Una splendida calvacata sul crinale dell'appennino tosco-emiliano

Che bello! ... Che giornate! .... Che percorso! ... Che amici!
Le quasi incredibili condizioni meteo di questi giorni, ci fanno assaporare con gusto (tanto gusto) questo bellissimo percorso sulla dorsale principale dell'Appennino Tosco-Emiliano, lungo il sentiero 00.
Il ponte del 1° novembre si prospetta come un'ottima occasione per esplorare queste zone: sulle alte cime si può andare anche d'estate, mentre qui trovare il giusto clima non è così scontato ... anche leggendo altri report si capisce che il vento e le nuvole sono spesso di casa e nei mesi più caldi le zanzare non sembrano dare tregua.
Ma meteo a parte anche il tragitto è bello, molto bello.

Un sentiero che si mantiene costantemente sulla dorsale, un continuo susseguirsi di su e giù che forse a fine giornata fanno sentire maggiormente il peso sulle gambe;
un sentiero che va a toccare ben 28 cime (in tre giorni!) ... certo alcune sono dei semplici panettoni ma comunque sono nominate sulla cartina;
un sentiero che offre un bel panorama che spazia dalla pianura al Golfo di La Spezia, dalle Alpi lontane e innevate alla Corsica, dal Monte Baldo all'Isola di Capraia;
un sentiero per lo più senza grosse difficoltà tecniche ma che regala comunque, in alcuni punti della prima tappa, dei passaggi con roccette e tratti attrezzati;
un sentiero (e un meteo) che a fine ottobre ti permette di stare tranquillamente a oltre 1700 metri di quota e di godere di un bellissimo tramonto sul mare e poi con calma scendere al rifugio accendendo le frontali solo per gli ultimi 15 minuti;
un sentiero che ti propone scorci su tanti laghi, boschi e rifugi che sicuramente meritano una visita in più;
insomma ... tre grandi belle giornate vissute pienamente in mezzo ai monti e in ottima compagnia.


