La Strada del Benefattore e il "Pont Secret".
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Duplice l'attrattiva di questa gita: il percorso integrale della "Strada del Benefattore" e l'attraversamento della Val Pilotera nel suo più profondo recesso tramite il "Pont Secret", due particolarità turistiche ben poco conosciute, in angolo di montagna non proprio di moda. La cosa può risultare strana vista la celebrità della Val Bodengo, al cui ingresso ci troviamo, ma la presenza di una comoda strada carrozzabile (ancorché a pedaggio) fa sì che tutto quanto sta a valle venga per larga parte trascurato. La "Strada del Benefattore" fu una benedizione per gli alpigiani della Val Bodengo e adiacenti convalli: i percorsi naturalmente esistevano già, ma solo alla fine degli anni '920 i finanziamenti offerti da G.B.Mazzina (gordonese arricchitosi in Argentina nell'attività alberghiera) permisero di costruire una mulattiera ideale fra Gordona e Scerman (Alpe Cermine), passando per Dunadif e Orlo. La qualità dei lavori fu tale da permettere al manufatto di rimanere tuttora intatto dopo quasi cent'anni. L'attraversamento della Val Pilotera è sempre stato un problema: il suo sbocco in Val Bodengo è praticamente un canyon dalle sponde rocciose e boscose, umido e buio, vagamente inquietante; il viadotto della strada consortile è attivo solo da poco più di trent'anni e il punto più accettabile per andare da Orlo a Barzena è proprio quello dove - nel 1958 - sono state gettate le funi per la passerella sospesa del "Pont Secret", invisibile da qualunque punto di osservazione.
NOTA: la presenza di neve e ghiaccio sul ponte e nelle sue immediate vicinanze, su ambedue i versanti, giustifica la difficoltà T3+ assegnata alla gita, altrimenti T2, ben segnalata e protetta nei punti esposti.
Dal parcheggio proseguire per poche decine di metri sulla strada per Bodengo e, poco prima di una cappella votiva, imboccare sulla destra un sentierino poco visibile (più evidente, a valle, l'arrivo del sentiero di ritorno).
Il primo tratto, breve, fino ad un attraversamento della carrozzabile, non sembra essere stato interessato da restauri, ed infatti una stele commemorativa dell'opera del Mazzina è stata piazzata proprio a questo punto: da qui la lunghissima gradinata acciottolata si dipana a traversi e tornanti nel pendio boscoso di accesso alla valle. Con frequenti aperture panoramiche sul fondovalle sempre più lontano, si raggiunge il terrazzo che ospita la cappella del Dunadif: da qui la vista, in un'unica panoramica, spazia dalla Valle di San Giacomo al Lago di Mezzola. In pochi passi si sale a ritrovare la strada asfaltata, e, proprio di fronte, il proseguimento della gradinata: un poco più ripida ma sempre splendida, la mulattiera oltrepassa alcune baite ristrutturate e un piccolo agglomerato di ruderi, poi sale in diagonale a raggiungere il culmine della dorsale che scende dal lontano Pizzo della Forcola. Qui troviamo le numerose belle abitazioni di Orlo. Proseguendo fra le case, la Strada del Benefattore affianca il crestone sul versante meridionale e, intersecando un paio di volte la pista forestale, arriva alla vasta radura di culmine di Scerman (Alpe Cèrmine): anche qui, da quando la località e stata raggiunta dalla strada, le antiche baite sono state ben restaurate a case di vacanza (anche se qualcuna, in verità, evidenzia un notevole effetto "villetta"...). La mulattiera del Mazzina termina qui: un eventuale proseguimento fino all'Alpe Scima non era e non è possibile per le caratteristiche di ripidità e rocciosità del terreno. Ridiscesi a Orlo, si imbocca il primo (e più alto) dei due sentieri che sembrano addentrarsi in Val Pilotera. [Il secondo e più basso, in realtà, rapidamente retroverte e scende a picco fin nei pressi del viadotto della Val Bodengo; un tempo - ma è tuttora agibile - proseguiva verso il fondo della forra