[Mashup] Cima Sgiu 2375m: canale stand di tiro, canale Dragone di Villa, antico sentiero per il Sgiu
|
||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Nella mia ricerca di vie invernali per la Cima Sgiu (totalmente snobbata in inverno), un rapporto che forse interesserà ben pochi, e ancor meno vedrà ripetute, ma tuttavia a mio parere molto interessante. Per svariati motivi non sono riuscito a fare questo giro in un colpo solo, quindi di seguito raggruppo i vari segmenti.
Le descrizioni si riferiscono a condizioni invernali/inizio primaverili
CANALE STAND DI TIRO
Questo canalino, visto da certi angoli dal fondovalle, può essere particolarmente intimidente, ma in realtà è meno peggio di quanto sembri.
Una volta raggiunto lo stand di tiro di Olivone (Tiratori Greina), dalla postazione del tiro al piattello (quella più a nord) si comincia a salire entrando nella boscaglia. La boscaglia non è troppo fitta, quindi si riesce a salire senza troppi problemi, ciononostante ogni tanto capita di lottare con gli arbusti. Nella parte bassa, fare attenzione a non deviare troppo a nord, nell'ampio canale dove ci sono tutti i cocci dei piattelli. Sempre nella parte bassa, il canalino è veramente piccolo e pieno di arbusti, quindi conviene risalire costeggiando una delle sue "dorsali" (penso sia più interessante restare su quella a sinistra/nord).
Da circa quota 1200m si entra nel canalino e si procede per via ovvia.
A 1360m si incontra un bivio piuttosto evidente che permetterebbe l'accesso alla cresta sul fianco sud (destro) del canalino. La progressione sulla cresta sembrerebbe molto interessante, ma non è da escludere che sia estremamente difficile e forse anche impossibile. Un'eventuale esplorazione sarebbe consigliabile solo con corda, e magari pedule.
Pochi metri dopo questo bivio si incontra un saltino che, con ampi aggiramenti sulla destra o sulla sinistra, può essere bypassato. Un attacco diretto è fattibilissimo, ma con le condizioni di neve che ho trovato, piuttosto delicato.
Verso 1600m, la vista si apre verso la valle di Santa Maria, offrendo un magnifico panorama.
A 1680m, uscendo dal canale per un attimo verso sud si raggiunge un comodo posto per riposarsi, che permette anche qualche scorcio sulla media valle di Blenio. Un altro posto simile si trova a 1740m.
Da quest'ultimo punto il canalino è essenzialmente finito e si procede fino al P.1843m, poi al pianoro a 1900m (fare attenzione ai grossi buchi tra i sassi).
Da 1900m si può continuare per l'antico sentiero per il Sgiu, ma quel giorno rientrerò via Garnàira.
La difficoltà la darei su un PD obbligato (ev PD+), salendo in maniera conservativa (una piccozza), ma in ogni caso andandosela a cercare si può fare anche un po' di AD qua e là (due piccozze).
Le condizioni della neve di questa salita erano a dir poco atroci, speravo che avesse scaricato per bene ma invece nulla, ad ogni passo sprofondavo fino al ginocchio, e ogni due fino a metà coscia; i tempi ovviamente si sono estremamente dilatati.
CANALE DRAGONE DI VILLA
Il Dragone di Villa è una via più rettilinea per raggiungere Garnàira rispetto al sentiero ufficiale. Al di sotto di 1180m la quantità di arbusti è tale da rendere il percorso piuttosto fastidioso, per cui è meglio salire più che si può sul sentiero ufficiale, e solo poi entrare nel canale. Sebbene sulla CNS sia marcato come fiume, non ci scorre una goccia d'acqua, quindi non c'è problema. In salita si fa tranquillamente con i bastoni, anche se un tratto un po' ripido nella parte medio-alta è al limite; se lì si scivola non ci si ferma molto presto. Almeno in discesa è quindi sensato avere una picca. Arrivati in cima al canale, poco più in basso dell'evidente parete rocciosa (716'570, 154'395) visibile anche da Olivone, si incontra una traccia parzialmente in cattivo stato che porta a Garnàira.
