Ferrata Capi e sentiero attrezzato delle Laste. Che il 2017 abbia inizio!
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Con l’inizio del nuovo anno ci prefissiamo di fare un bel giro, di quelli molto panoramici, dove l’aggiunta di un po di “pepe” sia il quid necessario per cominciare alla grande la “nuova stagione” escursionistica; preso spunto da una recente relazione del buon Amadeus decidiamo che si, la Cima Capi fa al caso nostro e se riusciamo puntiamo a fare anche la Cima Rocca.
Cominciamo a camminare verso le 9,30, in leggero ritardo rispetto all’orario che ci eravamo prefissati, ma d’altronde ieri siamo andati da amici per il cenone di Capodanno e i postumi dei bagordi notturni ora si fanno sentire. Sul sentiero non c’è nessuno e questo per noi è già una favola.
Con lo stomaco che grida ancora vendetta ma con un passo tutt’altro che lento (mannaggia a Rosa), calchiamo in mezzacosta il bel Senter dei Bech che ci porta dopo un’ora circa all’attacco della ferrata, qua, scambiamo due parole con una guida alpina e il suo “bocia” mentre sono alle prese con un breve ristoro.
Dopo la “vestizione” di rito, ci agganciamo al cavo e cominciamo la nostra progressione, una progressione più lenta rispetto a prima, perché l’inesperienza è un fattore importante quando si fanno le ferrate/arrampicate, ma comunque viaggiamo meglio di altre ferrate fatte in passato (poche). Se il nostro passo sembra quasi veloce, non abbiamo fatto i conti con una coppia di signore over 70 che ha come capocordata Cesarina, ci raggiungono a grandi falcate, e a velocità impressionante ci lasciano indietro in maniera imbarazzante. Dopo aver superato un paio di semplici difficoltà (le uniche degne di essere segnalate), eccoci arrivati anche noi sulla Cima Capi dove ritroviamo le due Schumacher delle Alpi.
Il panorama è molto bello e per guadagnarci questo angolo di Paradiso ci abbiamo impiegato 2h20, una tempistica comunque niente male. E’ quasi mezzogiorno ma lo stomaco non è ancora pronto a ricevere cibo, chiediamo lumi all’esperta Cesarina sul giro che vorremmo compiere, mentre osserviamo davanti a noi la Cima Rocca. Si va, Rosa…siamo carichi. Si vaaa? Le due wonder women le vediamo già in lontananza impegnate sulla Ferrata Foletti. E sticazzi…
Dopo aver superato una depressione di una trentina/quarantina di metri dove fare un errore costerebbe carissimo (per usare un eufemismo), la traccia ora prosegue su una bella cengia lungamente assistita da un cavo metallico, per 200 o 300 metri la cengia è esposta, ma poi si ha la maniera di produrre meno adrenalina raggiungendo così la Bocca Pasumer.
Come da evidenti indicazioni ora seguiamo il sentiero delle trincee che sale ripido verso la seconda meta della giornata, assistiti anche qua da una fune metallica, superate le varie balze rocciose risulta meno complicato del previsto, e dopo poco più di un’ora di cammino dalla Cima Capi eccoci qua sulla Cima Rocca, dove ad un certo punto vediamo sbucare da Sud le due wonder women provenienti dalla Ferrata Foletti.
Io e Rosa decidiamo che è venuto il momento di dare fondo ai nostri viveri, il fisico comincia ad averne il bisogno, in allegra compagnia delle “diversamente giovani” scambiamo impressioni sulle nostre amate Montagne, mentre siamo cullati anche dai meravigliosi dolci trentino/tirolesi portati dalla simpatica Cesarina.
Le strade ora si dividono per l’ultima volta, loro scendono alla Bocca Pasumer e ritornano a Riva del Garda da dove son partite, mentre noi, ripidamente perdiamo quota sino all’imbocco delle gallerie della Prima Guerra Mondiale.
Indossata la frontale, ora entriamo nelle viscere della terra, seguiamo con facilità le indicazioni poste sulla roccia e in pochissimo tempo la prima galleria è fatta, pochi passi ancora in discesa e via per la seconda galleria, anche qua breve percorso e il tutto finisce lì… mentre già vediamo sotto di noi il Bivacco Arcioni e la Chiesa S. Giovanni.
Ora siamo al Bivacco, ci togliamo l’imbrago visto che ci hanno detto che la via attrezzata si conclude qua, e ci bagnamo l’ugola con dell’ottima acqua fresca, ripartiti verso la vicinissima Chiesa S. Giovanni troviamo le indicazioni per ritornare a Biacesa.
Ma… invece di imboccare il sentiero che passa davanti alla Chiesa per poi continuare tranquillamente la discesa verso il paese, noi volgiamo a sinistra per un bel sentiero bollato ma senza numerazione, tempo 5 minuti, e capiamo che questo non è un sentiero propriamente facilissimo, il cavo d’acciaio che scorre lungo la traccia ne è la dimostrazione.
Lungo la traccia le diverse difficoltà impongono prudenza, la roccia è pure scivolosa, non ci fossero state le staffe ad aiutare in alcuni punti, il grado di difficoltà media si aggirerebbe tranquillamente intorno al II° III°.
Una volta intercettato il sentiero 470 fatto all’andata, leggiamo su una palina che il sentiero appena trascorso è il 471, sentiero attrezzato delle Laste, tutti i nostri interrogativi che ci ponevamo lungo la discesa ora hanno trovato risposta. Facile ora da qua tornare all’auto.
Nota 1): Bellissimo giro nell’Alto Garda, un misto di bei percorsi storici e ferrate mai difficili; per i neofiti del genere questo è un buon approccio, ovvio che sconsiglio questo percorso a chi soffre di vertigini. Da fare… e lo rifaremo, magari con un cielo più limpido.
Nota 2): Eric 2017…
INIZIO.
Per fare questo giro io non trovo indizio,
l’importante è non temere mostrando del giudizio,
sperando che qualcuno non faccia malefizio.
Inizio,
questa è una ferrata adatta per novizio,
certo la può fare chi già alberga in un ospizio,
si fan traversi e cenge evitando il precipizio.
Inizio,
le cime sono due e poi c’è un orifizio,
son vette trivellate per evitar supplizio,
ci passo con furore e mi tolgo dello sfizio.
La in fondo vedo un tale e non si chiama Tizio, e in fondo mi domando: sarà poi un grande Inizio?
A' la prochaine! Menek e Rosa
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