Parpeinahorn (2602 m)
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Sempre alla ricerca di una vetta da fare con gli sci i cui pendii siano sotto i 30°, oggi tiro fuori dal cilindro il Parpeinahorn, una vetta senza nome sopra Zillis, meta di tanti scialpinisti e di cui ricordo una relazione “corale” di tapio e paoloski!
Passando da Splugen il termometro della mia macchina segna -19° e mi fa essere contento di non aver optato per il Wenglispitz. Ad ogni modo dove parcheggio io (poco sotto Mathon) non si scherza. -11°C. Mi copro per bene e parto con gli sci in spalla. Ciononostante non sento tutto questo freddo e dopo non molto rimpiangerò di essermi messo addosso tutti questi strati pesanti.
I versanti qui sono così ampi che non mi è chiaro dove sia meglio passare. Sta di fatto che, per buona parte della salita, finisco per dover tracciare. Le piste battute sono sempre da un’altra parte. Non importa, mi serve per far esercizio per quando andrò dove tracce non ce ne sono. La pendenza è così bassa che non c’è praticamente mai neanche bisogno di fare inversioni. Così però non posso fare esercizio… Solo in un punto mi trovo a doverle fare, e la neve farinosissima non aiuta affatto la mia tecnica appresa guardando i video tutorial su youtube. L’anno scorso, nelle prove fatte su neve dura, era stato più facile.
Sono lento, nonostante sia stato il primo a partire (come mio solito!) mi passano tutti! Ma non importa. Evidentemente non ho padronanza nell’uso degli sci, ma quella verrà. Quello che conta è acquisire fiducia e sicurezza. Nell’ultimo tratto di salita, l’unico un minimo impegnativo, faccio quattro chiacchiere con un simpatico e allenatissimo pensionato bergamasco! La vetta è fatta, la mia prima con gli sci ai piedi.
Non c’è una nube. Cielo tersissimo, come solo in una giornata invernale può esserlo, e panorama a perdita d'occhio su montagne a me in buona parte sconosciute.
Mangio un po’ e mi preparo subito per la discesa, che è la cosa che mi preoccupa di più! Da ragazzino sciavo, ma ero assolutamente imbranato. Mediocre in pista, di fuori pista ovviamente neanche a parlarne! Però provare a fare scialpinismo è diventato per me un modo per essere più veloce (nonostante tutto) in discesa e poter fare vette in invernale che con le ciaspole sarebbero proibitive per il tempo necessario.
Metto gli sci e parto. I primi metri sono come sempre adrenalinici. La neve sembra appiccicarsi sotto le solette (forse avrei dovuto spellare subito e far asciugare gli sci al sole…). Primo breve tratto di cresta. A sinistra ci sono cornici tremende e a destra il pendio è ripido. Nonostante la cresta sia larghissima, l’adrenalina è a mille. Arrivo al punto di togliere gli sci per girarmi. Fortunatamente a poco a poco le cose si fanno più semplici e nel contempo io acquisto sicurezza. Le gambe però fanno un male boia. Spero di riuscire a far sì che le cose migliorino da questo punto di vista perché, indubbiamente, l’idea di poter essere alla macchina alle due del pomeriggio avendo fatto, se non una cima tosta, comunque 1100 metri di dislivello, è una gran cosa| E anche se la discesa è stata un disastro, dal punto di vista stilistico, in fondo sono arrivato alla macchina senza (grossi) problemi e senza neanche una caduta. Certo, la cima era veramente facile, ma sono soddisfatto e fiducioso!

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