Bèdu - Val Bavona
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L'idea di Bèdu mi è venuta a fine 2015 quando ho letto su Hikr l'appello dell'amico Benedetto
blepori riguardante un progetto per il recupero della cascina abbandonata di Corte di Cima di Bèdu per trasformarla in un semplice rifugio. Mi piacciono molto queste iniziative "dal basso" che finiscono ad essere più concrete di altre che vengono presentate in pompa magna.
Ho preso contatto con Vasco, l'anima del progetto, e, non avendo più l'età e la forza per regalare ore di lavoro, ho contribuito con una modesta offerta. Nel 2016 ho seguito, sul sito del progetto, la progressione dei lavori e ho espresso a Guido
gmonty, grande conoscitore della valle, la voglia di andare a curiosare. Il posto, i lavori, ma, soprattutto parlando di Bavona, la via d'accesso.
La paura di Guido, già andato un paio di volte in Bèdu, era che i "miglioramenti" previsti per il sentiero potessero snaturare la primordialità dell'ambiente. Invece è stato fatto un lavoro di minima (fin troppo...) che non lo ha scontentato (cosa non facile...).
Rimane una salita dura e difficile, dove la via non è sempre evidente, con alcuni bolli radi, alcuni ometti, alcuni nastri sulle piante e un terreno aspro e crudo. Mai incontrate così tante vipere in Bavona, timide finchè si vuole ma sempre una bella emozione....
L'idea di Guido era quella di salire da Cogliata, quindi a Bèdu, quindi riportarci a Fontana attraverso il Passo della Zandela.
L'inizio del sentiero a Mulini va un po' cercato, come sempre in Bavona, e bisogna salire alle spalle di una ditta di edilizia e poi si trova la traccia. La salita a Cogliata è stupefacente e in buone condizioni, una delle più belle vie bavonesi. Cogliata un posto di fiaba con tanta acqua fresca. Sopra la fontana a sinistra si percorre un tratto in piano fino ad un belvedere in cima ad un prato e a dx si sale una ampia cresta in mezzo ai faggi. Quindi a sinistra si trova un cancelletto metallico e, traversando in salita e poi in discesa si giunge alla presa dell'acqua di Cogliata. Dall'altra parte si nota un nastro bianco-rosso su una pianta e successivamente si arriva ad una bella scalinata che permette di scendere nel vallone roccioso del Caurgh che, dalla Cima di Paraula, arriva direttamente su Fontana. Si sale a vista, una cinquantina di metri di dislivello, verso l'alto tra i massi (un paio di ometti) fino a che si trova la traccia che sale a sinistra sotto la parete.
Da questo punto in avanti peggiora molto la qualità del terreno e la concentrazione deve essere sempre ai massimi livelli. La traccia è abbastanza visibile (o intuibile) per volonterosi lavori anche di scavo ma la gran quantità di foglie di faggio rende questi lavori spesso poco leggibili. Guido era contento e compiaciuto e guidava la carovana e noi ci fidavamo di lui. Non ci fosse stato sarebbe stato una bella impresa arrivare a destinazione. L'unico lavoro di un certo impatto è una deviazione (opportuna) che taglia a valle una placca con tacche abbastanza impegnativa dove si intuiscono anche alcuni segni rossi. Fatta la placca in salita e usato il sentiero in discesa. Quindi famosa scaletta che anticipa l'uscita a Corte di Mezzo. Da lì tratto plaisir nel bosco che aggira (in senso orario sulla cartina) il mottone sovrastante e porta alla radura della Corte di Cima. Lavori in corso e capanna rinchiusa in un telone. Rispetto e ammirazione per chi ha prima pensato e poi realizzato il suo amore per questo posto. Trovata la gamella abbiam letto il diario della capanna con un paio di passaggi di Giuseppe Brenna, uno della nostra Guida e innumerevoli di Vasco che saluto con stima e affetto (Vasco ricordati che mi hai promesso la T-shirt della capanna e oggi me la sono guadagnata....!!).
