Lodrino tour: cima di Precastello e altro...
La relazione di Poge mi aveva stuzzicato: sembra che la SEV ha attrezzato finalmente la traversata della Cima di Precastello! Quale opportunità migliore per provare un giro ad anello in Val di Lodrino salendo da un versante e scendendo dall'altro.
Così mi avvio di buon mattino da Lodrino in direzione della Capanna Alva: fa caldo, la salita è subito ripida e continua, sul percorso della skyrace Lodrino Lavertezzo. Sfilano sotto le scarpette Legri, Ciduglio e poi Piancora e in circa un'ora e mezza raggiungo la capanna, dove incrocio una signora che scende con il cane e che mi augura buona fortuna. Ancora un ripido strappo fino al bivio per il Negrös, poi comincia quello straordinario sentiero che sale e scende fra grandi pareti attraversando tutta la valle di Lodrino. Lo affronto in parte a corsa in parte camminando: questo tratto è fantastico per i paesaggi, ma sembra non finire mai. Transito da Stüell e Negeisch, begli alpi riattati a rifugi spartani in ambiente idilliaco. Finalmente sono ai piedi della salita in bocchetta: da quando c'è la skyrace c'è un buon sentiero, ma l'ascesa è ripida e la fatica comincia a farsi sentire, alla Forcarella avroò già nelle gambe 2000 metri di dislivello e sono da poco passate le dieci del mattino.
Alla Forcarella è un crocevia di strade, tutte ben marcate in bianco e blu: a destra parte la via normale del Pncione Rosso, davanti la discesa a Lavertezzo per la Val Pincascia e a sinistra il mio percorso, che conduce in vetta alla Cima di Precastello. Onore alle Soceità Escursionisti Verzaschesi per questo lavoro esemplare!
Il nuovo percorso per la cima di Precastello segue dapprima il filo di cresta, fra massi, facili passaggi di arrampicata e tratti dove c'è anche un sentierino. Dopo una quindicina di minuti raggiungo il risalto che rappresenta il tratto più difficile dell'ascesa: è stato attrezzato con alcune maniglie di ferro, ma restano un paio di passaggi di II grado, tutto in stile "attrezzaggio minimale" che caratterizza gli interventi della SEV. Superato questo tratto non ci sono più difficoltà fino alla cima, perché il versante di val Pincascia è largamente prativo (ci sono anche delle mucche che mi guardano curiose). Straordinario il contrasto fra questo lato e la grande parete con cui la cresta precipita nella Val di Lodrino. In breve sono in vetta, che è in realtà una gobba insignificante su di una lunga cresta con una moltitudine di cime.
Qui comincia il bello, cioé la cresta fino all'anticima e la discesa alla bocchetta di Precastello. Dalla cima scendo una ventina di metri e poi seguo le marcature, che si tengono in buona parte leggermente a destra del filo: c'è un solo vertiginoso passaggio sul versante di Lodrino, dove fortunatamente è stata messa una corda: la cengia non è difficilissima, ma i 300 metri di parete al di sotto incutono un po' di rispetto. Questo tratto di cresta è molto bello, ci si muove spesso sul filo, ci sono passaggi di arrampicata non difficili ma da non sottovalutare per l'esposizione sul lato di Val di Lodrino. Raggiunta l'ultima anticima, che precipita sulla bocchetta, il sentiero si abbassa nel prato per una cinquantina di metri e poi attacca la famosa cengia (l'entrata è ottimamente marcata). La traversa è lunga un centinaio di metri ed è tutta attrezzata con un provvidenziale cordino di sicurezza: la roccia tiene molto bene in aderenza sotto le scarpette, i passaggi più delicati sono in realtà quelli sull'erba. Il cordino dà la necessaria sicurezza perché ci si muove in un ambiente straordinario di gradni placche, dove un errore sarebbe probabilmente fatale. Finita la traversa si scende in aderenza sulle placche fino all'erba - questo tratto è un po' più delicato in discesa.
Tocco finalmente l'erba, uno sguardo all'indietro sulla cima che appare di qui veramente arcigno: sembra impossibile che ci sia un passaggio non alpinistico. La prossima meta è la Bocchetta del Venn: lascio il sentiero che scende alla Capanna Cornavosa e faccio una diagonale fra le pietraie fino a ricuperare la via alta appena sotto la bocchetta: un ultimo sforzo sulla spalla che del Venn e imbocco il sentierino che taglia in diagonale verso la Sella: l'ambiente è selvaggio e ci sono ancora tratti esposti. Alla mezza sono finalmente alla Sella, dove almeno le salite di oggi sono finite.