Per approfondire.
Le tappe:
1) dal Passo Cerreto all'albergo Prato Spilla (16,2 km, 1350 D+, 1270 D-).
Dopo un breve tratto quasi pianeggiante, inizia la ripida salita sul Monte Alto, la cima più alta di questo trekking, con un breve tratto dove usare le mani su delle roccette. Da questo si perviene alla Punta Buffanaro superando ancora un tratto di cresta con alcuni passaggi rocciosi (nell'ordine del I grado). Dopo la vetta si continua a scendere, pervenendo ad un breve salto roccioso attrezzato con funi metalliche per giungere ad un colletto da cui parte un sentiero diretto al Rifugio Sarzana (da utilizzare come eventuale variante).
Da qui inizia il breve (e bello) sentiero attrezzato dei Groppi di Camporaghena per poi continuare più dolcemente sempre su dorsale fino alla Sella di Monte Acuto. Da queste in circa 15 minuti tra andata e ritorno, si raggiunge la vetta del Monte Acuto. Dalla sella si scende verso il Rifugio Sarzana lungo un sentiero ben bollato (non così ovvio senza bolli). Il rifugio merita una sosta più lunga di quella che abbiamo potuto fare noi per questioni orarie.
Lasciato il rifugio si prosegue per il Lagastrello (Lago Paduli) e superata una breve salitina, si inizia a scendere tra belle faggete fin nei pressi del lago dove si raggiunge una strada asfaltata.
Superato il ponte e svoltato a sinistra, dopo poco si trovano le indicazioni per il Lago Squincio e il Passo Sasseda, l'ultima salita della giornata.
Raggiunto il passo siamo scesi verso il Lago Scuro e il Verdarolo e poi Prato Spilla, dove sorge questo grosso albergo accanto ad un piccolo impianto di risalita. Nella struttura, oltre a qualche profugo che però non abbiamo visto durante la serata, c'eravamo solo noi.
2) da Prato Spilla al Rifugio Mariotti (16,8 km, 1330 D+, 1200 D-).
Dall'Albergo si riprende la dorsale transitando dal Lago Palo per poi salire alla Sella Canuti. Una veloce visita alla Cima Malpasso, per non lasciare indietro nessuna cima e poi via lungo la dorsale. In breve si giunge alla Cima Canuti e al Monte Pittorina, superando un breve tratto in cui prestare attenzione. Da qui in poi non si affronteranno difficoltà tecniche ma soltanto il piacere di camminare sulla dorsale con belle visuali sui laghetti sottostanti, in particolar modo i laghi Sillara, veri gioielli della zona.
Si transita su alcuni dossi promossi a vetta ma forse, se non ci fosse il nome sulla mappa, non verrebbero considerate tali. Di rilievo sono il Monte Bocco, il Sillara e il Matto, forse il più affascinante della giornata.
Una volta giunti sul Monte Aquila, si potrebbe scendere direttamente al Rifugio Mariotti ma noi preferiamo salire anche il Monte Aquilotto dove ci fermiamo per attendere il tramonto ... spettacolare.
Appena il sole cala dietro i monti della Liguria, la temperatura precipita e in fretta raggiungiamo la Sella del Marmagna e iniziamo a scendere verso il Mariotti che dista circa 30/40 minuti.
All'entrata nel bosco siamo costretti ad accendere le frontali per raggiungere il sorprendente Lago Santo Parmense su cui si affacciano le luci del rifugio. D'obbligo qualche pausa per provare a scattare delle foto ed infine, camminando praticamente a bordo del lago, arriviamo al Rifugio.
La zona del lago e il rifugio sono mete molto battute dagli escursionisti di Parma e dintorni ed è facile trovare ressa a pranzo. Fortunatamente questa sera ci sono solo una decina di ospiti.
3) Dal Rifugio Mariotti all'Ostello della Cisa (18,2 km, 1200 D+, 1700 D-).
Tramite lo stesso itinerario ritorniamo alla Sella del Marmagna, non prima di aver goduto della visione del lago e del rifugio proprio sul bordo acqua. Dalla Sella il Monte Marmagna dista poco ed in breve siamo in vetta. Subito si apre la visione delle nebbie sulla pianura che sembrano incombere sulla vallata di Pontremoli come se fosse il fronte di un ghiacciaio. Il Passo della Cisa sembra fare da freno al diffondersi delle nebbie. Facendo un po' di attenzione lungo il percorso si risalgono il Monte Braiola e successivamente il Monte Orsaro. Dalla sella che precede il Monte Orsaro parte il sentiero TL5 che volendo scende "direttamente" a Pontremoli. Lo spettacolo delle nebbie dal Monte Orsaro è ancora migliore e noi vogliamo gustarcelo tutto, anche perchè si potrebbe dire che la parte più entusiasmante della dorsale termina qua. Basta dare uno sguardo al resto del percorso per rendersi conto che il terreno si fa decisamente più tranquillo e con ondulazioni molto più dolci: ciò non vuol dire che non sia comunque bello ma da qui si cambia "registro".
Continuando con i sali-scendi e attraverso ripide faggete (dove senza bolli sarebbe un attimo uscire dal sentiero), si transita sul Monte Fosco e poi sul Monte Tavola passato il quale alcune recinzioni obbligano a traversare su un prato un po' scomodo. Sempre tra i faggi con un breve tratto tra "misteriori" pini arriviamo alla quasi abbandonata Chiesetta Madonna dell'Orsaro, nei pressi del Passo di Cirone che collega la Toscana con l'Emilia. Si prosegue con una breve risalita, seguita da una breve discesa e poi si ritorna sulla dorsale per passare dolcemente ma lungamente su tutti i dossi del Borgognone, Beccaro, Fontanini fino a trovarsi di fronte il lato roccioso del Groppo del Vescovo, una "botta di vita" al mansueto paesaggio.
Facendo attenzione ad alcuni bivi si arriva in vetta al Groppo da cui è quasi d'obbligo uno sguardo al sottostante dirupo, per noi l'ultimo scorcio di visuale perchè fino all'Ostello entreremo nelle nebbie.
Scesi dal Groppo su sentiero più o meno invisibile ma intuibile si giunge su una strada sterrata, basta attraversarla per continuare la salita verso il Valoria, ultima cima del nostro tour. Quasi senza accorgersene si tocca la piatta vetta e si continua fin poco dopo un traliccio dell'alta tensione dove bisogna svoltare verso Berceto fino a giungere ad un altro primo bivio in cui si prosegue dritto mentre al secondo (sempre ben segnato) si svolta a sinistra in direzione dell'Ostello. La mulattiera conduce sulla statale della Cisa ma basta seguirla per un centinaio di metri verso Berceto per giungere all'accogliente Ostello.
Note:
1) lungo tutta la dorsale non si trova mai acqua. E' necessario quindi partire con un'adeguata scorta;
2) ringrazio

3) alcuni waypoint sono posizionati in maniera errata nell'elenco ma non riesco a spostarli;
4) per il ritorno e il "recupero" macchina leggere il report successivo "dalla Cisa a Pontremoli lungo la Via Francigena".
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