Pizzo Cervandone (3211 m)!!! + Punta Gerla (3087 m) e Punta Marani (3108 m)
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Cervandone, che emozione!!!
Erano anni che lo aspettavo, ma non mi ero mai sentito all'altezza del tentativo; finalmente questo è stato l'anno buono e così con mio fratello Fabio abbiamo tentato l'ascesa alla bellissima montagna che domina il Devero.
Partiamo dall'Alpe Devero alle 6.15 e ci incamminiamo verso i Piani della Rossa (con piccola divagazione causa chiacchiere e sonno residuo) che raggiungiamo dopo una quarantina di minuti.
Qualche decina di metri prima del masso con il cartello "Piani della Rossa", in corrispondenza di due frecce gialle scolorite si deve svoltare a sinistra e seguire il sentiero sino a trovare un masso con un riquadro giallo con il numero 44, qui va tenuta la destra seguendo gli ometti che in poco tempo ci conducono su un pianoro dominato dal Cervandone.
Qui suggerisco di seguire il sentiero che porta sulla morena (direzione est): noi all'andata siamo stati molto spostati a destra mentre al ritorno abbiamo seguito il sentiero che vi ho appena consigliato (molto meglio!).
In ogni caso salendo abbastanza rapidamente su pietraia (volendo si possono usare i nevai) si arriva in vista del Passo Marani, che si raggiunge con ultimi metri abbastanza "sabbiosi".
Sul passo ci aspetta vento forte e nuvole che iniziano a coprire e scoprire la nostra meta; la parte italiana è invisibile mentre il panorama svizzero si lascia ammirare.
Dal passo si resta a mezzacosta in direzione sud per raggiungere la gobba rocciosa quotata 3112 mt; non so per quale motivo ho pensato che questa gobba andasse aggirata ed ho cercato guai nei due canalini che scendono sul versante svizzero, per fortuna sono rinsavito (e risalito) in tempo e ho capito che la gobba va salita (ometto in cima); mio fratello Fabio non si sente troppo sicuro e decide di attendermi qui.
Rimasto da solo supero la gobba, da qui si perdono rapidamente un centinaio di metri di quota e si giunge ad un pianoro dominato dalla mole del Cervandone... Ormai manca poco!
Il sentiero è ben segnalato tra bolli gialli e ometti ma contempla, soprattutto in prossimità della vetta, qualche passaggio che richiede l'uso della mani.
Percorro gli ultimi metri e, dopo oltre cinque ore, finalmente raggiungo la vetta, dove incontro tre persone che sono salite dalla Via Italiana (complimenti!); mangio qualcosa e poi scatto un po' di foto al versante svizzero, perchè purtroppo la nebbia continua a precludermi la vista verso est.
E' già ora di scendere: un po' di attenzione nei primi metri, poi più spedito verso il pianoro, qui bisogna armarsi di pazienza perchè bisogna risalire un centinaio di metri verso la gobba rocciosa.
Ritrovato mio fratello, sulla via del rientro spendiamo una mezz'oretta per fare l'en-plein con Punta Gerla e Punta Marani; poi rientro infinito verso il Devero...
Faccio fatica a trovare una difficoltà particolare sul percorso: ritengo più che altro siano un mix tra lunghezza dell'itinerario, fatica nelle gambe nei momenti finali, tratti un po' esposti e qualche passaggio di arrampicata; ma complessivamente pensavo fosse una montagna più ostica. Oltretutto il sentiero è tracciato benissimo.
Sicuramente mi ha aiutato il grande lavoro di preparazione leggendo recensioni, visionando fotografie e tracce gps (e nonostante ciò un errore l'abbiamo anche fatto!)
Erano anni che lo aspettavo, ma non mi ero mai sentito all'altezza del tentativo; finalmente questo è stato l'anno buono e così con mio fratello Fabio abbiamo tentato l'ascesa alla bellissima montagna che domina il Devero.
Partiamo dall'Alpe Devero alle 6.15 e ci incamminiamo verso i Piani della Rossa (con piccola divagazione causa chiacchiere e sonno residuo) che raggiungiamo dopo una quarantina di minuti.
Qualche decina di metri prima del masso con il cartello "Piani della Rossa", in corrispondenza di due frecce gialle scolorite si deve svoltare a sinistra e seguire il sentiero sino a trovare un masso con un riquadro giallo con il numero 44, qui va tenuta la destra seguendo gli ometti che in poco tempo ci conducono su un pianoro dominato dal Cervandone.
Qui suggerisco di seguire il sentiero che porta sulla morena (direzione est): noi all'andata siamo stati molto spostati a destra mentre al ritorno abbiamo seguito il sentiero che vi ho appena consigliato (molto meglio!).
In ogni caso salendo abbastanza rapidamente su pietraia (volendo si possono usare i nevai) si arriva in vista del Passo Marani, che si raggiunge con ultimi metri abbastanza "sabbiosi".
Sul passo ci aspetta vento forte e nuvole che iniziano a coprire e scoprire la nostra meta; la parte italiana è invisibile mentre il panorama svizzero si lascia ammirare.
Dal passo si resta a mezzacosta in direzione sud per raggiungere la gobba rocciosa quotata 3112 mt; non so per quale motivo ho pensato che questa gobba andasse aggirata ed ho cercato guai nei due canalini che scendono sul versante svizzero, per fortuna sono rinsavito (e risalito) in tempo e ho capito che la gobba va salita (ometto in cima); mio fratello Fabio non si sente troppo sicuro e decide di attendermi qui.
Rimasto da solo supero la gobba, da qui si perdono rapidamente un centinaio di metri di quota e si giunge ad un pianoro dominato dalla mole del Cervandone... Ormai manca poco!
Il sentiero è ben segnalato tra bolli gialli e ometti ma contempla, soprattutto in prossimità della vetta, qualche passaggio che richiede l'uso della mani.
Percorro gli ultimi metri e, dopo oltre cinque ore, finalmente raggiungo la vetta, dove incontro tre persone che sono salite dalla Via Italiana (complimenti!); mangio qualcosa e poi scatto un po' di foto al versante svizzero, perchè purtroppo la nebbia continua a precludermi la vista verso est.
E' già ora di scendere: un po' di attenzione nei primi metri, poi più spedito verso il pianoro, qui bisogna armarsi di pazienza perchè bisogna risalire un centinaio di metri verso la gobba rocciosa.
Ritrovato mio fratello, sulla via del rientro spendiamo una mezz'oretta per fare l'en-plein con Punta Gerla e Punta Marani; poi rientro infinito verso il Devero...
Faccio fatica a trovare una difficoltà particolare sul percorso: ritengo più che altro siano un mix tra lunghezza dell'itinerario, fatica nelle gambe nei momenti finali, tratti un po' esposti e qualche passaggio di arrampicata; ma complessivamente pensavo fosse una montagna più ostica. Oltretutto il sentiero è tracciato benissimo.
Sicuramente mi ha aiutato il grande lavoro di preparazione leggendo recensioni, visionando fotografie e tracce gps (e nonostante ciò un errore l'abbiamo anche fatto!)
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