Merenda frugale senza il solito vino che bagna le nostre uscite per rimanere lucidi in vista della discesa.
Tornati nel canalone si siamo un po' dispersi e l'ultimo ha causato una caduta di sassi che fortunatamente ha graziato i sottostanti, ma proprio al pelo e con conseguenze veniali... La paura presa ha convinto Guido a portarci in basso dalla via di salita ed evitare ulteriori tratti nel canale che di sicuro non è adatto a gruppetti numerosi.
Ringrazio il valoroso Paolo, neo 71enne, che si fa sempre tirar dentro da me, e i giovani leoni Fabio, Ale e Emiliano. Oltre alla nostra insostituibile Guida Guido.....
froloccone
Ambiente stupendo e selvaggio,sentieri "impossibili" di difficile individuazione e luoghi che fanno riflettere,queste sono le caratteristiche delle antiche vie d'alpe della Val Bavona.
Spesso si va in montagna per conquistare una cima,qui si "conquista la storia"...............
Il Brindisi finale a Bignasco ha un sapore unico.
Grazie ai soci per la stupenda condivisione e grazie a Guido per averci mostrato questa meraviglia chiamata Bèdu.
Poncione
Anche stavolta la Val Bavona, valle davvero unica e selvaggia tra le selvagge, non ha deluso le attese. É davvero incredibile che luoghi così impervi e inospitali, la cui unica costante è la verticalità abissale dei suoi versanti, abbiano dietro tanta storia ed il sudore, la fatica di chi ne ha permesso - ancora oggi - la percorribilità a noi, desiderosi - senz'altro ingenuamente - di sentire sulla nostra pelle i loro stessi stessi sentimenti.
Grazie a Guido, autentico conoscitore e studioso di questa valle, e al bel gruppetto con cui ho condiviso quest'impegnativa ed emozionante salita "nella" storia.
gmonty
L'aspetto che mi piu' mi affascina di questa Valle è forse il fatto che i circa 25 alpi che vi si trovano sono tutti diversi uno dall'altro : per la morfologia delle valli e degli alpi, piu' aperte o piu' oscure, baite tradizionali o costruzioni sottoroccia, sentieri che sono solo un'idea di traccia o altri che assomigliano ad interminabili mulattiere ...
L'alpetto della Bèdu è uno di quelli a cui ci si affeziona.
Per l'ambiente, la varietà dei sentieri, i passaggi chiave; anche per le indimenticabili testimonianze raccolte da Plinio Martini (in "Alpi di Val Bavona" contenute nel libro Nessuno ha pregato per noi o nel libretto edito dal museo di Valmaggia) per descrivere questo alpe situato "tra le forre e i dirupi che Dio ha dimenticato sopra la terra di Mondada" dove la gente è costretta a trascorrere l'estate "come condannati alle miniere, in un ambiente cosi ostile, cosi povero d'erbe e di acqua, e cosi ricco invece di frane e di dirupi, di crepacci, di fitte insidiose boscaglie".
Una delle escursioni imprescindibili, quindi, se si vuole conoscere la Valle nel suo profondo.
I miei compagni di escursione hanno riposto in me molta fiducia come loro guida, eppure gli ho raccontato piu' volte come la prima volta che sono venuto qui ho sbagliato strada quattro o cinque volte ...
Un importante aspetto per apprezzare pienamente una escursione come questa è probabilmente la stagionalità : si apprezza tantissimo in primavera o in tardo autunno, quando i boschi sono "trasparenti", le erbacce basse, le tracce ben visibili.
Alcuni interventi puntuali hanno sicuramente migliorato l'accesso all'alpe : è individuata con segnavia la scala di accesso al Caurgh dalla Cogliata, ci sono ometti che indicano chiaramente dove abbandonare la forra per iniziare la salita all'Alpe, sono state fatte alcune tacche scavate utili ma molto discrete; è stata realizzata una variante del sentiero nella parte centrale della salita tra il Corte di Fondo e il Corte di Mezzo; i vecchi bolli rossi tuttavia ben individuano ancora il vecchio tracciato (passaggi di I) ed è bella cosa poter avere ancora la possibilità di scelta. La via all'Alpe in sostanza è ora interamente percorribile senza difficoltà eccessive di orientamento, presupponendo sempre un minimo di "predisposizione" ad escursioni mai banali come questa.

