Salecchio Alpe Vova anello Walser
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Barbie Primi giorni di dicembre. La pazienza dell'attesa. Attendere l'ispirazione per mettere giù qualche riga ad accompagnare le immagini di questa escursione fatta un mese fa. Niente fretta questa volta. Nessuna altra escursione a seguire. Confinati qui a valle. In attesa. Come confinati dovevano essere i walser a Salecchio durante l'inverno, confinati all'interno delle loro baite, sapientemente sopraelevate rispetto al terreno, con anelli di pietra a difenderle dai roditori. Cibo, caldo, la famiglia, la solidarietà della comunità. Bastare a se stessi. Null'altro da desiderare se non la sopravvivenza all'inverno. La pazienza dell'attesa. La conoscono i contadini, ad ogni latitudine, e i cacciatori e i pescatori. La conoscono le future madri. La conoscono gli innamorati nell'impossibilità di un incontro. E i malati che in ospedale pensano al loro rientro a casa, quando ciò sia possibile. La conoscono i bambini che a turno prendono la parola o partecipano a un gioco. E chi è in cammino per raggiungere una meta lontana, un passo dopo l'altro di migliaia di passi.
La prima volta a Salecchio aspettavo di bucare le nuvole...quando è successo si è aperto un angolo di paradiso, un villaggio sospeso. Poco altro avevo in mente se non quell'esperienza del "bucare le nuvole", tipo Jack e il fagiolo magico. E il cimitero annesso alla chiesa di Salecchio inferiore, che in occasione delle ricorrenze di questi primi giorni di novembre manifesta la cura e l'attenzione di mani devote. Oggi la nuvolosità è diffusa, aspettiamo aperture promesse. Salecchio superiore è stata sapientemente conservata e si offre alla vista, in pieno autunno, con i balconi ancora adorni di gerani. Il rifugio è chiuso e rimaniamo qualche minuto sul terrazzo antistante l'ingresso. Poi percorro i lastricati intorno alle baite curiosando un po' in giro. Adoro questo bighellonare, con lo sguardo assetato di dettagli e inquadrature particolari. Il giro prosegue fino all'ultima frazione, Ca' Francoli. Le nuvole si diradano un po', promesse di sole mantenute. La pausa pranzo è organizzata vicino a una fontana con grande vasca e fra cespugli profumatissimi di salvia e menta. Mangio giuggiole di Romagna e ne lascio cadere i noccioli fra la terra di un orto e lungo un muro diroccato ...magari fra qualche anno ne ritroverò alberelli cresciuti ...Poi il giro prosegue ad anello in un ambiente suggestivo, con brevi passaggi al limite del bosco fiancheggiando ruderi di baite e poi su largo sentiero carrozzabile, di fronte a crinali di larici dorati. Il giro ad anello rende l'idea del raggio d'azione e degli spostamenti nella quotidianità delle antiche genti del posto. All'alpe Vova altre baite sapientemente recuperate, qualche orto, segnali di vita e di operosità. Poi giù, lungo la carrozzabile a completare il giro, con qualche taglio su mulattiera nel bosco. Un pezzo di asfalto su provinciale per raggiungere l'auto..oggi apprezzo anche il camminare sulla strada...possibilità che si dava per scontata... Dietro, le montagne dell'alta val Formazza innevate e la luce del sole fra le nuvole che regala incredibili bagliori e contrasti al tramonto. Quella luce la porto ancora negli occhi, oggi a contrasto con una giornata di dicembre fredda e piovosa che ha visto sciogliersi la prima neve caduta in pianura. L'unica occasione per calpestarne, aspettando tempi migliori e maggiori libertà. L'impazienza dell'attesa.
La prima volta a Salecchio aspettavo di bucare le nuvole...quando è successo si è aperto un angolo di paradiso, un villaggio sospeso. Poco altro avevo in mente se non quell'esperienza del "bucare le nuvole", tipo Jack e il fagiolo magico. E il cimitero annesso alla chiesa di Salecchio inferiore, che in occasione delle ricorrenze di questi primi giorni di novembre manifesta la cura e l'attenzione di mani devote. Oggi la nuvolosità è diffusa, aspettiamo aperture promesse. Salecchio superiore è stata sapientemente conservata e si offre alla vista, in pieno autunno, con i balconi ancora adorni di gerani. Il rifugio è chiuso e rimaniamo qualche minuto sul terrazzo antistante l'ingresso. Poi percorro i lastricati intorno alle baite curiosando un po' in giro. Adoro questo bighellonare, con lo sguardo assetato di dettagli e inquadrature particolari. Il giro prosegue fino all'ultima frazione, Ca' Francoli. Le nuvole si diradano un po', promesse di sole mantenute. La pausa pranzo è organizzata vicino a una fontana con grande vasca e fra cespugli profumatissimi di salvia e menta. Mangio giuggiole di Romagna e ne lascio cadere i noccioli fra la terra di un orto e lungo un muro diroccato ...magari fra qualche anno ne ritroverò alberelli cresciuti ...Poi il giro prosegue ad anello in un ambiente suggestivo, con brevi passaggi al limite del bosco fiancheggiando ruderi di baite e poi su largo sentiero carrozzabile, di fronte a crinali di larici dorati. Il giro ad anello rende l'idea del raggio d'azione e degli spostamenti nella quotidianità delle antiche genti del posto. All'alpe Vova altre baite sapientemente recuperate, qualche orto, segnali di vita e di operosità. Poi giù, lungo la carrozzabile a completare il giro, con qualche taglio su mulattiera nel bosco. Un pezzo di asfalto su provinciale per raggiungere l'auto..oggi apprezzo anche il camminare sulla strada...possibilità che si dava per scontata... Dietro, le montagne dell'alta val Formazza innevate e la luce del sole fra le nuvole che regala incredibili bagliori e contrasti al tramonto. Quella luce la porto ancora negli occhi, oggi a contrasto con una giornata di dicembre fredda e piovosa che ha visto sciogliersi la prima neve caduta in pianura. L'unica occasione per calpestarne, aspettando tempi migliori e maggiori libertà. L'impazienza dell'attesa.
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