Roisetta 3324, Becca d'Aran 2952: sugli stati di grazia e altre gioie.
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Incantati dalle montagne Valdostane visitate in occasione dell'ascensione al Corno Vitello, decidiamo oggi, con gli amici
POLI89 e Mattia, di puntare la Valtournenche per un tentativo al Monte Roisetta che supera abbondantemente i tremila e sembra accessibile agli escursionisti.
Grazie a notti poco dormienti, alle 6.30 siamo già al grande e gratuito parcheggio di Cheneil. Da qui, per salire al paese dove sono bandite le auto, sfruttiamo il comodo ascensore anch'esso gratuito che in breve supera un'ottantina di metri di dislivello. Dalle finestre del mezzo, presto si palesa il Cervino e questo, per me, è sempre motivo di una strana gioia visionaria.
Cheneil dorme ancora, splendidamente adagiato in una conca dominata dai Tournalin. Non dormono però i pastori che mungono a mano la mandria, qualche cavallo fa da contorno.
Neppure noi dormiamo e partiamo lanciati sul sentiero 29 ben descritto da una segnaletica molto razionale.
Ci addentriamo a sinistra nella valle, un traverso la risale sino al suo sbarramento all'altezza di un canale dove corre una cascata. Guadarla è ben semplice, poi la costeggiamo con forti pendenze sino ad uscire ad una serie di terrazzi prativi che immettono in una spettacolare conca.
Vedere fauna è sempre gioia e qui ce n'è parecchia. Stambecchi ci osservano dall'alto o attraversano mascalzoni alle nostre spalle, una marmotta tenta di infilarsi in un buco, poi, spaventata scappa passandomi sopra i piedi.
Nella conca, a sinistra, troneggia la Becca d'Aran che si erge grigia da verdi praterie, a destra i Tournalin ci fanno ciao, dritto c'è la Roisetta.
Il sentiero sempre evidente, piacevole sebbene erto sale a destra e porta in un ambiente quasi lunare, dove la vegetazione è sparita e qualche nevaio non ostacola la progressione.
Volgiamo ora a sinistra ad attaccare la costa che porterà in cima alla Roisetta di cui vediamo già la Croce.
Una stato di grazia si manifesta, sarà l'immenente meta, l'ambiente surreale nel quale ci moviamo o la forza che sentiamo addosso. Saliamo veloci, senza problemi e in breve percorriamo la larga e breve cresta che ci porta in cima, raggiunta a due ore e quaranta dalla partenza.
Qui gli occhi e il cuore hanno un sussulto davanti ad un Cervino vicinissimo con la sottostante Cervinia e le sue piste da sci terrose o di fronte alla catena dei Breithorn e Monte Rosa. Ci fermiamo a lungo in questo luogo incantato dove non fa ne caldo ne freddo, senza vento e qualche nuvola che aggiunge anzichè togliere.
Mattia, bravo musicista, fa la sua solita suonatina, ignoriamo la complessa e brulla cima Nord e poi scendiamo ad una velocità a me ignota sicchè in breve siamo alla quota 2650, importante trivio di sentieri: a sinistra ci si collega al sentiero 30 per i Tournalin o per un rientro ad anello a Cheneil, diritto sul 29 per rifare la strada dell'andata, a destra per risalire i trecento e qualcosa metri alla Becca d'Aran.
Basta uno sguardo, lo stato di grazia è ancora molto On, partiamo come pazzi sui ripidi pendii erbosi, giungiamo alla base della rocciosa cuspide della Becca dove troviamo l'unico, breve, tratto T3 di giornata. Si risalgono roccette e cenge un po' friabili ed esposte ma è un attimo arrivare in trenta minuti alla Croce di questa seconda ed inattesa cima di giornata.
Siamo adesso un poco stanchi ma in montagna stanchezza vuol spesso dire gioia.
Dopo un breve riposo scendiamo con cautela la parte delicata e poi è tutto un rilassato guardarsi intorno sino a Cheneil dove, sorpresina, troviamo l'ascensore out of order a costringerci alla ripida discesa all'auto a piedi, raggiunta la quale l'ascensore riprende a funzionare.
I tempi comprendono 70\80 minuti di pause complessive, specialmente sulle due vette.