Ma non è finito il giro! La discesa è tutt'altro che semplice, anche perché anziché scendere all'Alpe dei Laghetti (dove parte un buon sentiero) scendo alla rinnovata Alpe del Picoll, per una valletta parecchio disagevole: l'ambente e grandioso, sotto di me la conca terminale della Valle di Lodrino (...si, ci sono proprio arrivato in fondo...). Trovo con un po' di fatica una traccia che scende in Val Drosina e fra alte erbe, salti di roccia e rododendri raggiungo finalmente il "sentiero principale" della valle, appena a valle dell'Alpe di Piotta. Già tre decenni fa, Giuseppe Brenna scriveva che il sentiero della Val Drosina stava morendo: in realtà sembra ancora percorso e c'è ovunque una flebile traccia che scende in ambiente selvaggio, traversando numerosi canali. Come un miraggio compare l'Alpe Drosina e il ponte che traversa il fiume: qui comincia versamente un buon sentiero, il prato falciato e la baita ben tenuta, segni che qui la presenza umana ancora resiste.
Il resto è il lunghissimo sentiero che mi fa percorrere indietro tutta la valle, su alte cenge, e l'uscita straordinaria sopra Lodrino con i grandi scaloni a fianco delle cascate del fiume.
In un giorno questo anello è molto impegnativo, ma niente vieta di dividerlo in due nei numerosi rifugi presenti. Chi lo fa in due giorni potrebbe completare il giro della valle seguendo la VAV fino al Poncione di Piotta e poi traversando il filo delle Lettere per rientrare in Val di Lodrino dall'Alpe di Drosina di sopra. La traversata della cima di Precastello è fantastica, una grande cavalcata in un mondo verticale; come sempre per i percorsi creati dalla SEV, l'attrezzaggio è minimale e quindi bisogna essere molto sicuri anche perché i passaggi sono spesso esposti (passaggi fino al II grado, difficoltà complessiva T5+). Ma chi si cimenta in questo percorso sarà ripagato da uno scenario fra i più belli delle alpi ticinesi.
Così mi avvio di buon mattino da Lodrino in direzione della Capanna Alva: fa caldo, la salita è subito ripida e continua, sul percorso della skyrace Lodrino Lavertezzo. Sfilano sotto le scarpette Legri, Ciduglio e poi Piancora e in circa un'ora e mezza raggiungo la capanna, dove incrocio una signora che scende con il cane e che mi augura buona fortuna. Ancora un ripido strappo fino al bivio per il Negrös, poi comincia quello straordinario sentiero che sale e scende fra grandi pareti attraversando tutta la valle di Lodrino. Lo affronto in parte a corsa in parte camminando: questo tratto è fantastico per i paesaggi, ma sembra non finire mai. Transito da Stüell e Negeisch, begli alpi riattati a rifugi spartani in ambiente idilliaco. Finalmente sono ai piedi della salita in bocchetta: da quando c'è la skyrace c'è un buon sentiero, ma l'ascesa è ripida e la fatica comincia a farsi sentire, alla Forcarella avroò già nelle gambe 2000 metri di dislivello e sono da poco passate le dieci del mattino.
Alla Forcarella è un crocevia di strade, tutte ben marcate in bianco e blu: a destra parte la via normale del Pncione Rosso, davanti la discesa a Lavertezzo per la Val Pincascia e a sinistra il mio percorso, che conduce in vetta alla Cima di Precastello. Onore alle Soceità Escursionisti Verzaschesi per questo lavoro esemplare!
Il nuovo percorso per la cima di Precastello segue dapprima il filo di cresta, fra massi, facili passaggi di arrampicata e tratti dove c'è anche un sentierino. Dopo una quindicina di minuti raggiungo il risalto che rappresenta il tratto più difficile dell'ascesa: è stato attrezzato con alcune maniglie di ferro, ma restano un paio di passaggi di II grado, tutto in stile "attrezzaggio minimale" che caratterizza gli interventi della SEV. Superato questo tratto non ci sono più difficoltà fino alla cima, perché il versante di val Pincascia è largamente prativo (ci sono anche delle mucche che mi guardano curiose). Straordinario il contrasto fra questo lato e la grande parete con cui la cresta precipita nella Val di Lodrino. In breve sono in vetta, che è in realtà una gobba insignificante su di una lunga cresta con una moltitudine di cime.
