Cervandone (3210 m), Punta Gerla (3087m) e Punta Marani (3108m)
|
||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Simone
Lunga, varia, dura, divertente e dal punto di vista panoramico raramente eguagliabile. Tutto questo è la salita al Cervandone, il Re del Devero, seduto sul punto più alto e contornato da un’inespugnabile e labirintica fortezza. Lo si scorge dal basso, di tanto in tanto, lassù, non distante in linea d’aria, lontanissimo invece da raggiungere a piedi. Numerose le possibilità di salita, nessuna è banale, la maggior parte davvero toste. Ogni via presenta un mondo a sè, una serie di prove da superare per guadagnare il livello successivo e avvicinarsi un po’ di più al trono. Contornati da un’inviolabile parete, creste affilate e spesso instabili, residui (ahimè) di ghiacciai, passaggi esposti, pietraie infinite, i partecipanti devono stare ben concentrati per non finire in game over. L’orientamento resta, nella prima zona, la parte più ostica. Se non si conosce il posto, dal basso è un vero labirinto (immaginiamo quindi i primissimi esploratori).Ma veniamo a noi.
INSERT COIN
5 euro (…per il solito parcheggio...)
PRESS PLAY to START!
Level 1: da Devero q1631 ai Piani della Rossa q2051
Senza difficoltà alcuna, seguendo gli evidenti cartelli, si attraversa tutta la piana del Devero fino a Canton. Qui un cartello poco visibile indica Piani della Rossa andando dritti, non a destra e nemmeno a sinistra. Salita scaldamuscoli fino ai Piani e primo livello superato facile.
Level 2: dai Piani della Rossa q2051 al Passo Marani q3051
Circa 50m prima del grosso masso (bivio) c’è un ulteriore bivio (segnato da due freccine gialle su una pietra), seguire gli ometti sulla sinistra e non perdere il sentiero attraverso i grossi massi che formano il primo labirintino da oltrepassare. Balzare con attenzione oltre i guadi e attenzione a non scivolare, perdereste una vita e ripartireste dal bivio. Superata la zona “bouldering” si apre un anfieteatro morenico, memore dell’antica presenza di ghiacciai. Bisogna imboccare il giusto canale di ascesa (quello tutto a dx), sempre ben segnalato da ometti. L’ingresso del canale è ripido e la qualità delle rocce muta in continuazione. Raggiunta una “piazzetta” in piano, via per pietraia balzando tra grossi massi rossi, puntando verso l’argenteo ago di Punta Gerla (ora ben visibile). Si evitano cosi i nevai residui e si tiene la dorsale morenica fin sotto al Passo Marani (compreso tra l’evidente Punta Gerla e Punta Marani). Ultimo strappo su terreno marcio fino al Passo Marani, Livello 2 superato: hai 1 Bonus Cristoforo Colombo per l’efficace orientamento! (NB= nessun bonus se hai usato una traccia GPS… L sigh..)
Level 3: dal Passo Marani q3051 alla base NNW del Cervandone (circa) q3080
Dopo 10 minuti di estasi e temporanea ipnosi per l’apertura del maestoso paesaggio d’oltrecolle si riparte a mezzacosta su pietraia, puntando all’evidente gobba rocciosa di Q3112. Raggiungerla è facile e ogni tanto fa bene al cuore buttare un occhio sul vertiginoso versante SE, verso il Ghiacciaio della Rossa. Il punto Q3112 è un passaggio delicato, non tanto a salirlo, facile arrampicatina per qualche metro, quanto disarrampicarne il lato successivo, ricco di sabbietta balorda e con un po’ di esposizione. Io e Fabrizio non siamo convinti e ci capiamo a vicenda. Fabrizio ci aspetterà lì, dopo alcune titubanze e con l’aiuto dei compagni Fede e Martina, invece, riesco a passare oltre. Restare in cresta sembra difficile, cosi seguiamo una ripida traccia in discesa che ci farà perdere almeno 80m di dislivello. Bonus Stambecco se si compie tal discesa a mo’ di Kilian. La risalita alla base del Cervandone richiede un grosso sforzo psicofisico ma ormai ci siamo quasi.
