Rifugio Gianetti
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Prima notte in un rifugio, e seconda escursione con gli scarponi da montagna, pesanti e rigidi.
Ho deciso la zona dopo aver letto le pubblicazioni scientifiche del Cai e la guida "Intorno al Pizzo Badile" della Zanichelli; ero rimasto affascinato dalle descrizioni e dalle foto, e non ne sono restato deluso.
Comincio l'escursione dai Bagni di Masino, trovando subito l'ambiente molto bello, diverso da quello delle Valli Bergamasche cui ero abituato.
Il sentiero è facile e il peso degli scarponi non si fa sentire.
Raggiungo le Termopili, dove incontro un casaro che sta scendendo; gli chiedo se posso fargli una foto, e lui accetta; poiché sto perdendo tempo con le regolazioni della 6x6 a soffietto e senza esposimetro, mi dice di affrettarmi che ha fretta; scatto la foto e lo ringrazio.
Proseguo la salita non più all'ombra del bosco, e il caldo si fa sentire; non ho molta acqua, però non mancano i corsi d'acqua a cui abbeverarmi.
Durante la salita incontro un gruppo che sale con calma, si tratta del Gesa di Milano, un gruppo parrocchiale in seguito diventato sottosezione dei Cai Milano, che ho frequentato regolarmente per una ventina di anni.
Quattro chiacchiere, poi proseguo la salita a passo spedito.
Dopo quattro ore di marcia sono in vista del Rifugio Gianetti.
Leggendo il regolamento dei Rifugi del Cai mi ero fatto un'idea che non ha avuto riscontro nella realtà; pensavo che dovesse essere il regno del silenzio e della tranquilità.
Da lontano si sente una radio che urla la canzone "Vamos a la playa"; ma non sono vietate le radio nei rifugi?
Giunto in rifugio mi dicono che non c'è posto per dormire, non ho prenotato e dovrò dormire sul pavimento.
Dopo un po' arriva il gruppo del Gesa; domani il gruppo dei più esperti salirà sul Pizzo Cengalo.
Passo il pomeriggio cercando di restare il più possibile all'ombra, poiché sono un po' ustionato dal sole.
Dopo cena aspetto che arrivino le 22, ora di chiudere tutto e andare a dormire, sono stanco e mi sento anche un po' di febbre per il sole preso.
La sala da pranzo viene sgombrata solo dopo le 23; non c'è posto per tutti neanche qui, per cui qualcuno dorme all'aperto sotto i tavoli, perché piove.
Dopo una notte quasi insonne mi sento bene, a parte qualche vescichetta sulle gambe.
Il gruppo del Cengalo parte nonostante il cielo nuvoloso, però non piove e qualche raggio di sole si fa strada tra le nubi.
Io passo la giornata vagando per le pietraie, ambiente che mi affascina e che frequenterò spesso nei miei vagabondaggi in Val Brembana.
Pranzo in compagnia del Gesa che riparte per Milano, io resto ancora una notte.
La seconda notte è tranquilla e riposante, in un vero letto.
Il terzo giorno dopo colazione comincio la discesa, vagando un po' fuori pista e cercando percorsi da esplorare per passare la giornata.
È stata una bella esperienza, nonostante i disagi della prima notte, ma che non mi ha insegnato a prenotare nei rifugi; ci sono voluti alcuni anni.
Anche la zona ha mantenuto le promesse fatte da pubblicazioni varie, e ci sono tornato spesso in seguito.
Alla prosima
Ciao
Steafno
Ho deciso la zona dopo aver letto le pubblicazioni scientifiche del Cai e la guida "Intorno al Pizzo Badile" della Zanichelli; ero rimasto affascinato dalle descrizioni e dalle foto, e non ne sono restato deluso.
Comincio l'escursione dai Bagni di Masino, trovando subito l'ambiente molto bello, diverso da quello delle Valli Bergamasche cui ero abituato.
Il sentiero è facile e il peso degli scarponi non si fa sentire.
Raggiungo le Termopili, dove incontro un casaro che sta scendendo; gli chiedo se posso fargli una foto, e lui accetta; poiché sto perdendo tempo con le regolazioni della 6x6 a soffietto e senza esposimetro, mi dice di affrettarmi che ha fretta; scatto la foto e lo ringrazio.
Proseguo la salita non più all'ombra del bosco, e il caldo si fa sentire; non ho molta acqua, però non mancano i corsi d'acqua a cui abbeverarmi.
Durante la salita incontro un gruppo che sale con calma, si tratta del Gesa di Milano, un gruppo parrocchiale in seguito diventato sottosezione dei Cai Milano, che ho frequentato regolarmente per una ventina di anni.
Quattro chiacchiere, poi proseguo la salita a passo spedito.
Dopo quattro ore di marcia sono in vista del Rifugio Gianetti.
Leggendo il regolamento dei Rifugi del Cai mi ero fatto un'idea che non ha avuto riscontro nella realtà; pensavo che dovesse essere il regno del silenzio e della tranquilità.
Da lontano si sente una radio che urla la canzone "Vamos a la playa"; ma non sono vietate le radio nei rifugi?
Giunto in rifugio mi dicono che non c'è posto per dormire, non ho prenotato e dovrò dormire sul pavimento.
Dopo un po' arriva il gruppo del Gesa; domani il gruppo dei più esperti salirà sul Pizzo Cengalo.
Passo il pomeriggio cercando di restare il più possibile all'ombra, poiché sono un po' ustionato dal sole.
Dopo cena aspetto che arrivino le 22, ora di chiudere tutto e andare a dormire, sono stanco e mi sento anche un po' di febbre per il sole preso.
La sala da pranzo viene sgombrata solo dopo le 23; non c'è posto per tutti neanche qui, per cui qualcuno dorme all'aperto sotto i tavoli, perché piove.
Dopo una notte quasi insonne mi sento bene, a parte qualche vescichetta sulle gambe.
Il gruppo del Cengalo parte nonostante il cielo nuvoloso, però non piove e qualche raggio di sole si fa strada tra le nubi.
Io passo la giornata vagando per le pietraie, ambiente che mi affascina e che frequenterò spesso nei miei vagabondaggi in Val Brembana.
Pranzo in compagnia del Gesa che riparte per Milano, io resto ancora una notte.
La seconda notte è tranquilla e riposante, in un vero letto.
Il terzo giorno dopo colazione comincio la discesa, vagando un po' fuori pista e cercando percorsi da esplorare per passare la giornata.
È stata una bella esperienza, nonostante i disagi della prima notte, ma che non mi ha insegnato a prenotare nei rifugi; ci sono voluti alcuni anni.
Anche la zona ha mantenuto le promesse fatte da pubblicazioni varie, e ci sono tornato spesso in seguito.
Alla prosima
Ciao
Steafno
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