Alla ricerca del Magerstein o Monte Magro 3273 m
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In questo week-end, come per quello passato, ripetiamo un’altra delle più belle ciaspolate. Ci spostiamo in Valle Aurina. Coscienti che la giornata non sarà tra le più belle meteorologicamente ma, confidando nel miglioramento previsto.
Giunti al posteggio di Sage, il tempo non è nemmeno malaccio anche se le cime sono coperte e la temperatura, per questa valle, piuttosto alta, 0°.
Partiamo a seguito di un piccolo gruppo di scialpinisti. La situazione nel bosco è migliore dello scorso anno, si vede che il rifugio ha aperto solo ieri e il passaggio ancora non è stato eccessivo. La traccia è buona ma non c’è il solito pistone.
Giunti al rifugio, nonostante qualche squarcio di azzurro, nevischia…facciamo una breve pausa e ripartiamo. Dopo la risalita dell’ampio canale, notiamo molto più avanti di noi due scialpinisti e poco dopo uno che già scende.
A occhio fino a 3000 m la visibilità è buona oltre, una brutta nuvolaglia sembra prendere piede.
La traccia ormai è sparita. La neve ventata e la spruzzatina di fresca della notte ha coperto tutto, nemmeno noi lasciamo impronte…Marco sale tranquillo senza controllare il GPS, però mi sembra che ci stiamo spostando troppo a sx. Giunti al colle dei 3000 m, piombiamo nella nebbia, siamo quindi costretti a dare una controllata al GPS e, come sospettavo, siamo troppo a sx. Cerchiamo di spostarci, nella speranza di vedere qualche traccia. La cosa non è semplice, tutto bianco e chi l’ha provato sa che è molto difficile orientarsi e anche percepire le pendenze.
Sentiamo delle voci e vediamo degli scialpinisti sia alla nostra dx sia alla nostra sx, perfetto…chissà se hanno raggiunto la cima o hanno desistito e stanno cercando il modo di scendere.
Non manca molto allo strappo finale per cui, GPS alla mano, seguiamo la nostra vecchia traccia. A pochi metri dalla cima ci raggiunge un local, anche lui, nonostante conosca il percorso a menadito, ha avuto problemi con l’orientamento fino a quando non ha trovato le tracce.
Bellissimo l’arrivo in cima con un breve e fugace raggio di sole a illuminare gli ultimi metri e la croce di vetta!
Ci fotografiamo a vicenda, panorama zero assoluto ma la croce con la galaverna è sempre bella da vedere…
Il local confida in una schiarita per la discesa e attende in cima noi invece cominciamo a scendere cosa tutt’altro che facile.
Il problema è sempre l’orientamento, non abbiamo lasciato grandi impronte e lo sci le ha coperte confondendole con le ondulazioni create dal vento.
Per cui ogni pochi passi siamo costretti a ricontrollare il GPS. Raggiunto il colle, cominciamo a scendere più decisi e man mano che perdiamo quota la visibilità, aumenta. Il tempo in basso sembra migliorato mentre sopra i 3000 rimarrà tutto nella nebbia fino a pomeriggio inoltrato.
Doverosa sosta al rifugio Roma per un piatto di uova, patate e speck dopo di che veloce rientro a valle.
Una giornata migliore non avrebbe guastato ma in fondo è stato bello anche così e poi lo sapevamo…
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