Il brutto tempo non sempre vien per nuocere
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Non è giusto! Qui da Gabrio scrivono tutti tranne me! Scrivono i vivi e i morti. Scrive il tempo e i giorni della settimana, gli alberi e gli uccelli, pure le cengie ma io niente.
L'ho detto a lui, mi ha guardato serio, ha fatto spallucce alzando il braccio verso l'infinito come per dire "vai!".
E allora eccomi qua! Sono la Pioggia, sinonimo di brutto tempo. Sono odiata e amata in egual misura. Tutti mi cercano quando manco ma si lamentano se arrivo. D'inverno vado bene sotto forma di neve a patto che cada solo in montagna altrimenti do fastidio. Se mi presento come vapore acqueo tolgo visibilità.
D'estate mi bramano gli agricoltori se non divento grandine.
Solo in una circostanza non mi vuole proprio nessuno: durante il fine settimana.
Se comincio a scendere i rifugisti mi odiano. Gli alpinisti mi vorrebbero evaporata a chilometri di distanza. Gli escursionisti mi sopportano a malapena, Gabrio se ne frega.
Non lo dico per fare la ruffiana, visto che mi lascia scrivere sulle sue pagine. No! E' proprio così!
Sono trent'anni che lo vedo andare su e giù per montagne. In inverno e d'estate, col bello e il brutto tempo, imperterrito e impettito non manca mai all'appuntamento.
Nonostante sia pericoloso sfidarmi, lui l'ha sempre fatto uscendone vicitore, almeno fino ad ora, e per questo mi è un po' simpatico.
D'altronde lui ha elaborato le sue "tattiche" determinate da anni di esperienza.
Innanzitutto quando ci sono io non entra mai nelle valli. Anche i più innocui dei rigagnoli, possono diventare trappole invalicabili dopo forti precipitazioni. Per questo motivo sale solo sui fianchi delle montagne, entro i limiti dei boschi. Questo perchè, dopo vari esperimenti falliti, ha capito che il metodo migliore per camminare in mia compagnia è di usare l'ombrello e il coprizaino.
L'ombrello, bello grande ma non troppo, lo infila sotto lo spallaccio dello zaino e con i vari lacci lo blocca a sè. In questo modo può tranquillamente camminare con i bastoncini,
senza però uscire dai boschi, dove il vento glielo scoperchierebbe subito.
Altra regola, camminare su percorsi che abbiano a breve distanza uno dagli altri più ripari in caso di improvvisi, pericolosi peggioramenti.
Ed infine egli sceglie il terreno più idoneo. Nelle prealpi lombarde è presente in abbondanza terreno argilloso che con me si trasforma in fastidiosissimo fango. Per questo motivo anche col brutto tempo preferisce di gran lunga il Canton Ticino.
Sabato 29 Agosto, le previsioni meteo ticinesi davano allerta 5 (su 5) nel bellinzonese. Mi ero preparata attentamente e, da metà mattina, mi ero ripromessa di fare disastri. Così! Giusto per far vedere agli umani che la natura non asseconda l'uomo ma fa solo quello che vuole!
Mentre stavo mettendo a punto gli ultimi particolari chi mi vedo arrivare? Gabrio!! E dove?
Proprio in riva al fiume Sementina, nell'omonimo paese, dove era previsto l'epicentro del mio
lavoro ed in compagnia di Daniela, quella sciagurata di sua nipote!
Arrabbiata ma al tempo stesso intenerita dalla presenza femminile, avevo concesso loro un
attimo di tregua lasciandoli salire ai Monti della Costa.
"Tanto vogliono solo vedere il Ponte Tibetano nella nebbia" mi ero detta. Ma quando al bivio li avevo visti tentennare e poi svoltare in direzione della Capanna Mognone mi ero irretita. Li avevo fatti arrivare a dieci minuti di distanza dalla loro mèta poi avevo raccolto tutte le forze a mia disposizione.
Gabrio, sentendo tuonare incessantemente, aveva consigliato sua nipote di accellerare il passo: troppo tardi!
Con uno scroscio violento avevo dato il via alle danze, ricordando al vecchiardo che stare sulla
poltrona di casa, con la copertina sulle gambe, a volte conviene.
Dieci minuti di fuoco (si fa per dire) poi avevano raggiunto il rifugio.
"E' chiuso, tonti!" Gli avevo urlato per bocca di un gran tuono.
Ma il vecchietto, senza battere ciglio, era girato a est della costruzione trovando...rifugio in un vano aperto riparato dalla mia furia.
Colpita nel vivo, inviperita più che mai (si, ho un brutto carattere, lo so!) mi ero lanciata con forza sulla costruzione, ma lui come se niente fosse, tranquillo e riparato, aveva mangiato e ben bevuto.
"Ti faccio vedere io" mi ero detta.
Dopo dieci minuti battenti avevo fatto finta di calmarmi, facendo credere loro che gli avrei
concesso una tregua.
