Attraversata del Passo Romilla
Al Passo Romilla (che peraltro localmente nessuno conosce con questo nome, ma come "il Basset") ci eravamo stati già un paio di volte, nel corso di una quindicina di anni, esplorando i tre itinerari possibili [Esisterebbe infatti, ma non credo che attualmente sia ancora riconoscibile sul terreno, una traccia marcata a vernice verde che parte direttamente dal parcheggio di Predarossa, esposta a caduta di pietre dalle propaggini della Cima dell'Averta]. Da qui l'dea di effettuare il giro completo in stile "mountain running" senza la complicazione logistica delle due auto da recuperare: l'anello si rivela veramente magnifico, non eccessivamente lungo, ma con tratti di salita da amministrare con oculatezza. Il sentiero di accesso è attualmente ben mantenuto e segnalato dal fondo della Val di Mello all'edicola ERSAF dell'Alpe Romilla Superiore e poi attraverso la pietraia terminale: il tratto intermedio è invaso dall'erba e con i segni a vernice "senescenti"; la discesa dal passo fino al secondo ripiano di Predarossa (incrocio col sentiero per il Rif. Ponti), oltretutto poco intuibile come direzione, presenta ancora le marcature originali ormai quasi invisibili.
Dal parcheggio presso il Centro Polifunzionale della Montagna ci si avvia, attraversato il ponte, ad imboccare la strada pianeggiante pedonale per San Martino; procedendo fra grossi massi di granito (resti di attività di cava e attualmente palestra di bouldering) si raggiungono le poche baite di Visido di Dentro, e già, sull'altro versante della valle, si affianca la vasta area di arrampicata sportiva del Sasso Remenno. Si prosegue accanto ad un campeggio e, lungamente fra i prati a fianco del torrente, si raggiunge il campo sportivo di S.Martino: senza entrare in paese, proprio a margine di un ponte, si imbocca a destra il sentierino pedonale per la Val di Mello. Con un continuo saliscendi molto tecnico (siamo sul percorso delle gare Kundaluna Race e Kima Trail Running) ci si addentra nella valle: sull'altro versante scorre la trafficata carrozzabile a pedaggio che termina nel parcheggio di Cà dei Rogni. Si oltrepassano le baite di Cà di Carna e, superata di qualche centinaio di metri l'altezza di Cascina Piana, si trova il bivio con il Sentiero Life "Dal cigno alla pernice bianca" che mette in comunicazione da 10/12 anni il Lago di Mezzola con Predarossa, attraverso percorsi tradizionali riadattati e talora attrezzati. Ci dirigiamo quindi a destra, addentrandoci su ripido sentiero nel bosco umido della Valle Romilla: il percorso è sassoso, per lunghi tratti risistemato attraverso i resti di una recente frana, sempre più incassato sotto gli spioventi rocciosi della Punta Temola (visibili i segni di un paio di progetti di vie d'arrampicata). Guadato il torrente (catena di sicurezza ad altezza piedi!), pochi tornanti in cengia conducono alla piccola radura dell'Alpe Romilla, base ERSAF. Si rientra subito nella fitta abetaia per salire ripidamente ai resti della Baita Romilla Superiore: un'edicola dell'ERSAF espone la cartina di tutto il percorso Life; si scende quindi in una conca paludosa alla base di una parete rocciosa, il cui vertice è attrezzato a belvedere. Si riprende la salita nell'erba alta con comodi traversi nella valletta in direzione della soprastante Punta Romilla, incontrando qualche residuo - pochi - di antiche selciature e gradinate: si tratta di alpeggi abbandonati da molti decenni. Raggiunto il termine dei pascoli, già in vista del passo, si intraprende l'attraversamento - molto ben segnalato - di interminabili gande, perlopiù lungo la linea di massima pendenza; sulla destra, ad un centinaio di metri di distanza, si può notare una instabile morena unico residuo di un "rock glacier", ormai a malapena distinguibile alla base della Cima dell'Averta. Terminato l'attraversamento