Difficoltà direi sull'F abbondante. PD- mi sembrerebbe esagerato, però ricordarsi che c'è qualche metro da affrontare con un minimo di riguardo. Attenzione alle scariche spontanee.
ANTICO SENTIERO DEL SGIU
L'antico sentiero per il Sgiu 2298m (attualmente indicato solo con P.2298m) è vagamente visibile sulla CN50 del 1950 e 1954. Originariamente saliva da Piasall; la traccia fino a 716'465, 153'195 è ancora in buono stato, ma poi sparisce. Sul posto non si capisce se salendo ancora un po' bisogna poi entrare nel Riascio a ca. 1230m o restare sul ripido per andare al P.1342m e poi chissà dove. Come scriveva Zaza, si può "comodamente" entrare nel Riascio anche dal Monte di Cima; la traccia, almeno in prossimità delle baite, è ancora evidente, ma oltre non ho verificato. Sempre
Zaza consiglia di abbandonare il Riascio il prima possibile, ma visto da lontano mi sembrerebbe quasi più agevole risalire il Riascio e toccare il P.1843m passando dalla valletta a 716'875, 153'665, oppure bypassare completamente il P.1843m risalendo dall'incanalatura a 716'950, 153'805. In ogni caso non ho testato queste vie, e per giungere al pianoro a 1900m probabilmente la via più agevole è comunque via Garnàira, come ho fatto io.
Da notare che questo è un sentiero "fantasma", totalmente sparito e con ogni probabilità decisamente più difficile rispetto al passato (è impensabile che il tratto T6 nella forma attuale fosse parte della traccia).
Una volta al pianoro a 1900m (716'920, 153'915 a scanso di equivoci), la continuazione della via diventa apparentemente ben poco entusiasmante; bisogna risalire su terreno ripido, a tratti chiaramente poco stabile, fino a raggiungere il primo evidente albero che si "para davanti", leggermente sulla sinistra. Una volta oltrepassato, si prosegue fino a trovare un breve ed invitante traverso sempre verso sinistra (nord) che permette di aggirare le ben più infide rocce affioranti sulla destra. Una chiara bollatura in questi primi metri sarebbe utilissima. Fatto questo traverso si entra in un'ampia "incanalatura" che va risalita fino in cima, per poi aggirare la parete sommitale alla sua destra (lo spigolo di questa parete è quello che si staglia contro il cielo, sulla destra, guardando da Olivone). Una volta girato l'angolo, si arriva al passaggio T6, che, seppur breve, è delicato. L'ho affrontato con i ramponi, ma la tentazione di toglierli era molto forte. Se questo tratto fosse completamente innevato, una seconda picca (entrambe utilizzabili in piolet traction chiaramente) sarebbe obbligatoria. Questo passaggio è particolarmente "caldo" (esposizione al sole), quindi è facile che lo si trovi senza neve. Una volta superato, si attraversa l'evidente zolla di terreno franata, e poi si risale al P.2174m (volendo lo si può bypassare pochi metri prima con un passaggio di equivalente difficoltà sulla destra, se si vuole puntare più rapidamente al Sgiu 2298m - sconsigliato, si perde una bella vista, e non si risparmia chissà che).
Dal P.2174m bisogna scegliere se:

Opto per la direttissima, sebbene ci fossero evidenti avvisaglie che indicavano fosse meglio interrompere la salita. Si prosegue, non sempre proprio facilmente, costeggiando le massicce pareti rocciose restando alla loro destra, puntando all'incanalatura sulla sinistra dell'evidente "missile" che si staglia contro il cielo. Alla base dell'incanalatura finale, faccio una deviazione alla selletta sulla sinistra (717'320, 153'995, spike a 2260m sulla traccia gps), dove trovo una via alternativa (foto 95 e foto 96), impegnativa, ma che preferisco non percorrere per concentrarmi su quella più ovvia. L'incanalatura finale presenta, stando al modello digitale di terreno swissALTI3D, una pendenza media di 50° (passaggio chiave escluso), che mi sembra ragionevole (non ho misurato in loco a causa delle condizioni precarie della neve).
