Corno Vitello 3057 m, Val d'Ayas
|
||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
E' tempo di esplorare la Val d'Aosta escursionistica a me ignota, tanto decantata da tante relazioni degli amici hikriani.
Con questo proposito coinvolgo gli amici
POLI89 e Mattia e scelgo una meta in Val d'Ayas che è un luogo raggiungibile abbastanza velocemente dalla provincia di Varese.
Il Corno Vitello è la cima più alta del comprensorio Valfredda, Val Mascognaz, pertanto l'occhio e il desiderio cadono facilmente su di lui.
Ben prima delle 7.00 abbandoniamo il grande e libero parcheggio di Estoul e ci incamminiamo sulla ponderale che abbandoniamo poco dopo per risalire su un sentiero nel bosco le piste da sci e ritrovare la ponderale stessa più in alto, probabilmente all'altezza dell'alpeggio di Chavanne, dove un casaro è intento a far formaggio. Questo bucolico quadretto, unito alla vista di Monte bianco e Gran Paradiso, ci fan subito capire di esser finiti in un ambiente stupendo, come lo cercavamo e come lo immaginavamo.
Ma la meraviglia ha da da aumentare ancora quando, seguendo la ponderale, ci infiliamo nel vallone di Valfredda: qui il verde dei prati, il rosso dei rododendri, il blu del cielo sotto il quale stanno infinite cime ci prendono così tanto da non farci sentire fatica alcuna, complice anche la comodità della via sempre super segnalata (sentiero 5 per il rifugio ARP).
Giungiamo ad un bivio, qui per il rifugio si può scegliere entrambe le vie con tempi di percorrenza pressochè simili. Noi scegliamo di tirar dritto ed entriamo in un fornale dove scorre un ruscello a rompere il silenzio di una valle ancora dormiente.
E dormiente è il rifugio che raggiungiamo dopo aver percorso qualche tornante in buona salita.
I segnali per il Corno Vitello ci sono (sentiero 5b) e la via sarà ottimamente segnata con freccie gialle sino in vetta.
Ripartiamo dopo una sosta e saliamo al lago di Valfredda Inferiore, vi transitiamo per salire brevemente a quello superiore. Percorriamo la sponda sinistra di questo luogo incantato e ci alziamo su lunga diagonale tra prati. Il sentiero prende ora a salire in modo molto deciso e con stretti tornanti ci porta sulla cresta che divide la Valfredda dalla Val Mascogniaz.
Qui a destra su ampissima cresta ci alziamo per balzelli e finalmente vediamo la nostra meta dall'aspetto severo, incattivito da neri nuvoloni che le circolano intorno.
Senza scoraggiari continuiamo, ad un nuovo bivio viriamo a sinistra e perveniamo infine alla base della montagna dove sappiamo che la via si fa ostica.
Traversiamo sotto l'edificio sommitale su grandi blocchi perlopiù stabili, affrontiamo l'unico residuo e breve nevaio senza patemi e attacchiamo il canale che mena in vetta: pendenza qui molto seria su terreno un po' friabile, con continue svolte arriviamo alla sospirata Croce dopo tre ore abbonadanti di marcia sostenuta con poche pause.
La pausa la prendiamo qui, per fiatare, mangiare e ascoltare la performance del bravo Mattia che è uso portare il suo clarinetto in cima per suonare una pièce. Questa volta tocca al silenzio e vi giuro che ascoltarlo in questo contesto, mette la pelle d'oca.
Con una certa attenzione, scendiamo il canale, ri attraversiamo e ci riportiamo sulla cresta di collegamento.
Ora con piacevole camminata torniamo al grandioso Rifugio ARP dove ci ci concediamo mezzora di relax con birra.
Ripartiamo ora verso Estoul con una strada diversa da quella dell'andata sino al bivio e poi è cosa nota sino all'auto dche ritroviamo dopo più di sette ore. La nostra ripartenza non può certo essere un addio ma un arrivederci, questo posto è troppo ricco di cose ghiotte per dimenticarlo!
Complimeti a chi si è occupato della sentieristica: impossibile perdersi anche in caso di nebbia.
I dati sono espressi dal GPS.