delle colate di blocchi rocciosi, poche decine di metri lungo un ripido pascolo e un curioso substrato di terriccio intensamente rosso-viola, si raggiunge la limitata apertura del Passo Romilla: il panorama - a cielo limpido - è vastissimo verso la costiera dei Corni Bruciati e le convalli della Val di Mello. La discesa comincia con analoghe caratteristiche alla salita, ma i segni a vernice sono di scarsissima qualità; si scende in verticale fra gande e liste erbose di pascolo, apparentemente in direzione della sottostante e visibile Piana di Predarossa. Una provvidenziale indicazione verticale (fatiscenti palo e cartello in legno) permette di cambiare direzione e intraprendere una lunga traversata verso nord, di nuovo attraverso pietraie e scarsi resti di antiche mulattiere; raggiunti i primi timidi larici, la traccia scende ripidamente fino a convergere nel sentiero battutissimo per il Rifugio Ponti, all'altezza della seconda Piana di Predarossa. [Annotazione per chi corre: repentinamente si passa da una grippante quarzodiorite ad una sdrucciolevole serpentinite, perdipiù lucidata dagli infiniti passaggi]. Si segue questo largo sentiero verso destra, accanto al torrente che presenta massi con curiose forme di erosione idrica. Il percorso è breve, ma molto tecnico ed insidioso: le frequenti piene e la vicinanza al corso d'acqua provocano cedimenti del terreno e frequenti buche occulte; in pochi minuti si raggiunge la splendida Piana di Predarossa, zona umida protetta e percorribile solo lungo una passerella apposita gettata sulla palude al margine destro della valle. I resti di una molto sconnessa carrozzabile (qui, negli anni '960, l'ENEL progettò di costruire un invaso idroelettrico) conducono al vasto e caotico parcheggio di Predarossa. Per evitare di seguire noiosamente la strada asfaltata (sempre residuo ENEL) a pedaggio, almeno fino al Rifugio Scotti è possibile servirsi di un sentierino molto accidentato (la situazione è peggiorata dopo una frana di quest'ultima primavera) ma molto ben segnalato, trovandosi ad essere sul percorso della gara di Skyrunning Trofeo Kima. Dal Rifugio Scotti non ci sono alternative alla carrozzabile [un vecchio passaggio attraverso la frana di Valbiore è difficilmente praticabile]: dopo aver percorso una buia galleria (illuminazione a richiesta a pochi metri dall'ingresso) e aver oltrepassato l'inizio del sentiero per il Rifugio Alpe Granda, un'ultima serie di tornanti accompagna precisamente al punto di partenza.
Dal parcheggio presso il Centro Polifunzionale della Montagna ci si avvia, attraversato il ponte, ad imboccare la strada pianeggiante pedonale per San Martino; procedendo fra grossi massi di granito (resti di attività di cava e attualmente palestra di bouldering) si raggiungono le poche baite di Visido di Dentro, e già, sull'altro versante della valle, si affianca la vasta area di arrampicata sportiva del Sasso Remenno. Si prosegue accanto ad un campeggio e, lungamente fra i prati a fianco del torrente, si raggiunge il campo sportivo di S.Martino: senza entrare in paese, proprio a margine di un ponte, si imbocca a destra il sentierino pedonale per la Val di Mello. Con un continuo saliscendi molto tecnico (siamo sul percorso delle gare Kundaluna Race e Kima Trail Running) ci si addentra nella valle: sull'altro versante scorre la trafficata carrozzabile a pedaggio che termina nel parcheggio di Cà dei Rogni. Si oltrepassano le baite di Cà di Carna e, superata di qualche centinaio di metri l'altezza di Cascina Piana, si trova il bivio con il Sentiero Life "Dal cigno alla pernice bianca" che mette in comunicazione da 10/12 anni il Lago di Mezzola con Predarossa, attraverso percorsi tradizionali riadattati e talora attrezzati. Ci dirigiamo quindi a destra, addentrandoci su ripido sentiero nel bosco umido della Valle Romilla: il