Pizzo Barone
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Francesca è in vacanza, Monica sconta ancora i postumi del jet lag e dell'aria condizionata tipica degli States perciò sono da solo. Quando non ho compagnia mi vengono strane ed autolesionistiche idee, per cui decido di approfondire la conoscenza dell'alta Val Verzasca iniziando dalla cima più alta: il Pizzo Barone. Leggo un po' di relazioni e decido che ce la posso fare nonostante sia imbottito di antiistaminici per via della rinite allergica, ma d'altronde, come si dice: "La vita è breve, sorridi finchè hai i denti".
Sveglia alle 5 ed alle 7,15 sono a Sonogno, compilo la Parking Card saggiamente acquistata qualche settimana fa ed alle 7,30 mi metto in moto. I chilometri di strada fino a Cabiòi sono in parte su asfalto e da tutti descritti come monotoni ma, essendo tutto nuovo per me, li mastico velocemente fermandomi ogni tanto a fare foto al paesaggio ed ai fiori. A Secada i pastori stanno mungendo le capre ed a Vald le vacche. Cabiòi sembra completamente addormentata. Attraverso la Verzasca sul ponte in legno ed inizio a percorrere il sentiero in leggera salita. Vi sono valli dove si può assaporare il silenzio ma direi che non è il caso della Val Vegornèss: qui il suono dell'acqua è una costante, la Verzasca che scorre impetuosa formando una miriade di rapide e cascate, ma vi sono anche decine di rii e torrenti che scendono con salti verticali dalle ripide pareti. Poco prima di Corte di Fondo ho quasi la sensazione di trovarmi in Canada con il fiume che scorre fra i larici e le montagne imponenti sullo sfondo, un luogo bellissimo.
Raggiungo Corte di Fondo da cui, riattraversata la Verzasca, il sentiero inizia finalmente a salire seriamente, passo dal cascinone di Corte della Pianca e faccio una breve sosta nei pressi della cascata formata dal torrente che scende dal sovrastante Pizzo della Bedeia. Il sentiero prosegue sempre ben segnato compiendo dapprima un traverso e poi numerosi tornanti fino alla baita di Piodoo dove faccio un'ulteriore sosta e vengo raggiunto e superato da un giovane. Riparto sulle sue tracce, ulteriore sosta al rifugio Barone e poi finalmente ecco, una mezz'oretta sopra il rifugio, il lago: è ancora ricoperto dal ghiaccio ed è decisamente scenografico dominato com'è dalle pareti scure e verticali del Pizzo di Piancoi. Il giovane giunto poco prima di me sulle sponde del lago fa dietrofront, io ho deciso di proseguire anche se ho qualche dubbio: mancano ancora quasi cinquecento metri di dislivello e c'è molta più neve di quanto avevo previsto. Vabbè: riparto con calma, i primi 150 - 200 metri di dislivello sia pur ripidi e faticosi li percorro senza grossi problemi poi arrivano le "rogne": un traverso ripido, esposto e completamente innevato, la neve non è gelata ma neppure del tutto morbida, avanzo cautamente e con molta calma piantando la piccozza ad ogni passo, a questo punto i propositi di essere in cima per le 13,30 sono sfumati ma tant'è: arrivato fin qui vado avanti comunque, passato il traverso le cose divengono più semplici anche se la neve è decisamente abbondante e spesso mi trovo ad affondare fino a metà coscia. Comunque alle 14 sono in cima. Gran faticaccia anche perchè il caldo è micidiale. Un po' di foto, compilo il libro di vetta: una persona è salita ieri usando la bicicletta fino a Cabiòi, una coppia il 28 maggio, insomma non una cima frequentatissima, non ho ancora mangiato nulla ma decido di rimandare il pranzo a quando sarò di nuovo sulle sponde del lago.
Inizio a scendere, vi sono delle tracce di scivolata, sono invitanti ma preferisco essere prudente e scendere piantando per bene i talloni nella neve, arrivo al traverso che mi aveva fatto penare in salita, la neve si è un po' rammollita per cui lo trovo molto più facile, poi scendo percorrendo il sentierino e, finalmente, faccio sosta sulle rive del lago. Mi limito a mangiare della frutta visto che fra sforzo e tensione lo stomaco non sembra in grado di ricevere altro. Il ritorno mi pare infinito, interrotto solo dall'incontro e quattro chiacchiere con una donna che sta salendo al lago, vista l'ora immagino si fermerà a dormire al rifugio. Alla capanna mi fermo un attimo per riempire la borraccia ed ho la fortuna di vedere e fotografare un camoscio.
Poi giù, il tragitto è veramente lungo, finalmente Cabiòi, a Vald e a Secada i pastori sono di nuovo alle prese con la mungitura. Il tratto asfaltato fino a Sonogno mi pare veramente infinito ma tutto ha un termine ed eccomi quindi all'auto: quasi 11 ore in giro, sono piuttosto provato.
Al ritorno il traffico è decisamente lento tanto che dopo essere stato praticamente immobile per un quarto d'ora nei pressi dell'aeroporto di Locarno decido di rientrare passando per Luino: non sarà più corta ma almeno ci si muove.
Bella gita: il panorama è decisamente impagabile ed anche la Val Vegornèss è un autentico gioiello.
Tempi: io ho impiegato quasi 11 ore ma ho in realtà camminato sette ore e mezza: fra le soste per bere e, soprattutto quelle per fare fotografie al paesaggio ed ai fiori...la varietà floristica è veramente eccezionale, ad ogni passo facevo una scoperta.
