Uelistock (2890 m)
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Ultimo giorno di bel tempo qui in Vallese. Oggi mi gioco l’ultima carta. E scelgo, ancora una volta, una meta lontana dalle regioni che ho battuto in tutti questi anni. La valle di Goms. Venni qui, a Ulrichen, esattamente 10 anni fa. Mi sembra passata un’eternità. Sono indeciso tra due mete, l’Heji Zwächte e l’Uelistock. Alla fine opto per la seconda, che penso essere più panoramica, con la vista che ha sull’Oberaargletscher.
Parto come sempre in macchina nel buio della notte. Le previsioni per oggi sono buone, eppure in lontananza vedo dei lampi. Ma come è possibile? Ad ogni modo, proseguo nel mio viaggio fino alla partenza. Parcheggio e mi incammino lungo la strada asfaltata che porta a Üerlichergale. Sulla spianata della Gomsertal c’è un po’ di nebbia, ma sopra il cielo è sereno. Arrivato a quota 1800 abbandono la strada e prendo un sentiero che porta a Niedertalstafel. In realtà del sentiero esistono solo delle tracce nell’erba che corrono su un ripido versante di una valle alquanto stretta. Dall’altra parte, ad un tratto, scorgo un cervo, un incontro che mi capita molto raramente di fare. Le tracce terminano in corrispondenza del minuscolo alpeggio, dove c’è una presa d’acqua per la produzione di energia idroelettrica. Da qui in poi devo scegliere la mia via, tra pendii erbosi e torrenti gonfi d’acqua. Incontro un pastore con un po’ di pecore che sta facendo scendere a valle. Ci facciamo un cenno di saluto da lontano. Raggiungo un primo laghetto (Seewjeni), con attorno un terreno acquitrinoso, e poi, più da lontano, un secondo (Mittelsee) ed altri due (Obersts Seewji). La mia idea è di salire al Geschinerstock per poi fare l’Uelistock, ma, man mano che mi avvicino alla cresta che unisce le due cime, delle nuvole incominciano a salire a e ricoprire il cielo, ed il tempo per fare avanti e indietro per fare entrambe le cime è tanto, così alla fine decido di puntare unicamente alla seconda. Qui il terreno diventa aspro, roccioso. Il versante S dell’Uelistock è ripido, decido di passare da dietro, così salgo alla depressione di quota 2784, poi proseguo sul versante bernese. Per qualche decina di metri mi muovo su blocchi di granito (una roccia che, anche lei, raramente incontro), poi proseguo fino alla cima, poco più in là. Il panorama spazia su cime che conosco poco. Sfortunatamente, le nubi scorrono veloci ricoprendone prima una e poi l’altra. Per il ritorno decido di scendere dalla valle parallela. A quota 2600 incontro un sentiero, di cui la mia cartina non parla. Sembra andare in orizzontale, quindi mi risulta poco utile. Proseguo scendendo lungo la valle. Ad un certo punto, però, c’è un tratto ripido, molto ripido da superare. Un pendio erboso oltre i 40°. Tiro fuori i ramponi, che fortunatamente avevo deciso di mettere nello zaino pensando di trovare neve, ma che ora si rivelano preziosi per affrontare (in modo anticonvenzionale) un tratto insidioso. Con picca e ramponi, quindi, disarrampico e, con un po’ di adrenalina, mi porto al sicuro. Di qui in poi è una passeggiata!
E, con questa diversione nell’Alto Vallese, ho concluso, per un po’, le mie favolose esplorazioni vallesane!

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