Il passaggio chiave, proprio alla sommità dell'incanalatura, sotto al "missile", è un passo molto breve, ma comunque relativamente ostico, quanto basta per impedire il passaggio; per superarlo ho dovuto effettuare 1-2 movimenti piuttosto fisici con tecnica da cascata (due piccozze obbligatorie, come sopra), e per fortuna proprio in quel punto trovo delle condizioni di neve perfette. In estate, o in caso di condizioni invernali sfavorevoli, non è da escludere che questo passo sia impraticabile, o comunque ben poco agevole; dipende da cosa c'è sotto la neve. In questo caso, la via alternativa citata appena sopra può essere sicuramente d'interesse, dato che sembrerebbe meglio appigliata.
Una volta oltrepassato questo passaggio si raggiunge senza difficoltà il P.2368m. Da qui raggiungere la Cima Sgiu, sebbene sembri banale, necessita ancora di un minimo di cautela, sia per le cornici in cresta (scegliere la traccia con cura!), sia per l'ultimo tratto di salita, non difficile ma appunto da non prendere troppo sotto gamba.
Per il rientro, decido di testare una discesa parzialmente alternativa rispetto alla precedente esplorazione del Dragói, quindi ritorno brevemente sui miei passi e raggiungo il canale Dragói passando dall'incanalatura a 717'420, 154'190, senza difficoltà degne di nota (rispetto al Dragói "integrale"). Da lì, rientro a Olivone via Garnàira.
La difficoltà della direttissima la darei sull'AD- (vista la brevità del punto chiave, fosse stato appena più lungo AD). Se entrambe le vie in questo punto si dovessero rivelare impercorribili a causa delle condizioni, anche tornare indietro rischia di essere ben poco entusiasmante. Sconsiglio di percorrere l'antico sentiero in discesa. Per una percorrenza estiva verso il Sgiu 2298m, sebbene a tratti ripido, il buon terrazzamento dell'erba non impone ausili, ma chi dovesse desiderare più sicurezza non farebbe un errore a portare una picca ultralight o anche i ramponi (potrebbero forse rivelarsi obbligati in caso si tenti la direttissima estiva, ma mi è difficile dirlo con certezza). Difficile dire, ma probabilmente almeno un PD+ per il passaggio T6 se si dovesse presentare completamente innevato.
Attendo eventuali rettifiche sulla difficoltà da parte di una marea di ripetitori ;-)
Le descrizioni si riferiscono a condizioni invernali/inizio primaverili
CANALE STAND DI TIRO
Questo canalino, visto da certi angoli dal fondovalle, può essere particolarmente intimidente, ma in realtà è meno peggio di quanto sembri.
Una volta raggiunto lo stand di tiro di Olivone (Tiratori Greina), dalla postazione del tiro al piattello (quella più a nord) si comincia a salire entrando nella boscaglia. La boscaglia non è troppo fitta, quindi si riesce a salire senza troppi problemi, ciononostante ogni tanto capita di lottare con gli arbusti. Nella parte bassa, fare attenzione a non deviare troppo a nord, nell'ampio canale dove ci sono tutti i cocci dei piattelli. Sempre nella parte bassa, il canalino è veramente piccolo e pieno di arbusti, quindi conviene risalire costeggiando una delle sue "dorsali" (penso sia più interessante restare su quella a sinistra/nord).
Da circa quota 1200m si entra nel canalino e si procede per via ovvia.
A 1360m si incontra un bivio piuttosto evidente che permetterebbe l'accesso alla cresta sul fianco sud (destro) del canalino. La progressione sulla cresta sembrerebbe molto interessante, ma non è da escludere che sia estremamente difficile e forse anche impossibile. Un'eventuale esplorazione sarebbe consigliabile solo con corda, e magari pedule.
Pochi metri dopo questo bivio si incontra un saltino che, con ampi aggiramenti sulla destra o sulla sinistra, può essere bypassato. Un attacco diretto è fattibilissimo, ma con le condizioni di neve che ho trovato, piuttosto delicato.
Verso 1600m, la vista si apre verso la valle di Santa Maria, offrendo un magnifico panorama.
A 1680m, uscendo dal canale per un attimo verso sud si raggiunge un comodo posto per riposarsi, che permette anche qualche scorcio sulla media valle di Blenio. Un altro posto simile si trova a 1740m.