Ho preso contatto con Vasco, l'anima del progetto, e, non avendo più l'età e la forza per regalare ore di lavoro, ho contribuito con una modesta offerta. Nel 2016 ho seguito, sul sito del progetto, la progressione dei lavori e ho espresso a Guido

La paura di Guido, già andato un paio di volte in Bèdu, era che i "miglioramenti" previsti per il sentiero potessero snaturare la primordialità dell'ambiente. Invece è stato fatto un lavoro di minima (fin troppo...) che non lo ha scontentato (cosa non facile...).
Rimane una salita dura e difficile, dove la via non è sempre evidente, con alcuni bolli radi, alcuni ometti, alcuni nastri sulle piante e un terreno aspro e crudo. Mai incontrate così tante vipere in Bavona, timide finchè si vuole ma sempre una bella emozione....
L'idea di Guido era quella di salire da Cogliata, quindi a Bèdu, quindi riportarci a Fontana attraverso il Passo della Zandela.
L'inizio del sentiero a Mulini va un po' cercato, come sempre in Bavona, e bisogna salire alle spalle di una ditta di edilizia e poi si trova la traccia. La salita a Cogliata è stupefacente e in buone condizioni, una delle più belle vie bavonesi. Cogliata un posto di fiaba con tanta acqua fresca. Sopra la fontana a sinistra si percorre un tratto in piano fino ad un belvedere in cima ad un prato e a dx si sale una ampia cresta in mezzo ai faggi. Quindi a sinistra si trova un cancelletto metallico e, traversando in salita e poi in discesa si giunge alla presa dell'acqua di Cogliata. Dall'altra parte si nota un nastro bianco-rosso su una pianta e successivamente si arriva ad una bella scalinata che permette di scendere nel vallone roccioso del Caurgh che, dalla Cima di Paraula, arriva direttamente su Fontana. Si sale a vista, una cinquantina di metri di dislivello, verso l'alto tra i massi (un paio di ometti) fino a che si trova la traccia che sale a sinistra sotto la parete.
Da questo punto in avanti peggiora molto la qualità del terreno e la concentrazione deve essere sempre ai massimi livelli. La traccia è abbastanza visibile (o intuibile) per volonterosi lavori anche di scavo ma la gran quantità di foglie di faggio rende questi lavori spesso poco leggibili. Guido era contento e compiaciuto e guidava la carovana e noi ci fidavamo di lui. Non ci fosse stato sarebbe stato una bella impresa arrivare a destinazione. L'unico lavoro di un certo impatto è una deviazione (opportuna) che taglia a valle una placca con tacche abbastanza impegnativa dove si intuiscono anche alcuni segni rossi. Fatta la placca in salita e usato il sentiero in discesa. Quindi famosa scaletta che anticipa l'uscita a Corte di Mezzo. Da lì tratto plaisir nel bosco che aggira (in senso orario sulla cartina) il mottone sovrastante e porta alla radura della Corte di Cima. Lavori in corso e capanna rinchiusa in un telone. Rispetto e ammirazione per chi ha prima pensato e poi realizzato il suo amore per questo posto. Trovata la gamella abbiam letto il diario della capanna con un paio di passaggi di Giuseppe Brenna, uno della nostra Guida e innumerevoli di Vasco che saluto con stima e affetto (Vasco ricordati che mi hai promesso la T-shirt della capanna e oggi me la sono guadagnata....!!).
Merenda frugale senza il solito vino che bagna le nostre uscite per rimanere lucidi in vista della discesa.
Tornati nel canalone si siamo un po' dispersi e l'ultimo ha causato una caduta di sassi che fortunatamente ha graziato i sottostanti, ma proprio al pelo e con conseguenze veniali... La paura presa ha convinto Guido a portarci in basso dalla via di salita ed evitare ulteriori tratti nel canale che di sicuro non è adatto a gruppetti numerosi.