Il dislivello e lo sviluppo (dati GPS) sono comprensivi della salita e discesa della Becca e la discesa a Cheneil parcheggio.
Sviluppo; 15.8 km; SE: 31 km circa.

Grazie a notti poco dormienti, alle 6.30 siamo già al grande e gratuito parcheggio di Cheneil. Da qui, per salire al paese dove sono bandite le auto, sfruttiamo il comodo ascensore anch'esso gratuito che in breve supera un'ottantina di metri di dislivello. Dalle finestre del mezzo, presto si palesa il Cervino e questo, per me, è sempre motivo di una strana gioia visionaria.
Cheneil dorme ancora, splendidamente adagiato in una conca dominata dai Tournalin. Non dormono però i pastori che mungono a mano la mandria, qualche cavallo fa da contorno.
Neppure noi dormiamo e partiamo lanciati sul sentiero 29 ben descritto da una segnaletica molto razionale.
Ci addentriamo a sinistra nella valle, un traverso la risale sino al suo sbarramento all'altezza di un canale dove corre una cascata. Guadarla è ben semplice, poi la costeggiamo con forti pendenze sino ad uscire ad una serie di terrazzi prativi che immettono in una spettacolare conca.
Vedere fauna è sempre gioia e qui ce n'è parecchia. Stambecchi ci osservano dall'alto o attraversano mascalzoni alle nostre spalle, una marmotta tenta di infilarsi in un buco, poi, spaventata scappa passandomi sopra i piedi.
Nella conca, a sinistra, troneggia la Becca d'Aran che si erge grigia da verdi praterie, a destra i Tournalin ci fanno ciao, dritto c'è la Roisetta.
Il sentiero sempre evidente, piacevole sebbene erto sale a destra e porta in un ambiente quasi lunare, dove la vegetazione è sparita e qualche nevaio non ostacola la progressione.
Volgiamo ora a sinistra ad attaccare la costa che porterà in cima alla Roisetta di cui vediamo già la Croce.
Una stato di grazia si manifesta, sarà l'immenente meta, l'ambiente surreale nel quale ci moviamo o la forza che sentiamo addosso. Saliamo veloci, senza problemi e in breve percorriamo la larga e breve cresta che ci porta in cima, raggiunta a due ore e quaranta dalla partenza.
Qui gli occhi e il cuore hanno un sussulto davanti ad un Cervino vicinissimo con la sottostante Cervinia e le sue piste da sci terrose o di fronte alla catena dei Breithorn e Monte Rosa. Ci fermiamo a lungo in questo luogo incantato dove non fa ne caldo ne freddo, senza vento e qualche nuvola che aggiunge anzichè togliere.
Mattia, bravo musicista, fa la sua solita suonatina, ignoriamo la complessa e brulla cima Nord e poi scendiamo ad una velocità a me ignota sicchè in breve siamo alla quota 2650, importante trivio di sentieri: a sinistra ci si collega al sentiero 30 per i Tournalin o per un rientro ad anello a Cheneil, diritto sul 29 per rifare la strada dell'andata, a destra per risalire i trecento e qualcosa metri alla Becca d'Aran.
Basta uno sguardo, lo stato di grazia è ancora molto On, partiamo come pazzi sui ripidi pendii erbosi, giungiamo alla base della rocciosa cuspide della Becca dove troviamo l'unico, breve, tratto T3 di giornata. Si risalgono roccette e cenge un po' friabili ed esposte ma è un attimo arrivare in trenta minuti alla Croce di questa seconda ed inattesa cima di giornata.
Siamo adesso un poco stanchi ma in montagna stanchezza vuol spesso dire gioia.
Dopo un breve riposo scendiamo con cautela la parte delicata e poi è tutto un rilassato guardarsi intorno sino a Cheneil dove, sorpresina, troviamo l'ascensore out of order a costringerci alla ripida discesa all'auto a piedi, raggiunta la quale l'ascensore riprende a funzionare.
I tempi comprendono 70\80 minuti di pause complessive, specialmente sulle due vette.
Il dislivello e lo sviluppo (dati GPS) sono comprensivi della salita e discesa della Becca e la discesa a Cheneil parcheggio.
Sviluppo; 15.8 km; SE: 31 km circa.
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