Tempi di percorrenza comprensivi di pause durante il tragitto e in vetta ma non della sosta al rifugio.
Sviluppo: 21 km scarsi scarsi; SE: 33 km circa.
Con questo proposito coinvolgo gli amici

Il Corno Vitello è la cima più alta del comprensorio Valfredda, Val Mascognaz, pertanto l'occhio e il desiderio cadono facilmente su di lui.
Ben prima delle 7.00 abbandoniamo il grande e libero parcheggio di Estoul e ci incamminiamo sulla ponderale che abbandoniamo poco dopo per risalire su un sentiero nel bosco le piste da sci e ritrovare la ponderale stessa più in alto, probabilmente all'altezza dell'alpeggio di Chavanne, dove un casaro è intento a far formaggio. Questo bucolico quadretto, unito alla vista di Monte bianco e Gran Paradiso, ci fan subito capire di esser finiti in un ambiente stupendo, come lo cercavamo e come lo immaginavamo.
Ma la meraviglia ha da da aumentare ancora quando, seguendo la ponderale, ci infiliamo nel vallone di Valfredda: qui il verde dei prati, il rosso dei rododendri, il blu del cielo sotto il quale stanno infinite cime ci prendono così tanto da non farci sentire fatica alcuna, complice anche la comodità della via sempre super segnalata (sentiero 5 per il rifugio ARP).
Giungiamo ad un bivio, qui per il rifugio si può scegliere entrambe le vie con tempi di percorrenza pressochè simili. Noi scegliamo di tirar dritto ed entriamo in un fornale dove scorre un ruscello a rompere il silenzio di una valle ancora dormiente.
E dormiente è il rifugio che raggiungiamo dopo aver percorso qualche tornante in buona salita.
I segnali per il Corno Vitello ci sono (sentiero 5b) e la via sarà ottimamente segnata con freccie gialle sino in vetta.
Ripartiamo dopo una sosta e saliamo al lago di Valfredda Inferiore, vi transitiamo per salire brevemente a quello superiore. Percorriamo la sponda sinistra di questo luogo incantato e ci alziamo su lunga diagonale tra prati. Il sentiero prende ora a salire in modo molto deciso e con stretti tornanti ci porta sulla cresta che divide la Valfredda dalla Val Mascogniaz.
Qui a destra su ampissima cresta ci alziamo per balzelli e finalmente vediamo la nostra meta dall'aspetto severo, incattivito da neri nuvoloni che le circolano intorno.
Senza scoraggiari continuiamo, ad un nuovo bivio viriamo a sinistra e perveniamo infine alla base della montagna dove sappiamo che la via si fa ostica.
Traversiamo sotto l'edificio sommitale su grandi blocchi perlopiù stabili, affrontiamo l'unico residuo e breve nevaio senza patemi e attacchiamo il canale che mena in vetta: pendenza qui molto seria su terreno un po' friabile, con continue svolte arriviamo alla sospirata Croce dopo tre ore abbonadanti di marcia sostenuta con poche pause.
La pausa la prendiamo qui, per fiatare, mangiare e ascoltare la performance del bravo Mattia che è uso portare il suo clarinetto in cima per suonare una pièce. Questa volta tocca al silenzio e vi giuro che ascoltarlo in questo contesto, mette la pelle d'oca.
Con una certa attenzione, scendiamo il canale, ri attraversiamo e ci riportiamo sulla cresta di collegamento.
Ora con piacevole camminata torniamo al grandioso Rifugio ARP dove ci ci concediamo mezzora di relax con birra.
Ripartiamo ora verso Estoul con una strada diversa da quella dell'andata sino al bivio e poi è cosa nota sino all'auto dche ritroviamo dopo più di sette ore. La nostra ripartenza non può certo essere un addio ma un arrivederci, questo posto è troppo ricco di cose ghiotte per dimenticarlo!
Complimeti a chi si è occupato della sentieristica: impossibile perdersi anche in caso di nebbia.
I dati sono espressi dal GPS.
Tempi di percorrenza comprensivi di pause durante il tragitto e in vetta ma non della sosta al rifugio.
Sviluppo: 21 km scarsi scarsi; SE: 33 km circa.
Communities: Alpinismo Cabaret!, Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (6)