I fresconi avevano abboccato uscendo dal rifugio camminado a spron battuto. Ma dopo pochi
metri avevo dato il meglio di me rovesciandogli sopra di tutto e anche di più.
Beh! Ragazzi, diciamo le cose come stanno: mi stavo proprio divertendo! Ma come Gabrio,
anch'io sono anzianotta. Sono anni che tiro la carretta senza nessuno che mi dia il cambio,
per questo motivo, dopo un po' avevo mollato il colpo. Così mentre riprendevo fiato, avevo
elaborato nuovi piani per infierire ulteriormente.
Non che gli stessi rendendo la vita facile. Il sentiero si era trasformato in un torrente e
camminarci dentro era una vera impresa.
Nel frattempo, allenata come sono, ero tornata in forze e, mettendo in pratica il piano
elaborato, proprio dove il sentiero incrocia per la prima volta (in discesa) la stradina,
Vento, Tuoni ed io abbiamo tirato fuori un "concerto" da far paura.
Peccato che Vento si sia lasciato prendere la mano esagerando molto più di un po'.
Per un attimo ho temuto che li spazzasse via, mi sarebbe dispiaciuto, così ho urlato a "Eolo"
di darsi una calmata.
Impietosita mi ero rilassata anch'io ma quando, dopo una pausa al riparo di una costruzione,
i due avevano preso la strada del ponte tibetano, mi ero riaccesa.
Ero convinta ne avessero avuto abbastanza, ma 'sto italiano deve avere sempre l'ultima parola.
Aveva un torrente per sentiero, era bagnato fradicio dalla vita in giù, era in giro con una nipote
votata al suicidio, e ancora non era "sazio"?!
Così quando erano arrivati in vista del ponte, ero scesa a cammionate sulle loro teste, Vento,
tenuto sotto controllo (a fatica), mi permetteva di roteargli intorno mentre Nebbia li
nascondeva da tutto. Il duo, in gara per vincere il primo posto di "incoscienti dell'anno",
avevano resistito poco per poi tornare indietro senza attraversare il ponte (era un suicidio).
Di lì a poco mi ero calmata bella contenta.
Arrivati al parcheggio i due brianzoli avevano visto la strada chiusa dalla polizia per pericolo
esondazione e un nugolo di "patrizi" ad osservare il preoccupante livello del fiume in piena.
Lavati da capo a piedi, erano saliti in auto.
Entrambi ci sentivamo sconfitti e vincitori in egual misura, ottenendo per metà ciò che volevamo:
lui bagnato ma in giro a camminare, io a tormentarlo senza riuscire a farlo desistere.
Ancora una volta la nostra sfida era lungi dall'essere terminata!
L'ho detto a lui, mi ha guardato serio, ha fatto spallucce alzando il braccio verso l'infinito come per dire "vai!".
E allora eccomi qua! Sono la Pioggia, sinonimo di brutto tempo. Sono odiata e amata in egual misura. Tutti mi cercano quando manco ma si lamentano se arrivo. D'inverno vado bene sotto forma di neve a patto che cada solo in montagna altrimenti do fastidio. Se mi presento come vapore acqueo tolgo visibilità.
D'estate mi bramano gli agricoltori se non divento grandine.
Solo in una circostanza non mi vuole proprio nessuno: durante il fine settimana.
Se comincio a scendere i rifugisti mi odiano. Gli alpinisti mi vorrebbero evaporata a chilometri di distanza. Gli escursionisti mi sopportano a malapena, Gabrio se ne frega.
Non lo dico per fare la ruffiana, visto che mi lascia scrivere sulle sue pagine. No! E' proprio così!
Sono trent'anni che lo vedo andare su e giù per montagne. In inverno e d'estate, col bello e il brutto tempo, imperterrito e impettito non manca mai all'appuntamento.
Nonostante sia pericoloso sfidarmi, lui l'ha sempre fatto uscendone vicitore, almeno fino ad ora, e per questo mi è un po' simpatico.
D'altronde lui ha elaborato le sue "tattiche" determinate da anni di esperienza.
Innanzitutto quando ci sono io non entra mai nelle valli. Anche i più innocui dei rigagnoli, possono diventare trappole invalicabili dopo forti precipitazioni. Per questo motivo sale solo sui fianchi delle montagne, entro i limiti dei boschi. Questo perchè, dopo vari esperimenti falliti, ha capito che il metodo migliore per camminare in mia compagnia è di usare l'ombrello e il coprizaino.
L'ombrello, bello grande ma non troppo, lo infila sotto lo spallaccio dello zaino e con i vari lacci lo blocca a sè. In questo modo può tranquillamente camminare con i bastoncini,
senza però uscire dai boschi, dove il vento glielo scoperchierebbe subito.
Altra regola, camminare su percorsi che abbiano a breve distanza uno dagli altri più ripari in caso di improvvisi, pericolosi peggioramenti.
Ed infine egli sceglie il terreno più idoneo. Nelle prealpi lombarde è presente in abbondanza terreno argilloso che con me si trasforma in fastidiosissimo fango. Per questo motivo anche col brutto tempo preferisce di gran lunga il Canton Ticino.
