Fra Mesolcina e Val Calanca
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La meteo per questa domenica non sembra un granchè per cui, in seguito alla lettura di un bel libro (Val Calanca di Ueli Hintermeister e Silvia Fantacci. Rotpunktverlag), decido per una gita ad anello fra Mesolcina e bassa Val Calanca. Oggi sono con Francesca, e, visto la giornata assolutamente serena che ci si presenta al mattino ci viene qualche dubbio sull'affidabilità delle previsioni. Vabbè il giro programmato è comunque interessante e decidiamo di tener fede al programma. Alle 8,45 abbiamo gli scarponi ai piedi e ci avviamo dal parcheggio a lato della Moesa alla ricerca della via per salire a Giova. Come spiegato dal libro Val Calanca la cosa non è semplice: per salire a Carasole esiste un sentiero ma questo non è assolutamente segnalato per cui procediamo per tentativi ed errori, saliamo per una traccia che attraversa i terrazzamenti di una vigna, poi ci ritroviamo in un cantiere, quindi troviamo un bel sentiero ma al successivo nucleo abitato eccoci a girovagare fra stradine che contornano giardini di proprietà ed altre che ci portano solo davanti a cancelli, comunque con un po' di fatica arriviamo finalmente alla chiesa di San Rocco nella parte alta di Carasole. Breve sosta e ripartiamo: da qui il sentiero per Giova è ben segnalato.Passiamo davanti ad un'edicola a quota 655 metri, poi proseguiamo sempre nel bosco finchè incrociamo la strada che sale da San Vittore, ne tagliamo vari tornanti e finalmente arriviamo in vista delle prime case di Giova, breve sosta nei pressi di una fontana quindi riprendiamo il cammino, passiamo per il nucleo basso e quindi dalla chiesa di Nostra Signora di Fatima e dal nucleo alto caratterizzato da uno stagno di dimensioni ragguardevoli quasi interamente coperto di canne.
Saliamo fino alla sbarra sulla strada che porta a Prepiantò, qui giriamo a destra (indicazione: parcheggio cacciatori). percorriamo un breve tratto su asfalto e poi camminiamo a lungo su una magnifica strada forestale in leggera ascesa nel Bosch del Faed, superiamo il bivio per l'Alp di Mem e continuiamo su sentiero nel bosco al cui termine ci appaiono le baite di Mazzucan precedute da un oratorio. Qui di indicazioni non ce n'è per cui, dopo essere passati per il nucleo più alto dei bellissimi Monti di San Carlo, scendiamo per prati fino alle baite più basse da cui raggiungiamo Porta, un piccolo gruppo di baite appena discosto dalla strada forestale, poco più sotto, nei pressi di un tornante, un cartello avverte dell'impercorribilità del sentiero diretto per Bùseno a causa di una frana, proseguiamo sulla strada ma, fatti pochi metri, all'altezza di un'edicola vediamo una traccia che scende, ben presto però questa si perde, segnavia non ce ne sono, tracce vaghe, probabilmente di animali,, girovaghiamo un po' per il bosco ripido consultando spesso la cartina e finalmente raggiungiamo un sentiero ben visibile nei pressi dell'oratorio di Sant'Antonio. Da qui in breve arriviamo ad una cappella poco prima del ponte che supera il Rio della Val de Mosghè che con delle belle cascate si getta nel sottostante lago.
Facciamo qui la nostra sosta pranzo, poi breve giro per Bùseno, quindi imbocchiamo il sentiero che contorna a Ovest il bacino artificiale. Dalla diga saliamo a Molina d'Fora da dove parte il bel sentiero che porta a Castaneda. La salita è dolce ed il percorso passa per il nucleo di Piöt, poche case allineate, anche di buona fattura ma ormai in stato di completo degrado. Poco oltre troviamo tre capre che ci accompagneranno per un buon tratto. Arriviamo ad un bivio: a sinistra si sale a Santa Maria, a destra si prosegue per Castaneda. Vista l'ora ed il cielo minaccioso decidiamo per Castaneda. Girovaghiamo per il paese poi, seguendo le indicazioni, invero non chiarissime, scendiamo verso Grono. Anche qui, come durante tutta questa gita le indicazioni ed i segnavia o sono sovrabbondanti o mancano del tutto. Con qualche giro a vuoto raggiungiamo comunque Nadro e da qui Roveredo, inizia a piovere per cui non ci attardiamo ma procediamo spediti per Roveredo, ci ripariamo sotto la pensilina della fermata del Postale per indossare una giacca e poi procediamo stoicamente verso il paese. Fortunatamente sono meno di due chilometri, arriviamo all'auto, ci cambiamo e poco dopo inizia a piovere a dirotto. Vabbè ormai siamo al coperto.
