Accademia e dintorni: Venezia al tempo del COVID


Publiziert von paoloski , 22. August 2020 um 09:03.

Region: Welt » Italien » Venetien
Tour Datum:13 August 2020
Wandern Schwierigkeit: T1 - Wandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Aufstieg: 238 m
Abstieg: 238 m

Normalmente passo qualche giorno a Venezia ogni inverno, di solito fra Natale e Capodanno, sono diversi anni che non visito la città durante l'estate. In questi giorni siamo però già in Veneto per ragioni di famiglia per cui decido di approfittare dell'occasione per una giornata nella mia città di elezione.
Alle 7,46 prendo un treno regionale da Castelfranco Veneto e in nemmeno tre quarti d'ora sono a Venezia.
Sarà forse la cinquantesima volta che uscendo dalla Stazione di Santa Lucia mi affaccio sul Canal Grande, ed ogni volta è una grande emozione.
Siamo in tempo di Covid ma c'è una discreta folla, salgo il Ponte degli Scalzi e mi addentro nelle calli del Sestriere di Santa Croce diretto alle Gallerie dell'Accademia, sono in grado di girare per Cannaregio ad occhi chiusi ma Santa Croce, San Polo e Dorsoduro li conosco molto meno per cui mi aggiro un po' incerto fra calli e campielli, fa già un caldo tremendo e non c'è un filo d'aria...decido che è il caso di raggiungere il Canal Grande, fare un abbonamento giornaliero e spostarmi sull'acqua: quantomeno sul Canale un po' d'aria dovrebbe esserci!
Raggiungo l'imbarco di San Tomà e poco dopo salgo sul vaporetto che in pochi minuti mi porta davanti alle gallerie. Sono fortunato: in coda vi sono solo un paio di persone, in pochi minuti sono davanti alla biglietteria e posso iniziare la visita, sono diversi anni che non vi vengo e noto diverse migliorie, salgo una rampa del doppio scalone settecentesco e mi trovo nel grande salone, la Sala del Capitolo della Scuola della Carità, con l'incredibile soffitto a cassettoni opera di Marco Cozzi realizzato nella seconda metà del XV secolo, che ospita i Maestri Veneti dal '300 al  '500, opere di una forza e bellezza incomparabili.
La seconda sala ospita opere di Giovanni Bellini, Vittore Carpaccio e Cima da Conegliano...forse, insieme a Tintoretto, i pittori veneti che preferisco. Anche la terza sala ospita opere di Bellini qui in collaborazione con il padre Jacopo ed il fratello Gentile.
Le sale IV e V sono quasi interemante dedicate a Giovanni Bellini: vi sono alcune delle Madonne più belle fra quelle dipinte da questo maestro, caratterizzate anche dai magnifici paesaggi in cui sono ambientate le figure. Seguono poi sale dedicate ancora ai fratelli Bellini, insieme a Cima da Conegliano, Paris Bordon e Palma il Vecchio.
Ed eccomi alla sala VII dove si trovano le opere di Jheronimus Bosch, sono le uniche conservate in Italia. Non ci si può non attardare ad esaminare questi dipinti così pieni di figure e particolarii curiosi e peculiari di questo artista. La sala successiva è quella dedicata al Giorgione, il pittore preferito di mia moglie Anna, è giocoforza fotografarle le opere esposte fra cui la celeberrima "Tempesta" e la "Vecchia".
Nella sala successiva vi sono opere di Tiziano e nella grande sala X ecco le opere di Paolo Veronese, fra tutte si impone il grande, magnifico telero del "Convitto in Casa Levi", noto soprattutto per la censura del Sant'Uffizio, offeso dai personaggi blasfemi presenti nel dipinto, che costrinse il pittore a mutare il soggetto da un'originaria "Ultima Cena" a un meno compromettente episodio tratto dal Vangelo di Luca.
La sala XI mette a confronto il, peraltro impareggiabile, Tintoretto con Tiziano ed il Pordenone.
Le altre sale del primo piano sono attualmente chiuse per lavori per cui l'esposizione continua nel corridoio progettato da Carlo Scarpa dove, fra varie opere minori, si trova "L'Annunciata" di Antonello da Messina, il corridoio porta alla sala ospitante il "Ciclo di Sant'Orsola" di Vittore Carpaccio.
La sala XXIII si trova nell'originaria Chiesa di Santa Maria della Carità, in questa suggestiva ambientazione si trovano diverse, bellissime opere di Tintoretto, molte a soggetto religioso ed un paio di ritratti di personalità veneziane. La sala XIV conclude la visita del primo piano e tramite una breve scale permette di tornare alla sala I, non senza aver prima ammirato la "Presentazione di Maria al Tempio" di Tiziano Vecellio.
Al piano terra si trovano le logge che accolgono i calchi in gesso delle opere di Antonio Canova mentre nelle sale si trovano opere di maestri del '600 e del '700 fra cui Guardi, Canaletto, Bellotto, Ricci, Rosalba Carriera...fino ad arrivare ad Hayez e De Min, opere interessanti ma che, a mio avviso, sono senz'altro meno importanti di quelle che sono ospitate al primo piano.
