Pizzo delle Pecore (m.2381)
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La giornata decisamente incerta ci fa propendere per una scelta dell'ultima ora, decisa sul momento tra una manciata d'idee verzaschesi.
Ci portiamo, seguendo la stretta strada della Val d'Osura, a Daghéi, dal quale parte il bellissimo e gradevole itinerario per la Capanna Osola, circondata e dominata dalle arcigne strutture rocciose del Rasiva e di altri giganti della valle. Il Pizzo delle Pecore, cui puntiamo, s'intravvede già dalla partenza, ma il sentiero è comunque lungo, salendo con pendenze mediamente abbastanza tranquille. Superata la Corte del Fornée l'occhio viene subito catturato dalla Bocchetta di Canova, nostro riferimento e punto d'arrivo prima di attaccare la salita, e soprattutto dallo slanciato e bellissimo Sass d'Argent. Si sale ora tra torbiere e ganne, svolgendo ampie svolte che - infine - con lungo traverso conducono in bocchetta.
L'erba e le rocce umide sconsigliano vivamente la salita al Sass d'Argent, pertanto restiamo fermi all'idea originale, iniziando a salire subito ripidi per l'ampia cresta SE (Guida delle Alpi Ticinesi vol. 2, Itinerario 1367) tra placche ed erba resi un po' scivolosi dalla pioggia notturna e mattutina. In queste condizioni ci vogliono le dovute attenzioni, ma superate delle placche decisamente bagnate il resto della salita non offre particolari problemi sino all'anticima sud (m.2369), da dove si scende per recuperare la cima principale. Qui tramite due strette ma facili cenge rocciose che aggirano la cresta si recuperano i pendi erbosi e sfasciumati che infine ci portano in vetta, da cui purtroppo il panorama è quasi insesistente per la nuvola che ci si è posata sopra.
Non ci fermiamo molto, recuperando in discesa la cresta NNE (Guida delle Alpi Ticinesi vol. 2, Itinerario 1366), portandoci a una selletta cui accedere al versante E. Il canalino descritto dal Brenna e valutato EE ci sembra all'apparenza impraticabile se non andando in aderenza, che col bagnato di oggi non sembra proprio il caso... Siamo pertanto costretti a un'ampio aggiramento di questo passaggio su detriti molto instabili, placche ed erba riuscendoci a portare nel menzionato canalino, da cui usciamo senza problemi riportandoci su terreno libero al sentiero di salita. Una sosta mangereccia in una sorta di "pianoro della meditazione" tra ampi blocchi spezza la dovuta concentrazione del tratto precedente, dopo di che possiamo riprendere tranquillamente la discesa, ripercorrendo fedelmente l'itinerario di salita.
Ci portiamo, seguendo la stretta strada della Val d'Osura, a Daghéi, dal quale parte il bellissimo e gradevole itinerario per la Capanna Osola, circondata e dominata dalle arcigne strutture rocciose del Rasiva e di altri giganti della valle. Il Pizzo delle Pecore, cui puntiamo, s'intravvede già dalla partenza, ma il sentiero è comunque lungo, salendo con pendenze mediamente abbastanza tranquille. Superata la Corte del Fornée l'occhio viene subito catturato dalla Bocchetta di Canova, nostro riferimento e punto d'arrivo prima di attaccare la salita, e soprattutto dallo slanciato e bellissimo Sass d'Argent. Si sale ora tra torbiere e ganne, svolgendo ampie svolte che - infine - con lungo traverso conducono in bocchetta.
L'erba e le rocce umide sconsigliano vivamente la salita al Sass d'Argent, pertanto restiamo fermi all'idea originale, iniziando a salire subito ripidi per l'ampia cresta SE (Guida delle Alpi Ticinesi vol. 2, Itinerario 1367) tra placche ed erba resi un po' scivolosi dalla pioggia notturna e mattutina. In queste condizioni ci vogliono le dovute attenzioni, ma superate delle placche decisamente bagnate il resto della salita non offre particolari problemi sino all'anticima sud (m.2369), da dove si scende per recuperare la cima principale. Qui tramite due strette ma facili cenge rocciose che aggirano la cresta si recuperano i pendi erbosi e sfasciumati che infine ci portano in vetta, da cui purtroppo il panorama è quasi insesistente per la nuvola che ci si è posata sopra.
Non ci fermiamo molto, recuperando in discesa la cresta NNE (Guida delle Alpi Ticinesi vol. 2, Itinerario 1366), portandoci a una selletta cui accedere al versante E. Il canalino descritto dal Brenna e valutato EE ci sembra all'apparenza impraticabile se non andando in aderenza, che col bagnato di oggi non sembra proprio il caso... Siamo pertanto costretti a un'ampio aggiramento di questo passaggio su detriti molto instabili, placche ed erba riuscendoci a portare nel menzionato canalino, da cui usciamo senza problemi riportandoci su terreno libero al sentiero di salita. Una sosta mangereccia in una sorta di "pianoro della meditazione" tra ampi blocchi spezza la dovuta concentrazione del tratto precedente, dopo di che possiamo riprendere tranquillamente la discesa, ripercorrendo fedelmente l'itinerario di salita.
Tourengänger:
Poncione,
froloccone


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