Difficoltà: probabilmente fra qualche giorno, quando il caldo avrà sciolto la neve, questa salita ridiverrà un T3, lungo ma senza difficoltà, ora, con la neve ancora abbondante un T3+ ci sta tutto.
Sveglia alle 5 ed alle 7,15 sono a Sonogno, compilo la Parking Card saggiamente acquistata qualche settimana fa ed alle 7,30 mi metto in moto. I chilometri di strada fino a Cabiòi sono in parte su asfalto e da tutti descritti come monotoni ma, essendo tutto nuovo per me, li mastico velocemente fermandomi ogni tanto a fare foto al paesaggio ed ai fiori. A Secada i pastori stanno mungendo le capre ed a Vald le vacche. Cabiòi sembra completamente addormentata. Attraverso la Verzasca sul ponte in legno ed inizio a percorrere il sentiero in leggera salita. Vi sono valli dove si può assaporare il silenzio ma direi che non è il caso della Val Vegornèss: qui il suono dell'acqua è una costante, la Verzasca che scorre impetuosa formando una miriade di rapide e cascate, ma vi sono anche decine di rii e torrenti che scendono con salti verticali dalle ripide pareti. Poco prima di Corte di Fondo ho quasi la sensazione di trovarmi in Canada con il fiume che scorre fra i larici e le montagne imponenti sullo sfondo, un luogo bellissimo.
Raggiungo Corte di Fondo da cui, riattraversata la Verzasca, il sentiero inizia finalmente a salire seriamente, passo dal cascinone di Corte della Pianca e faccio una breve sosta nei pressi della cascata formata dal torrente che scende dal sovrastante Pizzo della Bedeia. Il sentiero prosegue sempre ben segnato compiendo dapprima un traverso e poi numerosi tornanti fino alla baita di Piodoo dove faccio un'ulteriore sosta e vengo raggiunto e superato da un giovane. Riparto sulle sue tracce, ulteriore sosta al rifugio Barone e poi finalmente ecco, una mezz'oretta sopra il rifugio, il lago: è ancora ricoperto dal ghiaccio ed è decisamente scenografico dominato com'è dalle pareti scure e verticali del Pizzo di Piancoi. Il giovane giunto poco prima di me sulle sponde del lago fa dietrofront, io ho deciso di proseguire anche se ho qualche dubbio: mancano ancora quasi cinquecento metri di dislivello e c'è molta più neve di quanto avevo previsto. Vabbè: riparto con calma, i primi 150 - 200 metri di dislivello sia pur ripidi e faticosi li percorro senza grossi problemi poi arrivano le "rogne": un traverso ripido, esposto e completamente innevato, la neve non è gelata ma neppure del tutto morbida, avanzo cautamente e con molta calma piantando la piccozza ad ogni passo, a questo punto i propositi di essere in cima per le 13,30 sono sfumati ma tant'è: arrivato fin qui vado avanti comunque, passato il traverso le cose divengono più semplici anche se la neve è decisamente abbondante e spesso mi trovo ad affondare fino a metà coscia. Comunque alle 14 sono in cima. Gran faticaccia anche perchè il caldo è micidiale. Un po' di foto, compilo il libro di vetta: una persona è salita ieri usando la bicicletta fino a Cabiòi, una coppia il 28 maggio, insomma non una cima frequentatissima, non ho ancora mangiato nulla ma decido di rimandare il pranzo a quando sarò di nuovo sulle sponde del lago.
Inizio a scendere, vi sono delle tracce di scivolata, sono invitanti ma preferisco essere prudente e scendere piantando per bene i talloni nella neve, arrivo al traverso che mi aveva fatto penare in salita, la neve si è un po' rammollita per cui lo trovo molto più facile, poi scendo percorrendo il sentierino e, finalmente, faccio sosta sulle rive del lago. Mi limito a mangiare della frutta visto che fra sforzo e tensione lo stomaco non sembra in grado di ricevere altro. Il ritorno mi pare infinito, interrotto solo dall'incontro e quattro chiacchiere con una donna che sta salendo al lago, vista l'ora immagino si fermerà a dormire al rifugio. Alla capanna mi fermo un attimo per riempire la borraccia ed ho la fortuna di vedere e fotografare un camoscio.
Poi giù, il tragitto è veramente lungo, finalmente Cabiòi, a Vald e a Secada i pastori sono di nuovo alle prese con la mungitura. Il tratto asfaltato fino a Sonogno mi pare veramente infinito ma tutto ha un termine ed eccomi quindi all'auto: quasi 11 ore in giro, sono piuttosto provato.
Al ritorno il traffico è decisamente lento tanto che dopo essere stato praticamente immobile per un quarto d'ora nei pressi dell'aeroporto di Locarno decido di rientrare passando per Luino: non sarà più corta ma almeno ci si muove.
Bella gita: il panorama è decisamente impagabile ed anche la Val Vegornèss è un autentico gioiello.
Tempi: io ho impiegato quasi 11 ore ma ho in realtà camminato sette ore e mezza: fra le soste per bere e, soprattutto quelle per fare fotografie al paesaggio ed ai fiori...la varietà floristica è veramente eccezionale, ad ogni passo facevo una scoperta.
Difficoltà: probabilmente fra qualche giorno, quando il caldo avrà sciolto la neve, questa salita ridiverrà un T3, lungo ma senza difficoltà, ora, con la neve ancora abbondante un T3+ ci sta tutto.
Tourengänger:
paoloski

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Kommentare (11)