Uscito dalle Gallerie dell'Accademia decido di camminare fino alle Zattere e di visitare la chiesa di Santa Maria del Rosario dei Gesuati, la vidi la prima volta a 17 anni quando vi venni con la mia mamma per ascoltare un concerto dei Solisti Veneti che ancora ricordo. Oggi niente musica ma ho modo di ammirare con calma i dipinti e gli affreschi del Tiepolo, del Piazzetta e del Morlaiter che fanno di questa chiesa una delle più ricche della città.
Nonostante il sole che la fa da padrone, per fortuna c'è anche un refolo d'aria, in questa parte di Venezia esposta a meridione, decido di proseguire verso Ovest per andare a vedere la chiesa di San Sebastiano che non conosco.
Come sempre Venezia è affollata in pochi, canonici luoghi: alle Zattere vi è una discreta folla ma basta addentrarsi un attimo nelle calli interne per non incontrare nessuno. Qui si trovano case più modeste, perlopiù di lavoratori dello scalo marittimo poco distante, nessun negozio di paccottiglia, qualche bottega alimentare, un paio di trattorie e molta pace.
La chiesa di San Sebastiano è il luogo dove è sepolto Paolo Veronese che qui lavorò a lungo lasciandovi molte opere fra cui i tre importantissimi dipinti del soffitto raffiguranti scene bibliche.
Ripercorro le Zattere, faccio una deviazione per vedere se lo squero di San Trobaso sia ancora in attività, e proseguo fino alla Punta della Dogana, qui, come prevedibile c'è una gran ressa. Il traghetto che trasborda dalla Dogana a San Marco è appena partito, in attesa che ritorni faccio una capatina alla Basilica di Santa Maria della Salute e poi torno sui miei passi: la gondola sta arrivando, un paio di minuti di attesa e partiamo. Mi piace usare il traghetto per attraversare il Canal Grande: costa solo 2 euro ed è comodo perchè permette di non fare grandi tragitti a piedi per attraversare il canale su uno dei tre ponti, inoltre si è a filo dell'acqua e si hanno delle viste un po' meno consuete di quelle visibili dal vaporetto.
Scendo a San Marco, faccio un breve tour per i Giardini Reali e poi, l'ora di pranzo si approssima,decido di fuggire per andare a mangiare in un luogo più tranquillo: il Mariner a Cannaregio da qui è fuori mano ma da Mario, ovvero al Diporto, a Castello con il vaporetto ci posso arrivare in poco tempo.
Mi porto a San Zaccaria, prendo la prima corsa per il Lido e scendo a Sant'Elena, attraverso i giardini, un oasi di frescura ma non certo di silenzio: il frinire delle cicale è assordante, faccio una capatina fino a San Pietro e poi raggiungo la mia trattoria, uno dei 4 - 5 locali veneziani dove so che potrò mangiare bene a prezzi giusti. Anche questa volta non rimango deluso: una sogliola superbamente cucinata.
Soddisfatto lo stomaco mi avvio verso il Ponte dei Pensieri che conduce al Giardino delle Vergini, toponimo che designa un giardino all'interno dell'Arsenale Nord, quest'anno lo svolgimento della Biennale è ancora incerto per cui questa deviazione rimane per ora una delle poche occasioni per visitarne almeno una parte.
Torno sui miei passi, prendo Via Garibaldi per tornare verso il centro città, breve deviazione per le Fondamenta dell'Arsenale e poi percorro Riva degli Schiavoni, molto affollata anche se non ai livelli "normali", e a San Zaccaria riprendo il vaporino per risalire il Canal Grande fino alla Ca' d'Oro, che purtroppo è già chiusa.
Raggiungo quindi Cannaregio e la Chiesa della Madonna dell'Orto, per me una tappa obbligata quando sono a Venezia, un omaggio alla tomba di Tintoretto e poi un salto al Campo di Ghetto Novo, purtroppo dei miei parenti veneziani tutto ciò che rimane sono i nomi sui pannelli in bronzo dell'artista lituano A. Blatas.
Raggiungo il Ponte delle Guglie e risalgo il Canale di Cannaregio fino al palladiano Ponte dei Tre Archi, ritorno sui miei passi percorrendo le fondamenta opposte, raggiungo la stazione e, visto che manca ancora un po' alla partenza del mio treno mi reco ai Giardini Papadopoli attraversando l'orrendo Ponte della Costituzione dell'architetto Calatrava, un breve riposo su una panchina sotto gli alberi e poi la mia giornata estiva a Venezia è finita, risalgo sul treno per Castelfranco.

Che dire di Venezia che non sia già stato detto...nulla, per me rimane la città più bella al mondo e tanto basta.

Tourengänger: paoloski
Communities: Citytrip


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Kommentare (2)


Kommentar hinzufügen

laponia41 hat gesagt: Dicembre 2019
Gesendet am 22. August 2020 um 19:12
Viedi qui il mio blog del dicembre 2019:
https://wanderwunderbar.blogspot.com/2019/

Saluti di Pietro Lo Svizzero (Laponai41)

paoloski hat gesagt: RE:Dicembre 2019
Gesendet am 24. August 2020 um 12:04
Complimenti per le foto: alcune sono veramente interessanti, è difficile fare foto a Venezia che non siano banali. Saluti, Paolo


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