Bella gita che permette di apprezzare piccoli nuclei con notevoli emergenze architettoniche, selve castanili con alberi di grandi dimensioni, biotopi interessanti e panorami molto belli.
Il percorso è molto vario: si passa da sentieri ben marcati a strade forestali piacevolissime da percorrere, da brevi tratti su asfalto a lunghi intervalli dove non vi sono nè sentieri nè, tantomeno, segnavia e dove la cartina è indispensabile.
Difficoltà: perlopiù fra T1 e T2 ma con molti tratti fuori sentiero su pendi tipicamente calanchini, cioè estremamente ripidi con difficoltà come minimo T3.
Saliamo fino alla sbarra sulla strada che porta a Prepiantò, qui giriamo a destra (indicazione: parcheggio cacciatori). percorriamo un breve tratto su asfalto e poi camminiamo a lungo su una magnifica strada forestale in leggera ascesa nel Bosch del Faed, superiamo il bivio per l'Alp di Mem e continuiamo su sentiero nel bosco al cui termine ci appaiono le baite di Mazzucan precedute da un oratorio. Qui di indicazioni non ce n'è per cui, dopo essere passati per il nucleo più alto dei bellissimi Monti di San Carlo, scendiamo per prati fino alle baite più basse da cui raggiungiamo Porta, un piccolo gruppo di baite appena discosto dalla strada forestale, poco più sotto, nei pressi di un tornante, un cartello avverte dell'impercorribilità del sentiero diretto per Bùseno a causa di una frana, proseguiamo sulla strada ma, fatti pochi metri, all'altezza di un'edicola vediamo una traccia che scende, ben presto però questa si perde, segnavia non ce ne sono, tracce vaghe, probabilmente di animali,, girovaghiamo un po' per il bosco ripido consultando spesso la cartina e finalmente raggiungiamo un sentiero ben visibile nei pressi dell'oratorio di Sant'Antonio. Da qui in breve arriviamo ad una cappella poco prima del ponte che supera il Rio della Val de Mosghè che con delle belle cascate si getta nel sottostante lago.
Facciamo qui la nostra sosta pranzo, poi breve giro per Bùseno, quindi imbocchiamo il sentiero che contorna a Ovest il bacino artificiale. Dalla diga saliamo a Molina d'Fora da dove parte il bel sentiero che porta a Castaneda. La salita è dolce ed il percorso passa per il nucleo di Piöt, poche case allineate, anche di buona fattura ma ormai in stato di completo degrado. Poco oltre troviamo tre capre che ci accompagneranno per un buon tratto. Arriviamo ad un bivio: a sinistra si sale a Santa Maria, a destra si prosegue per Castaneda. Vista l'ora ed il cielo minaccioso decidiamo per Castaneda. Girovaghiamo per il paese poi, seguendo le indicazioni, invero non chiarissime, scendiamo verso Grono. Anche qui, come durante tutta questa gita le indicazioni ed i segnavia o sono sovrabbondanti o mancano del tutto. Con qualche giro a vuoto raggiungiamo comunque Nadro e da qui Roveredo, inizia a piovere per cui non ci attardiamo ma procediamo spediti per Roveredo, ci ripariamo sotto la pensilina della fermata del Postale per indossare una giacca e poi procediamo stoicamente verso il paese. Fortunatamente sono meno di due chilometri, arriviamo all'auto, ci cambiamo e poco dopo inizia a piovere a dirotto. Vabbè ormai siamo al coperto.
Bella gita che permette di apprezzare piccoli nuclei con notevoli emergenze architettoniche, selve castanili con alberi di grandi dimensioni, biotopi interessanti e panorami molto belli.
Il percorso è molto vario: si passa da sentieri ben marcati a strade forestali piacevolissime da percorrere, da brevi tratti su asfalto a lunghi intervalli dove non vi sono nè sentieri nè, tantomeno, segnavia e dove la cartina è indispensabile.
Difficoltà: perlopiù fra T1 e T2 ma con molti tratti fuori sentiero su pendi tipicamente calanchini, cioè estremamente ripidi con difficoltà come minimo T3.
Tourengänger:
paoloski

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