Da quest'ultimo punto il canalino è essenzialmente finito e si procede fino al P.1843m, poi al pianoro a 1900m (fare attenzione ai grossi buchi tra i sassi).
Da 1900m si può continuare per l'antico sentiero per il Sgiu, ma quel giorno rientrerò via Garnàira.
La difficoltà la darei su un PD obbligato (ev PD+), salendo in maniera conservativa (una piccozza), ma in ogni caso andandosela a cercare si può fare anche un po' di AD qua e là (due piccozze).
Le condizioni della neve di questa salita erano a dir poco atroci, speravo che avesse scaricato per bene ma invece nulla, ad ogni passo sprofondavo fino al ginocchio, e ogni due fino a metà coscia; i tempi ovviamente si sono estremamente dilatati.
CANALE DRAGONE DI VILLA
Il Dragone di Villa è una via più rettilinea per raggiungere Garnàira rispetto al sentiero ufficiale. Al di sotto di 1180m la quantità di arbusti è tale da rendere il percorso piuttosto fastidioso, per cui è meglio salire più che si può sul sentiero ufficiale, e solo poi entrare nel canale. Sebbene sulla CNS sia marcato come fiume, non ci scorre una goccia d'acqua, quindi non c'è problema. In salita si fa tranquillamente con i bastoni, anche se un tratto un po' ripido nella parte medio-alta è al limite; se lì si scivola non ci si ferma molto presto. Almeno in discesa è quindi sensato avere una picca. Arrivati in cima al canale, poco più in basso dell'evidente parete rocciosa (716'570, 154'395) visibile anche da Olivone, si incontra una traccia parzialmente in cattivo stato che porta a Garnàira.
Difficoltà direi sull'F abbondante. PD- mi sembrerebbe esagerato, però ricordarsi che c'è qualche metro da affrontare con un minimo di riguardo. Attenzione alle scariche spontanee.
ANTICO SENTIERO DEL SGIU
L'antico sentiero per il Sgiu 2298m (attualmente indicato solo con P.2298m) è vagamente visibile sulla CN50 del 1950 e 1954. Originariamente saliva da Piasall; la traccia fino a 716'465, 153'195 è ancora in buono stato, ma poi sparisce. Sul posto non si capisce se salendo ancora un po' bisogna poi entrare nel Riascio a ca. 1230m o restare sul ripido per andare al P.1342m e poi chissà dove. Come scriveva Zaza, si può "comodamente" entrare nel Riascio anche dal Monte di Cima; la traccia, almeno in prossimità delle baite, è ancora evidente, ma oltre non ho verificato. Sempre

Da notare che questo è un sentiero "fantasma", totalmente sparito e con ogni probabilità decisamente più difficile rispetto al passato (è impensabile che il tratto T6 nella forma attuale fosse parte della traccia).
Una volta al pianoro a 1900m (716'920, 153'915 a scanso di equivoci), la continuazione della via diventa apparentemente ben poco entusiasmante; bisogna risalire su terreno ripido, a tratti chiaramente poco stabile, fino a raggiungere il primo evidente albero che si "para davanti", leggermente sulla sinistra. Una volta oltrepassato, si prosegue fino a trovare un breve ed invitante traverso sempre verso sinistra (nord) che permette di aggirare le ben più infide rocce affioranti sulla destra. Una chiara bollatura in questi primi metri sarebbe utilissima. Fatto questo traverso si entra in un'ampia "incanalatura" che va risalita fino in cima, per poi aggirare la parete sommitale alla sua destra (lo spigolo di questa parete è quello che si staglia contro il cielo, sulla destra, guardando da Olivone). Una volta girato l'angolo, si arriva al passaggio T6, che, seppur breve, è delicato. L'ho affrontato con i ramponi, ma la tentazione di toglierli era molto forte. Se questo tratto fosse completamente innevato, una seconda picca (entrambe utilizzabili in piolet traction chiaramente) sarebbe obbligatoria. Questo passaggio è particolarmente "caldo" (esposizione al sole), quindi è facile che lo si trovi senza neve. Una volta superato, si attraversa l'evidente zolla di terreno franata, e poi si risale al P.2174m (volendo lo si può bypassare pochi metri prima con un passaggio di equivalente difficoltà sulla destra, se si vuole puntare più rapidamente al Sgiu 2298m - sconsigliato, si perde una bella vista, e non si risparmia chissà che).