Sabato 29 Agosto, le previsioni meteo ticinesi davano allerta 5 (su 5) nel bellinzonese. Mi ero preparata attentamente e, da metà mattina, mi ero ripromessa di fare disastri. Così! Giusto per far vedere agli umani che la natura non asseconda l'uomo ma fa solo quello che vuole!
Mentre stavo mettendo a punto gli ultimi particolari chi mi vedo arrivare? Gabrio!! E dove?
Proprio in riva al fiume Sementina, nell'omonimo paese, dove era previsto l'epicentro del mio
lavoro ed in compagnia di Daniela, quella sciagurata di sua nipote!
Arrabbiata ma al tempo stesso intenerita dalla presenza femminile, avevo concesso loro un
attimo di tregua lasciandoli salire ai Monti della Costa.
"Tanto vogliono solo vedere il Ponte Tibetano nella nebbia" mi ero detta. Ma quando al bivio li avevo visti tentennare e poi svoltare in direzione della Capanna Mognone mi ero irretita. Li avevo fatti arrivare a dieci minuti di distanza dalla loro mèta poi avevo raccolto tutte le forze a mia disposizione.
Gabrio, sentendo tuonare incessantemente, aveva consigliato sua nipote di accellerare il passo: troppo tardi!
Con uno scroscio violento avevo dato il via alle danze, ricordando al vecchiardo che stare sulla
poltrona di casa, con la copertina sulle gambe, a volte conviene.
Dieci minuti di fuoco (si fa per dire) poi avevano raggiunto il rifugio.
"E' chiuso, tonti!" Gli avevo urlato per bocca di un gran tuono.
Ma il vecchietto, senza battere ciglio, era girato a est della costruzione trovando...rifugio in un vano aperto riparato dalla mia furia.
Colpita nel vivo, inviperita più che mai (si, ho un brutto carattere, lo so!) mi ero lanciata con forza sulla costruzione, ma lui come se niente fosse, tranquillo e riparato, aveva mangiato e ben bevuto.
"Ti faccio vedere io" mi ero detta.
Dopo dieci minuti battenti avevo fatto finta di calmarmi, facendo credere loro che gli avrei
concesso una tregua.
I fresconi avevano abboccato uscendo dal rifugio camminado a spron battuto. Ma dopo pochi
metri avevo dato il meglio di me rovesciandogli sopra di tutto e anche di più.
Beh! Ragazzi, diciamo le cose come stanno: mi stavo proprio divertendo! Ma come Gabrio,
anch'io sono anzianotta. Sono anni che tiro la carretta senza nessuno che mi dia il cambio,
per questo motivo, dopo un po' avevo mollato il colpo. Così mentre riprendevo fiato, avevo
elaborato nuovi piani per infierire ulteriormente.
Non che gli stessi rendendo la vita facile. Il sentiero si era trasformato in un torrente e
camminarci dentro era una vera impresa.
Nel frattempo, allenata come sono, ero tornata in forze e, mettendo in pratica il piano
elaborato, proprio dove il sentiero incrocia per la prima volta (in discesa) la stradina,
Vento, Tuoni ed io abbiamo tirato fuori un "concerto" da far paura.
Peccato che Vento si sia lasciato prendere la mano esagerando molto più di un po'.
Per un attimo ho temuto che li spazzasse via, mi sarebbe dispiaciuto, così ho urlato a "Eolo"
di darsi una calmata.
Impietosita mi ero rilassata anch'io ma quando, dopo una pausa al riparo di una costruzione,
i due avevano preso la strada del ponte tibetano, mi ero riaccesa.
Ero convinta ne avessero avuto abbastanza, ma 'sto italiano deve avere sempre l'ultima parola.
Aveva un torrente per sentiero, era bagnato fradicio dalla vita in giù, era in giro con una nipote
votata al suicidio, e ancora non era "sazio"?!
Così quando erano arrivati in vista del ponte, ero scesa a cammionate sulle loro teste, Vento,
tenuto sotto controllo (a fatica), mi permetteva di roteargli intorno mentre Nebbia li
nascondeva da tutto. Il duo, in gara per vincere il primo posto di "incoscienti dell'anno",
avevano resistito poco per poi tornare indietro senza attraversare il ponte (era un suicidio).
Di lì a poco mi ero calmata bella contenta.
Arrivati al parcheggio i due brianzoli avevano visto la strada chiusa dalla polizia per pericolo
esondazione e un nugolo di "patrizi" ad osservare il preoccupante livello del fiume in piena.
Lavati da capo a piedi, erano saliti in auto.
Entrambi ci sentivamo sconfitti e vincitori in egual misura, ottenendo per metà ciò che volevamo:
lui bagnato ma in giro a camminare, io a tormentarlo senza riuscire a farlo desistere.
Ancora una volta la nostra sfida era lungi dall'essere terminata!
Tourengänger:
Gabrio

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