Anello in Val Mastallone con Pizzo Tignaga e Cimone

 ivanbutti Con Dani siamo nel weekend a Fobello, in val Mastallone, per dare una mano ad un gruppo di lupetti Scout. Sabato però c'è poco da fare e, viste le previsioni super, ne approfitto per un bel tour in solitaria. Mi alzo tardi ma in meno di dieci minuti sono alla partenza, dove la strada termina, e così alle 08.35 sono pronto per partire. Imbocco la bella mulattiera che porta al Colle Baranca, transitando prima dall'omonima Alpe (con rifugio privato) e poi dal bel laghetto, che visiterò anche il giorno dopo. Al Colle Baranca si trovano i ruderi di Villa Lancia (il fondatore della casa automobilistica era originario di Fobello) e i resti di un Albergo degli Alpini, in altri tempi evidentemente c'era chi passava qui le proprie vacanze. Proseguo verso il colle d'Egua, incontrando un gregge di pecore molto numerose (non sarà l'unico di giornata); poco sotto il colle lascio però il sentiero marcato per  risalire direttamente alla depressione dopo la quota 2480 (credo sia quello che su Hikr è segnato come Colle Tignaga, anche se sulla CNS è senza nome), cimetta che evito così di dovere salire per poi ridiscendere. Qui si inizia a risalire su roccioni semplici, ci sono anche degli ometti; poi gli ometti spariscono ma con calma e scegliendo la migliore via arrivo ad una seconda anticima, quota 2550. Perdo qualche decina di metri, seguo una traccia in leggera discesa sul versante di Carcoforo e poi risalgo deciso verso la cresta, dove trovo il tratto attrezzato già descritto da altri hikriani. Ultimo sforzo e, dopo poco meno di 4 ore, sono in vetta, dove mi aspetta un panorama super vista la giornata. Da una parte il Rosa e molti 4000 vallesani, dall'altra si vedono piuttosto bene gli Appennini. Decido di aspettare per il pranzo, così scendo; rispetto alla risalita non salgo più la quota 2550 ma la aggiro sul versante colle Baranca; arrivato al colle Tignaga scendo per prati verso il colle d'Egua ed inizio a risalire verso Il Cimone; qui c'è un sentierino ed è davvero semplice, però è ripido e la stanchezza comincia a farsi sentire, per cui arrivo in vetta un pò spompato. Ora mi prendo la meritata pausa, ammirando il panorama; decido di fare un anello e così scendo verso la Bocchetta degli Strienghi; il primissimo tratto, su erba alta nel versante Fobello, è disagevole, ma era atteso avendo letto altre relazioni. E' invece inatteso il fatto che del sentiero 515, che il sito del CAI di Varallo riporta come segnalato, non si trova proprio traccia. Si ravana tra erba alta, con qualche buco pericoloso, e rododendri, avendo come riferimento l'Alpe Addiaccio; mezz'ora dietro di me scorgo altri 4 escursionisti che vagano pure loro. La situazione resta tale per 600-700 metri di dislivello, quindi un paio d'ore circa con cammino tutt'altro che agevole; per fortuna la visibilità è perfetta, è presto e, avendo anche con me la cartina stampata che mi aiuta, riesco a scorgere in lontananza una timida traccia. Arrivo ad essa con qualche difficoltà e lì si comincia a ragionare, anche se il primo bollo lo trovo dopo un bel pò, poco sopra l'alpe Piane superiore. Non mi piace fare il lagnoso, ma se si capitasse lì con poca visibilità non ci sarebbe molto da scherzare, manderò una mail di segnalazione al CAI. Comunque ora si viaggia in tutta tranquillità e così rientro a Campo dopo 8 ore circa, soddisfatto per il bel giro ed i bei luoghi visti.