Skyrace Lodrino-Lavertezzo
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Ieri si è svolta la skyrace a cui ho accennato tempo fa nel forum. Partenza da Lodrino alle 08.05 e arrivo a Lavertezzo per pranzo! Quattro ore e quaranta per percorrere i ventun chilometri che separano le due località passando attraverso la Forcarella di Lodrino... che dire, sono arrivato! Non avevo alcun obiettivo inerente il tempo da impiegare, ma solo quello di giungere a Lavertezzo per rinfrescare i piedi nella Verzasca...
Il percorso è indubbiamente notevole e, pur correndo, sono riuscito a gustarmelo dal primo metro all'ultimo. Da Lodrino si parte subito con una lunga e dura scalinata che, fortunatamente, si dipana in buona parte nel bosco. Già lì i primi miei dubbi: "Ecché, non sarà mica tutta così?!", ma seguo il passo degli altri, e m'impongo di non pensare troppo.
I punti di ristoro sono numerosi e sicuramente ben graditi; non ho fretta, e mi fermo quel po' che basta per mangiucchiare qualcosa e scambiare quattro chiacchiere con i volontari, gentilissimi e di buon umore. In quei momenti è bello guardarsi un po' in giro: panorama stupendo verso il basso e, soprattutto, quella piacevole soggezione (almeno, io la vivo sempre così) guardando le pareti attorno a me: una di quelle è il Poncione Rosso, ma non la so individuare, da quell'angolazione. Ed è proprio lì vicino che dobbiamo arrivare! Via, si riparte.
I crampi cominciano, subdoli, a farsi sentire, soprattutto laddove è consentito correre a buon ritmo: vi è infatti tutto un tratto fatto di falsipiani, anche in discesa, che terminano sempre con improvvise e notevoli salite, che costringono a camminare, confrontando le gambe a sbalzi incredibili.
Arriviamo al rifugio Alpe Neghéisc, ed è lì che la mia motivazione vacilla. Guardando verso l'alto, scorgo lontani alcuni corridori che mi precedono. Chiedo ingenuamente a uno dei volontari se "l'è lì che gh'em da naa?"... e la risposta è ovviamente affermativa. Il sentiero è seguito fin sotto la Forcarella di Lodrino, e lì parte quasi in linea retta verso l'alto. L'ascesa si compie lentamente attraverso cortissimi e altissimi tornantini; bisogna aggrapparsi ai ciuffi d'erba, per salire! Il dislivello da superare è di quasi quattrocento metri, e a quel punto si ha solo voglia di discesa, di lasciar andare le gambe e di respirare anziché arrancare!
Giungiamo infine sulla Forcarella, dove troviamo un gradito punto di ristoro. Ecco, lì mi dico che ne valeva la pena. Di lassù, quello che vedo è indescrivibile: il Poncione Rosso a un tiro di schioppo, una panoramica sulle vette verzaschesi, con il Poncione d'Alnasca lì in bella mostra, e uno sguardo verso il percorso appena affrontato mi fa chiedere "Ma son davvero salito da lì?".
Inizia poi la discesa, contraddistinta subito dall'attraversamento di lunghe distese di neve. Per quanto mi riguarda, di correre non se ne parla, e opto quindi per la soluzione per me più ovvia: giù di sedere, e chi s'è visto s'è visto! Anche altri sono della mia opinione, ed eccoci a slittare relativamente veloci verso la Val Pincascia. Quando si riprende poi a correre, è fin quasi piacevole! Mancano ancora sì e no otto chilometri, ma l'immaginazione mi fa già sentire l'odore dei maccheroni offerti a Lavertezzo... e giù, di corsa, fino al traguardo!
Gran bel giro, da rifare con calma, magari con una capatina sul Poncione Rosso. Coloro che hanno fatto la traversata popolare, tra cui mio padre, autore delle foto che lascio qui sul sito, hanno concluso il percorso tra le sei e le sette ore.
Il percorso è indubbiamente notevole e, pur correndo, sono riuscito a gustarmelo dal primo metro all'ultimo. Da Lodrino si parte subito con una lunga e dura scalinata che, fortunatamente, si dipana in buona parte nel bosco. Già lì i primi miei dubbi: "Ecché, non sarà mica tutta così?!", ma seguo il passo degli altri, e m'impongo di non pensare troppo.
I punti di ristoro sono numerosi e sicuramente ben graditi; non ho fretta, e mi fermo quel po' che basta per mangiucchiare qualcosa e scambiare quattro chiacchiere con i volontari, gentilissimi e di buon umore. In quei momenti è bello guardarsi un po' in giro: panorama stupendo verso il basso e, soprattutto, quella piacevole soggezione (almeno, io la vivo sempre così) guardando le pareti attorno a me: una di quelle è il Poncione Rosso, ma non la so individuare, da quell'angolazione. Ed è proprio lì vicino che dobbiamo arrivare! Via, si riparte.
I crampi cominciano, subdoli, a farsi sentire, soprattutto laddove è consentito correre a buon ritmo: vi è infatti tutto un tratto fatto di falsipiani, anche in discesa, che terminano sempre con improvvise e notevoli salite, che costringono a camminare, confrontando le gambe a sbalzi incredibili.
Arriviamo al rifugio Alpe Neghéisc, ed è lì che la mia motivazione vacilla. Guardando verso l'alto, scorgo lontani alcuni corridori che mi precedono. Chiedo ingenuamente a uno dei volontari se "l'è lì che gh'em da naa?"... e la risposta è ovviamente affermativa. Il sentiero è seguito fin sotto la Forcarella di Lodrino, e lì parte quasi in linea retta verso l'alto. L'ascesa si compie lentamente attraverso cortissimi e altissimi tornantini; bisogna aggrapparsi ai ciuffi d'erba, per salire! Il dislivello da superare è di quasi quattrocento metri, e a quel punto si ha solo voglia di discesa, di lasciar andare le gambe e di respirare anziché arrancare!
Giungiamo infine sulla Forcarella, dove troviamo un gradito punto di ristoro. Ecco, lì mi dico che ne valeva la pena. Di lassù, quello che vedo è indescrivibile: il Poncione Rosso a un tiro di schioppo, una panoramica sulle vette verzaschesi, con il Poncione d'Alnasca lì in bella mostra, e uno sguardo verso il percorso appena affrontato mi fa chiedere "Ma son davvero salito da lì?".
Inizia poi la discesa, contraddistinta subito dall'attraversamento di lunghe distese di neve. Per quanto mi riguarda, di correre non se ne parla, e opto quindi per la soluzione per me più ovvia: giù di sedere, e chi s'è visto s'è visto! Anche altri sono della mia opinione, ed eccoci a slittare relativamente veloci verso la Val Pincascia. Quando si riprende poi a correre, è fin quasi piacevole! Mancano ancora sì e no otto chilometri, ma l'immaginazione mi fa già sentire l'odore dei maccheroni offerti a Lavertezzo... e giù, di corsa, fino al traguardo!
Gran bel giro, da rifare con calma, magari con una capatina sul Poncione Rosso. Coloro che hanno fatto la traversata popolare, tra cui mio padre, autore delle foto che lascio qui sul sito, hanno concluso il percorso tra le sei e le sette ore.
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