del torrente Boggia e la attraversava sul Ponte del Vallone fino a raggiungere poi Bedolina.] La mulattiera, larga e ben tenuta, si addentra nella valle con un lungo traverso, dapprima in salita e poi in costante discesa, spesso protetta a valle da un corrimano di cavi metallici; l'ambiente si fa sempre più oscuro ed esposto su di un fondovalle che quasi mai si riesce a scorgere: oggi, a causa della temperatura molto calda, l'ancora cospicuo rivestimento di ghiaccio della forra sta cadendo a pezzi, con echi e rimbombi fra le vicinissime pareti di roccia. In un tratto di bosco fitto, una palina indica la direzione per la Val Piodella e il Bivacco Lavorerio: a sinistra invece - bandierine CAI sui tronchi e freccia artigianale - si scende a picco verso il ponte; la luce è scarsa e tutto è ricoperto di muffe muschi e licheni. La passerella è sporca di neve e ghiaccio e oscilla parecchio sopra le cascate del torrente; sull'altra riva il sentiero sale bruscamente con una serie di ripidi gradini affiancati da una catena di progressione. Superata una prominenza rocciosa sulla valle (corrispondente ad un'ansa della "Bogia de la Pilutera"), la traccia volge nettamente a sinistra in piano verso le baite di Prà l'Oste, alpeggio in via di risanamento; da qui si segue una bella mulattiera recentemente adattata al passaggio delle motocariole, che scende a tornanti fino alla contrada Barzena, agglomerato di baite fra pochi e ripidi prati. Attualmente l'abitato è raggiungibile tramite una pista sterrata, per cui il vecchio accesso pedonale risulta un poco dissestato: comunque, in poche centinaia di metri di gradinate sassose e sconnesse, si scende rapidamente al parcheggio di Barzena, a fianco della carrozzabile per Bodengo. Da questo punto si segue in discesa verso sinistra l'asfalto, oltrepassando il viadotto e affiancando le placche del "Paradisdican" (nota falesia con otto vie di media difficoltà - dal 5b al 6c - il cui unico difetto è l'indispensabilità della padronanza del grado, visto che l'attacco - sul fondo del canyon - è raggiungibile solo con 5 calate da 50 metri). Si prosegue sulla carrozzabile fino ad arrivare in vista di una cappelletta nel bosco sulla destra: qui una palina segnala l'inizio del Sentiero della Costa, antica e dismessa comunicazione con Gordona, soppiantata dalla Strada del Benefattore. Inizialmente la traccia, ghiaiosa e terrosa, segue tortuosamente il bordo sinistro della forra della Boggia, poi, in tratto più ripido, inizia a traversare verso sinistra allontanandosi gradualmente dal cupo rimbombo delle acque che precipitano nel baratro (peraltro ambito percorso di canyoning: "Bodengo 3"). Qua e là, fra gli accumuli di fogliame, compaiono tratti di gradinate e acciottolati ancora in discrete condizioni, ma - benché segnalata - la mulattiera non usufruisce evidentemente di alcuna manutenzione; ormai in piano, dopo aver attraversato una zona agricola (allevamento di cervi), si arriva alle prime case di Gordona. Raggiunto l'asfalto, si volge nettamente a sinistra in salita fra le abitazioni seguendo strade di accesso alle ville e scalinate di collegamento fino all'edificio della Latteria Sociale; aggirandolo a sinistra si riprende il sentiero e si incontrano dei segnali per "Donadivo": la traccia ripida e sconnessa sale nel bosco per la linea di massima pendenza fino a trovare l'asfalto nei pressi della deviazione iniziale. In breve, a destra, si ritrova il parcheggio.
NOTA: la presenza di neve e ghiaccio sul ponte e nelle sue immediate vicinanze, su ambedue i versanti, giustifica la difficoltà T3+ assegnata alla gita, altrimenti T2, ben segnalata e protetta nei punti esposti.
Dal parcheggio proseguire per poche decine di metri sulla strada per Bodengo e, poco prima di una cappella votiva, imboccare sulla destra un sentierino poco visibile (più evidente, a valle, l'arrivo del sentiero di ritorno).