Ringrazio il valoroso Paolo, neo 71enne, che si fa sempre tirar dentro da me, e i giovani leoni Fabio, Ale e Emiliano. Oltre alla nostra insostituibile Guida Guido.....

Ambiente stupendo e selvaggio,sentieri "impossibili" di difficile individuazione e luoghi che fanno riflettere,queste sono le caratteristiche delle antiche vie d'alpe della Val Bavona.
Spesso si va in montagna per conquistare una cima,qui si "conquista la storia"...............
Il Brindisi finale a Bignasco ha un sapore unico.
Grazie ai soci per la stupenda condivisione e grazie a Guido per averci mostrato questa meraviglia chiamata Bèdu.

Anche stavolta la Val Bavona, valle davvero unica e selvaggia tra le selvagge, non ha deluso le attese. É davvero incredibile che luoghi così impervi e inospitali, la cui unica costante è la verticalità abissale dei suoi versanti, abbiano dietro tanta storia ed il sudore, la fatica di chi ne ha permesso - ancora oggi - la percorribilità a noi, desiderosi - senz'altro ingenuamente - di sentire sulla nostra pelle i loro stessi stessi sentimenti.
Grazie a Guido, autentico conoscitore e studioso di questa valle, e al bel gruppetto con cui ho condiviso quest'impegnativa ed emozionante salita "nella" storia.

L'aspetto che mi piu' mi affascina di questa Valle è forse il fatto che i circa 25 alpi che vi si trovano sono tutti diversi uno dall'altro : per la morfologia delle valli e degli alpi, piu' aperte o piu' oscure, baite tradizionali o costruzioni sottoroccia, sentieri che sono solo un'idea di traccia o altri che assomigliano ad interminabili mulattiere ...
L'alpetto della Bèdu è uno di quelli a cui ci si affeziona.
Per l'ambiente, la varietà dei sentieri, i passaggi chiave; anche per le indimenticabili testimonianze raccolte da Plinio Martini (in "Alpi di Val Bavona" contenute nel libro Nessuno ha pregato per noi o nel libretto edito dal museo di Valmaggia) per descrivere questo alpe situato "tra le forre e i dirupi che Dio ha dimenticato sopra la terra di Mondada" dove la gente è costretta a trascorrere l'estate "come condannati alle miniere, in un ambiente cosi ostile, cosi povero d'erbe e di acqua, e cosi ricco invece di frane e di dirupi, di crepacci, di fitte insidiose boscaglie".
Una delle escursioni imprescindibili, quindi, se si vuole conoscere la Valle nel suo profondo.
I miei compagni di escursione hanno riposto in me molta fiducia come loro guida, eppure gli ho raccontato piu' volte come la prima volta che sono venuto qui ho sbagliato strada quattro o cinque volte ...
Un importante aspetto per apprezzare pienamente una escursione come questa è probabilmente la stagionalità : si apprezza tantissimo in primavera o in tardo autunno, quando i boschi sono "trasparenti", le erbacce basse, le tracce ben visibili.
Alcuni interventi puntuali hanno sicuramente migliorato l'accesso all'alpe : è individuata con segnavia la scala di accesso al Caurgh dalla Cogliata, ci sono ometti che indicano chiaramente dove abbandonare la forra per iniziare la salita all'Alpe, sono state fatte alcune tacche scavate utili ma molto discrete; è stata realizzata una variante del sentiero nella parte centrale della salita tra il Corte di Fondo e il Corte di Mezzo; i vecchi bolli rossi tuttavia ben individuano ancora il vecchio tracciato (passaggi di I) ed è bella cosa poter avere ancora la possibilità di scelta. La via all'Alpe in sostanza è ora interamente percorribile senza difficoltà eccessive di orientamento, presupponendo sempre un minimo di "predisposizione" ad escursioni mai banali come questa.
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