Arête N du Mérignier

Ogni anno la scelta di mete nuove e stimolanti in Vallese diventa sempre più difficile.. Per il momento, mi sono tolto una bella soddisfazione, il Mont Fort.. ora voglio andare a provare una cima (Le Mérignier) semisconosciuta, che il Brandt definisce “di poco interesse”, in una valle laterale della Val d’Entremont, una regione che conosco ancora poco.. Non sono sicuro di farcela, ma in questi casi bisogna andare sul posto a “toccare con mano”.

Il primo tratto, fino a Boveire d’en Bas, è su una strada sterrata. Di qui passa l’X-Alpine, e i pensieri vanno al giorno della gara, al mio ritiro e a tutto il tratto di percorso che non ho potuto fare..

Da qui in poi, incomincia la parte interessante: seguo la morena erbosa fino al punto in cui decido di superare il torrente alla mia destra (impresa non facile..) e risalire il versante W della cresta che ho in mente di percorrere. A posteriori posso dire che la scelta è stata sbagliata.. il pendio è ripido e, dopo una prima parte su pascolo misto a rocce, la salita diventa più complicata.. provo e riprovo varie vie, finché, insistendo, riesco a portarmi in zona sicura, in cresta. A quel punto incomincio ad avere il sospetto che, salendo dal versante opposto, le cose sarebbero state molto più facile. Ne tengo conto per la discesa.

La cresta inizia larga, ma a poco a poco si affila.. Ho già accumulato un po’ di adrenalina, con la salita in cresta.. Spero di riuscire ad arrivare almeno alla cima N (3160 m), ma non me la sento.. Così, dopo aver passato un tratto esposto, decido di fermarmi. Sono a quota 3100. Il panorama è comunque molto interessante, solo in parte nascosto dalle cime vere e proprie, che comunque a loro volta non sono altro che prominenze rocciose sulla cresta che conduce a Le Ritord.

Ritorno indietro lungo la cresta e, non appena vedo che il pendio è tranquillo, scendo lungo il versante E e mi porto sul ghiacciaio. Ora che sono tranquillo, posso fermarmi a mangiare con calma. Mi trovo in un anfiteatro glaciare, quello del Glacier de Boveire, nascosto alla vista dei più, molto alpino.

Finito di mangiare, proseguo la discesa lungo il ghiacciaio, assolutamente innocuo, fino ad arrivare di nuovo alla morena erbosa. Sono picca alla mano, mi muovo in traverso, puntando alla cresta della morena, più in basso. A questo punto accade quello che non mi sarei mai aspettato: non so come, mi ritrovo per aria, a testa ingiù, in una sorta di capriola. Sotto di me, vedo dei massi. Fortunatamente, atterro sullo zaino, che, imbottito com’è, attutisce completamente l’impatto. Mi controllo tutto.. sto bene.. solo un gran male al gomito destro (immagino fratturato) e una gran paura! Mi alzo, mi guardo attorno.. chiamo mia mamma, per dirle che cosa mi è successo, e che sto bene.. solo non so se riuscirò a guidare fino a casa.. Il tratto tecnico è breve, a Boveire d’en Bas passo il gomito sotto l’acqua della fontana, cercando un po’ di sollievo.. Proseguo lungo la strada, finché una signora mi dà un passaggio fino a Bourg-St-Pierre con la jeep. Sono in macchina. Cercando di usare la destra il meno possibile, guido fino a casa. Alla fine mi rendo conto che è stata solo una (bella) botta..

La Montagna mi ha insegnato quattro cose della vita:
studiare ed inventare il percorso per arrivare in vetta…
resistere alla fatica e alle difficoltà…
sapere quando è il momento di rinunciare…
non abbassare mai la guardia, il pericolo può essere ovunque…