Pizzo Moro (2948 m)
|
||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
La perturbazione di ieri ha messo un po’ di neve in quota ed il week-end si preannuncia fresco ma soprattutto bello, occasione propizia per portare a casa una cima prestigiosa. Tra le varie possibilità, mi ingolosisce particolarmente l’idea dell’ascesa al Pizzo Moro, svettante piramide che attrae lo sguardo dalle rive del magnifico Lago Bianco; la relazione di ciolly di qualche anno fa cade a fagiolo (grazie mille per lo spunto!): partenza da Goglio, salita al Passo di Valtendra dalla Valle Bondolero, discesa al Passo delle Caldaie, salita alla Scatta d’Orogna, cresta fino al Cazzola, discesa al Devero e ritorno a Goglio.
Eccomi quindi al parcheggio della frazione alle 5 in punto, dopo aver lasciato l’auto in prossimità della chiesa. Alla partenza non ci sono indicazioni ed imbocco la sterrata in salita che conduce ad un gruppo di baite a circa 1260 m di quota (CNS). Qui la sterrata termina ed il sentiero prosegue in discesa (indicazione “Devero” su un cartello in legno); lo abbandono e, proseguendo dietro le baite, una traccia parallela alla sterrata mi porta prima ad un paio di caseggiati nel bosco e poi ad incrociare il sentiero segnato (Via degli Scoiattoli) che, inerpicandosi brevemente nella vegetazione e dopo aver attraversato il Rio Freddo, si immette nell’ampia gippabile proveniente da Esigo. La seguo lungamente fino alla fine, guado il Torrente Bondolero e proseguo nel suggestivo vallone fino al Passo di Valtrenda, importante valico tra Veglia e Devero. Qui mi sorgono i primi dubbi se proseguire o meno: tira un forte vento ed il cielo si è completamente coperto. Ma dopo una corposa pausa di attesa appena sotto il passo per proteggermi dal vento, vedo uno spiraglio d’azzurro e mi rimetto in cammino. Con un lungo traverso a sinistra su ripide balze erbose lato Veglia, guadagno quota fino ad imboccare sulla destra una sorta di ampio canale pietroso che su neve e roccette mi conduce sulla cresta ovest. Qui la salita si fa piuttosto delicata: i roccioni innevati e verglassati del versante settentrionale mi costringono a proseguire sul filo, appoggiandomi frequentemente verso il lato sud più asciutto e procedo piuttosto a rilento. Giunto di fronte ad un torrione, mi abbasso leggermente sull’innevata pietraia nord, dalla quale risalgo poi all’evidente intaglio dove la cresta piega a sinistra. Nel frattempo è uscito il sole ed il vento sta pulendo quasi completamente il cielo, regalando scorci da cartolina. Dall’intaglio proseguo sulla dorsale che su terreno misto mi conduce all’ometto di vetta del Pizzo Moro dopo quasi 6 ore di salita.
Il panorama che mi si offre è meraviglioso: il cielo è ormai sgombro da nubi, l’aria tersa e le cime innevate di contorno rendono l’ambiente magico ed autunnale. Strepitosa la vista sui già maestosi Leone e Helsenhorn, autentici colossi da questa prospettiva, suggestivo il Lago Bianco adagiato nella sua conca, fiera sentinella il Diei su tutta la Valle Bondolero. E all’orizzonte, sia pur con qualche nuvola, ecco le montagne lombarde. Faccio una capatina anche sull’anticima, che permette una vista più completa verso la conca dell’Alpe Veglia.
Dopo una lunga pausa, durante la quale il tempo sembra essersi fermato, riparto con la giusta concentrazione, dopo aver calzato i ramponi che sui terreni misti erba-neve sono quasi indispensabili. Qui commetto probabilmente un errore: invece di tornare all’intaglio ed imboccare il canale sud-est, mi abbasso verso il Passo delle Caldaie fino a quando la cresta risulta “pedalabile”, dopodiché inizio a scendere su erba ripidissima prima di infilarmi in un altro canale (o perlomeno credo non sia lo stesso che parte dall’intaglio), il quale risulta sì facile da percorrere, ma presenta circa a metà un salto di 3 m. Sono dubbioso sul da farsi: se voglio scendere da qui, ho un’unica soluzione, ossia sfruttare la stretta cengia erbosa a sinistra del salto, passando rasente alla paretina. Così faccio e sono oltre! Un passaggio impegnativo superato con un po’ di apprensione ma, grazie ai ramponi, anche in discreta sicurezza. Terminato il canale, con un facile traverso a sinistra su rocce sempre innevate, raggiungo il Passo delle Caldaie; oltre questo punto il percorso è privo di neve ma decido ormai di tenere i ramponi fino alla fine della parte ripida sotto il passo per evitare spiacevoli scivoloni sull’erba umida. Raggiunto il laghetto asciutto a quota 2352 m, inizia la parte rilassante della gita: il magnifico percorso in cresta che separa la Valle Bondolero dalla Val Buscagna e che supera varie elevazioni fino al panoramico poggio del Monte Cazzola. Altra pausa sul Cazzola e poi giù fino al Devero lungo il percorso classico per l’Alpe Misanco. Qui la tentazione è forte nel chiedere un passaggio in auto fino a Goglio ma meno male che non l’ho fatto: l’ampia mulattiera Devero-Forcola-Goglio è curatissima e falciata di fresco e mi consente una defaticante e piacevole discesa fino all’auto, dove arrivo alle ore 19.
Oggi gita eccezionale, per gli ambienti attraversati e le condizioni trovate, la piccola parentesi invernale di un’estate torrida! Zona Veglia-Devero splendida come al solito. In solitaria.

Kommentare (8)