Qui comincia il bello, cioé la cresta fino all'anticima e la discesa alla bocchetta di Precastello. Dalla cima scendo una ventina di metri e poi seguo le marcature, che si tengono in buona parte leggermente a destra del filo: c'è un solo vertiginoso passaggio sul versante di Lodrino, dove fortunatamente è stata messa una corda: la cengia non è difficilissima, ma i 300 metri di parete al di sotto incutono un po' di rispetto. Questo tratto di cresta è molto bello, ci si muove spesso sul filo, ci sono passaggi di arrampicata non difficili ma da non sottovalutare per l'esposizione sul lato di Val di Lodrino. Raggiunta l'ultima anticima, che precipita sulla bocchetta, il sentiero si abbassa nel prato per una cinquantina di metri e poi attacca la famosa cengia (l'entrata è ottimamente marcata). La traversa è lunga un centinaio di metri ed è tutta attrezzata con un provvidenziale cordino di sicurezza: la roccia tiene molto bene in aderenza sotto le scarpette, i passaggi più delicati sono in realtà quelli sull'erba. Il cordino dà la necessaria sicurezza perché ci si muove in un ambiente straordinario di gradni placche, dove un errore sarebbe probabilmente fatale. Finita la traversa si scende in aderenza sulle placche fino all'erba - questo tratto è un po' più delicato in discesa.
Tocco finalmente l'erba, uno sguardo all'indietro sulla cima che appare di qui veramente arcigno: sembra impossibile che ci sia un passaggio non alpinistico. La prossima meta è la Bocchetta del Venn: lascio il sentiero che scende alla Capanna Cornavosa e faccio una diagonale fra le pietraie fino a ricuperare la via alta appena sotto la bocchetta: un ultimo sforzo sulla spalla che del Venn e imbocco il sentierino che taglia in diagonale verso la Sella: l'ambiente è selvaggio e ci sono ancora tratti esposti. Alla mezza sono finalmente alla Sella, dove almeno le salite di oggi sono finite.
Ma non è finito il giro! La discesa è tutt'altro che semplice, anche perché anziché scendere all'Alpe dei Laghetti (dove parte un buon sentiero) scendo alla rinnovata Alpe del Picoll, per una valletta parecchio disagevole: l'ambente e grandioso, sotto di me la conca terminale della Valle di Lodrino (...si, ci sono proprio arrivato in fondo...). Trovo con un po' di fatica una traccia che scende in Val Drosina e fra alte erbe, salti di roccia e rododendri raggiungo finalmente il "sentiero principale" della valle, appena a valle dell'Alpe di Piotta. Già tre decenni fa, Giuseppe Brenna scriveva che il sentiero della Val Drosina stava morendo: in realtà sembra ancora percorso e c'è ovunque una flebile traccia che scende in ambiente selvaggio, traversando numerosi canali. Come un miraggio compare l'Alpe Drosina e il ponte che traversa il fiume: qui comincia versamente un buon sentiero, il prato falciato e la baita ben tenuta, segni che qui la presenza umana ancora resiste.
Il resto è il lunghissimo sentiero che mi fa percorrere indietro tutta la valle, su alte cenge, e l'uscita straordinaria sopra Lodrino con i grandi scaloni a fianco delle cascate del fiume.
In un giorno questo anello è molto impegnativo, ma niente vieta di dividerlo in due nei numerosi rifugi presenti. Chi lo fa in due giorni potrebbe completare il giro della valle seguendo la VAV fino al Poncione di Piotta e poi traversando il filo delle Lettere per rientrare in Val di Lodrino dall'Alpe di Drosina di sopra. La traversata della cima di Precastello è fantastica, una grande cavalcata in un mondo verticale; come sempre per i percorsi creati dalla SEV, l'attrezzaggio è minimale e quindi bisogna essere molto sicuri anche perché i passaggi sono spesso esposti (passaggi fino al II grado, difficoltà complessiva T5+). Ma chi si cimenta in questo percorso sarà ripagato da uno scenario fra i più belli delle alpi ticinesi.
Tourengänger:
blepori

Communities: Hikr in italiano, Ticino Selvaggio
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Kommentare (8)