Il primo tratto, breve, fino ad un attraversamento della carrozzabile, non sembra essere stato interessato da restauri, ed infatti una stele commemorativa dell'opera del Mazzina è stata piazzata proprio a questo punto: da qui la lunghissima gradinata acciottolata si dipana a traversi e tornanti nel pendio boscoso di accesso alla valle. Con frequenti aperture panoramiche sul fondovalle sempre più lontano, si raggiunge il terrazzo che ospita la cappella del Dunadif: da qui la vista, in un'unica panoramica, spazia dalla Valle di San Giacomo al Lago di Mezzola. In pochi passi si sale a ritrovare la strada asfaltata, e, proprio di fronte, il proseguimento della gradinata: un poco più ripida ma sempre splendida, la mulattiera oltrepassa alcune baite ristrutturate e un piccolo agglomerato di ruderi, poi sale in diagonale a raggiungere il culmine della dorsale che scende dal lontano Pizzo della Forcola. Qui troviamo le numerose belle abitazioni di Orlo. Proseguendo fra le case, la Strada del Benefattore affianca il crestone sul versante meridionale e, intersecando un paio di volte la pista forestale, arriva alla vasta radura di culmine di Scerman (Alpe Cèrmine): anche qui, da quando la località e stata raggiunta dalla strada, le antiche baite sono state ben restaurate a case di vacanza (anche se qualcuna, in verità, evidenzia un notevole effetto "villetta"...). La mulattiera del Mazzina termina qui: un eventuale proseguimento fino all'Alpe Scima non era e non è possibile per le caratteristiche di ripidità e rocciosità del terreno. Ridiscesi a Orlo, si imbocca il primo (e più alto) dei due sentieri che sembrano addentrarsi in Val Pilotera. [Il secondo e più basso, in realtà, rapidamente retroverte e scende a picco fin nei pressi del viadotto della Val Bodengo; un tempo - ma è tuttora agibile - proseguiva verso il fondo della forra del torrente Boggia e la attraversava sul Ponte del Vallone fino a raggiungere poi Bedolina.] La mulattiera, larga e ben tenuta, si addentra nella valle con un lungo traverso, dapprima in salita e poi in costante discesa, spesso protetta a valle da un corrimano di cavi metallici; l'ambiente si fa sempre più oscuro ed esposto su di un fondovalle che quasi mai si riesce a scorgere: oggi, a causa della temperatura molto calda, l'ancora cospicuo rivestimento di ghiaccio della forra sta cadendo a pezzi, con echi e rimbombi fra le vicinissime pareti di roccia. In un tratto di bosco fitto, una palina indica la direzione per la Val Piodella e il Bivacco Lavorerio: a sinistra invece - bandierine CAI sui tronchi e freccia artigianale - si scende a picco verso il ponte; la luce è scarsa e tutto è ricoperto di muffe muschi e licheni. La passerella è sporca di neve e ghiaccio e oscilla parecchio sopra le cascate del torrente; sull'altra riva il sentiero sale bruscamente con una serie di ripidi gradini affiancati da una catena di progressione. Superata una prominenza rocciosa sulla valle (corrispondente ad un'ansa della "Bogia de la Pilutera"), la traccia volge nettamente a sinistra in piano verso le baite di Prà l'Oste, alpeggio in via di risanamento; da qui si segue una bella mulattiera recentemente adattata al passaggio delle motocariole, che scende a tornanti fino alla contrada Barzena, agglomerato di baite fra pochi e ripidi prati. Attualmente l'abitato è raggiungibile tramite una pista sterrata, per cui il vecchio accesso pedonale risulta un poco dissestato: comunque, in poche centinaia di metri di gradinate sassose e sconnesse, si scende rapidamente al parcheggio di Barzena, a fianco della carrozzabile per Bodengo. Da questo punto si segue in discesa verso sinistra l'asfalto, oltrepassando il viadotto e affiancando le placche del "Paradisdican" (nota falesia con otto vie di media difficoltà - dal 5b al 6c - il cui unico difetto è l'indispensabilità della padronanza del grado, visto che l'attacco - sul fondo del canyon - è raggiungibile solo con 5 calate da 50 metri). Si prosegue sulla carrozzabile fino ad arrivare in vista di una cappelletta nel bosco sulla destra: qui una palina segnala l'inizio del Sentiero della Costa, antica e dismessa comunicazione con Gordona, soppiantata dalla Strada del Benefattore. Inizialmente la traccia, ghiaiosa e terrosa, segue tortuosamente il bordo sinistro della forra della Boggia, poi, in tratto più ripido, inizia a traversare verso sinistra allontanandosi gradualmente dal cupo rimbombo delle acque che precipitano nel baratro (peraltro ambito percorso di canyoning: "Bodengo 3"). Qua e là, fra gli accumuli di fogliame, compaiono tratti di gradinate e acciottolati ancora in discrete condizioni, ma - benché segnalata - la mulattiera non usufruisce evidentemente di alcuna manutenzione; ormai in piano, dopo aver attraversato una zona agricola (allevamento di cervi), si arriva alle prime case di Gordona. Raggiunto l'asfalto, si volge nettamente a sinistra in salita fra le abitazioni seguendo strade di accesso alle ville e scalinate di collegamento fino all'edificio della Latteria Sociale; aggirandolo a sinistra si riprende il sentiero e si incontrano dei segnali per "Donadivo": la traccia ripida e sconnessa sale nel bosco per la linea di massima pendenza fino a trovare l'asfalto nei pressi della deviazione iniziale. In breve, a destra, si ritrova il parcheggio.
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