Level 4: Trono del Cervandone q3211
La traccia si fa più rada, gli ometti non sono sempre individuabili e la pendenza del versante nord è davvero severa. Oltrettutto il marciume del terreno è psicologicamente destabilizzante. Dopo alcuni errori di percorso riusciamo a portarci sotto un punto critico, una serie di cengette esposte e franose. Qui mi sovviene la scena di Indiana Jones e l’ultima crociata modificata in “solo con cinque passi sul ciglio del burrone, egli dimostrerà il suo valore (e salirà al Cervandone)”. Ahimè solo Fede e Martina hanno il valore aggiunto, dunque balzano oltre e vanno alla conquista della cima, superando agevolmente anche gli ultimissimi metri di arrampicata. Dopo la rabbia iniziale mi consolo sapendo di essere arrivato già a buon punto, il Re è di difficile conquista, sicuramente tra una decina d’anni ci si riproverà (magari nasce una nuova traccia, meno esposta!).
FEDE & MARTINA WIN!!!!
Al ritorno per la stessa via incrociamo dei giovani stambecchi, rapidi come ghepardi, intenti a fuggire alla nostra vista. Poi tocchiamo Punta Gerla q3087 passando integralmente tutta la cresta, bellissima e panoramica. Nessuna difficoltà. Ridiscesi al Passo Marani q3051 saliamo anche alla Punta Marani q3108, leggermente più arrampicosa ma facile, passaggi di I grado, non esposto. Io e Fede ci leghiamo giusto per provare qualche passo in conserva, seguendo, oltre la vetta, qualche decina di metri per la cresta Est di Punta Marani (facile).
Discesa lunghissima per la stessa via di salita, giropizza Al Volante di Domodossola e ritorno a casa col buio pesto.
VISTA DA MARTINA
Simone ha descritto i diversi step del gioco abbastanza nel dettaglio da non richiedere nessuna aggiunta, pertanto mi limito a condividere qualche impressione della giornata soffermandomi sull'ultimo tratto percorso soltanto da me e Federico.
L'ascesa al Pizzo Cervandone effettivamente non era banale, i detriti e le rocce, poco consistenti, rendevano la salita poco intuitiva e poco sicura. Una volta ritrovata la traccia e lasciato qualche ometto per i prossimi turisti, ci siamo trovati ad utilizzare le mani per proseguire su questi enormi massi, fortunatamente più stabili. Arrivati quasi alla cima la distesa di ghiaino color nero-argento m'abbagliava. La cima è semplicemente segnata da dei sassi, una scritta in vecchia vernice rossa, ora praticamente illeggibile, una placca rappresentante una Madonnina e presumo ci fosse una croce, ora solamente un tubo segato. E' stato bello poter salutare Simone sotto di noi e Fabrizio ancor più distante... la propagazione dei suoni in questi spazi aperti è surreale. Sinceramente non mi sono gustata il panorama circostante pensando invece di scendere il più rapidamente possibile ma sempre in sicurezza per raggiungere i nostri compagni d'avventura, ormai in attesa da troppi minuti. Bellissimo il ghiacciaio della Punta di Mottiscia (o Hillehorn); mi ricordava un cratere islandese, in versione invernale.
I paesaggi e la wildness che fa da padrona in questo spazio senza tempo, ha reso questa gita speciale. C'è chi ha superato in parte le sue paure, chi ha messo da parte l'orgoglio ed ha deciso di non proseguire, chi, come sempre, è pronto ad aspettarmi nelle discese più delicate, e chi ... ammira tutto questo!
Persone speciali in un deserto di massi.
VISTA DA FEDERICO
Di tutta l'escursione due sono stati i punti memorabili. Il primo è il panorama che si è mostrato al raggiungimento del Passo Marani e che ci ha accompagnati fino al Cervandone e ritorno. Le fotografie dell'escursione parlano da sé.
Kommentare (18)