). Soltanto al Pairolo la perdo e scendo troppo presto, ritrovandomi nella bucolica conca troppo basso rispetto alla capanna. Individuo mia sorella a monte della Capanna e con una serie di vocali le suggerisco di avviarsi e di portarsi sul crinale a monte del Passo Pairolo.
Mi riporto in alto con faticosi traversi e ripidi pendii e mi prendo una pausa. Devo mangiare. Sono passate già più di 4 ore.
Quindi, dopo essermi rifocillato, riparto e taglio dritto nel bosco sopra la Capanna fino ad incontrare il sentiero normale. Incontro mia sorella Letizia. Per lei è la prima ciaspolata in assoluto. Ha poco tempo e quindi mi accompagna solo per un breve tratto.
Qui si costeggia il Riale delle Spine in direzione E per poi piegare a dx e portarsi sul confine di stato. Ora si procede sul crinale.
Con lei salgo sulla Cima dell'Oress, la neve è buona, con le ciaspole raggiungiamo il culmine sul ripido pendio. Evitiamo di affacciarci dall'altra parte perché ci sono le cornici. Ci separiamo, lei ritorna e io continuo per il Fojorina. Con vari saliscendi tocco alcune cime senza nome quotate 1700 m e la Cima Mosè, che è molto simile alla sua vicina. Camminare in cresta per me è preferibile, rispetto al sentiero che costeggia il crinale sul lato italiano. Qui infatti con le ciaspole è più faticoso e spesso ci sono buchi.
Mi trovo finalmente poco dopo le 13.00 al Passo di Pianca Bella che è sommerso dalla neve.
Manca poco. Ancora una cimetta (P. 1725) e una Bocchetta (P.1714) pure sepolta dalla neve.
Il Fojorina
Quindi mi resta il Fojorina, che a questo punto è inevitabile per me. Seguo la cresta SW, è una pista da sci. Ma ad un certo punto devo scegliere tra via svizzera o via italiana. Ebbene opto per la via svizzera che avevo già percorso in estate. È esposta sul ripido pendio che scende in Valcolla, ma la neve è in buone condizione e le ciaspole aderiscono. Dopo una serie di rocce c'è un passaggio molto ripido da arrampicare, ma qualcuno ha scavato alcuni buchi dove infilo le punte delle ciaspole. Aiutandomi con le mani e la piccozza supero, senza voltarmi, il passaggio e dopo una breve camminata in cresta sono al Fojorina.
In cima c'è una bella croce, il libro di vetta e come mi aspettavo una bella vista. Il cielo si sta coprendo. Mi fermo per una seconda pausa e mangio.

La traccia sul versante svizzero per salire al Fojorina
Il ritorno a Sonvico
Sfrutto di nuovo il crinale perché le condizioni sono tutto sommato sicure e devo cercare una borraccia persa da Letizia (che non trovo). Sarei sceso a Cimadera ma punto al Pairolo sperando in una birra in Capanna. Ma trovo chiuso per la stagione invernale. A questo punto la via diretta per Sonvico è Cioascio. Presso questo monte ammiro ancora una volta la più bella cima della giornata: il Denti della Vecchia.
Tolgo le ciaspole. Seguo la strada sterrata e raggiungo Pont, quindi la strada cantonale e infine Sonvico.
Spero ancora nel Crai per la birretta ma è già chiuso. Fortunatamente ho un fratello a cui la birra non manca mai. Così come una bella doccia. Grazie

Considerazioni sulle difficoltà
- WT3 per le ciaspole: il crinale richiede attenzione per alcuni punti in pendenza, soprattutto a salire sul Fojorina ma non ci sono punti particolarmente esposti, ed è tutto sommato facile orientarsi, con i segnalini bianco-rossi. Non ho usato le ciaspole sul Sasso Grande dove invece la difficoltà sarebbe maggiore.
- T5 l'escursione per la parte che include il Sasso Grande (punto esposto in cima al canalino, segnaletica solo parzialmente presente con dei bolli gialli, terreno difficile, passaggi di terzo grado di arrampicata)
- PD+ e grado III: sempre per il Sasso Grande: mi sono allineato alle valutazioni del Brenna, ma ho aggiunto un + per la presenza della neve nel canalino e nella parte finale per la vetta che mi hanno aumentato la difficoltà (terreno molto scivoloso, progressione più difficile).
Il Denti della Vecchia in invernale non è facile e ha i suoi pericoli. Come sempre del resto.
Ma ha il suo perché.
Tourengänger:
Michea82

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