Dal P.2174m bisogna scegliere se:
- andare al Sgiu 2298m come intrapreso da Zaza, effettuando un lungo traverso sulla destra (che non sembra troppo difficile)
- fare la direttissima al P.2368m (variante più difficile)
- abbandonare (via di fuga!) scendendo facilmente verso il Dragói (nord, lato opposto rispetto alla via di salita).

In zona P.2174m, vista sulla continuazione.
Opto per la direttissima, sebbene ci fossero evidenti avvisaglie che indicavano fosse meglio interrompere la salita. Si prosegue, non sempre proprio facilmente, costeggiando le massicce pareti rocciose restando alla loro destra, puntando all'incanalatura sulla sinistra dell'evidente "missile" che si staglia contro il cielo. Alla base dell'incanalatura finale, faccio una deviazione alla selletta sulla sinistra (717'320, 153'995, spike a 2260m sulla traccia gps), dove trovo una via alternativa (foto 95 e foto 96), impegnativa, ma che preferisco non percorrere per concentrarmi su quella più ovvia. L'incanalatura finale presenta, stando al modello digitale di terreno swissALTI3D, una pendenza media di 50° (passaggio chiave escluso), che mi sembra ragionevole (non ho misurato in loco a causa delle condizioni precarie della neve).
Il passaggio chiave, proprio alla sommità dell'incanalatura, sotto al "missile", è un passo molto breve, ma comunque relativamente ostico, quanto basta per impedire il passaggio; per superarlo ho dovuto effettuare 1-2 movimenti piuttosto fisici con tecnica da cascata (due piccozze obbligatorie, come sopra), e per fortuna proprio in quel punto trovo delle condizioni di neve perfette. In estate, o in caso di condizioni invernali sfavorevoli, non è da escludere che questo passo sia impraticabile, o comunque ben poco agevole; dipende da cosa c'è sotto la neve. In questo caso, la via alternativa citata appena sopra può essere sicuramente d'interesse, dato che sembrerebbe meglio appigliata.
Una volta oltrepassato questo passaggio si raggiunge senza difficoltà il P.2368m. Da qui raggiungere la Cima Sgiu, sebbene sembri banale, necessita ancora di un minimo di cautela, sia per le cornici in cresta (scegliere la traccia con cura!), sia per l'ultimo tratto di salita, non difficile ma appunto da non prendere troppo sotto gamba.
Per il rientro, decido di testare una discesa parzialmente alternativa rispetto alla precedente esplorazione del Dragói, quindi ritorno brevemente sui miei passi e raggiungo il canale Dragói passando dall'incanalatura a 717'420, 154'190, senza difficoltà degne di nota (rispetto al Dragói "integrale"). Da lì, rientro a Olivone via Garnàira.
La difficoltà della direttissima la darei sull'AD- (vista la brevità del punto chiave, fosse stato appena più lungo AD). Se entrambe le vie in questo punto si dovessero rivelare impercorribili a causa delle condizioni, anche tornare indietro rischia di essere ben poco entusiasmante. Sconsiglio di percorrere l'antico sentiero in discesa. Per una percorrenza estiva verso il Sgiu 2298m, sebbene a tratti ripido, il buon terrazzamento dell'erba non impone ausili, ma chi dovesse desiderare più sicurezza non farebbe un errore a portare una picca ultralight o anche i ramponi (potrebbero forse rivelarsi obbligati in caso si tenti la direttissima estiva, ma mi è difficile dirlo con certezza). Difficile dire, ma probabilmente almeno un PD+ per il passaggio T6 se si dovesse presentare completamente innevato.
Attendo eventuali rettifiche sulla difficoltà da parte di una marea di ripetitori ;-)
Tourengänger:
Cele

Communities: Alleingänge/Solo, Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
![]() | Geodaten | ||
![]() | Canale Stand di Tiro | ||
![]() | Canale Dragone di Villa | ||
![]() | Antico sentiero del Sgiu |
Kommentare (6)