percorso è sassoso, per lunghi tratti risistemato attraverso i resti di una recente frana, sempre più incassato sotto gli spioventi rocciosi della Punta Temola (visibili i segni di un paio di progetti di vie d'arrampicata). Guadato il torrente (catena di sicurezza ad altezza piedi!), pochi tornanti in cengia conducono alla piccola radura dell'Alpe Romilla, base ERSAF. Si rientra subito nella fitta abetaia per salire ripidamente ai resti della Baita Romilla Superiore: un'edicola dell'ERSAF espone la cartina di tutto il percorso Life; si scende quindi in una conca paludosa alla base di una parete rocciosa, il cui vertice è attrezzato a belvedere. Si riprende la salita nell'erba alta con comodi traversi nella valletta in direzione della soprastante Punta Romilla, incontrando qualche residuo - pochi - di antiche selciature e gradinate: si tratta di alpeggi abbandonati da molti decenni. Raggiunto il termine dei pascoli, già in vista del passo, si intraprende l'attraversamento - molto ben segnalato - di interminabili gande, perlopiù lungo la linea di massima pendenza; sulla destra, ad un centinaio di metri di distanza, si può notare una instabile morena unico residuo di un "rock glacier", ormai a malapena distinguibile alla base della Cima dell'Averta. Terminato l'attraversamento delle colate di blocchi rocciosi, poche decine di metri lungo un ripido pascolo e un curioso substrato di terriccio intensamente rosso-viola, si raggiunge la limitata apertura del Passo Romilla: il panorama - a cielo limpido - è vastissimo verso la costiera dei Corni Bruciati e le convalli della Val di Mello. La discesa comincia con analoghe caratteristiche alla salita, ma i segni a vernice sono di scarsissima qualità; si scende in verticale fra gande e liste erbose di pascolo, apparentemente in direzione della sottostante e visibile Piana di Predarossa. Una provvidenziale indicazione verticale (fatiscenti palo e cartello in legno) permette di cambiare direzione e intraprendere una lunga traversata verso nord, di nuovo attraverso pietraie e scarsi resti di antiche mulattiere; raggiunti i primi timidi larici, la traccia scende ripidamente fino a convergere nel sentiero battutissimo per il Rifugio Ponti, all'altezza della seconda Piana di Predarossa. [Annotazione per chi corre: repentinamente si passa da una grippante quarzodiorite ad una sdrucciolevole serpentinite, perdipiù lucidata dagli infiniti passaggi]. Si segue questo largo sentiero verso destra, accanto al torrente che presenta massi con curiose forme di erosione idrica. Il percorso è breve, ma molto tecnico ed insidioso: le frequenti piene e la vicinanza al corso d'acqua provocano cedimenti del terreno e frequenti buche occulte; in pochi minuti si raggiunge la splendida Piana di Predarossa, zona umida protetta e percorribile solo lungo una passerella apposita gettata sulla palude al margine destro della valle. I resti di una molto sconnessa carrozzabile (qui, negli anni '960, l'ENEL progettò di costruire un invaso idroelettrico) conducono al vasto e caotico parcheggio di Predarossa. Per evitare di seguire noiosamente la strada asfaltata (sempre residuo ENEL) a pedaggio, almeno fino al Rifugio Scotti è possibile servirsi di un sentierino molto accidentato (la situazione è peggiorata dopo una frana di quest'ultima primavera) ma molto ben segnalato, trovandosi ad essere sul percorso della gara di Skyrunning Trofeo Kima. Dal Rifugio Scotti non ci sono alternative alla carrozzabile [un vecchio passaggio attraverso la frana di Valbiore è difficilmente praticabile]: dopo aver percorso una buia galleria (illuminazione a richiesta a pochi metri dall'ingresso) e aver oltrepassato l'inizio del sentiero per il Rifugio Alpe Granda, un'ultima serie di tornanti accompagna precisamente al punto di partenza.
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