Il Bivacco Scermendone, ricavato da una vecchia baita non lontano dall'omonima alpe e nelle immediate vicinanze della chiesetta di San Quirico, è una meta molto nota e frequentata in ogni stagione dell'anno: la posizione di soleggiamento favorevole infatti fa in modo che anche la neve, per lo meno nelle quantità attuali, non si trattenga mai molto a lungo. [Non molti anni fa la situazione era assai diversa: capitava addirittura che agenzie di eliski svizzere portassero - peraltro del tutto illegalmente - comitive a scendere il versante nord dei vicini Cima Vignone e Pizzo Bello...].
Di norma l'avvicinamento avviene dall'Alpe Granda, raggiungibile facilmente dagli alpeggi di Our (Buglio in Monte) o, con qualche fatica in più, da Valbiore passando per l'Alpe Tajada; anche nel caso di questa escursione si parte dal parcheggio di Valbiore (ultima possibilità gratuita prima di affrontare la strada a pedaggio, 12 euro in estate e chiusa in inverno), ma si sale poi a trovare un antico sentiero di pastori che sale direttamente da Sasso Bisolo: nessuna indicazione e, almeno con neve, nessuna bollatura visibile).
Per il ritorno percorriamo l'altrettanto antico sentiero verso Predarossa, o meglio la nuovissima pista per e-bike che lo ha completamente distrutto: degli antichi gradini con graffiti di epoca storica e di ampie fasce di mughi annosi non rimane altro che uno sbancamento pietroso e, nei punti più ripidi (veramente molto ripidi per un ciclo), qualche staccionata a protezione.
Dal piazzaletto di parcheggio, tornando sul rettilineo che si inoltra nella boscaglia dopo una sbarra, ci si inoltra - su carrarecce o scorciatoie - attraverso i terreni abbandonati della vecchia cava di granito ricavata dai blocchi di "serizzo" precipitati dal Monte Piezza durante la frana del 1977, che portò alla distruzione delle case di Valbiore e di un intero tratto di carrozzabile, ma soprattutto da quella del 1991, che cancellò l'intero versante. Attualmente nessun masso di pietra è rimasto integro, le varie piste che si sono intersecate e sovrapposte negli anni a seconda dell'andamento dei cantieri sono state fagocitate dalla vegetazione e, per transitare, se ne segue una - la più logica e breve - trasformata dai violenti ruscellamenti occasionali in letto torrentizio. Avvicinato il torrente di valle e affiancatolo per breve tratto, si raggiunge una mulattiera risalente al periodo fra le due frane che raggiunge il tratto superiore di strada asfaltata, quella rimasta integra dai dissesti ed ora a pedaggio. Nei pressi di Sasso Bisolo, a destra si stacca una stradina sterrata che si inoltra nei prati: la si segue fino al suo termine scorrendo a valle del Rifugio Scotti, delle cascine dell'alpeggio, di villette sparse fra i prati e di qualche gruppetto di abeti; in avvicinamento al torrente, al margine del bosco in corrispondenza di un visibile cartello di attenzione alle piene improvvise, si ritrova un buon sentiero. Si attraversa il ponte sul torrente e si comincia a salire nel pascolo; la traccia è larga e, con qualche ampio tornante in un bel bosco di larici, si esce alla base del vasto alpeggio di Cortisele, dove le poche baite sembrano adibite a case di vacanza; la traccia prosegue a modo di sentiero trascurato, poco evidente e confusa fra i vecchi passaggi del bestiame ed i rinati cespugli di rododendro ed ontano, e con un paio di lunghi traversi raggiunge il margine superiore sinistro dei prati. [Con neve scarsa la ricerca della giusta direzione è indaginosa, con neve abbondante occorre prestare attenzione alla stabilità del pendio]. Da qui ci si inoltra in due successivi appena accennati canali con abbondante vegetazione da umido e si sbuca su un nuovo pascolo con baitello ormai rudere; poca strada e si raggiunge una moderna baita in una conca laterale alla Val Terzana (talora indicata sulle mappe come Scermendone Basso). Al termine della valletta, sulla destra, si intercetta in breve una pista (inizio delle segnalazioni a vernice) intagliata nel sottobosco tipico di queste quote: ontani, rododendro, mirtillo e ginepro; due vasti tornanti (scorciatoia disponibile) ed un lungo traverso conducono senza difficoltà alla dorsale di Scermendone, proprio a pochi metri dalla essenziale chiesetta di San Quirico, mentre a poca distanza verso nordest una baita recintata ospita i locali del Bivacco Scermendone, molto in uso fra i cacciatori della zona.
Per il ritorno, dopo aver ripercorso la stessa via fino a Scermendone Basso, attraversiamo il ponticello sul torrente della Val Terzana e imbocchiamo quello che credevamo essere il solito sentierino verso Predarossa a noi ben noto per gli innumerevoli passaggi; come già detto nell'introduzione, troviamo l'ex-suggestivo passaggio sovrascritto da una pista larga un paio di metri, il cui devastante aspetto è ora mitigato solo parzialmente dalla copertura nevosa. Raggiunta la piana del parcheggio di Predarossa, decidiamo di seguire per intero la strada asfaltata di accesso, fatta eccezione per la prima utilissima scorciatoia, che si avvia in una valletta all'esterno della prima curva a sinistra della carrozzabile.
Per il resto, da Sasso Bisolo tutto come all'andata.
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